Perché fare attenzione all’abbigliamento dei bambini

Dopo il cibo, gli abiti e gli indumenti sono una delle cose con cui entriamo più in contatto durante la nostra vita. Lo stesso vale per i nostri bambini e se da mamme ci teniamo a dare loro un nutrimento salutare e benefico, perché non poniamo la stessa attenzione sui tessuti che entrano in contatto con la loro pelle?

Sì, dobbiamo cominciare a riporre sui tessuti la stessa attenzione che poniamo su altri elementi che scegliamo per i nostri bambini, perché assicurare loro un buono stato di salute significa anche farlo preservando la loro pelle ed evitando che il loro corpo entri in contatto con sostanze nocive attraverso le tutine, le mutandine, le bavaglie o le calze che indossano quotidianamente.

Perché fare attenzione all’abbigliamento dei bambini: dopo il cibo i vestiti sono l’elemento con il quale entriamo più a contatto nella nostra vita e sceglierli certificati è una scelta per la nostra salute

La pelle è un organo vitale. Lo è tanto quanto il cuore, i polmoni o il fegato. Ecco perché dovremmo trattarla meglio, e non solo attraverso le creme, i prodotti cosmetici o la protezione solare. Tutto ciò che entra in contatto con essa è potenzialmente salutare o nocivo, e l’abbigliamento è ciò che sta sempre su di essa. Ecco perché i tessuti che scegliamo sono importantissimi.

Purtroppo se da una parte il fast fashion ci ha permesso di poter comprare ai nostri bambini più vestiti, abitini e indumenti rispetto al passato, andando incontro anche a chi è in difficoltà economica, dall’altra ha introdotto sul mercato tessuti per forza meno di qualità, più economici e meno controllati, spesso non anallergici o addirittura dannosi.

Ormai sono moltissimi i genitori che acquistano online da paesi lontani. È vero: i prezzi sono concorrenziali e la scelta è molto più ampia, ma i rischi che si celano sono molti, e non solo a livello etico (prezzo più basso spesso significa sfruttamento del lavoro), ma anche salutare, poiché alcune aziende non si preoccupano (o non hanno vincoli legislativi) e utilizzano sostanze nocive che, a contatto con la pelle, influiscono sul nostro organismo.

Bisognerebbe invece non concentrarsi su questi prezzi che ingolosiscono ma diffidare dall’abbigliamento troppo low-cost e proveniente da paesi come la Cina (paese dal quale proviene addirittura il 30% dei capi d’abbigliamento importati annualmente in Italia), concentrandosi invece sulle conseguenze dell’utilizzo di tessuti non idonei o addirittura nocivi. Perché sono davvero moltissimi.

Spesso infatti gli abiti contraffatti e low-cost sono trattati con sostanze chimiche non affatto idonee al contatto con la pelle, come ad esempio alcuni coloranti (gli “azoici”, più economici) che liberano durante il processo produttivo delle ammine aromatiche, che vengono assorbite dal nostro organismo attraverso la pelle e che hanno un effetto cancerogeno sulla vescica. Allergie e intossicazioni sono quindi solo una delle conseguenze (tra le più diffuse) che possono colpire bambini e adulti, un campanello d’allarme che semplicemente ci dice che quel tessuto è davvero nocivo. Ma bisogna fare attenzione, perché spesso non vi sono sintomi.

Questi coloranti (così come, ad esempio, il dimetilfumarato, sostanza che provoca gravi reazioni allergiche) sono vietati in Europa, zona che ha una normativa ad hoc riguardante la regolamentazione e l’importazione delle sostanze chimiche all’interno dei beni di consumo e che possiede un organismo di controllo sui prodotti non alimentari potenzialmente pericolosi per i consumatori (il RAPEX, “Rapid Alert System for non-food consumer products”: si tratta di un sistema d’allerta che si attiva in tempi molto brevi). Ma non in altri Paesi extra-UE questo non è previsto.

Alle dogane vengono fatti controlli, ma è praticamente impossibile individuare e bloccare i flussi di merce d’abbigliamento contraffatta o nociva. Ogni anno sono migliaia le tonnellate di prodotti contraffatti o nocivi che entrano in Italia nonostante la normativa. Li troviamo commercializzati sì dai commercianti ambulanti, ma anche da vari shop online sui quali i genitori ormai navigano quotidianamente.

Come possiamo quindi fare per essere sicuri di offrire ai nostri bambini i tessuti più sicuri, in modo da non mettere a repentaglio la loro salute solo per risparmiare qualche euro o per comodità? Diffidando dai prezzi troppo bassi (che non significa diffidare dai prezzi convenienti, ma essere in grado di capire quando un prezzo è davvero ridicolo per un dato capo di abbigliamento) e scegliendo il più possibile marchi certificati.

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Sara

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Cecilia

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