Agopuntura per i prodromi e il travaglio

Per alleviare il dolore durante il parto ci sono davvero infiniti modi: ogni mamma troverà quello che più le dà sollievo, e proprio per questo motivo non esiste un metodo sbagliato o uno giusto. Tuttavia sono sempre di più le partorienti che preferiscono trattare il dolore in maniera naturale senza ricorrere a droghe o medicine. Non preoccupatevi: esistono davvero molti metodi tradizionali e naturali. 

Tra essi, da secoli, figura l’agopuntura: vediamo insieme cosa significa sceglierla, i suoi benefici e la sua efficacia.

L’agopuntura per i prodromi e il travaglio: dalla medicina tradizionale cinese un valido aiuto contro il dolore per le partorienti

L’agopuntura è una antichissima tecnica di medicina tradizionale cinese che prevede il posizionamento di sottilissimi aghi in determinati punti del corpo per alleviare stress e dolore e per ripristinare gli squilibri nei flussi dell’organismo. Questi punti agiscono direttamente su canali detti “meridiani.

Questi aghi possono benissimo essere applicati all’inizio delle doglie: non sono per niente dolorosi e non limitano i movimenti della donna in fase di parto, che in quel momento ha naturalmente bisogno di potersi muovere come meglio desidera per trovare agio e confort. Questo perché gli aghi non sono inseriti nella pelle, come si penserebbe, perpendicolarmente, ma parallelamente. La donna, quindi potrà benissimo sedersi, alzarsi ma soprattutto sdraiarsi senza alcun impedimento. 

Gli aghi, posizionati da un esperto nell’agopuntura in gravidanza, andranno così ad agire sul dolore, accelerando la dilatazione del collo dell’utero, liberando ossitocina e rendendo le contrazioni un po’ più potenti e meno dolorose. La loro efficacia, oltretutto, la si potrà sfruttare sia nella prima fase del travaglio (nel caso in cui si vogliano stimolare contrazioni che non arrivano), sia durante la fase espulsiva, per aiutare l’utero a farsi forza e per diminuire il dolore.

Alcuni studi hanno dimostrato che il dolore si riduce infatti dell’80%: la conseguenza di questo abbassamento drastico è la collaborazione più libera della donna, che, non condizionata dalla potenza delle sensazioni, riesce a lasciarsi andare meglio, rendendo il parto più semplice, eliminando con più semplicità la placenta e, in questo modo, sanguinando di meno.

L’applicazione dovrebbe avvenire però almeno mezz’ora prima del parto, e dovrà essere mantenuta almeno fino al secondamento (e cioè il momento dell’eliminazione della placenta subito dopo il parto del bambino). 

Ma non solo durante il parto naturale: anche durante il cesareo l’agopuntura elimina i dolori, sia nella fase di taglio che di quella di sutura.

Se l’agopuntura diventasse una prassi comune praticata nella maggior parte delle strutture mediche ginecologiche i vantaggi sarebbero quindi moltissimi e importantissimi. In primo luogo si eviterebbero un sacco di anestesie, e, in questo modo, le partorienti sarebbero più collaborative, sentendo le proprie sensazioni fisiche al contrario di quanto avviene con un’anestesia (che intorpidisce le parti intime). In secondo luogo la convalescenza diverrebbe più breve, e, non ultimo, si ridurrebbero i costi.

Tuttavia, oggi, è ancora raro trovare del personale preparato in questo senso. Se tuttavia decidete di ricorrere a questa tecnica, basterà trovare un medico specialista in agopuntura che vi possa seguire anche in sala parto, unitamente ad una struttura che vi permetta di essere seguire anche da questa terza persona esterna.

 

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Sara

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Cecilia

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