Cosa vuol dire essere una mamma single

Se non lo sei, non sai che vuol dire. Se non lo sei, non sai che è difficilissimo, ma che ti dona anche moltissimo. Se non lo sei, non sai quanta fatica si faccia. E se lo sei, ti impegni tantissimo, e nonostante i momenti di sconforto la gioia di vedere crescere il proprio figlio ripaga sempre ogni sforzo.

Cosa vuol dire essere una mamma single: la fatica, il dolore, i sorrisi e la gioia di crescere da sole un figlio

Cosa vuol dire essere una mamma single?

Vuol dire avere bisogno di aiuto, ma non dirlo. E non solo non dirlo. Non volerlo. Perché inizialmente l’orgoglio o la vergogna di chiedere aiuto sono troppi. Vorresti sentirti invincibile, capace, perfetta e supereroina. E preferisci arrivare esausta e sfiancata a fine giornata piuttosto di delegare.

Vuol dire chiedere aiuto, capendo alla fine che non è un delitto. Perché dopo essersi sfiancate arriva un momento di consapevolezza: chiedere aiuto è normale. È un diritto. E capisci anche che le persone che ti stanno più vicine sono contente di farlo. Perché non è né razionale né realistico, non voler chiedere aiuto. E nel momento in cui lo chiedi ti domandi perché non l’abbia fatto prima. Fa un po’ male, all’inizio. Ma poi è una bellissima sensazione, non sentirsi sole e sapere che qualcuno disposto a tendere una mano nel momento del bisogno c’è sempre!

Vuol dire impegnarsi per cercare di avere una vita sociale. Ma anche se questa non esiste e fatica a tornare, alla fine non importa, perché ciò che conta è il proprio bambino. E per avere una vita sociale, manco a dirlo, c’è bisogno di quell’aiuto che abbiamo tanto riluttato a chiedere, ma che alla fine arriva provvidenziale. Perché se anche “vita sociale” ora vuol dire una vita che include in tutti i modi nostri figlio, uscire ogni tanto solo tra adulti fa molto bene. Mooolto, bene. Sì, è solo “ogni tanto”, ma tant’è.

Vuol dire dolore ogni volta che si parla del padre assente. E questo accade soprattutto quando il bimbo inizia a crescere. Perché prima anche noi abbiamo chiuso gli occhi, tentando di pensarci il meno possibile per istinto di conservazione. Ma quando tuo figlio torna a casa da scuola e chiede spiegazioni sul perché si sia solo in due in famiglia, allora i pensieri tornano. È normale, e fa bene anche pensarci, non cacciando la testa sotto la sabbia. Fa bene a noi, e fa bene ai bambini. Che dovrebbero sempre e comunque percepire la serenità, e non la negatività della situazione. Ecco perché le risposte bisogna pensarle prima, non lasciandosi prendere alla sprovvista!

Vuol dire diventare delle maghe del risparmio. Perché ora non ci siamo solo noi, e non c’è nessun altro che ci aiuta. Quindi via con i libretti, i conti-accumulo, le polizze vita e tutto ciò che potrebbe, euro dopo euro, poco a poco, trasformarsi in un gruzzolo per il futuro. È difficile, perché i conti sono lì che ci dicono che i soldi sono pochi, che si è in due. Soprattutto perché si cerca di non fare mancare assolutamente nulla al piccolo. Ma la realtà non è da sottovalutare, e allora diventare dei criceti della finanza diventa qualcosa di imprescindibile.

Vuol dire, infine, cercare di fare spazio anche agli appuntamenti. Riuscendoci anche (qualche volta!). Non da subito, perché uscire con un nuovo partner i primi anni sembra impossibile (mentalmente, fisicamente e praticamente). Ma poi ricominciamo, ad uscire dalla nostra tana, e tutto è strano e diverso da com’era prima. Perché adesso non si può pensare solo al “mi piace?”. C’è anche la domanda più insidiosa: “Gli piacerà?”. E poi c’è il tempo, che è ridotto all’osso. E quando qualcuno ti piace davvero, allora diventa divertente anche incastrare gli sms tra una minestrina e una lettura di fiabe prima di andare a dormire.

Giulia Mandrino

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