Parlare di suicidio ai ragazzi? Ci pensa un romanzo (senza peli sulla lingua)

Quando ero piccola ho sempre letto moltissimo. Il libro che ricordo più vividamente? Non è una favola, e non è un classico. È un piccolo romanzo per ragazzi che per titolo aveva qualosa come "Fino a quando". Non ricordo esattamente il titolo, né la storia nei particolari, ma è rimasta la lettura che più mi è entrata nel cuore e nella testa. E la considero il mio primo libro vero. Di cosa parlava? Di AIDS. Narrava di AIDS in un momento storico nel quale di AIDS si parlava moltissimo (erano gli anni Novanta), ma nel quale i sieropositivi e i malati di AIDS venivano ancora trattati come appestati da non avvicinare. L'AIDS era tabù e la disinformazione era applicata alla vita. E quel libro, che parlava di sieropositività raccontando una storia realistica, semplice ed empatica (l'argomento di fondo era l'amicizia), mi aprì la mente. Non solo sull'AIDS, ma su tutti gli argomenti tabù e "scabrosi" per la società. Mi insegnò che le cose bisogna conoscerle.

Quando ho letto il titolo di questo nuovo romanzo per ragazzi edito da Il Castoro ho quindi capito che potesse essere una nuova lettura illuminante: "La compagnia degli addii" ricorda "Non buttiamoci giù" di Nick Hornby, ma declinato per l'adolescenza. E qual è l'argomento? Il suicidio. Senza fronzoli.

Parlare di suicidio ai ragazzi? Ci pensa un romanzo (senza peli sulla lingua): "La compagnia degli addii" di Axl Cendres, nuovo romanzo edito da Il Castoro

"La compagnia degli addii" parte senza peli sulla lingua, dissacrando l'argomento salute mentale e togliendo ogni tabù. E così scorre fino alla fine, smascherando i luoghi comuni, andando a fondo e sdrammatizzando il tema senza scadere nel ridicolo, ma umanizzandolo davvero.

La storia narrata è quella del diciassettenne Alex, finito in una clinica psichiatrica "per ricchi" in mezzo ad altri "suicidanti" (e alle anoressiche, agli alcolisti...). Il suicidio non è per lui una novità (la madre scomparve proprio così, e lui fatica ad elaborare il lutto), così come non lo è per gli altri ragazzi (e adulti) attorno a lui. Chi ci ha provato con una pistola (come lui), chi con una corda per saltare, chi con sonniferi che si sono rivelati pasticche naturali alle erbe... Nella clinica sono tutti nella stessa barca, e comincia proprio da lì il romanzo: dal racconto dei tentativi di suicidio. E da un incontro.

Alex conosce qui Alice, ragazza pallida e scafata di cui si innamora essenzialmente da subito. Ma non è solo l'amore a risollevare le sorti di Alex, perché la vita è tanto altro. È tante cose belle, mescolate alle tragedie. La mente umana può tante cose, a volte fa le bizze e tormenta, ma dietro alle nubi c'è sempre il sole in agguato.

Soprattutto, l'autrice Axl Cendres riesce a mostrare come i problemi adolescenziali non siano banali e superficiali. Finalmente, diciamo noi! Perché non è giusto relegare sempre tutto alla teenage melancholy intendendola come una fase della vita passeggera e futile. Essere adolescenti è difficilissimo, ma c'è sempre una via d'uscita.

Il linguaggio del libro, che parte dall'ingresso in clinica e continua con una evasione organizzata da Alex e i suoi compagni con la promessa di un suicidio collettivo, è semplice, scorrevole. Il tono è scanzonato ma serio, ironico e pungente ma tanto malinconico e intriso di tristezza, perché la tristezza fa parte della vita, no? Ecco. Questo è un punto fondamentale: la tristezza fa parte della vita. E sarà proprio la vita, durante la fuga, a mostrarsi in tutta la sua forza e magnificenza quotidiana.

Ciò che rimane alla fine? Non solo la necessità di empatizzare con gli altri e di informarsi sempre riguardo alla salute mentale, ma anche l'amore per la vita. La bellezza. La presenza del bene e del bello anche quando lo sconforto prende il sopravvento.

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