Italian Brainrot: cos'è il meme virale che ha conquistato i bambini

"Ballerina cappuccina", "champanzine banananie", "Tralaero Tralala": se bambine e bambini iniziano a pronunciare frasi senza senso con accenti italoamericani caricaturali, non si tratta di una nuova lingua segreta né di una regressione cognitiva. È il fenomeno chiamato Italian Brainrot, un trend nato sui social, alimentato dall’intelligenza artificiale, che gioca con nomi assurdi, immagini generate al computer e voci sintetiche. Apparentemente privo di senso, è in realtà un esempio dell’umorismo iperstimolante e post-ironico amato da chi è cresciuto con TikTok, YouTube Shorts e contenuti digitali sempre più rapidi.

Un universo nonsense nato da un video cancellato

L’origine di Italian Brainrot risale a gennaio 2025, quando un video pubblicato su TikTok mostrava uno squalo con le scarpe da ginnastica chiamato Tralaero Tralala. La clip era accompagnata da una voce maschile sintetica, in finto accento italiano, che recitava frasi senza logica (e qualche bestemmia, che i fruitori in lingua inglese non hanno colto). Il video è stato presto eliminato, ma aveva già fatto in tempo a diventare virale. Da lì, il fenomeno si è diffuso velocemente tra le generazioni Z e Alpha, che hanno cominciato a produrre e condividere nuove “creature”, inventando nomi sempre più bizzarri e doppiaggi surreali.

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Quello che accomuna questi contenuti è una struttura ripetitiva e un’estetica volutamente kitsch. Le animazioni sono create da software di generazione AI e rappresentano creature ibride: uno squalo a tre gambe, una ballerina con una tazza di cappuccino al posto della testa, un coccodrillo-bombardiere, oppure una scimmia con i piedi umani e il naso lungo. Ogni personaggio è accompagnato da frasi sconclusionate, recitate con accenti marcatamente italo-americani.

Il termine “brainrot”, scelto da Oxford come una delle parole dell’anno 2024, indica contenuti così assurdi da sembrare in grado di “fondere il cervello”. Non si tratta di veri danni neurologici, ma di un’espressione usata online per definire ciò che è volutamente esagerato, surreale e iperstimolante, ma anche abbruttente.

I personaggi dell’Italian Brainrot

Le protagoniste e i protagonisti del brainrot italiano sono figure completamente inventate, che uniscono elementi naturali, tecnologici e quotidiani in modi imprevedibili. Tra le più riconoscibili c’è Ballerina Cappuccina, una danzatrice con la testa a forma di tazza di cappuccino, che ruota su se stessa mentre una voce pronuncia il suo nome in tono teatrale. Altri personaggi iconici sono Bobardiro Crocodilo, un incrocio tra un coccodrillo e un aereo da guerra, spesso raffigurato mentre sgancia bombe. Brr Brr Patapim, metà scimmia e metà albero, con piedi umani e un naso molto lungo. Lirilli Larila, una creatura tra un cactus e un elefante che cammina nel deserto con ai piedi un paio di sandali.

    Tutti questi personaggi sono costruiti per massimizzare il senso di straniamento. Il linguaggio è un miscuglio di parole inglesi, italiane distorte e suoni inventati. È una forma di creatività che si muove tra parodia e delirio, perfettamente calibrata per intrattenere l’attenzione per pochi secondi.

    Tra gioco, parodia e stereotipi

    L’umorismo dell’Italian Brainrot è fortemente basato sulla ripetizione, sull’assurdo e sulla sensazione di “essere dentro” qualcosa che gli adulti non capiscono. Ma proprio per questa sua struttura, il trend porta con sé alcune criticità. Le voci AI utilizzate nei video imitano accenti italiani in modo caricaturale, riprendendo cliché legati all’italo-americanità, come la gestualità esasperata e la pronuncia teatralizzata. In molti casi, le parole utilizzate non sono italiano autentico, ma suoni che sembrano italiani e che possono finire per rinforzare stereotipi. E, come già accennato, in alcuni casi si tratta di parolacce o bestemmie.

    Questa distorsione può risultare offensiva, soprattutto se le bambine e i bambini ripetono frasi senza capirne il senso. Per questo, è importante che genitori, educatrici ed educatori siano coinvolti in modo attivo. Non per censurare, ma per capire e dialogare, chiedendo che cosa stanno guardando, come nasce quel personaggio, perché fa ridere. È un’occasione per accompagnare i più giovani nella lettura critica dei contenuti digitali.

    Il fascino del nonsense nell’era degli algoritmi

    Italian Brainrot rappresenta perfettamente il modo in cui le nuove generazioni si relazionano con l’intrattenimento. È rapido, ripetitivo, condivisibile e profondamente assurdo, ma non privo di significato. Il nonsense diventa un codice identitario, una forma di partecipazione a un gruppo, dove le regole sono decise da chi crea e chi guarda. Il confine tra spettatore e creatore si annulla: chi guarda un video può remixarlo, doppiarlo, aggiungere un nuovo personaggio. È linguaggio partecipato, in una lingua inventata.

    Come spesso accade con i fenomeni digitali, ciò che può sembrare pura follia è in realtà un riflesso delle dinamiche culturali in atto. I contenuti come Italian Brainrot parlano il linguaggio di chi vive immerso nell’iperstimolazione, dove l’attenzione si conquista in due secondi e il significato si costruisce per associazione e sorpresa. Per chi cresce oggi, il nonsense non è un problema: è un gioco, un linguaggio condiviso, un segnale di appartenenza. E bisogna farci i conti.

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