Cosa scriveresti alla tua patata?

Avete presente quella pubblicità del deodorante che scrive una lettera alle ascelle? Dove vengono definite “proprio sfortunate” perché depilate, nascoste e poco curate...
Io personalmente la trovo carina, quantomeno le donne nella pubblicità sono davvero persone dalla faccia comune e lo stile dello slogan è semplice e logico: con una parte di crema idratante sarete più morbide, due più due fa quattro.
Perché la verità è che mi indispettiscono quelle che pedalano sotto il solleone per andare al lavoro con tailleur e camicia di seta ma non sono preoccupate, anzi lo fanno apposta, perché il loro deodorante sotto le ascelle si trasforma da puzza di cipolla stufata in fresca brezza alpina; quelle che giocano a pallavolo con la maglietta rossa tanto non la stingono con l’acido ascellare perché il borotalco le rende traspiranti ed asciutte per settantasette ore...

Ora però la cosa che vorrei dire è questa: se le ascelle vi sono sembrate abbastanza sfortunate da meritarsi una lettera, cosa pensate se parliamo della gibigiana? La patata, gnocca, farfallina, natura, gimbarda, cozza, bernarda e chi più ne ha più ne metta... quella si meriterebbe un poema!

“Cara la mia patata, sei nata veramente sfigata, so già che a confronto essere ascella ti sarebbe sembrata una passeggiata di salute.
Diciamocelo, come prima cosa, anche a te ti depilano, ti riempiono di cera bollente e non ti danno mai la giusta importanza e in più tutto questo per essere sempre nascosta; alla fine le ascelle bene o male la luce del sole in certi periodi dell’anno o in certe situazioni se la godono, tu sei sempre al buio, come una creatura delle tenebre, vivi perennemente nell’ombra.

Alla fine le ascelle si meritano creme, deodoranti, profumi, talchi... a te lavano e bona, vieni incremata solo quando proprio non ne puoi più dal bruciore!
Le ascelle hanno un nome, magari non bello, ma hanno una loro identità, tu hai mille nomi, scientifici o meno, tutti uno più brutto dell’altro.
Nessuno si imbarazza a parlare delle ascelle, sono lì, in salute e non diventano mai oggetto né di disquisizioni né di scherni.
L’aspetto poi... manco in questo sei stata fortunata. Le ascelle sono una conca che congiunge il braccio alla spalla, tu assomigli ad una cozza sia dentro che fuori (il nero, il peloso e il frutto all’interno del guscio...).
Le visite poi alle ascelle non sono certo così fastidiose, anzi ma chi visita le ascelle?

Passi la tua vita nascosta, pannolinata, irritata e dolorante: da piccole abbiamo il pannolino, poi l’assorbente dall’età dell’adolescenza fino alla mezza età (praticamente nel fiore della nostra vita) e da anziane nuovamente il patello (se ci va di figa... sfiga appunto).
E tra tutte le vicissitudini sei anche un “centro di accoglienza e di espulsione”. Se si diventa mamme solitamente da lì si passa (... centro di espulsione) e poi sei complessa, dentro più che fuori.
La parte che può essere piacevole (centro di accoglienza) è il sesso, però diciamocelo, noi donne siamo cervellotiche anche lì: se non siamo in pace con noi stesse e con il mondo non ci riusciamo, proprio perché accogliamo, dobbiamo essere libere nella mente, rilassate nel corpo ed in pace nello spirito, al contrario saremmo rigide e diciamocelo in quel momento una contrattura è l’ultima cosa auspicabile.

Quindi cara la mia patata, ora quando qualcuno ci darà delle fighe (cosa se ci capita spesso... ) sapremo che non è una questione di bellezza (senza offesa sai ma proprio bella non sei) ma vorrebbe dire essere giudicate delle dure, delle figure che pur vivendo nell’ombra hanno una rilevanza assoluta, un soggetto da cui può nascere e passare (fisicamente il rapporto è melone / limone) una vita, una che non si lamenta, una che può passare inosservata ma che se si fa sentire son dolori (provate ad avere male ad una ascella e paragonatelo al male che potreste avere alla gimbarda), una che può risollevare in un attimo l’umore di una persone e non solo risollevare quello e come dice il detto “tira più un pelo di fi... che un carro di buoi” ... sìììì perché tu cara hai un potere assoluto, potresti dominare il mondo... ed un po’ lo fai. Sei anche fonte di economia: a confronto dei deodoranti paragonate una crema per le zone intime, una lavanda specifica, gli assorbenti, i pannolini, i contraccettivi... cazzo sei un mutuo! (Non apriamo il capitolo aggeggini, completini, giochini, balletti, localini particolari...)
Quindi da domani care ascelle statevene buone buone sotto il braccio e non lamentatevi, credetemi c’è chi sta peggio di voi ... con affetto. Elena”

Elelna Vergani, autrice di Il mondo è bello perchè è variabile 

Sara

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Cecilia

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