La storia di Paola, storia di una donna

Non era stato facile lasciarsi convincere che lui fosse l'uomo con il quale avrebbe diviso la vita. No. Non ci credeva, le sembrava un passo al limite della devozione.. Per lei il matrimonio doveva significare "per sempre" ed a quel "for ever" si sarebbe votata proprio come prendendo i voti. Paola stasera è in vena di verità. Sarà la primavera, l'aria tersa, il cielo così sgombro di nubi che alle 8.30 di sera sembra ancora pomeriggio... un aperitivo tra vecchie amiche. Amiche di infanzia, che in fondo, conoscendoci da sempre, abbiamo sempre avuto quella distanza che si crea quando ti frequenti più per circostanza che per reale interesse. Quella sera, però un'intimità nuova aveva acceso le nostre amicizie. Un buon bicchiere di vino rosso, corposo e denso che colora labbra e denti. Qualche risata, una manciata di ricordi e qualche scherno sul look anni ottanta che ci vedeva protagoniste dei nostri raduni adolescenziali. Ed eccoci un po' più nude del solito, ad avere voglia di conoscerci veramente, dopo trent'anni di frequentazioni, ce lo dovevamo!
Per me Paola è sempre stata un esempio di rettitudine; quella persona che quando imbocca la strada guarda solo ed unicamente davanti a sé. Sposata da dieci anni, Mai un ripensamento o qualcosa che potesse somigliare ad un dubbio, un'incertezza.... Se imboccava un tunnel guardava dritta al puntino di luce in fondo, cercando di raggiungerlo, senza mai voltarsi. Ambivo a quella sua forza granitica. Mi sentivo un po' cucciola di fronte alle sue certezze. Spesso le esponevo i miei dubbi sentendomi rassicurare fermamente rispetto a ciò che è giusto e ciò che non lo è. Per me era una specie di bussola, quando credevo di avere imboccato il verso sbagliato la chiamavo perchè mi riportasse sulla strada maestra. Negli ultimi tempi le nostre frequentazioni si erano diradate. Lei con un marito e due bambine, io con una bimba ed un quasi marito, ogni volta che cercavamo di incontrarci dovevamo poi desistere sommerse dalle scuse per rimandare. Lei in fondo mi sembrava si sottoponesse volentieri a maratone davanti alla tv che la sera era diventata come un incantesimo ammaliatore. In fondo la pigrizia si era trasformata in una pigrizia esistenziale e di fatto il quotidiano con i suoi tempi stringenti non aiutava.
Paola prima di sposarsi lavorava come segretaria. Era energica e vitale e non si lasciava sfuggire un'occasione per stare insieme e raccontarsela. Quando conobbe suo marito decisero che sarebbe rimasta a casa. Lui avvocato, riteneva superfluo che dovesse lasciare casa per andare a guadagnarsi uno stipendio risibile. Paola in un primo momento si era sentita sminuita. Poi aveva accettato, incalzata da molte donne intorno a lei... "ma scherzi? Ti prendi i tuoi tempi, dai una sistemata alla casa ed il resto del tempo è tutto per te e per i bambini." E con la nascita della prima bimba non aveva nemmeno più avuto tempo per pensarci. Le sembrava di avere fatto la scelta giusta, in fondo l'unica possibile in quel momento. In due anni ebbe la seconda bimba e le giornate scorsero come gocce d'acqua sul marmo, apparentemente innocue, ma, nella sua vita, pesantemente solitarie. A volte, quando portava le bambine a scuola, le guardava sparire dietro la porta a vetri dell'ingresso e restava un momento immobile come paralizzata da un senso di vuoto. Allora un fremito la scuoteva. Quando entrava in contatto con quel vuoto si sentiva persa, ma in fondo, scoprì poi, era la parte più profonda di se stessa che chiedeva di riemergere. Paola mi parla un po' commossa. Ogni tanto sorseggia il vino nervosamente, come ingoiando un singhiozzo. Quando ha capito che da sola non ce l'avrebbe fatta ne ha parlato con Fausto, suo marito, ma la distanza era diventata atroce, irrecuperabile. A lui piaceva ritrovarsi la sera con la casa linda, un piatto fumante ed una donna sorridente. "che cosa chiedo di impossibile?" domandava inebetito. E Paola non riusciva a rispondergli... Che a lui di che cosa piacesse fare a Paola non importava un fico secco... Che stesse vivendo la vita di qualcun'altra, annullandosi, non gli importava nulla. "ma insomma, se non sai stare al mondo non è colpa mia!" le aveva sibilato. E Paola lì per lì, ferita mortalmente dal suo egoismo si era detta, "in fondo ha ragione, se non sono io responsabile per me stessa, chi dovrebbe esserlo?" era così in effetti, ma un po' di comprensione l'avrebbe aiutata, se non altro a non sentire la terra rompersi tra loro e creare un solco irrimediabilmente profondo. Non gli chiese più nulla. Ma non sorrideva volentieri quando la sera rincasava e tutto era perfetto come lui si aspettava. Non si metteva più quel sorriso falso e reverenziale di chi Sa di dipendere da qualcun'altro. Paola temeva per sé e per le bambine che non riusciva più a vedere come unica ragione di vita, ma come parte di un percorso che la vedeva ancora in cerca di se stessa. Spesso si ritrovava ad aprire il frigorifero ed ingurgitare cibo per sentire del suo corpo solo il gusto, solo quell'inebriante sensazione di sazietà. Il peso crescente la portava ancora più distante da quella se stessa che, in passato, la aveva fatta sentire bene. Si trovava ad un bivio, sentiva come se in quel momento avesse dovuto scegliere se perdersi definitivamente, oppure, se lottare per ritrovarsi. Paola vacillò a lungo su quel confine labile e limaccioso. Poi decise. Tornare ad essere se stessa. Cercò un lavoro, una amica che entrava in maternità lasciava un posto come segretaria. La avrebbe sostituita. Si lasciò convincere dall'idea che fosse un periodo circoscritto, divorata dai dubbi e dai sensi di colpa. Fausto era furente, si sentiva tradito. E Paola non capiva più cosa fosse meglio per sé e cosa lo era per Fausto. A volte guardandosi allo specchio aveva l'impressione di vedere un'estranea. Allora scelse di cercare nuovamente una via di riconoscimento personale. Accettò quel lavoro. Paola, si sentì di nuovo un essere sociale, una persona con una propria vita al di fuori delle mura domestiche. Le piacque molto. Le sembrò di riappropriarsi di se stessa. Il mondo ricominciò a piacerle e la sua certezza granitica: che tutto ruotasse intorno alla felicità di suo marito, era finalmente scalfibile. Si sentiva piena di spirito di avventura e così, si apriva al mondo, alle cose belle, che le piacevano. Una sera della settimana adesso, con grande sforzo per oraganzzarsi, si concedeva una serata con il gruppo del teatro della piccola cittadina. Si divertiva e si sentiva finalmente di nuovo viva e capace di insegnare ai propri figli la gioia di stare al mondo. I conflitti con Fausto si inasprirono. Sempre più di frequente Fausto rimaneva in ufficio fino a tardi. fisicamente si era innescata una sorta di indifferenza. Eppure Paola non voleva deporre la sua voglia di intimità. Non voleva smettere di sentirsi desiderata. A volte si sorprendeva a sognare una relazione fatta di complicità e comprensione, ingredienti che erano assenti nella relazione con Fausto. Una sera, nella cassetta delle lettere trovò un biglietto con una locomotiva. Aprendolo, si vedevano i vagoni del treno e dai finestrini spuntavano le fotografie dei compagni di classe delle scuole superiori. Volti irriconoscibili. Dalla fine delle sueperiori erano passati vent'anni. Il suo volto mancava. Qualcuno era riuscito a raggiungerla dopo lunghe ricerche. Paola Istintivamente lo accartocciò. Poi, come se un attimo dopo se ne fosse pentita, cercò di ridargli la forma originaria e lo appese come promemoria sul frigorifero. Una settimana dopo incontrò i vecchi compagni di classe. Nel corso degli anni Paola aveva cambiato tre città diverse, trasferendosi per il lavoro di Fausto. Quella sera fece molti chilometri. E quando la videro rimasero tutti sorpresi. Alle riunioni annuali Paola non aveva mai partecipato. Riconobbe immediatamente Giulio, suo amore di quei tempi lontani. Riconobbe nei suoi occhi uno svavillìo che le era sempre stato familiare. Quella sera parlarono a lungo. Si trovarono nei giorni seguenti altre volte, entrambi con la voglia di chiacchierare con qualcuno che comprendesse i reciproci affanni, gioie e dolori. Da quel momento Paola si sentì meno sola e capì che quello che aveva vissuto fino a quel momento era una sorta di parentesi dentro alla vita che doveva essere più ricca e sorprendente. Solo allora si rese conto che spesso sopportava, come se la sua felicità fosse stato un obiettivo di secondo ordine. Fausto vedeva in quei suoi cambiamenti solo aspetti negativi. Non gli piaceva che Paola sapesse ciò che era meglio per sé. Fausto cercò come sempre di convincere Paola che avesse delle colpe a cercare del tempo da dedicare a se stessa ed ai suoi interessi. Paola adesso si sentiva più forte e consapevole e non si lasciava più ingannare dai suoi tentativi di moritificarla e farla sentire in colpa. Una notte si svegliò. Aveva il batticuore. Scese in salotto. Le camere si trovavano al piano superiore. Si sentiva strana. In cuor suo era scombussolata dal cambiamento che stava avvenendo e che ancora non sapeva dove l'avrebbe portata. Si mise sul divano a leggere un romanzo, per cercare una distrazione dalle sue voci interne così in contrasto tra loro. Ad un tratto una delle bimbe la chiamò. Lei attese un attimo, magari si sarebbe riaddormentata. Poi salì. Il giorno dopo in auto Fausto la rimproverò per essere rimasta sul divano. Le disse che stava trascurando le sue figlie per delle inutili paturnie. Le bambine erano in auto e potevano sentire quei commenti. Per Paola fu una ferita al cuore. Dopo tutto ciò che era stata disposta a fare per loro e ciò che continuamente faceva, era davvero ingiusto che venisse strumentalizzato un episodio per instillare questo dubbio nelle sue figlie. Quel giorno per Paola fu davvero straziante. Non sopportava più che Fausto usasse le bambine in modo ricattatorio, per annullare Paola, i suoi desideri e le sue inclinazioni. Da quel momento Paola decise che non avrebbe più accettato questo tipo di comportamenti.
Qualche tempo dopo rivide Giulio. Giulio le confessò di non averla mai dimenticata. "paola, io sono convinto che noi abbiamo qualcosa di profondo che ci accomuna". Le sussurrò Giulio un po' imbarazzato. Giulio non sapeva della crisi che stava vivendo Paola ed il suo intervento gli sembrò un vero azzardo. Paola si sentiva lusingata, ma non era pronta ad assecondare quel desiderio che in fondo provava anche lei. Il desiderio più grande in quel momento era di stare bene ed essere finalmente felice con se stessa. "giulio" gli disse Paola, "sto cercando un po' di serenità e mi sembra che per la prima volta sia vicina ad una consapevolezza. Non mi sento di vivere un amore clandestino, mi metterebbe in agitazione". Giulio comprese. "Credo che il nostro rapporto non necessiti vincoli. Siamo due anime che si riconoscono e che potrebbero non vedersi per anni come è successo fino a poco tempo fa. Sono fiducioso. Un giorno forse potremo vivere questa relazione, ma fino ad allora a me basta pensare che tu esista." Paola era felice e confusa da quell'amore incondizionato che la vita le stava mettendo sulla strada. Mai pensava di poter essere amata a quel modo. Forse, pensò, "solo nel momento in cui hai rispetto per te stesso, la vita ti regala ciò che meriti".
In quel momento viveva con grande preoccupazione l'idea di tradire le sue figlie. Il fatto stesso di avere trovato un uomo che l'amasse e che non fosse il padre delle sue figlie, la faceva sentire inadeguata. "Eppure non faccio nulla di male" ripeteva dentro di sé. Una voce però continuava a farla sentire colpevole. Un giorno una delle sue bambine le chiese "mamma, tu pensi che nella vita si debba essere felici?" Paola rispose piena di entusiasmo, celando i dubbi che le affioravano riguardo al perché sua figlia le rivolgesse quella domanda: "certo, essere felici è un diritto ed un dovere di ciascuno di noi". La bimba la squadrò, poi le chiese: "tu sei felice mamma?" paola sorrise e rispose "ci sto lavorando sù!" e poi pensò che tutta la fatica che impiegava a mostrarsi felice davanti alle proprie figlie era uno sforzo vano ed insensato. Doveva esserlo e basta! Stare bene era l'unico obiettivo che avrebbe dovuto avere presente, il resto sarebbe venuto di conseguenza! Quello scambio con la propria figlia era stato più chiarificatore di qualsiasi riflessione. Paola nel tempo decise di separarsi gradualmente da Fausto. Cercando un quotidiano in grado di farla sentire tranquilla, spesso ricercava degli spazi per sé e per le sue figlie. Dedicava alle proprie figlie dei momenti di serenità, senza sforzarsi di apparire in un certo modo.... Tanto, aveva capito, era inutile! A poco a poco si permise anche di vivere quella relazione che sembrava impossibile concedersi. E con Fausto fece prevalere i propri desideri all'accondiscendenza. Fausto la rispettava di più ed imparò ad accettare le sue distanze. Con le bimbe ora vive un rapporto molto sincero. Può dire loro quando si sente e quando non si sente di fare una cosa. E loro la amano per ciò che è...
Nella luce soffusa della sera, guardo Paola mentre sorseggia il vino rosso e penso di avere davanti una persona che non avevo mai visto, proprio come forse Fausto aveva visto, nel tempo, schiudersi la crisalide che la conteneva.

Sara Donati, saradonatifilmaker.it 

Sara

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Cecilia

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