Come funziona l’assegno unico per i figli 2021

250 euro per figlio: questo l’ammontare dell’assegno unico per i figli, un contributo pensato per le famiglie che potranno usufruirne a partire dal settimo mese di gravidanza e fino al ventunesimo anno di vita del figlio a carico. Ma come funziona? E da quando si potrà usufruirne?

 Ecco tutto ciò che dovete sapere sull’assegno unico per i figli 2021.

2021 per gli autonomi, 2022 per gli altri

La misura introdotta dal’INPS sarà operativa dal 1 luglio 2021 solo per i disoccupati e i lavoratori autonomi (ovvero coloro che non accedono agli assegni familiari); chi lavora come dipendente, invece, dovrà attendere il 2022 (l’1 gennaio, per la precisione), quando l’assegno unico per i figli sarà esteso a tutti i lavoratori e a tutti i genitori.

Cosa sostituirà

L’assegno si chiama “unico” perché andrà ad inglobare e sostituire misure già in atto, ovvero: l’assegno ai nuclei familiari con almeno tre figli minori di 18 anni; l’assegno di natalità; il premio alla nascita o all’adozione; il fondo di sostegno alla natalità; le detrazioni fiscali; e infine l’assegno per il nucleo familiare e gli assegni familiari. Sarà quindi un assegno unico, unitario e univoco, universale, e a gestirlo sarà probabilmente l’INPS.

250 euro a figlio

Le famiglie con figli a carico, quindi, potranno richiedere all’INPS fino a 250 euro a figlio, fino ad un massimo di 1056 euro a nucleo familiare e fino a 674 euro a figlio (in caso di maggiorazioni per determinate condizioni). Cosa significa? In base all’ISEE, le famiglie potranno fare domanda per ricevere un assegno unico in forma di credito d’imposta (una somma di denaro mensile) per ogni figlio a carico, con importo variabile in base al reddito e in base all’età dei figli.

Chi può richiedere l’assegno unico per i figli

Potranno accedere all’assegno unico 2021 per i figli i cittadini italiani (o chi è cittadino di uno Stato membro dell’Unione europea, o suo familiare, titolare del diritto di soggiorno o del diritto di soggiorno permanente, ovvero essere cittadino di uno Stato non appartenente all’Unione europea in possesso del permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo o del permesso di soggiorno per motivi di lavoro o di ricerca di durata almeno annuale); chi paga l’imposta sul resisto in Italia; risiede con i figli a carico in Italia per tutta la durata del beneficio; è stato o è residente in Italia per almeno due anni, anche non continuativi, o ha un contratto di lavoro a tempo indeterminato o a tempo determinato di almeno due anni.

L’assegno unico per genitori separati

In caso di divorzio, separazione, affido condiviso o affido esclusivo dei minori, l’aiuto sarà concesso a chi detiene la responsabilità genitoriale, e quindi al genitore affidatario nel caso in cui non ci sia un accordo, oppure verrà ripartito equamente nel caso di affido condiviso e di presenza di accordi.

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Sara

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Cecilia

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