La decisione di Treccani su femminile e maschile è estremamente importante

I detrattori e le detrattrici hanno i soliti argomenti: "non sono queste le cose più importanti", "le discriminazioni si combattono nella realtà, e non su queste sciocchezze", "che stupidaggini", "non si può più dire niente". Lasciamogli pure questi insulti: il mondo sta andando in una direzione positiva, e a noi questo basta. Anche perché ogni argomentazione di questo tipo può essere smontata in pochi secondi.

Sì, "ci sono cose più importanti". Ma ciò non significa che quelle minori non vadano trattate. Anche perché siamo in grado di portare avanti più discorsi contemporaneamente, no?

Sì, le discriminazioni si combattono nella realtà. Ma anche la lingua fa parte della realtà. E, anzi, è parte integrante di essa. La forma. La plasma. Ecco perché la decisione di Treccani di stampare il primo vocabolario italiano che non privilegi il genere maschile è una grande, grandissima cosa.

La questione è semplice: le parole e la lingua plasmano la realtà e la visione della vita. Danno forma a immagini nella testa. E continuare a usare il maschile come genere neutro o convenzionale fa sì che le uniche immagini che si formino nel cervello siano quelle di uomini di genere maschile.

Basta un esempio: cercando la parola "gatto", vien subito in mente un gatto di genere maschile. Lo stesso accade per la parola "bello": a comparire non è una bella ragazza, ma un bel ragazzo. Idem - e soprattutto - con le professioni. "Medico" è solo il dottore (e guarda caso un sacco di dottoresse si prendono quotidianamente del "signorina"); "magistrato" è solo l'avvocato uomo.

Ora Treccani, semplicemente e con una logica tanto disarmante quanto banale, inserirà entrambi i lemmi, maschile e femminile, privilegiando l'ordine alfabetico.

 

E se "sindaca" pare cacofonico, è solo perché non siamo abituati a sentirlo, così come "architetta", "ministra", "assessora", "ingegnera", "medica". E sapete perché non siamo abituati? Perché storicamente queste professioni non erano svolte da donne. Ora sì. Perché quindi non usare la lingua italiana?

Perché dire "direttore" invece di "direttrice d'orchestra" fa più figo? Beh, chiaro: in una società patriarcale il femminile viene sempre sminuito. Ma fortunatamente sono le istituzioni come Treccani e le nostre scelte quotidiane a cambiare le cose.

Il discorso che ha intrapreso Treccani ha anche altre sfaccettature. Semplicemente, i professionisti e le professioniste della direzione scientifica della casa editrice si sono chiesti perché mai il genere maschile fosse quello privilegiato, intendendola una regola patriarcale, antiquata e superata. Aggiungere il genere femminile significa dare la possibilità alla metà del genere umano di avere una propria rappresentazione, un proprio valore.

Tutto si allarga, a questo proposito, all'importanza della rappresentazione, che non è fatta solo dalle parole, ma da tutte le immagini che i media propongono ogni giorno. Fortunatamente, oggi la rappresentazione è sempre più variegata, anche se i numeri sono ancora bassi.

E chissenefrega di chi dice che "il politically correct ormai è sfuggito di mano". La rappresentazione è importante (e le reazioni delle bambine di pelle nera alla scoperta della nuova Ariel impersonata da Halle Bailey ne sono la conferma).

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