Ma in gravidanza la vista peggiora?
Lunedì, 03 Maggio 2021 14:34Tra i luoghi comuni e le "leggende" della gravidanza ce n'è una in parrticolare molto interessante, perché in realtà ha delle solide basi: si tratta della convinzione che la gravidanza possa abbassare la vista.
Ma è davvero così, quindi? Una gravidanza può peggiorare miopia o astigmatismo? E i mal di testa che prendono anche gli occhi sono normali? Ecco tutto ciò che c'è da sapere sulla gravidanza e la vista.
La storia
La convinzione della relazione stretta tra vista e gravidanza è storica e parte da lontano, quando nel XVI secolo il medico Guillermau sostenne che nel secondo trimestre di gravidanza le donne avessero pupille più strette. Di questo non c'è evidenza scientifica, ma il fatto che la gravidanza influenzi la vista è reale.
La vista in gravidanza
Sono molte, infatti, le donne in dolce attesa che riferiscono un peggioramento della vista durante i nove mesi di gestazione, oltre a percepire altri problemi legati proprio agli occhi. Non è un'impressione: Clinica Baviera ha infatti raccolto dati e testimonianze pubblicando i risultati di uno studio che dimostra che è addirittura il 50% delle donne gravide a notare peggioramento della visione o altri sintomi e fastidi legati alla vista e agli occhi.
Gli altri fastidi? Occhio secco (per il 20% delle donne), visione offuscata (il 10%) e peggioramento della miopia (per quasi il 30% delle intervistate).
I fastidi più comuni
I fastidi visivi più comuni in gravidanza sono quindi l'occhio secco (con gli ormoni che provocano una diminuzione della produzione di lascrime irritando e seccando l'occhio, che può essere umidificato rendendo l'aria più umida e utilizzando delle lacrime artificiali); l'aumento della miopia (che tuttavia è transitorio ed è causato dalla ritenzione idrica); la contrazione degli occhi; lampi e macchie scure nella visione (questi causati dall'aumento della pressione o dal diabete gestazionale, e che possono essere quindi campanelli d'allarme da riferire al proprio medico curante); la stanchezza visiva accentuata rispetto al pre-gravidanza; le palpebre gonfie (per la secchezza o la pressione: di nuovo, meglio riferirlo al medico); e infine l'edema oculare, anche in questo caso a causa della ritenzione dei liquidi e quindi accompagnato spesso da piedi, mani e gambe gonfi.
I motivi di questi fastidi
A spiegare la correlazione tra la vista e la gravidanza è il direttore sanitario della Clinica Baviera, dottor Federico Fiorini, secondo cui "durante la gravidanza è normale che il corpo subisca molte trasformazioni. I cambiamenti ormonali producono ritenzione idrica e un aumento del volume del sangue e questo può causare problemi visivi come visione offuscata, visione doppia, la comparsa di macchie nel campo visivo o occhio secco. Noi di Clinica Baviera abbiamo voluto stilare una piccola guida alle possibili cause e i consigli per affrontare questi disturbi da trasmettere a tutte le donne incinte; è bene sapere che la maggior parte di questi problemi scompare in modo naturale dopo il parto ma è sempre consigliabile consultare un oculista in caso di sintomi persistenti o che preoccupano e provocano qualsiasi dubbio in una donna".
Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.
Asparagi: proprietà e benefici
Giovedì, 29 Aprile 2021 10:07Ortaggio tipicamente primaverile, gli asparagi hanno un sapore inconfondibile che nella maggior parte dei casi piace, ma che ad alcuni, al contrario, non aggrada per niente. Se sei tra quelli che adorano gli asparagi, buone notizie: questi piccoli fusti verdi (o bianchi!) hanno diverse proprietà e notevoli benefici, soprattutto in termini di depurazione e detossinazione dell'organismo.
Ecco tutto ciò che c'è da sapere sugli asparagi.
Cosa sono gli asparagi
Gli asparagi sono dei succulenti e gustosi ortaggi che stagionalmente crescono in primavera (ma che al supermercato trovi anche surgelati tutto l'anno) e che presentano una forma e un sapore bizzarri, se paragonati a tutte le altre verdure. Questi fusti lunghi e stretti sono infatti dei germogli (o turioni) che necessitano di una coltivazione non sempre semplice.
Ne esistono diverse varietà; le più diffuse e conosciute sono gli asparagi verdi, quelli bianchi (più delicati), quelli selvatici e quelli viola di Albenga.
Le proprietà degli asparagi
Ricchi, come altri ortaggi, di vitamine (A, C, E e K), sali minerali (come il cromo, che attiva l'insulina) e fibre (ottimi quindi per il tratto gastrointestinale), gli asparagi sono conosciuti più che altro per le loro proprietà diuretiche, dal momento che questa verdura stimola la filtrazione renale. Al contempo, hanno pochissime calorie (20 ogni 100 grammi).
Altro elemento interessante è l'acido folico: 100 grammi di asparagi, infatti, permettono di raggiungere il 75% del fabbisogno giornaliero di questo elemento (dato interessante anche per le donne in gravidanza).
Quando evitarli
Per gli stessi motivi per i quali gli asparagi sono ritenuti benefici e depurativi, per alcune persone possono essere pericolosi, proprio per l'iperstimolazione diuretica. Nel caso in cui si soffra quindi di gotta o iperuricemia, è bene evitarli.
Meglio non mangiarli, quindi, anche in tutti i casi di problemi ai reni (nefropatie).
Perché la pipì puzza di asparagi
Agendo, gli asparagi, essenzialmente sui remi e sul drenaggio dei liquidi, il fatto che facciano puzzare la pipì non deve stupire né preoccupare. Mangiandoli, infatti, il 60% della popolazione percepisce il loro odore andando in bagno. Questo è dovuto alla presenza di alcuni cataboliti che rimangono nelle urine e quando si percepisce questo odore tendenzialmente si è di fronte ad un soggetto sano la cui filtrazione renale sta funzionando correttamente.
Ricette con gli asparagi
Oltre a bollire gli asparagi per circa 20 minuti consumandoli con olio e sale, è possibile cucinarli in diverse maniere per sfruttarne appieno gusto e proprietà. Ecco qualche ricetta:
Per celebrare la nascita di un figlio, un gioiello è un’ottima idea
Giovedì, 29 Aprile 2021 08:52Celebrare la nascita di un figlio (oppure semplicemente la sua vita, anche quando è più grande) è sempre una magnifica idea. C’è chi lo fa con un tatuaggio, dipingendo sulla propria pelle in maniera indelebile le iniziali o il nome (se non addirittura il ritratto) del proprio bambino o della propria bambina.
Anche per chi preferisce non tatuarsi, tuttavia, esiste il modo per celebrare in maniera indelebile i propri bebè: si tratta dei gioielli personalizzati, che riproducono il nome, le iniziali o l’immagine dei propri figli. Ma cosa scegliere? E come fare per far sì che si tratti di una creazione davvero unica e personalizzata?
Che gioiello scegliere
Il gioiello dedicato a tuo figlio o a tua figlia è un accessorio che puoi regalarti (o regalare ai futuri genitori) per ricordare in ogni momento la gioia della maternità o della paternità, grazie all’incisione di un’immagine o del nome dei tuoi bambini. Ci sono collane con ciondoli che riproducono la fotografia del tuo bebè, oppure con ciondoli con la silhouette del nome dei bebè (come l’iconico “Carrie” di Sex and The City, te lo ricordi?).
Bellissimi sono anche gli anelli con le iniziali dei bambini, discreti ed eleganti ma particolarmente romantici.
Se porti braccialetti e cavigliere, puoi inoltre fare incidere le iniziali dei tuoi figli o il loro nome per esteso su uno di questi gioielli, aggiungendo un piccolo simbolo particolarmente significativo per la tua famiglia.
In ogni caso, qualunque gioiello tu preferisca, il consiglio è quello di sceglierlo il più possibile semplice e classico: in questo modo ti verrà naturale indossarlo sempre, tutti i giorni, e non solo in occasioni speciali, avendo così il nome o l’immagine sempre con te.
Come fare per personalizzare il gioiello nascita
Esistono diversi modi per realizzare e acquistare il gioiello nascita dedicato al tuo bebè. Il primo è quello di rivolgersi a siti professionali specializzati nei regali personalizzati scegliendo il gioiello e indicando esattamente il nome o l’immagine da incidere.
In alternativa puoi rivolgerti ad un gioielliere o ad un orafo artigiano della tua zona, che ti mostrerà i modelli che commercializza oppure ti aiuterà nel disegno e nella creazione del gioiello.
Un regalo o un auto-regalo?
Il gioiello con il nome dei bambini (o con la loro immagine) è un accessorio personale e unico, che puoi decidere di realizzare subito dopo la nascita per celebrarla oppure quando i bambini sono più grandi, per portarli sempre con te indossando un bijou nel tuo stile. In questo caso, ideando tu il gioiello e scegliendo la tipologia, le finiture e i dettagli avrai la certezza di acquistare qualcosa di assolutamente tuo.
Regalare un gioiello per celebrare la nascita è tuttavia un’idea sempre valida, soprattutto quando conosci molto bene i genitori a cui donerai questo accessorio. Essendo gli anelli, i braccialetti e le collane un ornamento personale, devi avere la sicurezza di scegliere qualcosa di gradito a loro, e non solo a te: pensa al loro stile, a ciò che portano con più disinvoltura (non scegliere anelli se non li portano, o collane vistose se sono abituati a catenine più discrete) e regala qualcosa che possano indossare con disinvoltura.
Festa della Mamma, i film da guardare insieme
Mercoledì, 28 Aprile 2021 08:48Un'idea diversa per la Festa della Mamma? Organizzare un pomeriggio o una serata cinema in famiglia, con film particolarmente emozionanti e dedicati alla maternità, da gustare insieme ai bambini davanti ad una ciotola di pop corn fatti in casa.
Ecco quindi l'elenco dei migliori film da guardare in famiglia in occasione della Festa della Mamma, sia con i bambini, sia con i ragazzi più grandi.
Freaky Friday
Ce ne sono due versioni, una più vecchia e una più recente. Noi amiamo quella con Jamie Lee Curtis e Lindsay Lohan, un classico per capire il rapporto madre-figlia ed empatizzare. È un film del 2003 che racconta la disavventura di una mamma e di una figlia che, dopo un litigio, si trovano l'una nel corpo dell'altra, diventando improvvisamente adolescenti e adulte!
Tutti insieme appassionatamente
Questo musical del 1965 con Julie Andrews è un cult (e ne avevano fatto anche il cartone animato!). La storia narra le vicende di una giovane suora alle prese con i figli del severo capitano Von Trapp, ai tempi della seconda guerra mondiale (e del nazismo). Cosa c'entrano le suore con le mamme? Beh, Maria diventerà per i fanciulli una madre a tutti gli effetti (dopo avventure e situazioni davvero toccanti).
Piccole donne
L'ultimo in ordine di tempo è quello con Saoirse Rowan e Emma Watson, ed è davvero magico! Ha bisogno di presentazioni?
Baby Boom
Diane Keaton qui è una donna in carriera alla fine degli anni Ottanta che si ritrova a doversi occupare della figlia di una distante parente, trovandosi la vita completamente stravolta e cercando un nuovo equilibrio tra lavoro e famiglia.
Erin Borckovich
Julia Roberts in questo film è una madre e donna davvero fortissima, che ispira a fare sempre del nostro meglio, a batterci per ciò in cui crediamo e a fregarcene delle porte sbattute in faccia e dei giudizi della gente. La storia è vera e parla di Erin Borckovich, madre single di tre bambini che si battè contro la compagnia PG&E, responsabile della contaminazione delle acque della zona in cui viveva.
Una scatenata dozzina
Una commedia tutta da ridere per capire come dei genitori possano davvero gestire DODICI figli!
Lady Bird
Un film d'autore con bellissime immagini che parla del rapporto tra una figlia negli anni dell'adolescenza (con la sua ricerca della propria identità) e la madre. Per niente scontato, è un film di formazione ideale per le madri e le figlie in età adolescenziale.
I nostri bambini devono fare ancora uno sforzo: perché giocare con la mascherina è ancora importante
Lunedì, 26 Aprile 2021 12:27Un anno praticamente passato a casa, senza scuola. Il distanziamento. La lontananza dai nonni. Le uscite con gli amici più che dimezzate. Le ore passate all'aria aperta sacrificate...
I nostri bambini hanno passato un anno davvero challenging per loro. E sono stati fortissimi. Di certo le conseguenze le vedremo tra qualche anno, ma per ora prendiamoci un attimo semplicemente per apprezzare la loro resistenza e la loro resilienza.
Che, putroppo, dovranno mettere in pratica ancora per un po'.
I vaccini e il calo (lentissimo!) dei casi ci stanno facendo ben sperare, ma la fine della pandemia da Covid-19 è ancora lontana. E non dobbiamo lasciarci ingannare dalla bella stagione: la nostra guardia deve restare alta, per noi e per gli altri, ed è per questo che è importante continuare ad usare la mascherina. Anche quando ce la dimentichiamo o riteniamo eccessivo usarla. Ad esempio? Durante i giochi tra bambini, anche a casa e non solo a scuola. Ecco perché.
Bambini e mascherine: l'allarme di Fauci
La raccomandazione arriva dagli Stati Uniti, dove i vaccini sono a buon punto, ma è quanto mai valida anche qui da noi: l'immunologo Anthony Fauci, infatti, ha dichiarato durante un'intervista con la CBS che i genitori e gli educatori è bene non abbassino la guardia, perché fino a che il vaccino non avrà raggiunto anche le fasce più giovani il rischio di contagio rimane altissimo.
In altre parole: finché non saranno vaccinati, i bambini potranno comunque venire contagiati, nonostante la nostra impressione che la pandemia stia allentando la sua stretta.
Quando è bene indossare la mascherina
Le parole di Fauci sono importanti e non devono essere ritenute banali o inutili. Guardiamoci in faccia: spesso viene naturale pensare "Ma sì, dai, tanto non succede niente, sono sempre tra di loro". Eppure quando giocano tra loro i bambini sono a rischio: vedono molte persone, si toccano più spesso di noi adulti e si scambiano così germi e batteri senza volerlo.
"Quando i ragazzini vanno fuori, nella comunità, e vengono in contatto con altri bambini provenienti da diversi gruppi familiari vogliamo che continuino ad indossare le mascherine fra di loro": queste le semplici parole di Fauci, che ci ricordano quanto è importante che i bambini continuino ad indossare la mascherina anche quando in situazioni protette, ovvero quando giocano con i loro amici, anche in casa o in giardino e non solo a scuola.
La preoccupazione, infatti, è il rischio di una nuova ondata nonostante i vaccini, come si è già visto precedentemete: "L'appiattimento della curva dei contagi mi preoccupa. Stiamo iniziando a vedere questa tendenza negli USA e in Europa, vedendo lo stesso plateau che ha portato ad una successiva nuova ondata".
L'abbraccio che fa (davvero) passare tutto: il metodo Holding
Venerdì, 23 Aprile 2021 08:14Il metodo Holding non prende il nome da qualche studioso o studiosa, ma semplicemente dall'azione messa in campo: "holding" significa infatti "tenere, contenere, mantenere, stringere" e indica semplicemente il forte abbraccio di mamma e papà che fa passare tutto.
Non è quindi un'impressione: quando lo abbracci forte, il tuo bambino DAVVERO si calma. E non è una calma solo apparente e transitoria: l'abbraccio contenitivo è noto per essere scientificamente efficace contro ansia e forte stress. Pensa solo a quando abbracciando una persona, stringendola forte forte, le facciamo passare gli attacchi di panico. È così. E funziona anche nel caso dei bambini e dei loro momenti di difficoltà.
Il metodo Holding
Il metodo Holding è un metodo che consiste nell'utilizzare l'abbraccio contenitivo come strumento di rassicurazione. Le mamme e i papà (ma anche gli educatori) possono dunque sfruttare il potere benefico degli abbracci per calmare il bambino durante i momenti di crisi, stress, ansia, pianto e capriccio, contenendolo fisicamente e permettendogli così, a livello corporeo e mentale, di lasciarsi andare contenendo le emozioni.
Questo metodo si fonda sui principi pedagogici di Donald Winnicott, ma è stato teorizzato dalla medica Martha Welch (inizialmente per i bambini con disturbi comportamentali e nello spettro autistico): abbracciando in maniera contenitiva, i bambini dimostrano miglioramenti a livello emotivo, implementando anche la propria capacità di gestire le emozioni e gli stati di disagio, la paura, la rabbia e il panico. Tutto si fonda infatti sul contatto fisico, che, stimolando neurologicamente il bambino, porta ad effetti benefici sulla sua mente e sulle relazioni che vive.
A cosa serve
In altre parole, il metodo Holding consiste nell'abbracciare forte e in maniera contenitiva il bambino ogni qualvolta questo prova uno scoppio d'ira, quando piange inconsolabile o quando vive un particolare trauma, tranquillizzandolo e calmandolo in maniera pressoché immediata ed efficace. I vantaggi però non sono solo immediati: calmandosi in questa maniera il bambino stabilisce un legame con l'adulto che lo rassicura e lo calma, sentendosi accolto, protetto e libero di allentare le tensioni.
Il metodo Holding, quindi, aiuta anche a ristabilire i legami bambino-adulto (soprattutto nei momenti e nei periodi in cui si sta perdendo la pazienza), contenendo ansie e paure e facendo spazio alla possibilità di riflessione a freddo. Il bambino, infatti, calmandosi guadagna tempo e freschezza mentale per rielaborare l'accaduto e le sue sensazioni.
Il metodo Holding e l'adozione
Per questi motivi, il metodo Holding è fortemente consigliato nel caso delle adozioni. Essendo un abbraccio ristoratore che fa provare al bambino, fisicamente, protezione e sicurezza, diventa uno strumento utilissimo per superare il trauma dell'abbandono, che il bambino adottato sente fisicamente per molto tempo. Le ansie, lo stress, le paure e i lati oscuri delle proprie emozioni diventeranno così più affrontabili e meno terrificanti.
Lo stesso vale per i bambini che hanno subito maltrattamenti, rifiuti e violenza in generale.
Come si pratica l'abbraccio del metodo Holding
L'abbraccio contenitivo del metodo Holding non è un abbraccio semplice e classico, perché deve sempre implicare un'interazione. Quando il bambino sta vivendo una crisi, la mamma, il papà o gli adulti devono prima di tutto guardarlo negli occhi e costruire una relazione istantanea. Dopodiché, parlandogli con calma e dolcezza bisogna abbracciare il bambino contenendolo, e quindi tenedogli le braccia abbassate, stringendolo forte e resistendo all'iniziale reticenza.
A questo punto, è il momento di parlare, lasciare che il bambino parli e descriva ciò che prova, dialogando con lui con sincerità e apertura. Il tutto sempre abbracciandolo, e lasciando andare l'abbraccio molto gradualmente.
Abbraccio contenitivo: fino a quando?
Il metodo Holding è utile con tutti i bambini (ma non solo!). Nei primi anni di vita questo abbraccio allevierà le crisi quando i bimbi non sapranno ancora dare un volto e un nome alle loro emozioni forti, ma tornerà utile anche quando cresceranno e si sentiranno sopraffare dalle situazioni. Tornare all'abbraccio forte e contenitivo sarà un conforto, sempre.
Non smettiamo, quindi, man mano crescono, ma continuiamo ad offrire il nostro supporto fisico nei momenti più brutti, stressanti e difficili della vita dei nostri figli. Farà bene a loro e a noi, anche quando sembreranno rifiutare l'abbraccio contenitivo. A volte serve resistere per qualche secondo, fino a quando sentiamo le tensioni sciogliersi e le resistenze allentarsi. È lì che l'abbraccio contenitivo comincerà a svolgere il suo benefico lavoro.
Viaggiare senza stress con i bambini: 7 consigli
Giovedì, 22 Aprile 2021 07:43Quando si organizzano le vacanze con i bambini (o quando abbiamo in programma un viaggio con loro, che sia di piacere o per necessità) il pensiero va subito alla fatica e allo stress a cui si andrà incontro. Il caos, l’organizzazione, le lamentele, la paura che qualcosa vada storto, il viaggio… L’importante è partire preparati ad ogni evenienza, mettendo in conto le esigenze dei bambini e fornendo loro tutto ciò di cui hanno bisogno per vivere il viaggio in maniera serena (perché questa serenità si rifletterà su noi genitori!).
Ecco quindi le 7 regole per partire sicuri e senza stress godendosi i viaggi con i propri figli.
Il seggiolino con sensori
Se il viaggio organizzato è in automobile, per prima cosa assicuriamoci (anche se è noleggiata!) che il seggiolino per i bambini abbia — come recita la legge — il sensore anti-abbandono. Essendo uno strumento quotidiano magari in viaggio non ci pensiamo, ma è essenziale!
I braccialetti identificativi
Al mare, in montagna, in città, in aereo, in nave, in autogrill… Non importa dove: i bambini sono sempre a rischio “perdita dell’orientamento”. Ovvero: a volte ci giriamo e non li vediamo più. Basta un secondo, e se attorno a noi c’è molta gente il panico è assicurato. I pensieri cominciano subito ad affollarsi in testa, ed è giusto così.
Ma possiamo anche evitarci qualche paura: basta affidarsi ai braccialetti identificativi, semplici bracciali per bambini sui quali avremo preventivamente scritto nome, cognome e informazioni (con il numero di telefono) in modo che, in caso di smarrimento, il bambino possa facilmente tornare dai genitori. Ad esempio, molto carini e utili sono i braccialetti SOS Stella Sticker, sui quali le informazioni sono addirittura incise nel silicone, evitando così l’utilizzo di inchiostri potenzialmente tossici (e quindi sono sicuri anche se messi in bocca dai più piccoli!). Se vi interessano, potete approfittare del codice sconto MAMMA-25: inserendolo in fase d'ordine, avrete una riduzione del 25% su tutti i prodotti!
Prepara qualche attività
Uno dei problemi dei viaggi con i bambini è la noia. Che sia in treno, in macchina o in aereo, per loro si tratta di ore lunghissime, che diventano interminabili anche per noi se loro continuano a chiedere “Siamo arrivati?”. Portiamo quindi con noi qualche gioco in scatola da viaggio (come ad esempio Dobble), un puzzle portatile, un libro…
Viaggia di notte
Lo spostamento, poi, può avvenire in orari strategici, come la notte o la mattina molto presto, quando i bambini dormono e possono godersi il viaggio sonnecchiando.
Prenota i posti
Nel caso in cui ci si sposti in aereo o in treno, è bene prenotare i posti, in modo da averli vicini e non doversi dividere. Meglio, poi, scegliere quelli vicini ai bagni, in modo da potercisi recare tranquillamente e in modo che i bambini possano anche sgranchirsi le gambe ogni tot.
Porta dei cracker, snack e acqua
Per evitare il mal d’auto, il mal di mare o la nausea in viaggio, un consiglio è quello di dare ai bambini dei cracker ogni oretta o al bisogno, in modo da alleviare il senso di nausea. Da non dimenticare, poi, sono il cibo e l’acqua, in modo da averli già pronti all’occorrenza.
Le pause strategiche
In aereo è difficile (possiamo alzarci per sgranchire le gambe) e lo stesso vale per il treno, ma se il viaggio è in macchina ricordiamoci di fare qualche pausa rigenerativa nelle piazzole di sosta, all’autogrill o in zone che ci colpiscono durante il viaggio. In questo modo si farà un po’ di movimento e i bambini respireranno un’aria diversa, rilassandosi e ricaricandosi.
Parlare di suicidio ai ragazzi? Ci pensa un romanzo (senza peli sulla lingua)
Mercoledì, 21 Aprile 2021 08:17Quando ero piccola ho sempre letto moltissimo. Il libro che ricordo più vividamente? Non è una favola, e non è un classico. È un piccolo romanzo per ragazzi che per titolo aveva qualosa come "Fino a quando". Non ricordo esattamente il titolo, né la storia nei particolari, ma è rimasta la lettura che più mi è entrata nel cuore e nella testa. E la considero il mio primo libro vero. Di cosa parlava? Di AIDS. Narrava di AIDS in un momento storico nel quale di AIDS si parlava moltissimo (erano gli anni Novanta), ma nel quale i sieropositivi e i malati di AIDS venivano ancora trattati come appestati da non avvicinare. L'AIDS era tabù e la disinformazione era applicata alla vita. E quel libro, che parlava di sieropositività raccontando una storia realistica, semplice ed empatica (l'argomento di fondo era l'amicizia), mi aprì la mente. Non solo sull'AIDS, ma su tutti gli argomenti tabù e "scabrosi" per la società. Mi insegnò che le cose bisogna conoscerle.
Quando ho letto il titolo di questo nuovo romanzo per ragazzi edito da Il Castoro ho quindi capito che potesse essere una nuova lettura illuminante: "La compagnia degli addii" ricorda "Non buttiamoci giù" di Nick Hornby, ma declinato per l'adolescenza. E qual è l'argomento? Il suicidio. Senza fronzoli.
Parlare di suicidio ai ragazzi? Ci pensa un romanzo (senza peli sulla lingua): "La compagnia degli addii" di Axl Cendres, nuovo romanzo edito da Il Castoro
"La compagnia degli addii" parte senza peli sulla lingua, dissacrando l'argomento salute mentale e togliendo ogni tabù. E così scorre fino alla fine, smascherando i luoghi comuni, andando a fondo e sdrammatizzando il tema senza scadere nel ridicolo, ma umanizzandolo davvero.
La storia narrata è quella del diciassettenne Alex, finito in una clinica psichiatrica "per ricchi" in mezzo ad altri "suicidanti" (e alle anoressiche, agli alcolisti...). Il suicidio non è per lui una novità (la madre scomparve proprio così, e lui fatica ad elaborare il lutto), così come non lo è per gli altri ragazzi (e adulti) attorno a lui. Chi ci ha provato con una pistola (come lui), chi con una corda per saltare, chi con sonniferi che si sono rivelati pasticche naturali alle erbe... Nella clinica sono tutti nella stessa barca, e comincia proprio da lì il romanzo: dal racconto dei tentativi di suicidio. E da un incontro.
Alex conosce qui Alice, ragazza pallida e scafata di cui si innamora essenzialmente da subito. Ma non è solo l'amore a risollevare le sorti di Alex, perché la vita è tanto altro. È tante cose belle, mescolate alle tragedie. La mente umana può tante cose, a volte fa le bizze e tormenta, ma dietro alle nubi c'è sempre il sole in agguato.
Soprattutto, l'autrice Axl Cendres riesce a mostrare come i problemi adolescenziali non siano banali e superficiali. Finalmente, diciamo noi! Perché non è giusto relegare sempre tutto alla teenage melancholy intendendola come una fase della vita passeggera e futile. Essere adolescenti è difficilissimo, ma c'è sempre una via d'uscita.
Il linguaggio del libro, che parte dall'ingresso in clinica e continua con una evasione organizzata da Alex e i suoi compagni con la promessa di un suicidio collettivo, è semplice, scorrevole. Il tono è scanzonato ma serio, ironico e pungente ma tanto malinconico e intriso di tristezza, perché la tristezza fa parte della vita, no? Ecco. Questo è un punto fondamentale: la tristezza fa parte della vita. E sarà proprio la vita, durante la fuga, a mostrarsi in tutta la sua forza e magnificenza quotidiana.
Ciò che rimane alla fine? Non solo la necessità di empatizzare con gli altri e di informarsi sempre riguardo alla salute mentale, ma anche l'amore per la vita. La bellezza. La presenza del bene e del bello anche quando lo sconforto prende il sopravvento.
Il pollo in agrodolce è un piatto tipicamente orientale che tuttavia troviamo in moltissime declinazioni e che vi piacerà certamente se amate la cucina speziata ed etnica. Il pollo, in questo caso, viene insaporito con spezie e ingredienti tra l'acido, il dolce e il piccante, diventando morbido e molto gustoso.
Ecco la ricetta semplicissima e veloce, da preparare con il ketchup fatto in casa in pochissimi minuti.
Il pollo in agrodolce: la ricetta semplice e veloce del pollo speziato alla orientale
L'importanza dei peluche: perché sono giocattoli educativi a tutti gli effetti
Lunedì, 19 Aprile 2021 07:51I peluche sono probabilmente l'oggetto comune a tutti (ma proprio tutti) i bambini del mondo occidentale. Li si regala loro ancora prima della nascita e sono il primo giocattolo con il quale solitamente interagiscono i bebè. Non è un caso: i peluche, infatti, sono a tutti gli effetti giocattoli educativi e non un mero accessorio coccoloso. Perché? Per diversi motivi, che vi spieghiamo brevemente in questo articolo (spronandovi così ad acquistare sempre animali peluche per i vostri bambini!).
Il legame tra bambino e peluche
Il legame tra bambino e peluche non è qualcosa di superficiale e leggero, ma è piuttosto profondo. Avendo un aspetto zoomorfo (con degli occhi, una bocca, delle zampe...) per un neonato questo oggetto diventa un essere vivente, un compagno di gioco, un amico sempre vicino e presente, con cui lega e con il quale si confronta. Il bambino, fin dai primi giorni, trasferisce sul peluche sentimenti ed emozioni, lo cura, scambia affetto e ripone su di lui pensieri e sensazioni.
Soprattutto, un peluche dà al bambino sicurezza. L'animaletto morbido diventa per il neonato un pilastro, un rifugio, una compagnia costante e su cui contare.
Il peluche: oggetto transizionale
Per gli stessi motivi di sicurezza, il peluche è considerato un oggetto transizionale, in varie fasi della vita del bambino. Questo giocattolo permette infatti di "passare" da alcune situazioni ad altre attutendo il trauma. Il primo passaggio è quello dal giorno alla notte: se per noi adulti è qualcosa di naturale, per il bambino ancora non lo è, e vivere il cambiamento di luce e di sonno aggrappandosi al confortevole peluche gli permette di sentire meno il cambiamento repentino.
Lo stesso vale nei confronti della mamma (e del papà). I neonati, ad un certo punto, dovranno staccarsi piano piano dalla mamma e dal papà che si prendono cura di lui, trovando la propria indipendenza durante la crescita. Il peluche diventa un pilastro, un punto fermo, una rassicurazione.
L'orsacchiotto contro la paura
Tutto questo è dovuto alla paura, sentimento naturale e comune a tutti gli esseri umani (e a tutti gli esseri viventi): la prima paura che proviamo è la paura di restare soli. Un peluche diventa quindi una boa e un amico con il quale affrontare la solitudine, per condividerla e renderla meno terrorizzante.
Non sottovalutiamo quindi il potere di un peluche quando un bambino piange nella sua culla: a volte un semplice amichetto in tessuto può aiutare moltissimo.
Il peluche secondo Winnicott
Secondo il pedagogista Donald Winnicott (se vi interessa la sua filosofia pedagogica qui trovate i suoi principi), il peluche, l'orsacchiotto o la coperta "di Linus" (quella a cui il bambino sembra affezionarsi e non staccarsi mai) sono oggetti transizionali fondamentali, poiché accompagnano il bambino nella scoperta di se stesso. Se inizialmente il bebè si identifica con mamma e papà, infatti, quando capisce di essere un individuo sarà per lui più semplice affrontare il mondo legandosi ad un oggetto (il peluche) che lo avvicina al mondo "di prima" (i genitori) senza abbandonarlo nel mondo "nuovo" (quello più individuale e indipendente).