Pannolini e risparmio, la convenienza è online
Venerdì, 12 Febbraio 2021 09:25Le mamme e i papà smart lo sanno già: la convenienza, spesso, la si trova online. E vale anche nel caso di pannolini. Ma la convenienza in questo caso è addirittura doppia!
Lo shopping online, infatti, permette non solo di risparmiare denaro, ma anche tempo prezioso. Perché non sono solo i prezzi ad essere golosi, ma anche i servizi aggiuntivi. Come ad esempio l’abbonamento mensile con cui i genitori possono ricevere a casa ogni mese i pannolini che serviranno, senza pensieri e risparmiando.
Ecco come.
Pannolini e risparmio, la convenienza è online: perché i servizi di abbonamento ai pannolini sono il futuro
L’abbonamento mensile ai pannolini è un servizio ormai sempre più sfruttato dai genitori più smart e attenti all’ecosostenibilità e all’innovazione, che lo preferiscono al classico acquisto in negozio per svariati motivi. La convenienza economica, prima di tutto, ma anche e soprattutto per altre caratteristiche.
Ricevere mensilmente i pannolini a casa, infatti, significa non pensare più alle emergenze in cui ci si ritrova senza pannolini all’ultimo minuto; significa non dover per forza accumulare i pannolini per risparmiare, dovendo così trovare spazio magari dove spazio non c’è; e significa non sprecare, perché i pannolini saranno sempre della giusta misura.
Per quanto riguarda la convenienza economica, è indubbio che i pannolini acquistati online siano più economici rispetto a quelli acquistati in negozio, come spesso accade anche per altri prodotti. E in questo caso non c’è nemmeno il problema morale del “non acquistare local”, poiché i pannolini tendenzialmente si comprano comunque in supermercati o catene internazionali di negozi di abbigliamento e strumenti per la prima infanzia.
Ma quali sono i servizi più sicuri, affidabili, convenienti e attenti all’ambiente?
Prendiamo Lillydoo, ad esempio; si tratta di un servizio di abbonamento pannolini online che permette di ricevere a casa ogni mese dei pannolini di qualità, ecosostenibili (esiste infatti anche la linea di pannolini Lillydoo Green, realizzati con meno plastica, confezionati nella carta, in cellulosa grezza non sbiancata e con spedizione carbon-free certificata) e sempre della giusta taglia. Per quanto riguarda il risparmio, nel caso di questo marchio acquistando i pannolini online attraverso l’abbonamento i genitori risparmiano il 25% sul prezzo della confezione.
Ma parliamo nello specifico di numeri. I pannolini Lillydoo Green, ad esempio, costerebbero 14,40 euro a confezione, mentre l’abbonamento senza vincoli permette di acquistarli a 10,80 euro a pacchetto.
In generale, poi, la spedizione e i resi sono gratuiti, il pacchetto prova idem (si pagano solo le spese di spedizione) e l’abbonamento permette di risparmiare tempo e denaro, sgravando i genitori anche dal pensiero di stoccare i pannolini o di assicurarsi di non rimanere senza.
L’importanza della rappresentazione per i bambini
Giovedì, 11 Febbraio 2021 10:20Quando si parla di rappresentazione, spesso si viene tacciati di politically correct o di esagerazione. Ma non ci si scappa: la televisione, la letteratura e i prodotti sono invasi dalla white culture. Non solo: i bambini, guardando la tv e leggendo i libri, trovano una sola rappresentazione: quella dell’uomo e della donna (e del bambino e della bambina) bianchi, tendenzialmente magri, benestanti, con capelli lisci e stili standardizzati.
Ma per un bambino trovare sullo schermo la propria rappresentazione è fondamentale, soprattutto se vogliamo che la società progredisca e che le diversità siano finalmente valorizzate.
L’importanza della rappresentazione per i bambini: perché è giusto che sullo schermo si vedano standard diversi per identificarsi positivamente
Rappresentazione: differenziare lo standard
Il tema della rappresentazione e dell’identificazione, fondamentale oggigiorno, fa subito venire in mente la necessità di portare sullo schermo bambini, uomini e donne con la pelle diversa. Ma non si tratta solo di questo. Certo, il primo passo è differenziare lo standard, proponendo finalmente carnagioni di tutti i tipi in un ecosistema televisivo prettamente bianco.
Ma pensiamo anche a un bambino o una bambina con capelli molto ricci: sicuri che siano rappresentati bene? Se si cresce con l’idea che i capelli lisci siano più belli e comodi, un motivo c’è: i nostri prodotti televisivi e cinematografici ci hanno abituati a quelli.
Lo stesso discorso vale per le curve: i ragazzini e le ragazzine (ma anche noi adulti!) un po’ più in carne si sentono brutti, non si accettano. E il motivo, di nuovo, è da ricercare ANCHE nella rappresentazione.
Nicola Coghlan, Claire in Derry Girls e Penelope in Bridgerton, è diventata un'icona
Idem per quanto riguarda i tratti e la pelle: i bambini orientali hanno pochissimi riferimenti identitaria sullo schermo, e lo stesso vale per le persone nere, per gli individui latini, per chi ha origini mediorientali…
Prendiamo gli stessi ragazzini e le stesse ragazzine: se vedessero sullo schermo un attore con capelli ricci come i loro, o corpi finalmente normali e comuni, o la pelle nera e gli occhi a mandorla finalmente normalizzati e valorizzati, non sentirebbero di non essere diversi? Non avrebbero un modello su cui costruire la loro autostima?
Gli studi sulla rappresentazione
Sono moltissimi gli studi che lo stanno dimostrando: avere modelli identitari positivi a cui guardare (e per modello si intende una rappresentazione simile a se stessi) è incredibilmente benefico per i bambini, soprattutto se questi modelli si allontanano dai classici stereotipi.
Questa ricerca parla ad esempio di come la rappresentazione stereotipata di certi gruppi etnici influisca negativamente sulle persone appartenenti a questi gruppi. Quest’altra studia come l’identificazione con i personaggi della propria etnia abbia risvolti “protettivi”.
Harry Potter and the Cursed Child: l'attrice che interpreta Hermione è nera. J.K. Rowling ha dichiarato che l'unica sua caratteristica erano i capelli crespi
Come capire l'importanza della rappresentazione per i bambini
Sembrano frivolezze, ma non lo sono. E per capirlo, come sempre bisogna mettersi nei panni degli altri, comprendendo il privilegio che una persona bianca e occidentale vive inconsapevolmente perché circondata da rappresentazioni che effettivamente la ricalcano.
Never Have I Ever, serie tv per teenager su Netflix in cui i personaggi indiano-americani sono finalmente liberi dagli stereotipi
Riducendo la questione all'osso per renderla più comprensibile, proviamo un esercizio su noi stessi: qual è il tratto che di noi non ci piace perché "diverso"? Io, ad esempio, non amo i miei capelli ricci e crespi. Cos'avete provato nel momento in cui sullo schermo avete visto qualcuno con quella caratteristica, stavolta valorizzata? Un'attrice con i vostri stessi capelli, un corpo come il vostro rappresentato come bello, una linea di cosmetici dedicata alla vostra pelle, un influencer su Instagram con quel difetto che a voi fa schifo e che lui riesce a mettere in luce come positivo... La prima reazione, probabilmente, è un "finalmente!". La seconda è una sorta di imitazione positiva: proverete a replicare quel look, quella postura, quel portamento... E non è positiva, questa "imitazione", se porta all'accettazione di sé?
La situazione in Italia e nel mondo
In Italia siamo ancora lontani da tutto questo, ma i paesi anglosassoni per fortuna stanno capendo l’importanza della rappresentazione. Ricordate il bambino afroamericano che nello studio ovale chiese a Barack Obama se i suoi capelli fossero come i suoi?
Barack Obama nello studio ovale permette a un bambino di toccargli la testa dopo che questo gli ha chiesto se i suoi capelli fossero proprio come i suoi
E lo scalpore positivo suscitato da Black Panther, un supereroe finalmente nero in un film Marvel con un cast quasi completamente nero? Target, addirittura, ha incluso bambini in sedia a rotelle nelle loro pubblicità, dando la possibilità ai disabili di riconoscersi e sentirsi finalmente considerati. Barbie, invece, sta andando sempre più verso una gamma di bambole di tutti i tipi. DAVVERO di tutti i tipi (ci sono le Barbie curvy, quelle in sedia a rotelle, quelle senza genere, quelle alte, basse, magre, ricce, lisce…).
Non sminuiamo con un “basta con tutto questo politicamente corretto”. Le nuove rappresentazioni non minacciano la nostra, ma la arricchiscono. Diamo finalmente spazio anche agli altri, che dite?
Genitori: ecco come risolvere l’ansia da DAD
Mercoledì, 10 Febbraio 2021 09:51Zone gialle, e poi rosse, e poi lockdown, e poi si torna a scuola: la realtà è ormai questa e probabilmente — guardiamoci in faccia — il walzer scuola-DAD durerà ancora per un po’. Ma essere ormai abituati non significa non soffrire e non provare ansia. Anzi.
La didattica a distanza di questi mesi (è passato un anno esatto dall’inizio della pandemia) ha stravolto orari, abitudini e certezze e, nonostante la consapevolezza che il distanziamento sociale sia la regola numero uno per proteggere se stessi e gli altri evitando la diffusione del virus, non sono solo i bambini e i ragazzi a subirne le conseguenze. Senza vergogna, possiamo dire che anche noi genitori la stiamo soffrendo molto. È normale, ma è giusto prendere in mano la situazione, riconoscere che è un problema, che siamo umani, e provare ad affrontare e risolvere questa ansia da DAD.
DAD e ansia
Appurato che la didattica a distanza sia necessaria (e anche la maggior parte dei genitori di questo studio hanno supportato la decisione di chiudere le scuole), ma appurato allo stesso tempo che a lungo andare sia deleteria e stressante per i bambini e i ragazzi, possiamo concentrarci su noi genitori: anche le mamme e i papà stanno soffrendo questa situazione, e nello stesso studio (intitolato “COVID-19 and Remote Learning: Experiences of Parents with Children during the Pandemic”) i genitori parlano proprio del peso della nuova responsabilità sulle loro spalle, che è enorme.
Lo stress colpisce infatti in maniera ambivalente. Prima di tutto perché il pensiero va ai figli, alla loro educazione, ai loro problemi e alle loro emozioni. E in secondo luogo perché la scuola da casa ci ha costretto, chi più chi meno, a stravolgere anche le nostre, di abitudini, lavorando da casa con un occhio sempre al computer dei ragazzi, con la baby sitter accanto a noi perché altrimenti come vai in riunione, con il nuovo ruolo di insegnanti-oltre-all-insegnante…
Non solo: a creare stress sono le nuove responsabilità tra lavoro, casa e scuola, le difficoltà tecniche che ogni giorno sembrano coinvolgere la DAD e le piattaforme utilizzate, il ridotto dialogo con gli insegnanti… Insomma, tutto si somma e l’ansia esplode.
Come riconoscere lo stress e l’ansia
L’ansia da didattica a distanza probabilmente non è molto diversa da quella “normale” e i sintomi sono vari, ma comuni. Si va dall’insonnia all’irrequietezza, dalla paura generalizzata ai sintomi fisici come le palpitazioni, il prurito e il dolore cervicale… Ognuno la somatizza e la esprime a suo modo, a volte nemmeno rendendosene conto.
Gli ultimi tempi, in particolare, hanno fatto esplodere l’ansia anche nelle persone che mai ne avevano sofferto (e che quindi non sanno riconoscerne i sintomi), incrementandola in chi, invece, già era ansioso.
Come tenere sotto controllo l’ansia
Innanzitutto, è fondamentale riconoscere di essere stressati. Lo stress e l’ansia sono come un bollitore per il tè: si accumulano, si scaldano e ad un certo punto il fischio esplode. Se, tuttavia, guardiamo in faccia il nostro essere stressati e sopraffatti, possiamo in qualche modo attenuare la situazione e “spalmarla”, senza arrivare allo scoppio.
Dopodiché, cerchiamo — per quanto possibile in una situazione eccezionale e terribile come quella della pandemia — di prendere delle abitudini anti-stress. E la prima abitudine da prender, è prendere delle abitudini. No, non è un gioco di parole: la routine quotidiana è sempre fondamentale, ma lo è soprattutto quando i ragazzi sono a casa da scuola. Cechiamo di trovare un equilibrio e degli orari predefiniti lungo tutta la giornata. Creare delle abitudini e dei punti fermi è il primo passo contro l’ansia, sia per i bambini, sia per gli adulti.
Terza regola è concedersi delle pause. Esattamente come i bambini hanno bisogno dell’intervallo, anche noi genitori lo necessitiamo, solo che ce ne dimentichiamo. Questa pausa deve essere quotidiana e generica. Significa che ogni giorno dobbiamo ricordarci di prenderci delle piccole pause lungo la giornata (spesso lavorando da casa ce lo si dimentica!) e che ogni tanto dobbiamo concedercene di più lunghe, magari dandoci il cambio con il partner o la partner, in modo da rilassarci, rimettere in ordine i pensieri e ricaricarci.
Cerca, poi, di mantenere il contatto e il dialogo con gli insegnanti. La DAD sta mettendo a dura prova anche loro e spesso si perdono occasioni per confrontarsi. Cerca di tenere comunque questo contatto, parlando dell’educazione di tuo figlio, di ciò che risulta per lui difficile, di cosa si può migliorare e di cosa sta invece andando bene. Farà bene a te e farà bene a loro.
E, come sempre, non avere paura di chiedere aiuto: che sia professionale (uno psicologo specializzato) o informale (come l’aiuto di parenti e amici), non vergognarti di chiederlo quando sei sopraffatto o sopraffatta!
I nomi per bambini e bambine vintage più diffusi nel Novecento
Martedì, 09 Febbraio 2021 09:18Ormai possiamo definirli “antichi”, se non “tradizionali”, perché in un mondo in cui hanno fatto capolino nomi come Chanel, Oceano e Daenerys (oltre ai più comuni Martina, Viola, Adele, Mattia o Filippo, tra i nomi più diffusi negli ultimi anni), questi nomi novecenteschi vi sembreranno semplici, passati e vintage.
Ecco dunque una carrellata di nomi vintage (con il loro significato), per capire come andava l’Italia nel secolo scorso e per prendere un po’ di ispirazione.
I nomi per bambini e bambine vintage più diffusi nel Novecento: ecco i nomi che andavano per la maggiore in Italia durante il secolo scorso
Umberto ed Emanuele
Ai bambini spesso, per omaggiare i regnanti, si dava il nome del re in carica. Il secolo scorso, quindi, ha visto la nascita di un sacco di Umberto ed Emanuele, nomi che tuttavia stanno tornando di moda e che paiono intramontabili. Umberto deriva da “Unno” e significa “splendido gigante”, mentre Emanuele è ebraico e vuol dire “Yahweh è con noi”.
Valter o Walter
Questo nome ha un sapore germanico, austero, e significa “comandante dell’esercito”. Deriva, guarda caso, dal tedesco.
Doriano e Doriana
Proprio come ricorda il suono di questo nome, significa, sia al maschile sia al femminile, “dono”, ed era molto di moda negli anni Cinquanta. Simili per suono e significato sono Donato, Donata e Donatella.
Nella e Nello
Anche questi in voga fino agli anni Cinquanta, derivano da “Petronilla”, e quindi da “Nilla”, e il loro significato è “pietruzza”.
Elvira
Un nome dolce e antico, diffuso all’inizio del Novecento, che ha un’origine ebraica (deriva da “Elbirah”). La traduzione è “Tempio di Dio”.
Ines
In italiano sarebbe “Agnese”: Ines è la forma spagnola di un nome diffusissimo anche da noi a inizio secolo e significa “casta e pura”.
Livia e Aurelia
In certe zone d’Italia (soprattutto a Roma) sono nomi che sopravvivono sempre, ma in particolare erano diffusissimi nel Novecento: parliamo dei nomi da donna derivanti dalla cultura classica e romana, proprio come Livia e Aurelia.
Grazia
Grazia rientra in quella categoria di nomi detti “augurali”, in cui possiamo trovare anche “Letizia”, “Amabile”, “Amata”, “Benedetto”…
Andrea
Si tratta del nome più diffuso tra i bambini proprio sul finire del secolo, ovvero nel 1999. Ed è proprio nello stesso periodo che comincia ad essere utilizzato, alla maniera anglosassone, anche per le bambine.
Gianmarco
Insieme a tutti gli altri nomi composti con Gian- e Pier-, Gianmarco è tra i nomi più diffusi tra il 1950 e il 1994. Le possibilità sono moltissime: Pierangelo, Gianfranco, Pierfranco, Gianmaria, Gianluca, Gianpietro, Pierluca…
Danilo e Danila
Oggi sono diffusi Daniel, Daniele e Daniela, ma il Novecento ha visto moltissimi bambini con questi nomi: armaici, significano “Dio ha così giudicato”.
Loretta
Deriva da “Laura”, ma è più dolce: il suo significato è legato alla pianta da cui prende il nome, il “laurus”, o alloro, e Loretta, come Laura, vuol dire quindi “colei che porta l’alloro, cinta d’alloro”, come la corona dei poeti e dei generali. Andò molto di moda dal 1950 in poi.
Omar
Insieme ad altri nomi di ispirazione straniera come Daniel, Denis, Cristian o Manuel, Omar (che deriva dall’arabo) compare tra i nomi più diffusi a partire dal 1994. Anche questo è un nome augurale, dato che significa “vivere a lungo”.
I trucchi per bere davvero due litri di acqua al giorno
Lunedì, 08 Febbraio 2021 10:35La medicina lo raccomanda: un corpo adulto in salute ha bisogno di bere almeno due litri di acqua al giorno (anche secondo le raccomandazioni del Ministero della Salute). Ma non possiamo mentire: farlo è davvero difficile e spesso ci si dimentica di bere.
Come fare quindi per evitare di avere sempre il pensiero fisso? Ecco qualche trucco, dopo quelli per aiutare i bambini a bere di più, per rendere il “bere” più piacevole e qualche abitudine assolutamente leggera per assicurare il giusto apporto di liquidi al nostro corpo durante la giornata.
Perché è importante bere
L’acqua è il principale elemento del corpo umano. Negli adulti rappresenta tra il 50% e il 60% del peso corporeo (dato che varia in base al sesso) e nei neonati addirittura il 75%. Si capisce quindi che per mantenere il corpo idratato e in salute è necessario mantenere questi livelli di liquidi (dal momento che durante la giornata entrano ed escono attraverso la sudorazione, l’urina e le feci).
Perdere troppi liquidi, infatti, porta a un deterioramento delle funzioni fisiche e cognitive del corpo umano.
Quanta acqua al giorno bere
Le raccomandazioni variano in base alla situazione di ogni persona, ma tendenzialmente si parla di due litri di acqua al giorno, da calibrare in base allo stile di vita, all’ambiente e allo stato di salute. Se, ad esempio, ci troviamo in estate e facciamo sport, dovremo bere molto di più.
Traducendo in bicchieri, se consideriamo 200 ml a bicchiere (una media tra i bicchieri più comuni), ogni giorno dobbiamo bere dieci bicchieri belli pieni di acqua.
I trucchi per bere
Spesso la sete non basta per soddisfare il fabbisogno giornaliero di acqua e ci ritroviamo a non coprire i due litri al giorno raccomandati. Ecco quindi i trucchi per bere di più:
- Portare sempre con sé una borraccia, a scuola, in ufficio o nel tempo libero. Avere con noi acqua sarà stimolante.
- Bere tisane e tè caldi (non zuccherati) in modo da ingolosire le papille gustative.
- Per lo stesso motivo, bere infusi freddi non zuccherati in inverno può essere una spinta in più.
- Usare le app: ne esistono di simpaticissime (ma molto utili!) per ricevere notifiche su quando è bene bere durante la giornata, coprendo così il fabbisogno.
- Bere appena svegli: un bel bicchierone di acqua dopo la notte aiuta a ristabilire i liquidi persi durante le ore di sonno e può diventare un’abitudine molto utile se durante il giorno beviamo poco.
- Mangiare cibi ricchi di acqua: la frutta e la verdura prima di tutto (come i cetrioli, l’anguria, le arance, le zucchine…), ma anche le minestre e le zuppe.
- Via libera a centrifughe ed estratti.
Tutto ciò che c’è da sapere sul diaframma contraccettivo
Venerdì, 05 Febbraio 2021 09:46È stato tra i primi anticoncezionali femminili in circolazione, ancor prima della pillola, e le nostre nonne e mamme, probabilmente, se lo ricordano. Fino agli anni Novanta, anzi, era ancora diffuso: ricordate quando Carrie dichiara senza imbarazzo di “averlo incastrato” (pericolo molto remoto!) o quando Monica di Friends chiede a Richard se lo ha lasciato a casa sua? Il diaframma era un metodo normalissimo di contraccezione. Perché, quindi, non ne parla più nessuno?
In realtà oggigiorno ne esistono di comodissimi: ecco dunque tutto ciò che c’è da sapere sul diaframma, il metodo contraccettivo per chi non vuole o non può affidarsi alle terapie ormonali.
Cos’è il diaframma
Il diaframma contraccettivo è una sorta di disco o membrana sagomata che la donna può utilizzare come metodo anticoncezionale di barriera. È molto morbido e manipolabile, lo si infila nella vagina e va a posizionarsi proprio sotto la cervice, avvolgendola, e agganciandosi all’osso pubico (non scivola fuori, quindi, proprio come un disco mestruale).
Indossando il diaframma contraccettivo, quindi, si crea una sorta di barriera che impedisce agli spermatozoi di fare il loro ingresso nell’utero. Da affiancare alla barriera, tuttavia, vi è anche la crema spermicida, una pomata da spalmare sul bordo e all’interno del diaframma che, agendo sul pH dello sperma, lo immobilizza o lo uccide, impedendo di nuovo la risalita.
La misura del diaframma
Fino a poco tempo fa era necessario farsi indicare (ma non prescrivere) il diaframma dal ginecologo o dalla ginecologa, che prendevano la misura del canale vaginale identificando il diaframma più adatto in base alle diverse circonferenze. Oggigiorno, tuttavia, esistono diaframmi preformati adatti a tutti i corpi (suppergiù), senza bisogno di prescrizione medica.
Quando indossare il diaframma e quando rimuoverlo
Il diaframma va indossato, spalmandolo di crema spermicida e infilandolo nella vagina aiutandosi con le dita, non prima di due ore dal rapporto sessuale. Dopodiché, va lasciato inserito per almeno sei ore (ma non più di ventiquattro). Questa finestra temporale è molto importante per far sì che il diaframma funzioni come metodo contraccettivo, facendo sì che il gel spermicida agisca al meglio. Dopodiché, lo si sfila "sganciandolo" dall'osso pubblico e sfilandolo fuori.
I pro e i contro del diaframma contraccettivo
I pro? Non è ormonale, e quindi può essere utilizzato potenzialmente da tutte le persone che non possono ricorrere a metodi ormonali (per sovrappeso, problemi di salute o altri motivi). E può anche essere utilizzato per il sesso durante le mestruazioni come un disco mestruale per avere rapporti (anche penetrativi) senza sporcare.
I contro? Bisogna avere una certa dimestichezza con il proprio corpo (e a chi utilizza una coppetta mestruale o un disco mestruale probabilmente risulta un’operazione più semplice), “pianificare” i rapporti (anche se, una volta imparato, è questione di un minuto, un po’ come con il preservativo) e avere un partner stabile e fidato, poiché naturalmente questa barriera non protegge dalle malattie sessualmente trasmissibili!
La percentuale di successo
La percentuale di successo naturalmente dipende (come nel caso dei preservativi o della pillola) dalla modalità di utilizzo: se lo si usa correttamente, si parla dell’84-94% (dati SIC, Società Italiana della Contraccezione). Ma questo punteggio, chiaramente, si abbassa quando non si seguono esattamente tutte le regole. Il successo, quindi, dipenderà anche dalla dimestichezza con la quale si utilizzano diaframma e gel e aumenterà con il passare dei mesi, utilizzandolo ad ogni rapporto.
Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.
Come organizzare la dispensa in maniera super cool (e antispreco)
Giovedì, 04 Febbraio 2021 14:40Tenere la dispensa e il frigorifero ordinati non ha una valenza solo estetica (e calmante: l'ordine tende ad avere questo effetto!): tenere i cibi secondo una disposizione elegante e aggraziata e conservarli nei giusti contenitori è una scelta anti-spreco, e quindi ecologica, perché permette di conservare più a lungo gli ingredienti, di averli meglio sott'occhio (consumando prima quelli in scadenza) e di evitare così di buttare via i cibi andati a male.
Come fare, quindi, per sistemare al meglio gli armadietti, gli scaffali e gli scomparti? Ecco qualche idea. Le parole d'ordine sono "vetro", "etichette", "istruzioni del frigorifero" e "cestini".
Come organizzare la dispensa in maniera super cool (e antispreco): i modi per sistemare al meglio gli armadietti per non buttare via niente
I barattoli di vetro
Utilizzare i barattioli di vetro è la svolta: prima di tutto resta tutto più ordinato ed elegante, e in secondo luogo ci restano davanti agli occhi tutti i cibi che abbiamo a disposizione. La regola è quella di utilizzare dei barattoli di vetro di recupero (da marmellate, sughi, legumi...) e trasferire tutto lì dopo avere acquistato gli ingredienti. In questo modo sarà possibile anche fare una spesa più sfusa.
Le etichette
Soprattutto quando si tratta di riso e spezie (ma lo possiamo fare con tutto il resto), affidiamoci alle etichette. E sì, queste "antiche" sono le più belle: potete realizzarle con una semplice macchinetta.
Le istruzioni del frigorifero
È vero, tendenzialmente le istruzioni del frigorifero le si leggono quando lo si installa, per poi dimenticarle per sempre. In realtà sono molto utili per non sprecare cibo, perché sul manuale è sempre indicata la zona migliore in cui conservare le verdure, i latticini, i liquidi, in base al modello di frigo.
Le scatole di biscotti
Spesso i biscotti, una volta aperti, perdono la loro croccantezza a causa dell'errata chiusura dei sacchetti. Inoltre, gli stessi sacchetti sono davvero scomodi e poco pratici. Acquistate quindi una scatola di biscotti come quelle dell'Ikea (in latta) e non buttatela una volta terminati i biscotti: servirà per conservare quelli che aprirete in seguito. E occuperà meno spazio nell'armadietto.
I cestini impilabili
Per quanto riguarda la frutta, acquistate dei cestini impilabili: quando sarà poca, potranno restare impilati (occupando meno spazio), mentre quando serviranno potrete sfilarli da sotto. L'importante è che siano traspiranti, in modo che la frutta non marcisca.
Olio di CBD per Alzheimer, amnesia, schizofrenia e fibromialgia: può aiutare
Giovedì, 04 Febbraio 2021 14:22Ormai, tutti sono sempre più interessati ad alternative naturali per accompagnare i farmaci tradizionali e per mitigare gli effetti di moltissime malattie. Questo, senza dover riempire il proprio corpo di sostanze chimiche artificiali.
Oggi, anche se non è considerato una cura vera e propria, sembrerebbe che il CBD offra un aiuto reale a chi, mentre si cura, desidera ridurre le conseguenze negative di malattie, anche serie. Ciò ha provocato un accrescimento della quantità di ricerche condotte sul CBD e sui suoi presumibili vantaggi per la salute. È universalmente accettato che il CBD sia positivo per il sistema immunitario. Tuttavia, c'è ancora molta titubanza quando si tratta di condizioni più serie.
CBD ed Alzheimer
Il CBD è conosciuto ed apprezzato, anche dalla comunità scientifica e accademica, per le sue proprietà antinfiammatorie e antiossidanti, per via dei suoi benefici indubitabili. Questi sono stati corroborati da numerosi studi, come quello realizzato da Nagarkatti per il Journal of Future Medicinal Chemistry.
Però, altri studi sono stati capaci di dimostrare che il CBD, somministrato a roditori affetti da Alzheimer, è in grado di frenare il declino della memoria e delle funzioni cognitive. Inoltre, si è rivelato utile come trattamento contro l'ansia e lo stress, due condizioni comunemente osservate nei malati di Alzheimer. Sebbene ciò non abbia un impatto diretto sul modo in cui la malattia chiamata Alzheimer evolve nel tempo, il venir meno di questi sintomi può rendere la vita un po' più facile per una persona che ne è affetta.
Amnesia e CBD: esiste una relazione?
Può il CBD essere utile in caso di amnesia?
Parrebbe di sì. Le perdite di memoria possono avere molti moventi, ma quasi sempre sono legate ad un rilascio di ossigeno, che può causare un rilascio di O2 e, di conseguenza, dei connessi sintomi di deterioramento a livello cerebrale. Poiché il CBD è un antiossidante capace di far indietreggiare i problemi da mancanza di ossigeno, le mansioni cerebrali condizionate sfavorevolmente possono migliorare. Inoltre, è di giovamento ed efficace nel prevenire la amnesia, se questa è una conseguenza dello stress ossidativo come sintomatologia da infermità distinte.
Olio di CBD e fibromialgia
Sai che l'olio di CBD può aiutare con la fibromialgia? Purtroppo è una bella gatta da pelare perché i sintomi più diffusi sono emicrania, disordini del sonno, cistite interstiziale, depressione e ansia, assopimento inguaribile e sofferenza incredibile, riconducibile alla colonna vertebrale e all'apparato articolatorio delle zone periferiche. Anche se non è una terapia, e va assunto sotto stretto controllo di uno specialista di medicina, il CBD aiuta a gestire i disagi associati alla malattia. Per esempio, la percezione di fitte e spasmi di dolore, i turbamenti nel dormire, l'affaticamento, il nervosismo e l'apprensione.
CBD per la schizofrenia: aiuta o no?
Un peggioramento nella sintomatologia psicotica potrebbe avere luogo in soggetti affetti da un quadro patologico schizofrenico quando si assume la cannabis, ma nonostante ciò è anche comprovato che il CBD abbia il potenziale sufficiente per poter rendere più sopportabili i sintomi peggiori.
Alcuni esperimenti, come quelli condotti da Osborne e Co. (2017) hanno acceso i riflettori sulla abilità appena citata del CBD oltre a far emergere il potenziale negli annessi stati cognitivamente significanti. Eppure in seguito non è stato sfortunatamente possibile rilevare alcun esito positivo nel tentativo di tenere sotto controllo i sintomi della patologia (tra cui le allucinazioni auditive e visive), che è nota con l'appellativo di schizofrenia.
Tuttavia, un team di luminari composto dal dottor McGuire e dai suoi compagni della prestigiosa Royal University di Londra, smentendo tale congettura ha stabilito che sia gli esperimenti realizzati e condotti sull'essere umano, ma anche su altri mammiferi, hanno riportato che il CBD gode di doti antipsicotiche.
Per poter portare a termine lo screening ,lo studio è proceduto così: divisione dei pazienti schizofrenici in due gruppi distinti, uno trattato con CBD e uno con un farmaco inerte (placebo), sempre in complemento (quindi senza dover rinunciare) a antipsicotici di uso corrente e previamente assunti. Sono stati poi sottoposti ad esami, adoperando dissimili scale di valore. Unendo i dati pre e post trattamento, in 42 giorni il gruppo a cui era stato somministrato CBD presentava una livello inferiore di sintomi, a differenza di quello che solo aveva assunto un placebo.
Insomma, non esiste una opinione ed una risposta univoca.
CBD e malattie, la conclusione
Riassumendo, il CBD si è rivelato un valido aiuto nel gestire e controllare i sintomi di molte malattie serie, pur non essendo un farmaco valido per curarle.
Si tratta di un composto non psicoattivo legale nella gran parte dei paesi, e che ha dimostrato di poter agire come antischizofrenico e anti-ansia. Nonostante questo, non si tratta di un medicamento!
Prima di assumerlo, chiedi consiglio al tuo medico curante. Inoltre, il CBD è un calmante, e può ridurre la consapevolezza o l'attenzione.
I libri per bambini sulla disabilità
Mercoledì, 03 Febbraio 2021 13:09I libri per bambini non sono utili solo perché trasmettono ai bambini il piacere della lettura (passatempo che potranno mantenere una volta cresciuti), ma anche e soprattutto perché mostrano le differenze, le vite, i mondi... Sono quindi fondamentali per sviluppare empatia (la capacità di mettersi nei panni dell'altro) e ci vengono in aiuto quando vogliamo parlare di argomenti delicati ma importanti. Come ad esempio la disabilità.
Ecco dunque una selezione dei migliori libri per bambini sulla disabilità, per imparare l'inclusione, il linguaggio da utilizzare e la normalità dell'essere tutti diversi.
I libri per bambini sulla disabilità: le migliori letture da proporre ai bambini e ai ragazzi per parlare di disabilità e inclusione
La cosa più importante
Prima arriva il coniglio, secondo cui la cosa più importante è avere orecchie lunghe per sentire. Poi arrivano tutti gli altri animali, che impongono la loro "cosa più importante". Ma ce n'è davvero una che supera le altre? Beh, ognuno ha la propria particolarità che lo rende unico, e le differenze sono la cosa più importante! A partire dai due anni.
Martino Piccolo Lupo
A partire dai 3 anni è consigliato "Martino Piccolo Lupo", libro che racconta la storia del piccolo lupacchiotto tacciato di non essere un vero lupo.
I cinque Malfatti
Per i bambini dai cinque anni ecco un libro illustrato che parla di cinque strambi personaggi (uno tutto bucato; uno piegato in due; uno tutto molle; uno capovolto; e uno sbagliato dalla testa ai piedi) che un giorno si trovano ad avere a che fare con il Perfetto. Con ironia si parla delle qualità che ognuno ha! Lo trovate qui.
Vi stupiremo con effetti speciali
Sempre per i bambini dai cinque anni "Vi stupiremo con effetti speciali", un libro che parla di disabilità attraverso storie e illustrazioni speciali. Lo ha pensato Luca Trapanese, il papà single di Alba, presidente di una Onlus dedicata alla disabilità infantile e all'inclusione.
Il mondo è anche di Tobias
Questo libro è davvero bello e commuovente, e parla di autismo ai bambini a partire dai 6 anni, seguendo la magica storia di Tobias e della sua mamma.
Cento passi per volare
Un romanzo per i ragazzi che cominciano a leggere storie più corpose e che si interessano delle vite diverse dalla propria: "Cento passi per volare" racconta la storia di Lucio, che ha quattordici anni e che da piccolo ha perso la vista. La sua vita è avvolta dal buio, ma la montagna è la sua passione. Sulle Dolomiti incontrerà Chiara e, durante una passeggiata sul Picco del Diavolo, incontreranno l'aquilotto Zefiro, rapito dai bracconieri. Lo potete acquistare qui.
Virginia Woolf, la bambina con il lupo dentro
Anche la depressione è una malattia e spesso, quando diventa invalidante, una disabilità. Conoscerla fin da piccoli è possibile, con le giuste parole. Come quelle di questo libro a partire dai 5 anni.
Come parlare del divorzio ai bambini
Mercoledì, 03 Febbraio 2021 10:24Un discorso delicato, intenso e pieno di sentimento, da cui non si può scappare: quando una coppia con figli si separa o divorzia, parlarne con i bambini (quando hanno già una certa età) è inevitabile. Come comunicare il divorzio ai propri figli, quindi?
Non c’è naturalmente un metodo uguale per tutti, o una modalità “giusta”; detto questo, ci sono piccole sfumature e piccoli metodi che possono davvero aiutare tanto i genitori nella comunicazione quanto i bambini nell’affrontare la situazione.
Come parlare del divorzio ai bambini: le parole e i metodi più efficaci per affrontare la separazione con i figli
Prima regola: usare parole semplici. Sembra scontato ma non lo è. La chiarezza deve essere sempre la chiave di lettura con cui proporre il discorso ai bambini. Spieghiamo quindi ai nostri figli cosa accadrà, perché si è arrivati a questo, ma soprattutto che, anche se cambierà l’amore tra i genitori, mai cambierà l’amore che mamma o papà hanno nei loro confronti. Essere una coppia, infatti, può cessare di esistere, ma non si può smettere di essere genitori.
Anche per questo motivo, per mostrare ai bambini che genitori lo si sarà sempre (e soprattutto che la genitorialità sarà sempre condivisa) il consiglio è quello di dare la notizia insieme, e non uno alla volta, sia per non dare pesi diversi alle due persone, sia per mostrare questa unione quando si tratta dei figli. Altro motivo per dirlo insieme è fare capire subito ai figli che la decisione è condivisa, e non presa da uno dei due. I bambini, altrimenti, si farebbero l’idea che mamma o papà potrebbero ancora cambiare idea. Ma se la decisione è bilaterale, i figli capirebbero in maniera più realistica la situazione.
“Non siamo più una coppia e purtroppo non c’è niente che tu possa fare, ma è giusto così!” è una frase che possiamo utilizzare proprio per fare capire che la responsabilità non è loro e che è giusto che non stia a loro risolvere i problemi di mamma e papà.
Non dilunghiamoci poi sulle spiegazioni troppo dettagliate: soprattutto all’inizio i bambini non ascolteranno altro, ma si concentreranno sulla macro notizia. Ciò che devono elaborare è già grosso di per sé e li ha già scombussolati parecchio. I dettagli, quindi, arriveranno dopo, anche e soprattutto quando saranno loro a fare domande. Domande che starà a noi stimolare e incoraggiare. A queste domande, quindi, rispondiamo con sincerità, sottolineando sempre che la colpa non è loro.
Una tendenza dei bambini, infatti, è quella di colpevolizzarsi, perché magari ci hanno fatto arrabbiare scatenando il circolo di eventi che hanno portato ai litigi. È importantissimo quindi continuare a rassicurare i bambini: loro non c’entrano, anzi!
Per quanto riguarda la quotidianità, è utile fin dai primi giorni chiarire che le abitudini cambieranno, così come i momenti che si passeranno con l’uno o con l’altro genitore. Esponiamo bene ai bambini cosa accadrà, con le case che diventeranno due, i giorni di scuola che saranno affidati alla mamma o al papà e i weekend viceversa. E per far sì che la transizione non sia troppo dura e repentina, cerchiamo di coinvolgerli: il genitore che lascia la casa, ad esempio, può cercare casa insieme al bambino (se è già abbastanza grande) oppure chiedergli cosa gli piacerebbe ci fosse nella nuova casa.
Un oggetto di transizione è poi molto consigliato: che sia un peluche al quale il bambino è particolarmente legato, o il libro che apprezza di più gli venga letto la sera, oppure il tappeto della camera che tanto ama, possiamo portarlo nella nuova casa.
Infine, cerchiamo comunque di non stravolgere le abitudini: anche spostandosi da una casa all’altra, proviamo a mantenere dei punti e degli orari fermi, come l’ora della nanna, il momento dei giochi, la passeggiata… Sono baluardi in una situazione di incertezza e fanno benissimo ai bambini.
Infine, esistono libri davvero belli e utili che possono venirci incontro: ecco le letture per parlare ai bambini del divorzio.