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Ormai i bambini provano ansia quando sono senza telefono o tablet

Ormai i bambini provano ansia quando sono senza telefono o tablet

Quasi un bambino su sei si sente nervoso o ansioso se privato del proprio smartphone o tablet. È uno dei dati contenuti nel nuovo rapporto “Come va la vita dei bambini nell’età digitale”, presentato a maggio 2025 dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. L’indagine fotografa una generazione immersa nella tecnologia, ma spesso priva di strumenti critici e protezione. Il digitale non è neutro: può offrire occasioni di crescita, ma anche generare disagi psicologici, esposizione a contenuti falsi e rischi alla privacy.

Un disagio reale: il 17% soffre senza schermi

Secondo il rapporto Ocse, il 17% delle bambine e dei bambini dichiara di “sentirsi nervoso o ansioso” quando viene privato delle proprie apparecchiature digitali. Il dato riguarda strumenti come smartphone, tablet e altri schermi. Questo disagio non è legato solo al tempo libero: per molti giovanissimi, il digitale è diventato un'estensione della propria socialità, ma anche della propria identità. E quando viene a mancare, emerge un vuoto difficile da colmare.

Il dato segnala la necessità di un’educazione più profonda all’uso degli strumenti digitali, sin dalla prima infanzia, non solo per gestire i tempi di utilizzo ma per comprendere l’impatto emotivo e comportamentale legato all’uso della tecnologia.

Privacy sotto controllo? Solo a metà

La capacità di gestire i propri dati online è un’altra area analizzata nel rapporto. Secondo l’Ocse, il 51% degli studenti e delle studentesse di 15 anni nei Paesi membri è in grado di modificare facilmente i parametri digitali sulla protezione della privacy. Questo significa che una parte significativa della popolazione giovanile ha acquisito competenze tecniche di base, ma il restante 49% resta scoperto o in difficoltà, esponendosi a rischi legati alla raccolta di dati, alla profilazione e alla condivisione inconsapevole di informazioni personali.

Il rapporto evidenzia la necessità di programmi di educazione digitale più inclusivi e accessibili, che garantiscano a tutte le bambine e a tutti i bambini le stesse possibilità di protezione e conoscenza.

Fake news: oltre un quarto degli adolescenti le condivide

Il rapporto fotografa anche il comportamento online degli adolescenti. Il 27,6% delle ragazze e dei ragazzi di 15 annidichiara di condividere fake news sui social media. Un dato preoccupante, che indica quanto sia diffusa la circolazione di contenuti falsi o fuorvianti tra i più giovani. Le piattaforme social restano uno dei principali canali di informazione per questa fascia d’età, ma senza un adeguato spirito critico e senza strumenti di verifica, si trasformano facilmente in canali di disinformazione.

Il rischio è duplice: da un lato, la diffusione inconsapevole di contenuti falsi; dall’altro, la costruzione di una visione distorta della realtà, che può influire sulle opinioni, sul clima sociale e sulle relazioni.

Il segretario generale dell’Ocse, Mathias Cormann, sottolinea che i rischi online e offline spesso si rafforzano reciprocamente e che è quindi “cruciale che tutte le parti coinvolte lavorino per proteggere e sostenere i bambini nel mondo digitale”.

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