Come rendere piacevole l’ora della nanna
Venerdì, 30 Marzo 2018 12:41Faticano a separarsi, piangono, non riescono a dormire, fanno incubi: sono moltissimi i bambini che passano, prima o poi, la fase del dramma dell’andare a dormire. Non ce la fanno proprio a viverla serenamente, e nella maggior parte dei casi il co-sleeping fa miracoli. Tuttavia il co-sleeping potrebbe non bastare, perché anche quando sono nel lettone i bimbi sembrano soffrire il momento. Perché addormentarsi è comunque sentito come una qualche forma di separazione (dal mondo, da mamma e papà) e per questo l’inquietudine non passa.
Co-sleeping o cameretta da soli, insomma, dobbiamo cercare certi gesti che rendano più piacevole, normale e rassicurante il momento dell’andare a dormire, l’ora della nanna.
Come rendere piacevole l’ora della nanna: i gesti da compiere per trasformare l’incubo dell’andare a dormire in qualcosa di naturale, delicato, rassicurante e più semplice
Innanzitutto, sappiamo che le routine e i gesti abitudinari sono fondamentali per i bambini. Ecco perché cercare una routine familiare da ripetere ogni sera è il primo passo per rendere più semplice l’andare a letto. Lavarsi i denti, mettere il pigiama, leggere una storia insieme, fare le coccole, giocare con i pupazzi nel letto… Ognuno ha le sue abitudini; l’importante è mantenere l’ordine dei gesti e ripeterlo sempre. Avere dei punti fissi rassicura molto i bambini, che piano piano si rendono conto che anche se si addormenteranno poi si risveglieranno in casa, vicini (più o meno, a seconda della modalità con la quale dormiamo) ai genitori. Un consiglio: non creiamo solo noi genitori questa routine, ma scegliamola insieme ai bambini, lasciando che esprimano le loro preferenze, in modo che si sentano coinvolti.
Ciò che è importante, inoltre, è l’arrivare a questa routine rilassati, ogni sera. Cosa intendiamo? Intendiamo dire che sarebbe meglio cominciare questa routine almeno 30-45 minuti prima dell’effettiva entrata nel letto. La routine serve infatti anche a calmare i nervi, a rilassarsi e a rallentare in modo da non arrivare nel letto ancora agitati dalla giornata. Se concentriamo la routine in 5-10 minuti non avrà nessun senso, ma sarà, anzi, controproducente, perché il bambino, ormai nel letto, sentirà di avere ancora energia da scaricare e faticherà molto di più a prendere sonno.
Se proprio si sentono esagitati come non mai (capitano quei giorni!) non comportiamoci cercando di seguire la routine alla lettera, ma seguiamo comunque il loro bisogno e lasciamo che si sfoghino. E facciamolo insieme a loro! Una battaglia con i cuscini, una canzoncina, saltare sul letto… Magari, quella particolare sera, hanno proprio bisogno di quello per tranquillizzarsi, e non farlo significa farli sentire incatenati e quindi più nervosi!
Lasciare scegliere è un altro consiglio: all’interno della routine (che già abbiamo costruito insieme, genitori e bambini) possiamo lasciare che i bambini scelgano il pigiama da indossare, la coperta con la quale coprirsi, il libro da leggere, il peluche da stringere… Il concetto è lo stesso: li farà sentire più coinvolti e più responsabili delle proprie scelte, e questo piccolo dettaglio aumenterà l’autostima e l’indipendenza, elementi fondamentali dal punto di vista psicologico di un bambino.
Ricordiamo poi che avere orari è importante, ma è ancora più importante il buonsenso. Ecco perché è bene avere un orario di riferimento per andare a letto, ma questo orario non è granitico o irremovibile: se i bambini stanno svolgendo qualcosa, se sono concentrati o se stanno per finire un’attività, non interrompiamoli ma attendiamo un attimo. Lasciare le cose a metà potrebbe infatti avere un effetto negativo, rendendo il bambino nervoso e facendogli provare una sensazione di non finito che interferisce con il sonno e la tranquillità.
A volte, poi, basta pochissimo. Bastano quei gesti che più associamo con l’amore, la serenità e la tranquillità. Ad esempio? La meditazione, da provare insieme (respirando ad occhi chiusi allo stesso ritmo o sperimentando le posizioni più dolci dello yoga).
Ma soprattutto bastano le coccole: coccolare il proprio bambino gli fa sentire la vicinanza, lo rassicura, lo fa sentire parte di noi, e gli fa sentire che ci siamo. Non neghiamo, quindi, quando sentiamo che ne hanno bisogno, le coccole e il contatto: è un loro bisogno primario, non un “capriccio” o qualcosa che diventerà “un vizio”!
Giulia Mandrino
Aiutare un figlio dislessico, i primi passi
Venerdì, 30 Marzo 2018 08:12Rifiutare la realtà, accettare di buon grado, non capire fino in fondo cosa significhi, cercare informazioni a destra e a manca, non capacitarsi: ogni genitore e ogni famiglia reagiscono in modo differente alla diagnosi di dislessia del proprio figlio. Ma indipendentemente dal sentimento provato (che è sempre lecito e legittimo), la cosa da fare è una sola: attivarsi per aiutare il proprio figlio, che ha bisogno di sostegno in questo suo percorso.
Perché la dislessia non è una malattia, ma una condizione, un diverso modo di vedere le cose. La dislessia significa avere una mente che funziona in una maniera particolare, e trovare modi per facilitare i processi mentali è indispensabile.
Una diagnosi di dislessia è una fortuna, è una liberazione: pensate a quanti bambini (e adulti) non sanno di essere dislessici e per questo semplice motivo non trovano una loro dimensione, un loro modo di leggere, un loro modo di imparare, pensando solo di essere in qualche modo fallaci o sbagliati. No, non si è sbagliati, anzi!
Insomma: trovare questo modo personale, questa strategia è fondamentale, e noi genitori possiamo stare passo passo accanto ai nostri figli rendendo il processo molto meno pesante.
Aiutare un figlio dislessico, i primi passi: quali sono le strategie che possiamo attuare per stare accanto e sostenere i figli con diagnosi di dislessia
Innanzitutto, è bene parlarne, perché volenti o nolenti (non possiamo nasconderci dietro un dito) un bambino con dislessia prova sentimenti molto forti nei confronti di questa sua condizione. È bene, quindi, esprimere e lasciare che si esprima, in modo da acquisire consapevolezza, accettare la situazione e trasformarla in qualcosa di positivo e propositivo, per trovare insieme soluzioni e acquisire pian piano autonomia.
Parlarne significa coinvolgerlo, che è fondamentale per l’autostima. Ed essendo i bambini molto curiosi, avranno un milione di domande. Cerchiamo sempre di soddisfare ogni loro curiosità, rispondendo con sincerità e competenza (non trattandoli da bambini che non capiscono nulla ma come persone competenti, come lo è ogni essere umano): si sentiranno più partecipi, anche della vita familiare, e questo avrà effetti super positivi sulla sua psicologia.
Possiamo poi trovare insieme a loro una strategia di studio, ad hoc e personale. Come tutte le persone (mica solo quelle con dislessia!) ognuno di noi ha una sua modalità di studio che ritiene più semplice ed efficace. È consigliato quindi provare con certi metodi che certamente aiutano a imparare più efficacemente rispetto ad altri in caso di dislessia, come attraverso mappe concettuali (a partire dalle immagini per arrivare ai concetti scritti), oppure con disegni e immagini (anche divertenti e che li appassionino, come i personaggi dei libri o dei film preferiti declinati matematicamente, o grammaticamente…), o ancora utilizzando il computer per scrivere, un modo che semplifica davvero a moltissimi la vita.
Aiutarli, però, non significa fare sempre i compiti con loro (o per loro, addirittura!): lasciamo che sbaglino, che provino, e che ci considerino punto di riferimento al quale chiedere, ma senza invadere il loro spazio.
Anche la lettura, fin da subito, è fondamentale, nel senso che è giusto coinvolgere i bambini in questa attività. Non solo a livello scolastico, ma anche quando leggiamo insieme a casa per piacere e svago: coinvolgiamoli, non leggiamo solo noi, ma facciamolo insieme!
Un altro consiglio è quello di sbizzarrirsi con i giochi da tavolo: le carte, il monopoly, il memory e tutti i giochi in scatola sono molto visuali e procedono per immagini, struttura che permette al bambino di sviluppare logica e altre competenze fondamentali per lo studio, in maniera ludica e divertente.
Cerchiamo poi insieme a loro i punti di forza e le capacità personali: impegnarsi in attività in cui eccellono e che li rendono orgogliosi è davvero benefico!
Infine, qualche trucchetto prettamente scolastico e di studio: è utile utilizzare copertine uguali per i libri e i quaderni della stessa materia. È provato, poi, che le ricerche da esporre siano molto efficaci: i maestri possono assegnare ai bambini con DSA un argomento non ancora trattato in classe, da esporre poi con un cartellone (in questo modo i bambini possono imparare e raccontare ai compagni senza timore di essere giudicati, perché gli altri ancora non conoscono l’argomento!). Indispensabile, poi, è lasciare che i ragazzi scarabocchino, anche durante la spiegazione: i segni grafici aiutano moltissimo la concentrazione e l’immagazzinamento delle nozioni. Infine, meglio non sottolineare gli errori con la penna rossa, ma indicarli ai ragazzi e lasciare che loro li correggano: in questo modo non rimarrà loro in mente la parola (o il numero, o la nozione…) errata, ma quella corretta.
Giulia Mandrino
Genitori in azione, un evento imperdibile per i genitori
Giovedì, 29 Marzo 2018 15:41Viviamo in un’epoca che volenti o nolenti è totalmente differente da quella in cui siamo cresciuti noi. La tecnologia, la velocità, le novità… Tutto, alla fine, tocca i nostri figli, che non sono protetti da una bolla incantata ma che in questo mondo (pieno di pericoli ma anche di potenzialità) ci vivono appieno.
Spesso noi genitori non sappiamo come muoverci. O se anche abbiamo le idee molto chiare, dobbiamo fare i conti con una realtà ben precisa: gli strumenti che pensavamo di avere non bastano più per i nuovi problemi.
Per questo abbiamo deciso di partecipare ad un evento che si terrà il 5 e 6 maggio prossimi a Riccione: “Genitori in azione”. E ora vi spieghiamo perché ci sentiamo di consigliarlo vivamente a tutti.
Genitori in azione, un evento imperdibile per i genitori: a Riccione un weekend dedicato alla genitorialità, per acquisire nuovi strumenti indispensabili per l’educazione dei nostri figli
“Genitori in azione - crescere figli consapevoli delle proprie potenzialità” è un evento lungo un weekend che si terrà a Riccione, all’Hotel Corallo in via Gramsci 13, il 5 e 6 maggio 2018, organizzato da Younite. Abbiamo scelto con entusiasmo di diventare loro media partner perché riteniamo che questo evento sia assolutamente in linea con la nostra idea di genitorialità consapevole.
Durante il sabato e la domenica saranno moltissimi gli esperti educatori che si susseguiranno sul palco dell’evento. Tutti gli interventi verteranno su un tema a noi caro: quello dell’essere genitori oggi, in un’epoca nella quale gli strumenti che utilizzavano i nostri genitori con noi non sono più abbastanza, per quanto validissimi. Perché? Perché tutto è più veloce, i problemi e le situazioni borderline sono differenti rispetto ad una volta, e in questo senso è importante, da genitori, essere preparati concretamente con risorse valide ed efficaci, tenendo sempre presente il benessere dei nostri figli.
Ciò che dovremo prima di tutto fare è lavorare su noi stessi come genitori, prima di voler agire direttamente sui figli. Questo perché analizzarci a fondo e capire il tipo di genitore che vogliamo essere diventa la prima risorsa che potremo applicare sul nostro metodo educativo, aiutando così i nostri figli ad essere consapevoli delle proprie potenzialità. Una frase, quest’ultima, che non a caso ricorre nel sottotitolo dell’evento: noi di mammapretapoter ripetiamo sempre l’importanza della consapevolezza, nostra e dei nostri bambini!
Attraverso diversi panel, quindi, “Genitori in azione” ci darà i consigli di cui abbiamo bisogno in questa epoca strana ma assolutamente reale.
A parlare saranno otto tra i massimi esperti di relazione tra genitori e figli. Tutto il programma è presente a questa pagina, ma se volete un assaggio potete già segnarvi questi nomi: Nan Cooseman, che porterà un discorso sul linguaggio degli adolescenti quale strumento per comunicare meglio; Matteo Salvo, che illustrerà i migliori metodi per studiare e per sfruttare al meglio le proprie capacità a scuola; Stefano Denna, con il suo panel dedicato alla comunicazione tra genitori e figli (con consigli concreti sul come fare); Sabina Bonardo, vocal coach che ci parlerà di come sfruttare la nostra voce per accompagnare i figli nella vita; Simone Ravalli, per parlare dell’importanza del movimento; Debora Conti, che applicherà la sua Positive Discipline alla crescita dei figli; Kerwin Bradsahw, che parlerà ai padri su come canalizzare al meglio e positivamente la propria leadership; e infine Carina Fusciaro, con un discorso dedicato alle madri e all’importanza di accudire prima se stesse.
L’evento è dedicato a tutti i genitori di figli di età compresa tra gli 1 e i 18 anni (che possono venire con mamma e papà: ci saranno coach ed educatrici del team Younite che li seguiranno durante le conferenze).
I biglietti sono in vendita fin da ora sulla pagina del sito o qui, con speciali sconti per chi acquista prima della data (prima ci si registra migliori sono gli sconti).
Per i lettori di mammapretaporter c’è inoltre un’altra convenzione: inserendo il codice “mpretaporter” in sede di iscrizione e inviando la prova d’acquisto all’indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., riceverete in omaggio un pdf scaricabile con 5 ricette di snack sani e divertenti per i vostri figli!
Giulia Mandrino
Il laboratorio per piccoli designer
Mercoledì, 28 Marzo 2018 12:35(Photo credit: https://www.facebook.com/pg/FondazioneFrancoAlbini)
Il design non è solo per adulti (e lo sappiamo bene, da quando l'anno scorso abbiamo visitato la mostra "Giro giro tondo"!). Soprattutto, non sono solo gli adulti a poter essere designer: i bambini, con la loro creatività prima delle limitazioni che la crescita ci impone (ricordate il nostro articolo "Siamo tutti creativi ma la scuola ci cambia"?), sono naturalmente dei creativi, dei designer, degli architetti e degli artisti.
Il prossimo sabato 14 aprile ci sarà una giornata dedicata proprio ai piccoli designer, per provare concretamente, giocando, cosa significa lavorare con la propria creatività (ma anche con un po' di logica!): la Fondazione Franco Albini propone infatti FFA Kids Lab, un viaggio per bambini alla scoperta dell'architetto italiano che amava definirsi "artigiano".
Il laboratorio per piccoli designer: alla Fondazione Franco Albini la giornata per bambini dedicata alla scoperta del design
La giornata dedicata al design per bambini si intitolerà FFA Kids Lab. Si terrà nel pomeriggio di sabato 14 aprile nella storica sede di via Telesio 13 a Milano (a partire dalle ore 15) e avrà un costo di 10 euro a bambino (solo su prenotazione! Se vi interessa, quindi, inviate una mail a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.).
I laboratori che si susseguiranno avranno un focus comune, che è il metodo di lavoro ideato proprio dall'architetto Franco Albini, tra i più importanti creativi del Novecento, che si muove attorno a quattro capisaldi:
- la ricerca dell'essenza
- la scomposizione e la ricomposizione
- la verifica continua di una prima idea
- il senso del collettivo.
Tutti punti, questi, utilissimi quando si svolgono mestieri creativi ed artigianali, e per questo interessantissimi per i bambini che amano la creatività e che vorrebbero non solo sperimentare e realizzare, ma anche capire cosa sta dietro ad un'idea, dietro ad un prodotto creativo finito.
Si partirà con un laboratorio speciale, quello dedicato alla ricerca dell'essenza (che è il primo punto del metodo): per indagarlo a fondo sarà presa in considerazione la bellissima Radio di Cristallo di Franco Albini, tra i suoi oggetti più iconici (che affascina moltissimo i bambini): una semplicissima radio (di quelle di grandi dimensioni di una volta!) assolutamente funzionante i cui componenti sono messi in bella vista grazie alla scatola di vetro che li contiene. Dove sta la ricerca dell'essenza? Proprio nella valorizzazione del contenuto a discapito del contenitore, che addirittura qui quasi scompare.
Gli altri laboratori mostreranno quindi ai bambini come si traducono concretamente i concetti di scomposizione e ricomposizione, verifica continua e senso del collettivo.
Tutte le informazioni sulla Fondazione Franco Albini e le attività che propone le potete trovare su www.fondazionefrancoalbini.com.
Giulia Mandrino
I 12 sensi nella pedagogia steineriana
Mercoledì, 28 Marzo 2018 09:24Nella pedagogia steineriana, o pedagogia Waldorf, c’è un concetto davvero molto interessante: secondo Rudolf Steiner i cinque sensi ai quali siamo abituati a riferirci parlando dell’essere umano non sarebbero sufficienti. Esisterebbe infatti una più vasta gamma di sensi: Steiner ne individua addirittura dodici.
I dodici sensi di Steiner partono da un presupposto: ne esistono molti di più rispetto ai cinque associati ai nostri organi sensoriali. Questi cinque sensi, infatti, vengono presi uno per uno, senza interazione. Ma mettendoli in relazione scopriremmo che la sensorialità è molto più complessa e ciò che noi percepiamo può essere suddiviso in più categorie rispetto ai soliti vista, udito, tatto, gusto e olfatto.
Ma vediamo meglio di cosa si tratta quando parliamo dei 12 sensi di Steiner. Conoscendoli, potremo essere più sensibili e consapevoli della percezione dei bambini, indirizzando gli insegnamenti in una direzione più consona e coinvolgendoli in maniera più profonda.
I 12 sensi nella pedagogia steineriana: perché secondo Rudolf Steiner vista, udito, tatto, olfatto e gusto non bastano per inquadrare la sensorialità dell’essere umano
I 12 sensi inquadrati da Rudolf Steiner sono i seguenti:
Tatto: È la risposta mentale ad un contatto con il mondo esterno ed è anche detto “senso della cute”, ad indicare l’importanza del tocco.
Gusto: Simile al tatto, è la risposta al contatto con un sapore, che è ascoltato e saggiato direttamente.
Vista: Attraverso gli occhi, si trasferiscono le immagini provenienti dal mondo esterno all’interno del nostro corpo.
Udito: Non è solo il trasferimento dei suoni provenienti dal mondo esterno (come la vista, ma attraverso le orecchie), ma è il senso attraverso il quale, insieme alla vista, capiamo gli oggetti esterni, poiché a seconda del suono che producono e riflettono possiamo capirne la forma, il materiale e molte altre caratteristiche.
Olfatto: Un senso che ci relazione con il mondo esterno ascoltando gli odori trasportati dall’aria attorno a noi.
Vita: Il senso della vita è semplicemente la sensazione di vita, di essere vivi, del proprio benessere.
Movimento: Un senso che si relaziona profondamente con la propriocezione, e cioè l’autoconsapevolezza corporea, poiché è attraverso esso che ci rendiamo conto internamente di come le nostre parti si muovono nel mondo e di come sono in relazione le une con le altre.
Equilibrio: Direttamente collegato al senso di movimento, il senso di equilibrio è fondamentale per l’orientamento nel mondo, attraverso le direzioni principali (alto, basso, destra e sinistra).
Calore: Collegato al tatto e alla cute, ci permette di capire il calore proveniente dal mondo esterno e quello degli altri corpi o oggetti.
Linguaggio: Il senso del linguaggio è anche detto capacità di parlare, ma non significa propriamente capacità di parola, perché riguarda più la capacità di comunicare e percepire, leggere, udire e parlare.
Pensare: Senso (detto anche senso dei concetti) attraverso il quale non siamo consapevoli solo dei nostri pensieri, ma anche di quelli delle altre persone (un po’ a livello empatico).
Ego: È il senso di se stessi, dell’io, quello attraverso il quale non solo sentiamo noi stessi (quello è più il senso del movimento, anche interno), ma soprattutto sentiamo l’io dell’altro, individuandolo e scorgendone l’individualità. È essere consapevole dell’altro oltre che di se stessi.
Giulia Mandrino
Emisfero destro, nei bambini si sviluppa prima
Mercoledì, 28 Marzo 2018 07:50Emisfero destro, emisfero sinistro: i due lati anteriori del nostro cervello sono responsabili delle diverse funzioni della nostra mente. Quello destro è quello più istintivo, mentre il sinistro è più logico. Nella vita, a seconda della nostra persona e della nostra attività, gli emisferi si sviluppano in maniera diversa e ne avremo uno più sviluppato dell’altro.
Chi lavora creativamente, dunque, avrà un emisfero destro più sviluppato, mentre quello destro sarà predominante in chi compie operazioni più sequenziali e rigide.
E i bambini? La domanda è lecita, perché il loro cervello nei primi anni è come una spugna. E si è scoperto un fatto non così scontato come si penserebbe: l’emisfero cerebrale destro è quello che si sviluppa prima durante l’infanzia.
Emisfero destro, nei bambini si sviluppa prima: come i bambini nei loro primi anni di vita utilizzano molto di più la creatività rispetto alla logica
“The right brain hemisphere is dominant in human infants”: questo il titolo dell’articolo scientifico a cui ci riferiamo, pubblicato sul "Journal of Neurology". “L’emisfero cerebrale destro è dominante negli infanti umani”, la traduzione. E il suo sviluppo parla proprio di come negli esseri umani durante i primi anni di vita l’emisfero destro sia quello più utilizzato.
Se l’emisero sinistro è quello responsabile del linguaggio, della matematica, della letteratura, dell’analisi e del tempo (quindi di tutto ciò che in qualche modo richiede logica), a quello destro possiamo imputare lo sviluppo dell’intuizione, dell’empatia, della creatività e dell’immaginazione. Potremmo quindi pensare che nei bambini questi due emisferi si pareggino: i bambini sono molto creativi, ma allo stesso tempo stanno imparando e immagazzinando moltissimo, utilizzando molta logica. No? È così, ma a quanto pare tutto passa comunque dall’emisero destro.
Lo studio ha preso in considerazione un fatto scientifico e molto semplice: gli studiosi hanno misurato l’afflusso di sangue ai due diversi emisferi cerebrali nei primi anni di vita (in bambini dall’1 ai 3 anni), scoprendo che il flusso mostra un’innegabile predominanza nell’emisfero destro. Solo dopo i 3 anni l’asimmetria cambia, spostando il flusso (e quindi lo sviluppo dell’emisfero) a sinistra.
“Queste scoperte”, dicono i ricercatori, “vanno a supporto della tesi secondo la quale nell’uomo l’emisfero destro sviluppi le sue funzioni prima di quello sinistro”.
Questo studio è molto curioso: ci permette di capire meglio la natura dell’essere umano, che non è un solo emisfero, ma è entrambi, e lo è a prescindere dalle sue inclinazioni (che si sviluppano più avanti). Inizialmente tutti usiamo l’emisero destro, e successivamente sviluppiamo il sinistro.
La curiosità sta poi nelle peculiarità dell’emisfero destro che sviluppiamo come prima cosa nella nostra vita: dà un’idea dell’essere umano. Perché? Perché l’emisfero destro è quello adibito anche allo sviluppo del nostro essere. “Essere” nel senso di individualità. Di conseguenza, possiamo affermare che l’essere umano prima è, e poi fa (il “fare” è infatti prerogativa dell’emisfero sinistro).
Tutto questo va poi a supporto di altre teorie, come quelle dell’importanza della creatività e del gioco libero. Giocare liberamente, inventando, è quando mai importante per lo sviluppo del cervello e della persona, e lo stesso vale per il disegno, l’invenzione delle storie, la lettura e tutte le attività più creative e ricreative.
Giulia Mandrino
Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.
Il tavolo dello svezzamento Montessori
Martedì, 27 Marzo 2018 14:40(Photo credit: https://www.montessoriencasa.es/sillas-cubo-woomo/)
Vi avevamo già ampiamente parlato delle teorie di Maria Montessori riguardanti la tavola, lo svezzamento e il mangiare a tavola dei bambini. Sostanzialmente, Montessori anche riguardo a questo argomento sostiene che dobbiamo spronare i bambini all’indipendenza e che i piccoli debbano sperimentare anche attraverso la sensorialità questo aspetto della vita.
Essendo i mobili a misura di bambino fondamentali nella pedagogia montessoriana, anche in questo caso troviamo lo strumento che fa al caso nostro: parliamo del tavolo dello svezzamento, o tavolino dello svezzamento, un tavolo basso che può essere utilizzato dal bambino in tutta libertà e che gli permette di imparare le regole dello stare a tavola concretamente ed autonomamente.
Vediamo quindi l’importanza del tavolo dello svezzamento Montessori: perché il tavolo basso dove mangiano i bambini è montessoriano, intelligente e davvero utile alla loro crescita
Innanzitutto, una premessa: che scegliate il seggiolone o le seggiole rialzate al posto del tavolo dello svezzamento (che esiste di tutte le misure e con seggiole fatte apposta per i più piccoli), non è un problema. Ogni genitore trova lo strumento che fa più al caso del proprio bambino, e la scelta del tavolo dello svezzamento è positiva come qualsiasi altra. Detto questo, il tavolino basso ha di certo i suoi lati positivi, che andiamo ora ad elencarvi.
In primis, il tavolo dello svezzamento è molto comodo per i bambini, che fin da piccolissimi trovano un appoggio stabile e sicuro (i piedini sono sempre appoggiati a terra) e possono imparare a trovare la postura per loro migliore. I tavoli dello svezzamento possono essere utilizzati sin dal momento in cui il bambino sta dritto autonomamente sulle sue gambe e con la schiena ben dritta, e per questo sono molto sicuri. E poi è un ottimo esercizio di forza ed equilibrio per il loro corpo in crescita!
Per quanto riguarda l’indipendenza, fondamentale per la pedagogia montessoriana, il tavolo dello svezzamento si inserisce in quella categoria di mobili fatti apposta per il bambino: essendo a misura di piccolo umano, i bimbi possono utilizzarlo quando vogliono, alzarsi, spostarsi, sedersi ogni volta che lo sentono necessario, senza bisogno dell’aiuto di mamma o papà. Sul seggiolone questo non è possibile.
Apparecchiare è un’altra attività Montessori molto importante. Sul tavolino dello svezzamento i bambini possono imparare a farlo fin da subito, come un gioco. Sul seggiolone, invece, lo spazio è molto diverso da quello di un tavolo e per quanto apparecchiamo “da adulti” non sarà mai la stessa cosa. Apparecchiare il tavolo dello svezzamento (che è molto ampio e permette di sistemare molto bene piatti e stoviglie) è quindi molto utile e la transizione al tavolo dei grandi sarà poi molto più semplice e naturale.
Se i bambini hanno fratelli, poi, il tavolo dello svezzamento diviene un luogo bellissimo nel quale mettere in pratica l’interazione. È un luogo diverso da quello “con i grandi”, è tutto per loro, e giocare insieme, chiacchierare e comunicare diventa molto più stimolante. Anche per quanto riguarda l’imitazione della vita adulta, che è uno dei pilastri del metodo Montessori.
L’indipendenza viene poi esercitata anche nel momento del preparare e sparecchiare, perché i bambini piano piano imparano a sistemare il luogo in cui mangiano, proprio come noi apparecchiamo e sparecchiamo la tavola.
Infine, il tavolo dello svezzamento, una volta sparecchiato, diviene naturalmente un tavolino di lavoro, di gioco e di creatività bellissimo, un grazioso angolo nel quale i bambini sperimentano la loro creatività e le loro idee durante la giornata.
Giulia Mandrino
La routine quotidiana perfetta secondo la scienza
Martedì, 27 Marzo 2018 09:49Ognuno ha le proprie abitudini, le proprie routine, i propri gesti che a fatica abbandonerebbe. Ma c’è una buona parte di abitudini dettate più dalla società che dall’esperienza personale. La tecnologia, lo sport e le abitudini alimentari dipendono spesso dal luogo e dall’epoca in cui si vive e anche senza rendercene conto seguiamo schemi abbastanza simili tra loro.
Tra queste abitudini ce ne sono certamente di più o meno benefiche. Ma vivendo nella società (nella quale tecnologia, sport e cibo hanno certe peculiarità) quali sarebbero le routine perfette, i gesti più sani da scegliere nel mare di abitudini che possiamo prendere?
La routine quotidiana perfetta secondo la scienza: quali sono i gesti più benefici e quali quelli da evitare, creando così abitudini sane per il nostro organismo
Fare un’abbondante colazione
I nostri nonni avevano ragione quando snocciolavano il detto: “Colazione da re, pranzo da principe e cena da povero”. La quantità di cibo che assumiamo in giornata dovrebbe proprio dividersi in questo modo: più a colazione, un po’ meno a pranzo (quindi con un pasto completo che ricorda un po’ la colazione abbondante) e decisamente poco a cena (momento nel quale l’organismo poi si rilassa, andando a dormire, e la digestione ne risente).
Il fitness a stomaco vuoto
Alcune ricerche hanno scoperto un fatto strano ma vero: lo sport è meglio farlo a stomaco vuoto, meglio ancora se al mattino. Perché? Perché per aumentare l’energia e accelerare la perdita di peso sarebbe necessario proprio muoversi a stomaco vuoto appena alzati, in modo da smaltire con l’esercizio non solo la colazione (o ciò che abbiamo appena mangiato) ma i grassi di tutto l’organismo. Fare sport al mattino, poi, darebbe al corpo un’energia spendibile durante tutto il giorno! E poi un fatto da sottovalutare: la luce che c’è al mattino spesso la sera non c’è proprio (soprattutto in inverno) e fare sport al mattino consentirebbe così di fare incetta di vitamina D.
Camminare, camminare, camminare
Al di là dello sport per cui una persona opta (sia esso aerobico - il più consigliato da tutti gli esperti! - o più dolce), scegliere di camminare è sempre consigliato. Meno trasporti, più benessere: in città o in paese, quando possiamo andiamo a piedi! E il bello è che con gli smartphone d’oggi i nostri spostamenti vengono registrati, e possiamo tenere traccia dei chilometri giornalieri, sfidando noi stessi a fare sempre meglio.
Limitare gli integratori di vitamine a favore di un cibo sano
Gli integratori fanno di certo bene in certe situazioni di carenza, ma le vitamine e i sali minerali presi dagli alimenti naturali, vegetali (e dal sole, nel caso della vitamina D). Questo perché l’organismo li elabora meglio quando provenienti dal cibo, che non dalle pasticche!
Evitare troppe docce
L’igiene è fondamentale per il benessere e la salute, ma a volte eccediamo: lavarsi troppo spesso è infatti deleterio, e dà l’effetto contrario di quello sperato. Se infatti crediamo che lavarsi forsennatamente possa scongiurare i malanni ci sbagliamo: non solo la doccia troppo frequente danneggia la pelle e secca i capelli, ma distrugge lo strato protettivo naturale dell’epidermide, e quindi abbassa le difese immunitarie. E poi è un circolo vizioso: più ci si lava e più ci si sporca. Una doccia al giorno è ottimale, ma ogni due giorni è ancor più perfetto.
Fare attenzione alla propria postura
Troppo spesso passiamo le giornate alla scrivania (è inevitabile, con certi lavori). E troppo spesso, anche quando facciamo molto movimento, non ci rendiamo conto che la nostra postura andrebbe migliorata. Avere una propriocezione forte (e cioè l’autoconsapevolezza del corpo) è fondamentale per correggere quelle posture e quei movimenti sbagliati che compiamo ogni giorno. La postura sbagliata non è solo scomoda, ma ha effetti negativi sul corpo a partire dalla circolazione per arrivare al sovrappeso. Ecco perché è consigliata una visita dall’osteopata o dal fisioterapista: ci sapranno certamente consigliare come muoverci e sederci al meglio.
Fare pause dagli schermi
Gli schermi affaticano moltissimo la vista, e la vista affaticata ha effetti negativi sull’organismo. Ecco perché le pause durante il lavoro (quando al computer) sono indispensabili. E non consideriamole come perdita di tempo! Al contrario, fare una pausa e rilassarci ci permette di essere più produttivi.
Non bere troppo caffè, soprattutto nel pomeriggio e alla sera
La quantità massima giornaliera di caffè consigliata è di 400 mg. Detto questo, sappiamo che troppa caffeina fa male all’organismo, e sarebbe sempre da limitare. Se tuttavia non riusciamo a rinunciare al nostro caffè (o al tè, che contiene teina), meglio evitare di berlo dopo le 15. La caffeina infatti condiziona il sonno, e più ci avviciniamo alla sera più dovremmo limitarne l’assunzione. In questo modo dormiremo molto meglio e il nostro organismo ci ringrazierà (oltre a tutti i benefici dati dalla limitazione della caffeina).
Spegnere gli schermi almeno mezz’ora prima di dormire
La luce blu che proviene da televisori, smartphone, tablet, computer e schermi fa molto male alla vista. La affatica, secca gli occhi. Ma soprattutto, diminuisce la produzione di melatonina che permette al nostro corpo di riposare e dormire. Per questo, sarebbe meglio spegnere tutto almeno mezz’ora prima di addormentarsi. Preferiamo un libro alla tv o al tablet! Concilia il sonno ed è molto, molto più piacevole.
Giulia Mandrino
Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.
Ah, il profumo di cannella... E il sapore! A noi piace moltissimo e una delle nostre ricette predilette sono i cinnamon rolls, morbidissimi e pieni di sapore. Sono molto semplici da preparare a casa e ai bambini piacciono molto (tendenzialmente). Ecco quindi la nostra ricettina, semplice e davvero d'effetto (e poi lascia un profumino delizioso in casa!).
Cinnamon rolls: la ricetta dei panini dolci alla cannella semplici da realizzare
Durante il mio showcooking a "Fa' la cosa giusta" sabato scorso, mi avete chiesto davvero in tante la ricetta delle mie verdure stufate con le spezie. Ecco quindi il procedimento, che è davvero semplicissimo. Non c'è ricetta più facile e il risultato è strepitoso!
Stufato di verdure alle spezie: la mia ricetta semplicissima del piatto cucinato durante "Fa' la cosa giusta"