Da Milano alla Mongolia per superare le barriere
Giovedì, 26 Aprile 2018 09:26Milano-Mongolia: tredicimila chilometri. Sì, tredicimila. E immaginate la fatica (e la bellezza!) di percorrere questa enorme distanza a bordo di una vecchia Fiat Panda!
Lo faranno il prossimo 26 luglio Federico, Marco e Luca, partecipando ad una delle più belle corse automobilistiche del mondo: la Mongol Rally. Che non è solo una corsa automobilistica, ma molto, molto di più. E che quest’anno ci sta ancora più a cuore perché il team Novy Gagarin ha un obiettivo ben preciso in testa: supportare la Fondazione Laureus Italia, che sostiene i minori che vivono in forti condizioni di depravazione socio-economica.
Da Milano alla Mongolia per superare le barriere: alla Mongol Rally il team Novy Gagarin percorrerà 13000 km a bordo di una Panda per sensibilizzare e supportare i ragazzi delle periferie
La Mongol Rally è una corsa automobilistica fantastica e iconica: parte da Milano (quest’anno il 26 luglio) e arriva a Ulan-Udė, in Siberia. Ma non è un semplice rally (godibile solo dagli uomini più appassionati di automobilismo). No: le regole sono bizzarre e divertentissime.
Innanzitutto, il Mongol Rally non ha carattere competitivo. La partenza è quindi libera. Ma, soprattutto, le vetture in “gara” non possono superare la cilindrata di 1.2 (tradotto per noi: non sono per niente potenti!), non si possono utilizzare GPS, mappe online o altre tecnologie (questo per incentivare l’interazione e il rapporto con le popolazioni locali dei luoghi attraversati) e ci si impegna a versare due quote in beneficienza: la prima è per l’associazione Cool Earth, che combatte la deforestazione della foresta pluviale), la seconda per una Onlus a propria scelta.
Il team Novy Gagarin ha deciso di partecipare, e per farlo salirà a bordo di una vecchia Fiat Panda del 1998 (che nostalgia!) ribattezzata “Vostok 85”. E ha deciso di supportare con la sua beneficienza la Fondazione Laureus Italia, di cui di fatto Federico, Marco e Luca sono ambasciatori internazionali. Per la Fondazione raccoglieranno fondi, ma soprattutto diffonderanno il suo messaggio.
Federico, Marco e Luca sono del 1985. Vengono dal milanese e ognuno ha una sua attività: Luca si occupa di cinema, Marco è biologo e ricercatore e Federico è impegnato nel digital marketing.
La Fondazione Laureus - Sport for Good è da loro sostenuta perché fa una grande lavoro nelle periferie di Milano, Napoli e Roma. Dal 2005 è accanto ai minori che vivono in realtà difficili ed è attraverso lo sport che cerca di costruire tra loro una rete solida fatta di associazioni sportive, scuole, educatori e psicologi, per trasformare la pratica sportiva in opportunità per stimolare l’inclusione sociale, l’aggregazione e il superamento delle barriere.
Tutto è pronto, ma in realtà c’è ancora molto da fare: se i ragazzi sono pronti per andare in Mongolia a bordo della loro Panda, ci tengono che anche noi ci impegniamo in prima linea in questa loro avventura. Ecco perché possiamo sostenere loro e l’associazione donando qualcosa, attraverso un crowdfunding: basta cliccare qui per scoprire come donare.
Donando una cifra a propria scelta si riceveranno dei gadget di ringraziamento, ma soprattutto si sosterrà la Fondazione Laureus - Sport for Good, che investe ogni anno 500 euro a bambino per inserirlo in un proprio progetto sportivo. I 500 euro coprono non solo un anno di attività sportiva, ma garantiscono ai ragazzi il supporto psicologico e pedagogico di cui hanno bisogno, un kit sportivo e l’assicurazione.
Giulia Mandrino
Il gentle parenting secondo L.R. Knost
Giovedì, 26 Aprile 2018 08:46Quando un’attivista politica e femminista si rivolge al campo genitoriale, niente potrebbe andare storto. Perché certamente la sua empatia è ad un livello altissimo e perché al centro della sua attenzione non potrà che esserci il bene del bambino.
L.R. Knost è tutto questo: è attiva politicamente, sostiene l’uguaglianza di genere, è direttore della rivista Holistic Parenting Magazine e ha fondato il gruppo di consulto per genitori e famiglie Little Hearts/Gentle Parenting Resources, supportato dai suoi illuminanti libri. Perché i suoi studi trattano un argomento importantissimo, che a noi sta molto a cuore: il gentle parenting, ovvero la genitorialità gentile, l’essere genitori gentili con i propri figli.
Ma vediamo meglio insieme la pedagogia di L.R. Knost, e perché anche in Italia dovremmo cominciare a prenderla in considerazione.
Il gentle parenting secondo L.R. Knost: come la genitorialità gentile influenza i nostri figli secondo L.R. Knost
Sul sito internet di riferimento di L.R. Knost, Little Hearts Books, l’autrice ci introduce ad un mondo bellissimo per parlarci della genitorialità gentile. Cosa significa essere genitori gentili? Significa “guidare i nostri figli invece di controllarli, creare legami invece che punire, incoraggiare invece che pretendere. Significa ascoltare, comprendere, rispondere e comunicare. (…) Il tutto per sviluppare un approccio genitoriale più gentile, pacifico ed istintivo, nutrendo e facendo crescere le nostre risorse più preziose: i nostri figli!”.
Purtroppo viviamo in una società dove molte credenze in fatto di educazione e pedagogia sono ancora molto radicate (pur senza basi o fondamenti). Istintivamente, molte persone credono che utilizzare con i figli un approccio gentile e rispettoso significhi minare l’autorità adulta e di conseguenza non insegnare nulla o non educare per niente.
Nei suoi libri (per ora solo in lingua inglese), L.R. Knost parla di questo e spiega benissimo perché questa credenza sia assolutamente infondata. Perché essere genitori gentili non significa essere lascivi, buoni, permissivi o assenti. O “brocchi” (sì, molti lo credono). Perché il gentle parenting è semplicemente un modo diverso di porsi per ottenere gli stessi risultati con molti più benefici.
Essere genitori gentili significa ascoltare i propri figli. Significa rispettarli in quanto persone e non solo in quanto bambini. E vuol dire, come accennato, soprattutto guidarli e non imporgli tutto a prescindere. Questo atteggiamento è molto stimolante e non solo per i bambini, perché in questo modo i genitori sono molto più coinvolti e impegnati nella vita dei figli.
Il gente parenting è una modalità d’essere genitori molto attiva: guidando, siamo anche noi coinvolti in prima persona. Mettiamo più attenzione in tutto (anche perché il nostro esempio è ciò su cui si fonderà la vita di nostro figlio), partecipiamo, cerchiamo, organizziamo… Soprattutto, diventiamo molto più empatici, perché viviamo molti più momenti insieme ai bambini. Non “insieme” inteso come tempo quantitativo, ma qualitativo. Perché la nostra attenzione è molto più forte nel momento in cui siamo coinvolti, rispetto a quando imponiamo un ordine. Non credete?
Il tutto, naturalmente, non prescinde dai confini e dalle regole. I bambini ne hanno bisogno. Ma nel gentle parenting le regole sono viste più che come imposizioni, come opportunità di crescita, come insegnamento. Le si segue tutti insieme, non si sgarra, e quando si sgarra ci si ragiona sopra. Si trovano soluzioni insieme, si fanno strappi alla regola piacevoli e divertenti. Ma le regole ci sono, come in tutte le case e come è giusto che sia.
Ma avere regole non significa essere estremamente autoritari o dittatoriali.
E come si può essere genitori gentili? Come si raggiunge il gentle parenting? La regola è una, e cioè la gentilezza, che poi si traduce in empatia (ascoltiamo i nostri bambini, il loro cuore, le loro emozioni, e agiamo di conseguenza). E poi c’è l’esempio concreto che diamo noi genitori. Ma L.R. Knost ha comunque stilato dodici passi che sono molto utili ed estremamente interessanti per diventare genitori che fondano l’educazione dei propri figli sulla gentilezza.
RALLENTARE
Rallentare è fondamentale perché il gentle parenting si fonda su una forte connessione tra genitori e bambini. E per costruire e nutrire questa connessione non solo serve tempo per stare insieme, ma c’è bisogno di sfruttare appieno questo tempo, lentamente, assaporandolo. Un tempo che è solo per la famiglia.
ASCOLTARE
È solo ascoltando che conosciamo qualcuno per davvero, fino in fondo. E lo stesso vale con i nostri figli. Non importa quanto piccoli siano, non importa quale sia la loro forma di comunicazione. Ascoltare vuol dire connettere, vuol dire entrare in empatia, vuol dire conoscersi ed apprezzarsi. Vuol dire esserci anche quando non siamo d’accordo. Vuol dire ascoltare anche quando qualcuno non usa parole ma gesti (belli o brutti) per comunicare un bisogno.
VIVERE CIÒ CHE VOGLIAMO CHE I NOSTRI FIGLI IMPARINO
E questo passo parla proprio dell’esempio: a volte le parole non servono, non hanno utilità. Possiamo insegnare mille cose ai nostri bambini, ma se poi facciamo il contrario di ciò che diciamo, dove cadrà l’insegnamento? Le parole sono importanti, certo, ma è importante soprattutto confermare con i fatti ciò che insegniamo. L’educazione passa dal nostro esempio!
RESPIRARE
È come “rallentare”, ma più specifico: siamo spesso sopraffatti dalla vita frenetica, e anche se cerchiamo il tempo per stare in famiglia la nostra mente è sempre sul lavoro… Respiriamo, lasciamo lo stress fuori dalla porta di casa.
LEGGERE
Oltre a tutte le attività che si possono fare insieme, leggere è certamente sul podio: rilassa, fa imparare qualcosa insieme, crea un legame, conforta (la voce della mamma e del papà che leggono la storia preferita è qualcosa di magico)…
TRASFORMARE I NO IN SÌ
Non significa dire di sì a tutto, ma porre diversamente la frase. Basta, ad esempio, trasformare il solito: “Non guardare la tv adesso!” in un: “Ora dobbiamo cenare, ma perché dopo non guardiamo insieme quel cartone che tanto ti piace?”.
GIOCARE
Giocare è il lavoro dei bambini, è il loro linguaggio. Lasciamo che giochino liberamente (è fondamentale per la loro crescita!) ma ogni tanto giochiamo insieme a loro. Ma giochiamo veramente, non svogliatamente o distrattamente. Perché anche attraverso il gioco possiamo comunicare, anche argomenti importanti! E poi si creano legami profondissimi.
MANGIARE BENE
Non fa bene solo a noi adulti, ma anche ai bambini. E stare bene fisicamente significa stare bene insieme. Il benessere del corpo si riflesse sul benessere mentale e psicologico!
RIDERE
Rilassiamoci, ridiamo, inventiamo battute che faranno ridere solo noi, divertiamoci! Non facciamo i sostenuti e lasciamoci andare con i nostri bambini. Per un attimo dimentichiamo i problemi del momento, anche quelli provocati dai bambini, e ridiamoci su!
COSTRUIRE
Costruire insieme. Lavorare ad un progetto. È incredibile quanto sia terapeutico. E non ci vuole molto: scegliete qualcosa che interessa ai bambini, o qualcosa che piace a entrambi (un terreno comune) e sviluppate un progetto: costruire insieme o organizzare in famiglia creerà un momento profondo, tra il divertente e il serio, e attraverso questa attività si svilupperà un legame molto forte.
ESSERE GRATI
Insegniamo ai nostri figli ad essere grati. Che è diverso dal dire semplicemente “Grazie”. È fare capire l’importanza del dono, dell’apprezzamento, dei complimenti. È essere consapevoli degli altri, di ciò che fanno per noi, della bellezza del fatto che ci siano!
FESTEGGIARE
Non date per scontata la vostra gentilezza, genitori: diventare genitori gentili è un grande passo e per questo va celebrato. Datevi una pacca sulla spalla e riconoscete i vostri sforzi. Ragionate, analizzate la vita della vostra famiglia, apprezzate le cose belle e imparate dagli errori!
Giulia Mandrino
Leboyer, per un parto che sia il più dolce possibile
Giovedì, 26 Aprile 2018 08:37Parto traumatico, parto pesante, esperienza terribile, ricordi tremendi: in un mare di madri che hanno vissuto il parto in maniera tranquilla e serena, ce ne sono ancora troppe che lo vivono male non per colpa dell’atto in sé, ma per la mancanza di cure o per il poco tatto che trovano attorno a loro.
Eppure c’è chi già nel secolo scorso aveva raccomandato la dolcezza del parto. Si tratta di Frédérick Leboyer, ginecologo e ostetrico francese ideatore del “parto dolce”, che non ha solo teorizzato l’importanza della nascita senza traumi ma che, tra le altre cose, ha introdotto il messaggio neonatale.
Leboyer, per un parto che sia il più dolce possibile: perché il bambino dovrebbe nascere senza traumi e come farlo, secondo Frédérick Leboyer
Frédérick Leboyer è vissuto nel secolo scorso ed è stato uno tra i ginecologi ed ostetrici più rinomati al mondo. A lui si deve la teoria secondo la quale il bambino dovrebbe nascere senza traumi (o comunque minimizzandoli il più possibile). Teoria che mise in pratica nella sua clinica parigina, nella quale ginecologi e ostetrici mettevano al mondo i bambini seguendo regole e iter studiati apposta per permettere al bambino una nascita senza inutili violenze o traumi.
Il metodo Leboyer si fonda essenzialmente su un concetto molto semplice eppure a volte dato per scontato o dimenticato: la mamma e il bambino hanno il DIRITTO ad un parto dolce e ad una buona nascita. E questo lo si ottiene con pochi ma fondamentali accorgimenti che le strutture ospedaliere o neonatali dovrebbero sempre prendere in considerazione.
L’importanza della nascita dolce è supportata da molte teorie psicologiche e neurologiche secondo le quali sono proprio le prime fasi nella vita a decidere il futuro mentale e fisico dell’essere umano. A seconda infatti del trauma vissuto durante il parto, il bambino avrà più o meno capacità di affrontare lo stress e di rispondere alle malattie, e il suo carattere verrà forgiato anche in conseguenza a questi momenti. Meno stress durante il parto significa meno stress per la vita, insomma.
La nascita tuttavia è sempre un trauma. È difficile sia per la mamma che per il bambino. Questo però non significa, secondo Leboyer, che dobbiamo lasciarci sopraffare da questa situazione o che dobbiamo adagiarci e non cercare di renderla meno difficoltosa.
Sono poche (ma buonissime) le regole da seguire.
Innanzitutto, durante il parto si dovrebbe creare l’atmosfera giusta per la madre. Luci non troppo forti e sparate, rumori attutiti, musica rilassante, voci pacate…
Banditi sono poi i movimenti troppo violenti come la rotazione o il tiraggio della testa del bambino per facilitare l’uscita dal canale vaginale. Meglio lasciare che la natura faccia il suo corso permettendo che i due corpi agiscano secondo quanto ritengono ottimale. E il tutto dovrebbe avvenire senza movimenti bruschi e sempre con luci delicate e suoni pacati.
Fondamentale è comunque anche il momento appena successivo alla nascita: Leboyer raccomanda di lasciare subito il bimbo sul ventre della madre (e in questo caso la pratica del breast crawling è davvero in linea con i precetti di Leboyer). La mamma, dal canto suo, è libera di accarezzarlo, cullarlo, parlargli, toccarlo… Il tutto contribuisce a rilassare il bambino, che sente il calore della madre e il suo battito cardiaco, calmandolo e facendolo sentire al sicuro.
Il cordone ombelicale, secondo Leboyer, non dovrebbe essere immediatamente tagliato, ma solo clampato e in un secondo momento reciso (solo una volta smesso di pulsare). Anche questo gesto serve per mantenere un attimo di tranquillità, dal momento che rende meno traumatico il passaggio alla respirazione polmonare: il bimbo qui “decide” da sé quando prendere il primo respiro, senza venire costretto dagli altri.
Le ostetriche, i ginecologi e chi lavora nella struttura non dovrebbe poi prendere troppo presto il bambino dalle braccia della madre per il bagnetto e le procedure mediche post parto. Meglio lasciare il tempo ai due di conoscersi, studiarsi e rilassarsi insieme: tutto (se il parto è stato fisiologico) può attendere.
Tutto, naturalmente, si riferisce ad un parto fisiologico senza problemi. In caso di complicanze, ai medici è ovviamente lasciata carta bianca di procedere chirurgicamente o in maniera tale da assicurare alla mamma e al bambino un parto senza pericoli.
Sono molti gli ospedali che già prendono questi accorgimenti. Ma in realtà se ci pensiamo la maggior parte delle strutture fa esattamente il contrario: le sale parto sono bianche e asettiche con luci accecanti, i rumori sono fortissimi, la frenesia attorno è palpabile, il bambino viene quasi immediatamente allontanato dalla madre…
La teoria e il metodo Leboyer è a nostro parere molto positiva e legittima. Ci piace pensare che il parto possa finalmente tornare ad essere qualcosa di naturale, poco traumatico per mamma e bambino, e che al centro ci sia il loro benessere non solo fisico ma anche mentale.
Tuttavia riteniamo anche che ogni donna debba decidere per se stessa e per il suo bambino. Ad esempio: per Frédérick Leboyer gli uomini dovrebbero essere esclusi dalla sala parto. Secondo lui la dimensione in cui la donna entra durante il parto è un momento unico, personale e trascendentale che l’uomo non potrà mai capire e per questo nelle sue sale parto gli uomini sono banditi.
Ma se una partoriente preferisce avere accanto a sé il proprio compagno, perché questo non dovrebbe esserci? Un parto non traumatico significa un parto nel quale le esigenze della madre e le sue legittime richieste vengono rispettate. Perché queste richieste non sono capricci, ma bisogni, bisogni che se soddisfatti rendono in maniera naturale il parto meno traumatico. Perché la mamma sa di cosa ha bisogno!
Detto questo, sarebbe davvero bello se il metodo Leboyer fosse seguito da tutte le strutture. Al centro ci sarebbero il benessere della madre e del bambino, ma soprattutto verrebbe favorito il legame tra loro, dal momento che i primi istanti della vita del bambino sono per lui fondamentali dal punto di vista del contatto e del legame! E poi basta riflettere un attimo: non stiamo meglio quando attorno a noi ci sono rilassamento, calma e poche urla? Ecco: anche il bambino la pensa così.
Se vi interessa approfondire le teorie di Leboyer, vi consigliamo i suoi libri, scientifici ma davvero utili e scritti in maniera comprensibile: “Nascere e Shantala”, che parla anche del massaggio infantile da lui ideato; e “Per una nascita senza violenza”.
Giulia Mandrino
Con la nostra pasta frolla veg facciamo un po' di tutto, dalle crostate ai pasticcini. E poi i biscotti! I nostri biscottini con crema di cioccolato spopolano, e sono davvero semplici da fare. Basta avere a portata di mano la nostra crema di cioccolata homemade e preparare la pasta frolla natural. Ecco la ricetta!
Biscotti con crema di cioccolato: la ricetta dei dolcetti a base di pasta frolla veg con crema di nocciole fatta in casa
Salone e Fuorisalone 2018, le più belle proposte d’arredamento per i bambini
Lunedì, 23 Aprile 2018 14:02Questo fine settimana per noi è stata una full immersion nel design: siamo state al Salone del Mobile e al Fuorisalone, con un occhio di riguardo per le proposte per i bambini, e abbiamo trovato delle meraviglie. Sì, meraviglie!
Dalle camerette alle sedute, dai giocattoli di design agli spazi disegnati interamente per i bambini (passando per qualche workshop pratico davvero interessante, come quelli tenuti a Casa Stokke, dove era allestita anche una stupenda mostra di Oliviero Toscani), abbiamo selezionato per voi le proposte d’arredamento per bambini più incredibili e interessanti!
Salone e Fuorisalone 2018, le più belle proposte d’arredamento per i bambini
Circu
L’arredamento di Circu è magico, e lo dice già il nome del loro progetto: Circu Magica Furniture. Un arredamento magico, pensato per i bambini, per stimolare la loro fantasia e farli sentire bene! La filosofia dell’azienda è quella di dare la possibilità ai bambini di vivere nei loro sogni, dandogli lo spazio che vogliono e che meritano. I loro mobili ricordano mongolfiere, castelli, cavallucci delle giostre, aeroplani, specchi magici, nuvole che si illuminano, animali accennati…
Un marchio davvero stupendo i cui designer s’ispirano esattamente all’immaginazione dei bambini!
AltaModa
Sempre nel solco dell’arredamento divertente e d’immaginazione è la proposta di AltaModa Italia. La collezione Girl and Boy presentata al Salone propone camerate per bambini e ragazzi fatta di elementi fantastici che trasportano in mille mondi. Il tutto condito da un sapore classico ed elegante, un po’ all’inglese.
Ferri Mobili
L’azienda di arredamento quest’anno al Salone del Mobile ha presentato un progetto davvero interessante per i genitori che amano il design e ci tengono a sistemare i bimbi in un ambiente divertente, fresco, lineare e stiloso ma che allo stesso tempo non vogliono rinunciare alla praticità (nemmeno economica). “Su misura, stesso prezzo”: s’intitola così la nuova proposta che permette di progettare insieme a loro la cameretta perfetta, personalizzata, sfruttando tutto lo spazio disponibile, senza per questo spendere un patrimonio!
Moretti Compact
Per chi ama le camerette classiche condite con un gusto moderno, Moretti Compact è la soluzione. Le loro camere per bambini e ragazzi sono di qualità eccellente e sono fatte per rendere lo spazio della stanza funzionale e super accogliente. Sono tutte molto sicure, ma soprattutto ecologiche e di design: da qualche anno, infatti, Moretti utilizza solo materiale legnoso riciclato e vernici all’acqua atossiche!
Alfermo
Per chi ama le favole ecco i mobili un po’ shabby-chic, regali, eleganti e sognanti. Per i bimbi amanti del mare ecco la cameretta da ammiraglio. E poi le camere per bimbi e ragazzi ispirate a Spiderman, Frozen, Cars, agli ambienti classici della campagna, al college, alla danza, alle favole, allo sport… L’azienda Alfermo al Salone ha ricreato il suo spazio per bambini e ragazzi (KidAandTeens) e ci ha subito acchiappato l’occhio! Perché i mobili sono variegati e i bimbi possono scegliere così l’atmosfera che più li fa sentire a casa!
CasaLago
Lineari, un po’ scandi, pulite. Ma allo stesso tempo divertenti, accoglientissime e ludiche: le camere di Lago per bambini sono davvero meravigliose. E meraviglioso è tutto ciò che hanno presentato al FuoriSalone, ad Appartamento Lago: qui c’era tutto ciò che caratterizza l’azienda, che collabora anche con il docente del Politecnico di Milano Luca Fois. Insieme a lui ha organizzato durante la Design Week talk dedicati ai genitori e ai bambini. Quest’anno, rispetto al passato, c’era una novità: la collaborazione con Family Welcome e gli specialisti del Punto Nascita di Humanitas San Pio X, che hanno presentato una serie di incontri per i genitori sul tema della sicurezza in casa. I divani giusti, gli spigoli da coprire, i tappeti, le scale, le porte, i comodini, le piante… Tutto porta con sé del pericolo ma basta fare attenzione. Senza rinunciare al design e all’arredamento che amiamo! Con i loro consigli abbiamo capito moltissimo, e speriamo che la collaborazione continui. Noi vi terremo aggiornati sugli appuntamenti!
Giulia Mandrino
Come scegliere i migliori latti vegetali
Lunedì, 23 Aprile 2018 08:49Secondo un report dell’ISMEA, nel 2016 il consumo di latte vaccino da parte delle famiglie italiane si è ridotto del 7% rispetto al 2012.
In questi cinque anni invece si è diffuso il consumo di bevande vegetali. Tra le più diffuse ci sono le bevande a base di soia che, nello stesso periodo, hanno fatto registrare un aumento degli acquisti del 108%.
Le motivazioni che portano a sostituire il latte vaccino con le bevande vegetali sono principalmente:
- problemi di intolleranza al lattosio
- presenza di patologie influenzate dall’alimentazione come ad esempio colesterolo e diabete
- regimi alimentari come la dieta vegana.
La varietà di bevande vegetali in commercio è in continuo aumento negli scaffali dei negozi. Questa vasta scelta confonde i consumatori che sempre più spesso si chiedono: qual è la miglior bevanda vegetale? Qual è quella più adatta alle mie esigenze? Qual è il latte vegetale più nutriente?
Innanzitutto è importante leggere attentamente l’etichetta nutrizionale, perché spesso nelle bevande vegetali sono presenti zuccheri aggiunti come glucosio o fruttosio. Si consiglia di prediligere bevande senza zuccheri aggiunti, senza conservanti e senza dolcificanti artificiali.
Di seguito una tabella nutrizionale comparativa per 100ml di prodotto:
Analizziamo nel dettaglio due tra le bevande vegetali maggiormente utilizzate e che, per certi aspetti, presentano caratteristiche simili al latte vaccino: il latte di soia per il contenuto in proteine ed il latte di mandorla per il contenuto in calcio, ma non solo. Analizziamo dunque perché sono queste le bevande vegetali più utilizzate.
I valori nutrizionali del latte di soia e del latte di mandorla
Il latte di mandorla è un valido sostituto del latte vaccino in quanto contiene numerosi importanti nutrienti tra cui fibre, calcio, vitamine, minerali e grassi buoni. Inoltre se acquistato senza zuccheri aggiunti, è poco calorico. Questa bevanda vegetale ha una quantità discreta di calcio, vitamina E e D, i cui valori per 100ml di prodotto rappresentano rispettivamente il 25%, il 20% e il 10% della Razione Giornaliera Raccomandata.
Purtroppo la maggior parte delle bevande alla mandorla che si trovano in commercio utilizza una bassissima percentuale di mandorla e per questo motivo spesso sono addizionate in calcio e vitamine. Tra gli ingredienti del latte di mandorla ci potrebbero essere inoltre dolcificanti, sale e addensanti.
Il latte di mandorla è naturalmente privo di lattosio e di glutine, può essere quindi tranquillamente consumato da soggetti intolleranti. Risulta inoltre essere un ottimo alimento per vegani e vegetariani per il buon quantitativo di calcio in essa contenuto.
Il latte di soia è una bevanda che contiene appena 32kcal per 100ml di prodotto. I grassi, prevalentemente insaturi, costituiscono il 54% dell’energia totale, le proteine rappresentano il 37% e grazie agli amminoacidi essenziali, possono essere utilizzate dall’organismo. Il restante 9% di energia è costituito da carboidrati. Sul fronte dei micronutrienti, evidenziamo una quantità discreta di vitamina B2 e fosforo.
La presenza dei fitoestrogeni rende la bevanda a base di soia un prezioso alleato nel contrastare alcune patologie che sconvolgono il sistema ormonale nella donna. I fitoestrogeni sono delle molecole simili ai nostri ormoni che agiscono imitandone o modulandone gli effetti.
Come in molti cereali e legumi la soia però contiene degli anti nutrienti: l’acido fitico, gli inibitori della tripsina e le saponine. Queste sostanze influiscono negativamente nell’assorbimento e nella digestione di alcuni nutrienti.
Il latte di soia, come anche quello di mandorla, non contiene lattosio e glutine, è quindi adatto al consumo da parte di soggetti intolleranti. Risulta inoltre essere un ottimo alimento per vegani e vegetariani per l’elevato contenuto proteico.
Alleati delle ossa
La bevanda a base di soia e quella a base di mandorla, nonostante la loro differente natura e composizione nutrizionale, hanno effetti positivi sulle ossa.
Il latte di soia contiene poco calcio e nessuna vitamina D, nonostante questo la presenza dei fitoestrogeni ha un effetto protettivo nei confronti dell’osteoporosi.
L'osteoporosi è una patologia che spesso si manifesta con fratture traumatiche o spontanee. Gli isoflavoni, contenuti nella soia, come genisteina, daidzeina e gliciteina imitano l’azione degli estrogeni che sono in grado di rallentare la demineralizzazione ossea. Pertanto il consumo abituale di prodotti a base di soia impedisce la perdita di calcio delle ossa e il blocco del suo assorbimento.
Il latte di mandorla invece contiene un quantitativo tale di calcio da renderlo un alimento valido per la salute delle ossa. Anche la presenza di vitamina A e D contribuisce al sano sviluppo delle ossa e a prevenire l’osteoporosi.
100g di questa bevanda apportano circa il 25% di calcio, il 10% di vitamina D e l’8% di vitamina A della dose giornaliera raccomandata (definita RDA). Ovviamente è necessario poi assumere anche altri alimenti che contengono calcio, per arrivare al quantitativo giornaliero consigliato.
Esistono anche bevande addizionate, ma è difficile sapere se il calcio e le vitamine addizionati sono assorbiti bene dall’organismo quanto quelli naturalmente presenti.
Contrastano il colesterolo
Il colesterolo è un grasso ed è una molecola davvero importante per il nostro organismo che in parte viene prodotta dal nostro corpo ed in parte è assunto con l’alimentazione. Il colesterolo può essere buono (HDL) e cattivo (LDL) ed è quest’ultimo che, se si deposita nelle arterie, può comportare notevoli rischi cardiovascolari. Tra i principali rimedi suggeriti per contrastare il colesterolo alto vi è la giusta alimentazione e l’attività fisica.
Il latte di soia contiene proteine, fosfolipidi e fitosteroli, importanti per contrastare il colesterolo. Le proteine della soia stimolano il fegato a rimuovere le LDL; I fosfolipidi agevolano il passaggio di colesterolo verso il fegato; i fitosteroli sono coinvolti nella riduzione dell'assorbimento intestinale del colesterolo. Numerosi studi dimostrano che 25 g di proteine di soia al giorno riducono il colesterolo totale e quello cattivo LDL.
Il latte di mandorla, per la bassa quantità di colesterolo e grassi saturi e la presenza di grassi insaturi, risulta essere un ottimo alimento in caso di colesterolo alto. Gli acidi grassi presenti nel latte di mandorla sono l’acido oleico e linoleico. L’acido oleico è un grasso monoinsaturo che favorisce il normale mantenimento della fluidità ematica e diminuisce la quota di colesterolo LDL. L’acido linoleico omega-6, definito essenziale perché il nostro corpo non è in grado di produrlo, aiuta a controllare il livello totale di colesterolo nel sangue.
Ma attenzione, se si sceglie questa bevanda per problemi di colesterolo è bene preferire il formato liquido e non solubile perché in questo formato la mandorla viene degrassata.
Prevengono e riducono il diabete
Il diabete è una patologia caratterizzata da elevati livelli di glucosio nel sangue, l’iperglicemia. Chi ha problemi di diabete deve cercare di assumere cibi con IG (Indice Glicemico) basso.
Il latte di soia senza zuccheri aggiunti, è adeguato in un’alimentazione per diabetici per:
- l'esigua quota glucidica
- il basso indice glicemico (IG 34)
- il basso quantitativo di grassi che facilita il controllo del peso, che a sua volta ha un ruolo importante sul controllo del livello di glucosio nel sangue
- la presenza degli isoflavoni.
Attenzione, per migliorare l’assorbimento della soia e incrementare i suoi benefici, bisogna associare ad essa cibi naturalmente ricchi di antiossidanti, microelementi e altre vitamine come la frutta e la verdura. Questo perché la soia contiene sostanze come l’acido fitico, che sottrae importanti minerali (es. lo zinco, coinvolto nell’assorbimento del glucosio).
Il latte di mandorla senza zuccheri aggiunti, risulta essere adeguato in un’alimentazione per diabetici perché:
- ha un basso contenuto di carboidrati
- ha un basso indice glicemico
- non provoca picchi glicemici.
Adeguati per una dieta ipocalorica
Sia la bevanda a base di mandorla che quella a base di soia, se assunte senza zuccheri aggiunti, sono indicate in caso di dieta dimagrante. Una tazza di bevanda alle mandorle o alla soia può essere consumata a colazione in alternativa al latte vaccino. Il latte vaccino apporta circa 160 kcal che corrisponde all'8% delle Kcal giornaliere se si considera un fabbisogno di circa 2.000 Kcal, contro le 30kcal del latte di mandorla e le 83 kcal del latte di soia, se queste sono senza zucchero.
Gli isoflavoni e le proteine della soia contenuti nel latte di soia, si sono rivelati ottimi alleati ai fini del dimagrimento. Degli studi hanno dimostrato che la beta conglicinina, sostanza di natura proteica, è in grado di stimolare il rilascio di un ormone coinvolto nell’aumentare il senso di sazietà e ridurre la fame.
Nel caso del latte di mandorla in molti si chiedono se faccia ingrassare oppure no. La verità è che l’apporto calorico varia di molto se il prodotto è con o senza zuccheri, si passa da un minimo di 13kcal ad un massimo di 89kcal per 100g di prodotto. Il latte di mandorla rispetto alle alternative vegetali al naturale e al latte vaccino, è la bevanda con il minor quantitativo calorico. Quindi in caso di dieta ipocalorica, il consumo del latte di mandorle senza aggiunta di zuccheri permette di assimilare meno calorie. Una tazza di questa bevanda che corrisponde a circa 260 g, apporta circa 30 kcal, l’1.5% delle calorie se si considera un fabbisogno giornaliero di circa 2.000 Kcal. Inoltre il latte di mandorla migliora la composizione e la distribuzione del grasso corporeo, favorisce la perdita dipeso nella zona del tronco ed ha un effetto allontana-fame.
Attenzione in caso di problemi alla tiroide
I disturbi legati alla tiroide sono tra le più comuni malattie endocrine, che cioè alterano la normale concentrazione di ormoni e degli equilibri chimici del nostro corpo.
Gli isoflavoni contenuti nel latte di soia possono interferire negativamente con le attività della tiroide, infatti causano una diminuzione della produzione degli ormoni tiroidei T3 e T4, importanti in numerosissime funzioni fisiologiche.
Le mandorle, presenti nella bevanda vegetale alle mandorle, inibiscono l'assorbimento di iodio, minerale importante, in quanto viene usato dalla ghiandola tiroidea per produrre gli ormoni tiroidei.
La carenza di questi ormoni, associata ad una deficienza di iodio, provocherebbe un continuo e aumentato stimolo della tiroide, portando a ipotiroidismo e all’insorgenza di noduli alla tiroide. Per questo chi ha già una funzionalità tiroidea compromessa, dovrebbe evitare il consumo di alimenti derivati dalla soia e dalla mandorla.
Quale dare ai bambini
Per bambini che soffrono di intolleranza al lattosio o che seguono una dieta vegana, spesso si valuta la possibilità di sostituire il latte vaccino con le bevande vegetali. I dubbi sono tanti e si temono carenze nutrizionali e controindicazioni.
Il latte vaccino è la bevanda maggiormente consumata dai bambini a colazione ed una tazza di latte parzialmente scremato (circa 260g) apporta 119.6kcal. Risulta quindi essere una buona fonte di energia, data da un buon quantitativo di proteine, carboidrati, grassi, vitamine, alcuni amminoacidi essenziali e calcio.
Il latte di mandorla contiene un buon quantitativo di calcio, quella di soia ha un buon contenuto proteico ma nessuna delle due bevande raggiunge i valori nutrizionali del latte vaccino e forse, alternarle, potrebbe essere la soluzione migliore. Inoltre il latte di mandorla ed il latte di soia, assunto dai bambini ogni giorno, possono provocare delle controindicazioni che non vanno sottovalutate.
Per neonati e bambini esistono in commercio formulazioni specifiche fortificate in nutrienti, ma come già precedentemente detto, la biodisponibilità di queste sostanze non è dimostrata.
Il consiglio degli esperti
Non bisogna decantare o demonizzare un alimento. Sia il latte di soia che quello di mandorla hanno particolari influenze sul nostro organismo e per questo motivo dobbiamo stare attenti ad assumerli nelle giuste quantità e alternandoli. Tra le possibili alternative ci sarebbe anche il latte di riso. Ci si chiede spesso se sia meglio il latte di soia o di riso. La bevanda a base di riso è ricca di zuccheri semplici ed è sconsigliata per i bambini, per soggetti con iperglicemia o diabete o per chi già assume molti zuccheri durante il giorno, non ha particolari proprietà nutrizionali, ma può essere utile quando, per qualche motivo, non è possibile utilizzare soia o mandorla.
Spesso è difficile sapere cosa controllare e sul mercato esistono tantissimi prodotti, molto diversi tra loro. Una soluzione pratica è quella di consultare le classifiche di wikonsumer.org per scegliere, in maniera consapevole, il miglior latte vegetale alla soia in commercio o un latte di mandorla senza zucchero e con tutte le altre caratteristiche che un consumatore dovrebbe esigere.
“Energia di una mamma”, la mostra di Oliviero Toscani a Casa Stokke
Venerdì, 20 Aprile 2018 11:00Il Fuori Salone offre alle famiglie davvero moltissime opportunità (e se volete consigli su cosa fare qui trovate il nostro articolo dedicato!). Tra queste, ci ha colpito davvero tanto l’evento organizzato da Casa Stokke in zona Tortona: ci siamo state ieri ed è stato proprio stupendo immergersi tanto nell’atmosfera “design” quanto in un progetto fotografico davvero meraviglioso, che ha coinvolto Oliviero Toscani e moltissime mamme.
Fino a domenica 22 aprile 2018 ecco “Energia di una mamma”. Una mostra che non è fine a se stessa, perché parla al cuore dell’energia della maternità ma soprattutto perché le modelle di Toscani sono mamme vere, passate da Casa Stokke e immortalate nelle sue fotografie durante la serata di opening dello scorso giovedì.
“Energia di una mamma”, la mostra di Oliviero Toscani a Casa Stokke: fino a domenica 22 aprile l’esposizione delle fotografie scattate dall’artista alle mamme passate a Casa Stokke durante la design week milanese
Casa Stokke è uno spazio polifunzionale nel cuore del FuoriSalone, in via Tortona. Qui le mamme, i papà, le donne in gravidanza e i bambini possono trovare servizi e attività apposta per loro, in un ambiente rilassato, professionale e bellissimo.
Fino a domenica 22 aprile dalle 10 alle 19 a Casa Stokke (con ingresso libero) troveremo un’esposizione delicata e bellissima, quella delle fotografie scattate da Oliviero Toscani durante l’opening della Design Week di Milano: le mamme e i loro bambini sono passati davanti all’obiettivo del noto e irriverente fotografo durante il vernissage di Casa Stokke e sono poi finite sulle pareti dello spazio.
Esposte troviamo quindi quaranta fotografie che ritraggono altrettante mamme con i loro bambini, raccolte sotto al titolo “Energia di una mamma”. Tutte contengono lo stile riconoscibile (e amato) del fotografo: primi piani, sorrisi, pance in attesa, bimbi tranquilli, bimbi imbronciati, bimbi sorridenti… E le loro mamme, orgogliose, tenere e forti. Donne indipendenti, donne comuni, donne professioniste, donne casalinghe, donne artiste… La commistione di umanità è visibile e percepibile e il risultato è un progetto davvero forte e coinvolgente che mostra ed esprime la bellezza della maternità, così come la sua energia e la sua emozione.
Ma Casa Stokke non propone solo questo, e decidendo di visitare la mostra domani (sabato 21 aprile) ci sarà l’occasione di partecipare ad un’altra attività davvero interessante e utile. Come l’anno scorso, infatti, Casa Stokke ha organizzato insieme al MaMi Club di Milano (un club gratuito e accessibile su invito) “MaMi Business”, un incontro per aiutare le mamme a capire e decidere la propria strada professionale.
Consapevoli infatti che diventare mamma spesso frena o cambia completamente il proprio percorso, i professionisti di Casa Stokke si mettono a disposizione delle madri per supportarle concretamente aggiornando il proprio curriculum vitae, preparandole ad affrontare al meglio i colloqui di lavoro e consigliando come avviare la propria attività imprenditoriale.
Infine, continuano tutti gli eventi collaterali, i workshop e gli incontri dedicati a gravidanza, maternità e genitorialità offerti da Casa Stokke ai genitori, come i corsi di massaggio, il corso di disostruzione pediatrica, gli incontri con i pediatri, gli psicoterapeuti e le ostetriche…
È possibile visitare Casa Stokke, usufruire dei servizi (come l’area food per la merenda, l’area allattamento, la nursery per il cambio e il parco giochi per bambini) e partecipare agli incontri (iscrivendosi ai workshop online) tutti i giorni dal 18 al 22 aprile 2018 dalle 10 alle 19. L’ingresso è libero!
Giulia Mandrino
UniSalute Junior, l'App per crescere sani divertendosi con Disney
Venerdì, 20 Aprile 2018 09:40I bambini amano Walt Disney e i suoi cartoni animati (e anche noi siamo cresciute con moltissimi amori disneyiani!). E quando qualcosa è così amato dai bambini, ciò che è doveroso fare è sfruttare il canale per portare messaggi positivi e di crescita.
Il progetto presentato ieri in conferenza stampa ci piace dunque per questo: UniSalute e The Walt Disney Company hanno unito le forze per proporre ai bambini una App davvero utile e importante! Il tema? Lo stile di vita sano, che se veicolato con divertimento e approccio ludico può diventare un patrimonio che i nostri bimbi si porteranno dietro tutta la vita.
UniSalute Junior, l'App per crescere sani divertendosi con Disney: una nuova App farà divertire i nostri bambini veicolando un messaggio importantissimo di salute
3 bambini italiani su 10 sono in sovrappeso oppure hanno problemi di obesità: un dato sconcertante recentemente pubblicato dal Rapporto Okkio alla Salute. Sì, fa spavento, e non dobbiamo sentirci immuni: anche se i nostri bambini, infatti, non soffrono di questi problemi, a causa dello stile di vita odierno purtroppo sono sempre sul filo del rasoio, pericolosamente spinti verso abitudini alimentari e di movimento pericolose.
Non sono solo le merendine zuccherate, i fritti o il cibo spazzatura a mettere in pericolo la salute dei nostri figli. La tendenza a non giocare all’aperto, a non fare sport, a non divertirsi facendo movimento libero e la sedentarietà della scuola porta infatti a conseguenze sulla salute altrettanto devastanti.
La Walt Disney Company ci tiene moltissimo a questo argomento: consapevole dell’impatto che i suoi personaggi e le sue storie hanno sui bambini, non si impegna solo nel veicolare messaggi positivi riguardanti la società, la gentilezza, la non discriminazione e l’uguaglianza, ma anche messaggi riguardanti il proprio stile di vita. Dal 2006, dunque, cerca di ispirare le famiglie (attraverso varie iniziative raccolte sotto allo slogan “Divertiamoci a stare bene!”) a intraprendere e mantenere uno stile di vita sano attraverso una buona alimentazione e il movimento. Il tutto sfruttando i personaggi più amati dei cartoni animati e il potere del gioco e del divertimento!
Insieme ad UniSalute, azienda assicurativa leader nel campo della salute), ha così sviluppato l’App UniSalute Junior, ispirata proprio ai personaggi Disney, che attraverso le loro parole e qualche gioco mostrano ai bambini la bellezza dello stile di vita sano.
Questa App è gratuita e disponibile a tutti. Attraverso essa, gli sviluppatori vogliono diffondere tra i bambini e le famiglie i concetti salutari più importanti spronandoli a vivere secondo uno stile di vita sano, che non significa solo “noioso” o “insapore”, ma divertente!
Nell’App troviamo quiz, domande sul proprio stile di vita e sugli stili di vita alimentare e sportivo che permettono di ottenere in premio l’opuscolo “Divertiamoci a stare bene”, e poi, scuotendo il telefono, ai bimbi appaiono divertenti schede informative fornite da un personaggio Disney ogni volta differente (per imparare moltissime cose e prendere spunto dai consigli dei personaggi, che invitano i bambini a intraprendere varie attività divertenti da fare all’aperto o a casa). Ogni quattro shake, ecco in premio un personaggio Disney da stampare e colorare!
Insomma, la tecnologia quando utilizzata al meglio ci dà davvero molti spunti e opportunità. I bimbi in questo modo si divertono, ma imparano moltissime cose sul cibo e sul moto che poi applicheranno molto più volentieri nella vita quotidiana. Coinvolgendo anche noi!
Possiamo scaricare l'App dall'App Store o da Google Play!
Giulia Mandrino
Una fattoria didattica, un orto biologico e una vacanza da sogno per la famiglia!
Giovedì, 19 Aprile 2018 12:16Conoscete le Alpi del Mare? Si trovano nel tratto di arco alpino compreso tra il Colle di Tenda e il Colle di Nava, in provincia di Cuneo. Proprio qui, accoccolato tra i monti, si trova l’Hotel Miramonti, dal nome tradizionale e dal sapore alpino, che ci piace moltissimo perché permette di passare una vacanza in famiglia assolutamente unica, rilassante, didattica e curiosissima!
Una fattoria didattica, un orto biologico e una vacanza da sogno per la famiglia: l’Hotel Miramonti sulle Alpi del Mare per un weekend con i bambini assolutamente unico
L’Hotel Miramonti si trova a Frabosa Soprana (CN), in via Roma 84. Si tratta di un albergo super adatto alle famiglie (family-friendly, per essere trendy!): ha tantissimi servizi e i bimbi qui si potranno dimenticare iPad e videogiochi, immergendosi nella natura e scoprendo dal vivo, con le proprie mani, la bellezza della terra e degli animali.
In questo albergo di montagna, infatti, non ci sono solo camere bellissime con tutto il necessario per le famiglie (dai lettini da campeggio in camera alle spondine anticaduta, dalle vaschette per il bagno dei neonati ai riduttori per il wc, fino ai fasciatoi e agli scalda biberon, ai passeggini e agli zaini porta bebè a noleggio per le passeggiate - tutte cose che ci permettono quindi di partire più leggeri e senza stress), ma anche tantissime attività per i bambini.
Tutto il giorno è infatti attivo il servizio di animazione e intrattenimento con animatrici esperte e attente, insieme alla stanza giochi sempre accessibile (perfetta nelle giornate di pioggia perché piena di libri, matite colorate, film e cartoni animati) e ad un’area all’aperto recintata (il parco è grande 10.000 metri quadrati!), con scivoli, tunnel e casette, sabbia, carrucole e palafitte, per lasciare che i bimbi si divertano in libertà in tutta sicurezza. Ci sono anche laboratori creativi e tematici ed escursioni su misura per tutti! E per gli amanti dello sci, a 150 metri dall’albergo è presente una scuola sci con più di 30 maestri.
Tuttavia ciò che ci fa impazzire è la fattoria dei bambini: una baby farm che apre di primissima mattina e che i bambini possono visitare, per coccolare le caprette nane, accarezzare i porcellini d’india, nutrire i coniglietti e raccogliere le uova fresche delle galline.
E sempre in tema di “cibo di fattoria a km zero”, l’albergo Miramonti nel suo parco ha allestito una capretta-fantoccio munita di finte mammelle: se i bambini lo vogliono, quindi, possono imparare l’arte antica della mungitura.
È presente anche un orto biologico, dove si svolgono varie attività didattiche: i bambini possono concimare la terra, piantare la frutta e la verdura e coglierla una volta matura. Il tutto osservando le fasi lunari, per capire quando piantare o mettere a dimora pomodori, cetrioli, melanzane e zucchine.
Dall’hotel Miramonti, luogo perfetto come base per passeggiate ed escursioni, si possono poi organizzare le passeggiate in malga: qui si osserverà da vicino la produzione del tipico formaggio Raschera.
Se vogliamo organizzare una vacanza all’Hotel Miramonti di Frabosa Soprana basta visitare il loro sito, completo di tutte le informazioni. I prezzi vanno dai 79 euro a persona per la mezza pensione gourmet (che comprende anche baby menù su misura per i bambini e il libero accesso alla SPA dell’albergo!). I bambini sotto i 3 anni non pagano, dai 3 ai 6 hanno uno sconto del 50% sul prezzo pieno e dai 6 ai 12 anni del 30%.
Giulia Mandrino
Il focusing
Giovedì, 19 Aprile 2018 11:57Focus: l’attenzione, la concentrazione, il mettere a fuoco, l’obiettivo. Focus significa molte cose, ma essenzialmente vuol dire mettere a fuoco qualcosa, concentrarsi su un ben preciso aspetto di qualcosa. Anche in psicoterapia è così.
Il focusing (detto anche “metodo esperienziale”) è infatti una “terapia” (anche se più che terapia potremmo definire mezzo per raggiungere altro) che prevede l’introspezione e la messa a fuoco di certi aspetti della propria persona magari latenti, lasciati sopiti o volutamente ignorati. Soprattutto, ci spinge a concentrarci sul nostro corpo, lavorando sulle sensazioni fisiche.
Ma vediamo meglio insieme di cosa si tratta, per provare ad applicare il focusing anche alla nostra vita quotidiana ottenendo benefici e sicurezze.
Il focusing: la pratica che vuole farci concentrare su noi stessi per scoprire conscio e inconscio attraverso il corpo
La parola “focusing” è strettamente collegata a “consapevolezza”. Perché? Perché spesso, spessissimo non abbiamo consapevolezza di noi stessi. Non fino in fondo.
Negli anni Settanta, quindi, Eugene Gendlin, psicoterapeuta e filosofo, ha ideato questa tecnica psicologica. Grazie al suo lavoro con migliaia di pazienti, Gendlin era arrivato alla conclusione che alcuni di loro possedevano una capacità che permetteva loro di cambiare, migliorare e trovare soluzioni ai loro problemi, a differenza degli altri, più limitati. Questa capacità risiedeva nella capacità di ascoltarsi. Erano cioè “focalizzatori naturali” (natural-focuser).
Il focus naturale avveniva molto semplicemente: se gli altri pazienti, infatti, durante le sedute di psicoterapia raccontavano la propria esperienza e la propria storia semplicemente e in maniera lineare, questi focalizzatori naturali attingevano invece anche dai propri sentimenti, dalle proprie emozioni e, soprattutto, dai propri ricordi fisici, arricchendo i racconti con essi.
Queste sensazioni fisiche (il ricordo corporeo di ciò che provavano nel momento raccontato) si chiama per Gendlin “flat-sense”. Questo flat-sense non è però fine a se stesso: porta infatti ad un nuovo cambiamento corporeo (body-shift) che a sua volta conduce ad un nuovo flat-sense come in un circolo virtuoso.
Questi pazienti “natural-focuser”, tuttavia, erano pochi, e non rappresentavano la totalità dei suoi pazienti. Eugene Gendlin si chiese così se fosse possibile insegnare anche agli altri questo ragionamento, questa tendenza, portando beneficio anche a loro.
Arrivò quindi a ideare il processo del “Focusing”: un metodo di ascolto del proprio corpo e delle proprie sensazioni che può essere sfruttato non solo in psicoterapia, ma in generale nella vita per rilassarti, sbloccare le situazioni, risolvere i problemi, stimolare la creatività e spingersi verso un cambiamento positivo.
Attraverso il focusing, dunque, si può entrare in profondo contatto con se stessi, con la propria fisicità e con la propria mente (di conseguenza), concentrandosi su aspetti che quotidianamente non ascoltiamo, su sensazioni che diamo per scontate e viviamo passivamente. È molto legato al concetto di somatizzazione, come si può capire, ed è per questo che il focusing è estremamente benefico.
Il Focusing ideato da Gendlin prevede sei passi. Ci si può guidare da soli o, come dovrebbe essere, stimolati da uno psicoanalista attraverso parole o immagini. In ogni caso possiamo prendere questi sei passi come spunto per ascoltarci fino in fondo.
CREARE LO SPAZIO
Prima di tutto, è necessario creare uno spazio silenzioso e tranquillo. Meglio essere soli e chiudere gli occhi per qualche minuto senza stimolazioni uditive per entrare in uno stato di rilassamento. Passato qualche minuto, iniziamo ad ascoltare il nostro corpo, interamente e per singola zona: si parte dai piedi e si sale verso le gambe, il sedere, la schiena, le spalle, il collo, la nuca, la testa, gli occhi, il naso… Arrivati al naso è il momento di ascoltare l’aria che respiriamo. Entrando l’aria, entriamo anche noi nel nostro corpo, ascoltando l’interno: i polmoni, il torace che si alza e si abbassa, il petto, lo stomaco…
Ascoltando il nostro corpo riceveremo alcune sensazioni, positive o negative. A questo punto possiamo decidere se tenerle o se spostarle fuori dal luogo in cui avvengono, riponendole da qualche parte più “neutra” (come ad esempio i fianchi).
È in questo momento che possiamo iniziare a farci domande e a ricevere risposte dal corpo: “come sto?”. “Come va la mia vita?”. Il corpo risponderà con alcune sensazioni che starà a noi analizzare, liberandoci e creando lo spazio necessario all’ascolto.
SENSAZIONE SENTITA
Dal nostro corpo, mentre ci focalizziamo, riceveremo varie sensazioni. È ora di selezionarne una e analizzarla, puntando il focus sulla zona del corpo che ci sta parlando, quella che sentiamo maggiormente. Non analizziamo quindi la sensazione, ma solo il punto del corpo specifico che ci arriva più definito. Si definisce la zona del corpo e si lascia indefinita la percezione del problema.
SIMBOLIZZARE
Lasciandoci andare, ascoltiamo ora la nostra mente e catturiamo qualche frase, immagine, gesto o suono che ci suggerisce. Pensiamo a come descriveremmo il problema e ascoltiamo il simbolo che la mente ci dona. Ne sentiremo vari, ma alla fine capiremo quello che combacia con la sensazione, proprio come quando dimentichiamo qualcosa e ripercorriamo le ipotesi, o quando vediamo un volto riconosciuto e non riusciamo per un attimo ad associare un nome. Ciò che si prova troverà una definizione in maniera spontanea.
RISUONARE
Focalizziamoci ora su questa parola, frase, immagine o suono che associamo al problema e verifichiamo se coincide, se combacia. Dobbiamo lasciare, appunto, che risuoni, che venga confermata da un piccolo segnale fisico. Solitamente è una sensazione di rilassamento. Perché proprio come quando ricordiamo ciò che abbiamo dimenticato, il corpo ci comunica sollievo.
DOMANDARE
È a questo punto che possiamo chiedere al nostro corpo più nello specifico cosa ci sia nella sensazione provata. Paura? Disagio? Sgradevolezza? Qualcosa di irrisolto? Inadeguatezza? Possono essere molte le risposte, e quando il corpo la troverà accadrà proprio ciò di cui parlavamo: body shift e flat sense. Il corpo infatti cambierà per un attimo, di nuovo, e porterà ad una nuova sensazione di sollievo nel momento in cui riconosceremo la sensazione. Il corpo, insomma, continua a modificarsi e aggiustarsi dandoci le risposte che cerchiamo.
ACCOGLIERE
L’accoglienza finale è l’obiettivo del focusing: accogliere il cambiamento, accogliere le sensazioni, accogliere il rilassamento. Il tutto, in questo modo, si ridimensiona, il quadro ci appare più chiaro e da questo punto possiamo fare partire il cambiamento positivo.
Se vi interessa approfondire il concetto di Focusing, molto utili sono i libri scritti proprio da Eugene Gendlin: “Focusing, interrogare il corpo per cambiare la psiche” e “Il focusing in psicoterapia - introduzione al metodo esperienziale”.
Giulia Mandrino