Il dolce far niente, un regalo per i nostri bambini
Venerdì, 01 Giugno 2018 08:25Viviamo in un’epoca e in una società frenetica. Ma soprattutto viviamo in un momento storico nel quale il “fare niente” sembra essere bistrattato e giudicato inutile, e nel quale il prendersi del tempo per rilassarsi e lasciarsi andare non esista.
Viviamo in un’epoca nella quale i tempi morti sono ritenuti delle inutili perdite di tempo. La frenesia del riempire le giornate è qualcosa di ormai granitico e sicuro, ma non siamo solo noi adulti a pagarne le conseguenze: imponiamo, anche senza accorgercene, questi ritmi anche ai nostri bambini. Ma a volte anche loro vorrebbero fermarsi. E quest’estate possiamo provarci!
Il dolce far niente, un regalo per i nostri bambini: quest’estate proveremo a dedicare alcune giornate al non fare nulla, per rilassarci davvero e insegnare il valore del tempo, della pazienza, della creatività e della noia ai nostri bambini
Sport, corsi di lingua, corsi d’arte, visite al museo, campus estivi a tema (ce ne sono di tutti i tipi: scienza, danza, cinema, arte…), camminate divertenti, cacce al tesoro nella natura, visite ai musei della scienza e della storia delle città e dei paesi che visitiamo, giornate al parco acquatico, al parco naturalistico… L’estate è fatta per tutto questo ed è bellissimo programmare con la propria famiglia le attività più disparate, sia quando restiamo in città sia quando ci rechiamo nel nostro luogo di villeggiatura prediletto.
Ma fermiamoci un attimo a riflettere: questa tendenza alla programmazione è di certo positiva, perché permette di godersi appieno tutti i momenti che abbiamo per stare tutti insieme in famiglia. Ma è una tendenza data anche dalla nostra abitudine a riempire le giornate dalla punta delle dita dei pieni fino alla punta dei capelli. Normalmente, durante l’anno, non perdiamo un attimo di tempo, abbiamo schedules davvero piene, tutti hanno impegni che riempiono le giornate, e questa abitudine rimane anche l’estate. Con la conseguenza che il dolce far niente non è più contemplato.
E se ribaltassimo questa tendenza? Basterebbe prendere due giorni alla settimana tra quelli dedicati alla vacanza in famiglia e dedicarli al NULLA. Al NIENTE. Al non fare assolutamente niente. E non solo per una questione di relax e svago, ma anche per un insegnamento preziosissimo ai nostri figli.
Perché perdere tempo è importantissimo. È del tempo per noi stessi. È del tempo senza i soliti stimoli quotidiani che ci fa riconnettere con il nostro io più profondo. E non importa se ci annoiamo, perché anche la noia è fondamentale per la crescita.
Se i bambini non sperimentano la noia, come potranno affrontarla da adulti? Non sempre ci sono svaghi o attività per riempire i tempi morti, e in quel momento la creatività entra in gioco. Ma soprattutto, entra in gioco il pensiero, perché, facciamoci caso, è nei momenti più vuoti e apparentemente noiosi che pensiamo davvero.
I bambini, poi, amano non fare nulla. Quante volte alla proposta “Andiamo a vedere quella mostra”, o “Che ne dite di una passeggiata nel bosco?”, le loro facce si sono fatte scure e infastidite? Non diciamo che sia sempre giusto lasciare passare, ma in effetti quando le attività sono troppe, capiamo che un bambino possa spazientirsi. Concediamo quindi a loro e a noi il vuoto delle giornate. Concediamoci di riempirlo senza regole, senza piani, senza aspettative.
Il fare niente è rilassante: ci si può sdraiare al sole, dormicchiare, leggere (leggere moltissimo!), giocare a carte, fare passeggiate brevi, adagiare su un’amaca pensando e meditando… E tutto questo è una ricarica naturale per il nostro corpo e la nostra mente! Ecco perché diciamo che il “far niente” è un regalo per i bambini.
Ed è anche facendo niente che le giornate piene acquisteranno valore, perché state tranquilli: non è che poi i bambini vorranno sempre passare le giornate rilassandosi e crogiolandosi nella sana noia! No: le attività, poi, saranno ancora più apprezzate e attese, più piene, più familiari.
Prendiamoci quindi alcuni giorni quest’estate per non seguire il nostro calendar mentale, per svuotarci dalle nostre liste, per non sentire il fiato sul collo del “dover per forza fare, fare, andare”!
Giulia Mandrino
Sono una mamma e faccio le cose a metà
Giovedì, 31 Maggio 2018 12:35
Sì, faccio le cose a metà, le interrompo, non arrivo fino in fondo quasi mai. Perché sono una mamma. Ma ciò non significa che non ho voglia, che sono pigra, che sono svogliata o che non ci metto impegno.
Sono una mamma, e lasciare le cose a metà fa parte della mia vita.
Sì, sono una mamma e faccio le cose a metà: essere mamma significa essere interrotta e non arrivare mai in fondo a qualcosa, ma è solo per l’infinito amore che ci portiamo dentro
Sono una mamma, sono interrotta, lo sono continuamente. Non riesco a finire ciò che inizio, e mi sembra di sentire mia madre quando mi parlava dell’importanza dell’impegno quando cominciavo uno sport e tentavo di mollarlo non appena annusavo che non mi piaceva del tutto. Ma ora lo so: quando si è mamme le cose si lasciano a metà, ma non significa non metterci tutto l’impegno di cui siamo capaci.
Sono una mamma, e non lascio le cose a metà perché son pigra, non ne ho voglia o sono scostante in ciò che faccio volontariamente. Non è perché non mi piaccia ciò che sto facendo in quel momento o perché perda interesse nei progetti che comincio. Non è perché sia una che molla facilmente. Anzi, se ci penso non mollo mai un secondo.
Se lo faccio è perché c’è qualcun altro che mi interrompe, qualcun altro che ha bisogno della mia attenzione, qualcun altro che merita che io lo aiuti a finire il suo, di progetto.
A volte hai voglia di urlare, perché essere continuamente interrotti e non riuscire mai, e dico mai, a finire qualcosa è deleterio per i nervi: dopo anni di vita da mamma lo so già, inizio ma dopo poco devo smettere, per poi tentare di ricordarmi dov’ero, o cosa stavo facendo (e capita spesso). Così ti trovi a pascolare per casa, con un armadio aperto, una mail da mandare, un documento da compilare, il commercialista da chiamare, la lavastoviglie aperta mezza svuotata (che poi non ti ricordi più se è roba sporca o pulita e la fai ripartire.
La pila di panni da stirare resta sempre a metà, così che non arrivo mai in fondo (probabilmente c’è sotterrata la tovaglia del Natale di due anni fa, che non rivedrò mai più grazie all’accumulo costante). I piatti restano lì nel lavello con i buoni propositi della giornata.
A volte esco truccata a metà, senza il mascara o senza il mio amato blush sugli zigomi, perché i bimbi avevano versato il succo sul divano.
E quando inizio un film difficilmente lo finisco: crollo addormentata o i bimbi mi svegliano.
E le tende del bagno? Ne ho cucita una con la mia macchina da cucire e ora la finestra è nuda per metà, perché in un anno non ho più trovato quell’oretta totalmente libera per dedicarmi alla seconda anta.
È vero, lascio tutto a metà. Ma se ci penso non è che mi interessi poi del tutto. Perché basta ragionare per un secondo di più e capire che in realtà ci sono cose che faccio fino in fondo, progetti che termino, situazioni dalle quali non mi tiro indietro e che riesco a completare, dedicandomici con tutta me stessa.
Sono le coccole mattutine, i libri che finisco leggendo ai miei bambini prima di dormire, i momenti che mi prendo da sola con mio marito (durante i quali mi godo ogni momento), i disegni dei miei bimbi che incornicio e che appendo, le colazioni lente della domenica mattina.
Perché le cose che lascio a metà sono quelle che posso lasciare a metà. E che mi fanno capire quanto siano invece importanti le altre, siano esse la recita di fine anno dei bambini o la serata relax con film e pop corn soli io e mio marito, i compiti delle elementari o la partita del sabato, il tappeto pieno di giochi o la gita in montagna tutti insieme.
Lascerò molte cose a metà, ma mi tuffo fino in fondo in tutte le altre. Godendomele. Essendo lì per me e per loro. Facendo ciò che è importante e non ciò che “dovrei, ma in fondo chissenefrega”.
L’importante? Sapere riconoscere queste priorità e non preoccuparsi quando ad essere lasciate a metà sono le cose di poco conto. Quelle che dall’esterno sembrano importanti, ma che in realtà, be’, a me sembra siano futilissime rispetto a tante altre.
Giulia Mandrino
I legumi non sono fatti solo per ricette salate o per contorni: sono deliziosi anche quando utilizzati per preparazioni dolci, che ci permettono di fare mangiare ai bambini i legumi, in modo da fare scorta di proteine vegetali. E noi li rendiamo ancora più benefici aggiungendoci qualche bacca di Goji!
Questi muffin spopolano sempre, perché sono sostanziosi e davvero gustosi e perché possiamo decorarli con le creme che preferiamo.
Muffin di ceci al cacao e bacche di Goji: la ricetta dei muffin a base di legumi e cioccolato, deliziosi e sani
I grissini fatti in casa sono un contorno davvero buono e semplice, ma anche un aperitivo sfizioso che noi amiamo accompagnare con salse fatte in casa, come ad esempio l'hummus o la guacamole, per spezzare la fame prima di cena senza rovinare l'appetito (i nostri bimbi arrivano affamatissimi da scuola!). Ecco quindi la nostra semplice ricetta, che possiamo realizzare con della pasta sfoglia comprata oppure fare noi da zero.
Grissini di sfoglia al pomodoro: la ricetta dei grissini per aperitivo o contorno fatti in casa con le nostre mani
La mente di una mamma? Non si ferma mai
Mercoledì, 30 Maggio 2018 08:56Fermiamoci un attimo. Svuotiamo la mente. Respiriamo.
Già, probabilmente non ce la facciamo del tutto. Perché? Perché siamo madri, e anche nei momenti di totale relax qualche pensiero prende il sopravvento. Sembrano pensieri innocui: ho fatto la lavatrice? C’è da fare il cambio armadio? Quand’è la partita del cucciolo? E il saggio, invece? Ho preso tutto ciò che le maestre ci avevano detto di portare a scuola? Quella linea di febbre sarà presagio di altro?
Eppure, per quanto innocui, questi pensieri non ci abbandonano praticamente mai. Perché la nostra mente è quella di una mamma, e volenti o nolenti è sempre occupata. Ma non buttiamoci giù. Abbracciamo la nostra natura!
La mente di una mamma? Non si ferma mai: perché dobbiamo abbracciare tutte le preoccupazioni e fare nostra la natura di madre
La mente di una mamma non è disegnabile: sarebbe un groviglio infinito di informazioni, informazioni sui bambini che si mescolano a quelle del lavoro, della casa, delle discussioni di coppia, della scuola… Il carico mentale che ci portiamo addosso ogni giorno è invisibile agli occhi della gente, eppure è sempre lì.
È normale ogni tanto lasciarsi andare a pensieri negativi, lasciarsi sopraffare dagli impegni, dallo stress e dalle preoccupazioni. Ma dobbiamo sempre tenere a mente una cosa: siamo mamme e questa è la nostra natura. Anche quando sembra che tutto sia enorme e insormontabile, ce la facciamo.
Nella nostra mente c’è sempre qualche pensiero latente, anche quando siamo così brave da prenderci del tempo per noi e per la coppia, senza sensi di colpa. Riusciamo a rilassarci un attimo, ma i cassetti della nostra testa nei quali riponiamo tutti i pensieri riguardanti i nostri figli non si chiudono mai, e mai lo faranno.
Siamo davvero pazzesche: per quanto disordinate, nella nostra mente abbiamo agende, liste, reminder, cartelle sanitarie dei bambini… C’è tutto, qui dentro, e tutto è davvero molto pesante. Capita che ce ne rendiamo conto, oppure che viviamo tutto questo in tranquillità. In ogni caso c’è una spiegazione logica, se riusciamo comunque a fare tutto in un modo o nell’altro: è nella nostra natura. Perché quando nasce una mamma, quando una donna stringe il suo bambino per la prima volta tra le sue braccia, il suo essere esplode. La nostra natura più ancestrale vuole che ci prendiamo cura dell’altro, e in effetti siamo bravissime a farlo. Siamo protettrici.
È normale dimenticare qualcosa, sbagliare, arrabbiarsi, sentirsi affaticate e per questo un po’ arrabbiate. Ma se ci pensate sono solo momenti. Perché poi torniamo sempre sui nostri passi, portando a scuola e a danza i bambini, facendo la spesa, cambiando le lenzuola, dividendo i compiti con il nostro/a partner, fissando gli appuntamenti dal pediatra…
Siamo in grado di fare tutto questo perché siamo madri, e la nostra mente è incredibile. Ma soprattutto, siamo in grado di farlo non perché dobbiamo, ma perché lo vogliamo. Toglieremo tempo a noi stesse, propenderemo a passare le serate non a teatro o davanti alla tv ma finendo i compiti o giocando alle Lego, organizzeremo le nostre giornate in base agli impegni di qualcun altro… Ma non lo facciamo pesare a nessuno, no? Nemmeno a noi stesse.
Perché il peso è reale, ma siamo solo noi a sentirlo, e questa sensazione è affiancata da un altro sentimento ancora più grande: il volere il meglio per chi ci sta accanto.
Ricordiamocelo sempre quando ci sentiamo giù: siamo madri, siamo fortissime, e per quanto queste preoccupazioni sembrino essere solo nostre, in realtà non siamo sole. Non disdegniamo l’aiuto degli altri, ma soprattutto abbracciamo la nostra natura e rallegriamoci di tutto quello che siamo in grado di fare!
Perché il vedere ciò che gli altri non vedono (che sia la linea di febbre preoccupante o i kiwi che mancano in frigo) è un dono, e noi, fortissime protettrici della nostra famiglia, sappiamo esattamente cosa farne! Trasformando tutto questo in amore.
Giulia Mandrino
6 cocktail analcolici per mamme in attesa!
Mercoledì, 30 Maggio 2018 07:50Chi ha detto che in attesa dobbiamo rinunciare a tutto? Certo, all’alcol. Ma non al sapore! E, soprattutto in estate, nessuno ci vieta di gustarci un buon cocktail analcolico con ghiaccio, ombrellino e cannuccia, in riva al mare o in terrazza in città.
Il bello dei cocktail analcolici (o “virgin”) è che possiamo preparali con gli ingredienti più disparati, a base di frutta ed erbe. Ricordiamoci solo una cosa: laviamole molto, molto bene prima di preparare il nostro cocktail, con del bicarbonato di sodio e acqua fresca.
Ecco quindi la nostra selezione di 6 cocktail analcolici da bere come alternativa ai più classici, senza rinunciare al gusto ma, anzi, scoprendo sapori incredibili.
6 cocktail analcolici per mamme in attesa: 6 ricette per preparare drink analcolici in alternativa ai classici cocktail con alcool
Il mojito analcolico
Ormai è diventato proprio il classico dell’estate, grazie all’abbinata tra lime e menta, che lo rendono freschissimo. Il mojito possiamo prepararlo però anche in versione analcolica: basta mischiare in un bicchiere alto 20ml di succo di lime (o di limone), 2 cucchiaini di zucchero di canna integrale e qualche foglia di menta (molto ben lavata). Schiacciamo con un pestello, quindi aggiungiamo del ghiaccio tritato, della lemonsoda e dell’acqua tonica.
Succo di arancia e menta
Semplicità a volte è la parola d’ordine: come questo cocktail analcolico assolutamente gustoso che tuttavia è semplicissimo da realizzare. In un bicchiere inseriamo qualche foglia di menta lavata e dello zucchero di canna, schiacciamo bene con un pestello quindi mescoliamo del succo di arancia bio con poca acqua tonica. Serviamo guarnendo con delle foglioline di menta aggiuntive e un paio di cubetti di ghiaccio.
Cosmopolitan analcolico
È il nostro preferito: mescoliamo in uno shaker (o se non lo abbiamo direttamente nel bicchiere) 4 parti di succo di mirtillo, 1 parte di succo di lime, 1 parte di aranciata, 1 cucchiaino di zucchero di canna integrale e un goccio di acqua tonica. Decoriamo con dei mirtilli freschi!
Spritz al melograno
Un po’ più autunnale è questo spritz che al posto del vino e degli alcolici sfrutta il gusto del succo di arancia e dei chicchi di melograno.
Prendiamo una manciata di chicchi di melograno e frulliamola in un mixer insieme a un cucchiaino di zucchero di canna integrale. Trasferiamo il composto in un bicchiere e aggiungiamo 100 ml circa di acqua tonica, del succo di arancia e qualche cubetto di ghiaccio.
Ananas e zenzero
Dopo aver sbucciato e tagliato 1 ananas a tocchetti, mettiamolo in un frullatore con il succo di 3 lime, quello di un’arancia e un pezzetto di zenzero sbucciato. Frulliamo tutto quindi versiamo in una brocca lasciando colare da un colino. Aggiungiamo un po’ di acqua tonica et voilà!
Analcolico alle carote
Dopo aver estratto il succo di qualche carota, possiamo preparare un cocktail delizioso, arancione e corposo. Noi solitamente lo prepariamo in una brocca e non nel bicchiere, in modo da averne per tutta sera!
Nella brocca versiamo il nostro centrifugato di carota (circa metà della capienza) e aggiungiamo due bicchieri di acqua gasata, il succo di mezza arancia e qualche cubetto di ghiaccio. Se vogliamo renderlo ancora più fresco, lasciamo a macerare nel drink anche qualche fogliolina di menta. Serviamo con una fetta di arancia!
Giulia Mandrino
Torna di moda il costume intero, di certo un’ottima notizia per noi mamme
Mercoledì, 30 Maggio 2018 07:11Anno 2018: torna di moda il costume intero in stile anni ’90, quel “one piece” che ha fatto sognare intere generazioni di fronte ad una serie tv come Baywatch. È un’ottima notizia anche per noi mamme perché il costume intero è adattissimo per nascondere sempre qualche smagliatura di troppo, o quel ventre oramai lontano parente di quando avevamo 20 anni. Va però aggiunto che non abbiamo un solo costume one piece, ma che esistono diversi modelli di questo tipo. Poi sono facili da trovare, dato che basta visitare siti di abbigliamento come yoox.com, i quali propongono diversi modelli di costumi interi di tutte le fantasie e per tutti i gusti. Adesso, invece, scopriremo insieme quali sono i modelli più in voga per questa estate 2018.
Torna di moda il costume intero, di certo un’ottima notizia per noi mamme: per la moda mare di quest'anno torna il costume intero, perfetto per tutte le mamme
Dal classico allo sgambato: i due modelli principali
Classico e sgambato: sono questi i due modelli principali nell’universo dei costumi one piece. In realtà entrambi sono di carattere vintage e rientrano nella medesima tradizione, ma le caratteristiche estetiche cambiano eccome. A partire dal costume intero sgambato: un modello pensato soprattutto per valorizzare lo stacco delle gambe, e per proporre una spiccata sensualità comunque sobria (grazie al “vedo-non vedo”). Inoltre, per adeguarsi ai dettami vintage degli anni ’80 e ’90, il costume sgambato presenta anche una scollatura sul petto non esagerata, e la schiena completamente a nudo. Il modello classico, invece, è molto più “contenuto”: la scollatura viene ridotta, e viene ovviamente occultata la sezione dei fianchi altrimenti scoperta. È un modello che assicura stile e confort: diciamo che si tratta del costume usato spesso dalle donne che adorano fare degli sport acquatici.
Dai fiori all’arcobaleno: le fantasie in voga
È possibile trovare tantissime alternative anche in quanto a fantasie, ma quali sono quelle che andranno più di moda questa estate? La prima è anch’essa un grande classico: si parla della fantasia a fiori, connotata dalla presenza di una marea di varianti diverse, dalle margherite ai ranuncoli. I colori diventano molto più accesi nelle varianti a tema frutta, specialmente se si parla della frutta tropicale. Bisogna però fare attenzione alle dimensioni delle trame: potrebbero mettere in luce certi aspetti del fisico, e questo potrebbe essere un bene o un male. Infine, la fantasia arcobaleno: in questo caso si parla delle classicissime bande verticali, dalle diverse tinte. Il multi-color è un trend che risale agli anni ’50 e che oggi torna più che mai di tendenza: sono diverse le collezioni prestigiose che hanno scelto di includere pure questo modello di costume intero. Anche le star dimostrano di apprezzarlo, dato che le pagine dei rotocalchi sono già piene di esempi.
Girls Who Code, un evento a Milano e tre libri per le ragazze tecnologiche!
Martedì, 29 Maggio 2018 13:16Vi parliamo spesso delle STEM, le materie scientifiche declinate in maniera finalmente innovativa, e cioè intese non più solo per maschi ma anche per tutte quelle bambine e ragazze che amano la scienza e la tecnologia e che vogliono farsi strada nel settore.
La parità di genere la stiamo piano piano conquistando, e possiamo farlo anche spronando le nostre bambine a seguire i loro sogni scientifici, quando ne hanno. Perché se gli ingegneri, gli astronauti e gli scienziati sono sempre stati uomini, nell’immaginario comune, oggi non è più così, ed esistono libri ed eventi bellissimi per sostenere le bambine e insegnare loro le basi divertendosi in un ambiente favoloso.
Il prossimo martedì 5 giugno a Milano sarà ospite Reshma Saujani, per la rassegna Meet The Guru organizzata presso il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci (in via San Vittore 21). Perché ci interessa? Perché è la fondatrice di Girls Who Code, una organizzazione no profit che si occupa di educazione digitale per le ragazze.
Girls Who Code, un evento a Milano e tre libri per le ragazze tecnologiche: Reshma Saujani, fondatrice di Girls Who Code, sarà ospite al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia per parlare di Stem
Durante questo evento (che avrà luogo alle 19.30 presso il Museo, previa iscrizione a questo indirizzo) Reshma Saujani esporrà al pubblico tutte le opportunità che due materie scientifiche come il digitale e il coding possono offrire a tutte le giovani donne, capendo così l’utilità di avvicinare le bambine alle materie scientifiche fin da piccole, se questo è il loro desiderio, senza limitarle perché “sono femmine”.
Il progetto Girls Who Code nasce dalla sua esperienza personale: Reshma è nata negli Stati Uniti da genitori esuli indiani e si è laureata all’Università dell’Illinois, specializzata alla Kennedy School of Government di Harvard e alla School of Law di Yale.
Nel 2010 è stata la prima donna indiana a correre per il Congresso degli USA, e durante la sua campagna elettorale ha visitato centinaia di scuole del Paese. Cosa ha notato? Le pochissime bambine ai corsi di computer science e tecnologia. Accanto a questo, ha constatato che sono sempre di più i genitori che le chiedevano più corsi di coding ed educazione digitale per le proprie figlie. E da lì è venuta l’idea, che ha visto la luce nel 2012.
“Dopo soli sei anni di lavoro, abbiamo raggiunto un punto critico. Siamo sulla buona strada per raggiungere la parità di genere nel settore tecnologico entro il 2027. - scrive Saujani in una lettera aperta pubblica sul sito di Girls Who Code - Donne e ragazze in tutto il paese si stanno unendo per correggere squilibri di potere secolari fondati su genere, etnia, preferenze sessuali e altro ancora. Girls Who Code è orgogliosa di far parte di questo movimento, e ancora più orgogliosa perché le nostre ragazze - tutte con storie, abilità e provenienze diverse - lo stanno guidando”.
L’incontro è quindi un’opportunità fantastica per tutti i genitori e gli educatori che vogliono scoprire come avvicinare le bambine a queste materie, stimolandole e offrendo così loro un futuro migliore.
Se vi interessa il tema, poi, vi consigliamo vivamente i libri recentemente pubblicati dalla casa editrice Il Castoro in Italia, dedicati proprio alle Girls Who Code, le ragazze che imparano il coding. La collana si intitola esattamente come il progetto di Reshma Saujani: "Girls Who Code. Impara il coding e cambia il mondo”.
Vi troviamo non solo un libro-manuale pratico di introduzione alla materia di Rashma Saujani, e cioè al linguaggio di programmazione, ma anche una serie di narrativa che presenta alle bambine le storie avvincenti di ragazze che, come loro, si appassionano di STEM e vivono magnifiche avventure.
I titoli che possiamo già trovare (dato che la collana è proprio nuova nuova) sono "Girls Who Code. Un’amicizia in codice" e "Girls Who Code. Una gara da vincere" di Stacia Deutsch (usciranno a inizio giugno).
Giulia Mandrino
L’apparecchio, tutto ciò che dobbiamo sapere
Lunedì, 28 Maggio 2018 14:23Ormai ne fanno di così invisibili che non è più un problema. Ma, soprattutto, ormai sono così tanti i bimbi che lo portano che fortunatamente non è più considerato da “sfigati” o secchioni: l’apparecchio per i denti, quando necessario, è uno strumento davvero utile e importante, che permette di prevenire e sistemare i difetti della masticazione e lo scorretto allineamento dei denti fin dall’età pediatrica.
Meglio intervenire subito, quindi, piuttosto che rischiare che il bambino si porti dietro problemi anche gravi fino all’adolescenza o all’età adulta, con il pericolo che la situazione si complichi.
Ma vediamo insieme quando è giusto mettere l’apparecchio, quando è necessario e a chi rivolgersi per andare sul sicuro.
L’apparecchio, tutto ciò che dobbiamo sapere: quando è necessario, perché è importante portarlo e a chi rivolgersi quando i nostri bambini hanno bisogno di portare l’apparecchio ai denti
L’apparecchio per i denti spesso è considerato uno strumento per correggere la dentizione semplicemente da un punto di visto estetico. Be’, non è così. Certo, la componente estetica non manca, ma ciò che un apparecchio corregge è la masticazione, l’occlusione e l’allineamento dei denti, elementi fondamentali sia per l’igiene orale (che migliora), sia per la postura, sia per il corretto sviluppo della bocca.
La prima visita odontoiatrica e ortodontistica solitamente è consigliata attorno ai 3 anni di età, in modo da valutare la situazione generale e per prevenire sin da subito i problemi più comuni, come le carie, le malaocclusioni e le abitudini viziate dei bambini (il ciuccio, il succhiamento del pollice e la deglutizione atipica).
I bambini a quest’età hanno ancora i denti da latte, ma attraverso la visita il medico può già capire se tutto procede abbastanza bene oppure se la bocca del bambino mostra già segni problematici, come una posizione errata dei denti, una scorretta chiusura mandibolare o altre situazioni. Situazioni assolutamente normali, che non devono preoccupare i genitori: la prevenzione è necessaria, e sarà utilissima nel caso in cui il dentista debba pian piano intervenire sulla dentizione del bambino.
Osservando la bocca del bambino, il dentista capirà se c’è qualche problema, come ad esempio un problema di malaocclusione, e deciderà, in base a vari fattori, se sia il caso o meno di mettere l’apparecchio. E, in caso affermativo, deciderà quale tipo di apparecchio utilizzare. Ce ne sono infatti di vari tipi: quelli per chiudere fessure tra i denti, per regolare la posizione di mandibola e mascella, per raddrizzare la dentatura, per allargare il palato…
I fattori che faranno decidere al dentista se consigliare o meno l’apparecchio per bambini sono svariati. Si va dall’età del bambino e al suo sviluppo alle implicazioni future dell’intervento, dalla familiarità con il problema (spesso anche i genitori hanno sofferto della stessa patologia) alla caratteristica e gravità dello stesso…
Spesso i problemi sono leggeri, e il dentista consiglia ai genitori l’apparecchio senza forzare la mano: si tratta infatti, a volte, di un problema solo estetico. In certi casi, però, l’apparecchio ai denti è necessario, poiché i problemi ai denti del bambino potrebbero rappresentare un problema più grave in futuro. Ad esempio, l’apparecchio ai denti è necessario e “obbligatorio” quando la non linearità dei denti preclude o intralcia la masticazione o la deglutizione, quando il difetto provoca mal di testa o mal di schiena, quando influisce sulla postura, quando rendono difficoltosa la pronuncia di alcune lettere…
A partire dai 6 e 7 anni, quindi, nei casi più gravi è utile intervenire subito, per bloccare il problema alla radice ed evitare complicazioni o degenerazioni durante la fase dello sviluppo, periodo superato il quale diventerebbe davvero difficile (e molto più costoso!) intervenire.
In tutto questo il nostro consiglio è quello di trovare un dentista davvero capace che sappia trattare con i bambini, che si interessi molto alla prevenzione e che sappia consigliare in maniera professionale e oculata l’utilizzo dell’apparecchio per i bambini.
Noi con i nostri bimbi ci siamo sempre affidate alla dottoressa Micol Zanirato, odontoiatra con specializzazione in ortognatodonzia che pratica a Milano (in via Cesare Battisti 19), in uno studio specializzato da 30 anni ortodonzia (trattamento delle malocclusioni di adulti e bambini) e pedodonzia (e cioè nello specifico nei trattamenti per bambini).
Nel suo studio i bambini sono sempre bene accolti, messi a proprio agio, e fin dalle prime visite la dottoressa li coinvolge in divertenti giochi per insegnare loro la corretta igiene orale, a lavarsi i denti e a conoscere la propria bocca.
Ma anche le mamme sono trattate con riguardo e coinvolte in prima persona nella prevenzione: non tutti lo sanno, ma la gravidanza, ad esempio, è un periodo molto delicato anche per i nostri denti e per la nostra salute orale. Le alterazioni ormonali, infatti, unitamente all’abbassamento delle difese immunitarie, possono causare danni anche gravi, e durante i nove mesi, quindi, è sempre consigliata qualche visita!
Ecco i suoi contatti:
Telefono: 02 55185769
Cellulare e Whatsapp: 366 1923802
Email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Instagram #studiozanirato
Facebook: Studio Zanirato
Il plumcake è una delle torte più classiche (e facili!) che possiamo preparare. A distinguerlo dalle altre non è solo la forma (sembra un pane in cassetta!) ma anche la morbidezza. Possiamo farlo classico, senza nulla, oppure impreziosirlo con della frutta di stagione, in questo caso le fragole!
Plumcake alle fragole: la ricetta della classica torta in cassetta con le fragole di stagione