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Smettiamola con i toto gravidanza: fanno male alla società

Martedì, 03 Maggio 2022 11:52

L'ulitma in ordine di tempo è stata Federica Pellegrini: è bastata una mezza giornata al mare in costume per fare partire la speculazione. "Il pancino sospetto: è incinta?", dicevano i titoli di alcuni giornali. Ma pensiamoci: ogni settimana ce n'è una nuova. 

Siamo negli anni Venti del nuovo Millennio, eppure siamo ancora qua, a puntare l'obiettivo dei paparazzi sulle pance delle star. E (inevitabilmente e forse inconsciamente) a puntare gli occhi sulle donne attorno a noi.

Perché il toto-gravidanza fa male alla società

Insinuare che una celebrity sia incinta sembra innocuo. Sembra una curiosità tenera, dolce. Ma non lo è per niente. Si tratta di una curiosità in realtà morbosa e invadente, e soprattutto di una pratica che lede la libertà individuale. Un po' come gli hate speech e i commenti da parte degli hater, si pensa che i VIP non vengano scalfiti da certe considerazioni, ma sono esseri umani. E la pressione riguardo a una gravidanza può fare davvero molto male. Per tanti motivi.

Una persona, per esempio, potrebbe non volere figli.

Un'altra potrebbe volerli moltissimo e non riuscirci, vivendo momenti di sconforto davvero profondi.

Un'altra ancora potrebbe essere davvero in attesa, ma chi lo sa se sia un'attesa serena? Chi lo sa se la gravidanza non sia a rischio? Chi lo sa se quel bambino sia voluto o meno?

Insomma: evitare di speculare è una forma di rispetto. E non farlo sarebbe benefico anche per la società. Queste speculazioni sulle gravidanze VIP, infatti, non fanno che perpetuare stereotipi e concezioni vecchie, pericolose e poco rispettose. Come quella che una donna sia davvero donna solo se mamma. Che avere un figlio sia il fine ultimo di ogni coppia. Che allargare la famiglia sia necessario per la felicità.

La maternità è ancora vista come obbligo

Non sono quindi solo i "toto pancino" ad essere deleteri.

Hailey Bieber da quando ha sposato Justin non può stare in pace nemmeno per un attimo che i rotocalchi si chiedono perché non sia ancora incinta. Esatto: ancora. Come se fosse obbligatorio per una donna eterosessuale sposata dover figliare non solo appena le viene messo un anello al dito, ma in generale. Perché la scelta di non avere figli non è nemmeno contemplata. Pensiamo a Jennifer Aniston: ha fatto capire in tutti i modi che non sopporta le domande e le insinuazioni sulla sua maternità o la sua non maternità: la fanno sentire come se fosse "meno donna" solo perché non è diventata madre.

Non solo VIP: anche le persone normali soffrono il toto-pancione

Tutto questo si somma alla normale pressione della società, una società in cui la parità di genere non è ancora lontanamente raggiunta e nella quale si fatica a dare i giusti spazi e i legittimi diritti alle donne. La maternità, infatti, dovrebbe essere una scelta consapevole, e non un obbligo dettato dalle aspettative esterne.

Ah, e non dimentichiamo i risvolti estetici: perché, di grazia, una pancia un filino meno piatta dovrebbe per forza significare gravidanza? Un altro macigno che pesa sui pensieri delle donne di tutto il mondo occidentale, che ancora, a quanto pare, si arrocca sulla convinzione che "magro" sia sinonimo di "normale" e "bello".

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Gli scatti di crescita esistono: ecco come riconoscerli

Lunedì, 02 Maggio 2022 14:05

Irrequietezza, pianti, stravolgimenti nella routine della nanna... Ad un certo punto, sono molti i genitori che si accorgono di questo cambiamento improvviso nel proprio neonato. Le cause naturalmente possono essere diverse, ma quando si tratta di neonati e lattanti dai 3 mesi circa in su, le probabilità che si tratti di uno scatto di crescita sono elevate.

Sì: i bambini crescono molto velocemente e questo può provocare sensazioni nuove che li scombussolano.

Ecco dunque come riconoscere gli scatti di crescita per gestirli e per affrontarli al meglio, e la loro correlazione con l'allattamento.

Cosa sono gli scatti di crescita

Gli scatti di crescita sono esattamente ciò che suggerisce il nome, ovvero accelerazioni in termini di crescita che avvengono solitamente durante il primo anno di età dei bambini e delle bambine. Non hanno, purtroppo, una durata definita: a volte persistono per un paio di settimane, altre volte passano nel giro di due giorni. 

L'impressione che i genitori potrebbero avere, è di non sapere più come gestire il bebè, non sapendo come rispondere alla sua irrequietezza che apparentemente non ha un senso preciso e immediatamente riconoscibile. 

La correlazione con l'allattamento: il bebè chiede più latte

Durnate gli scatti di crescita, alcuni bebè potrebbero richiedere più latte del solito, sconvolgendo la routine delle mamme che allattano al seno e dei genitori che allattano artificialmente. Sono però soprattutto le madri che allattano a provare la tensione maggiore: spesso non riconoscono lo scatto di crescita, si scoraggiano, temono di non avere abbastanza latte, si innervosiscono e abbandonano l'allattamento (soprattutto quando lo scatto dura a lungo, più di qualche giorno). In questo caso, il supporto del pediatra o della pediatra o di una figura professionale è essenziale. 

Come spiegano i pediatri di Uppa, in generale durante lo scatto di crescita è bene assecondare la richiesta di latte del neonato, sia al seno sia in formula (aumentando per i giorni dello scatto la quantità solita e tornando poi alle solite abitudini quando il bebè si calma e rallenta la frequenza delle poppate). Per capire che si tratta di richiesta di latte dettata dallo scatto di crescita e non di mancanza di latte, basta fare attenzione al pannolino: se la pupù è regolare, liquida e giallastra, e se le urine continuano ad essere piuttosto trasparenti, c'è da stare tranquilli.

Quando avvengono gli scatti di crescita

Tendenzialmente, gli scatti di crescita avvengono con alta frequenza durante il primo anno di vita, a partire dalle prime settimane e arrivando ai 12 mesi, ma continuano anche durante l'infanzia e l'adolescenza. Le sensazioni sono quelle di irrequietezza, dolori sparsi, stanchezza, aumento inspiegabile della fame e sonnolenza.

Se, tuttavia, per i neonati e i lattanti gli scatti di crescita sono regolari (avvengono più o meno a 3 settimane, 6 settimane, 3 mesi, 6 mesi, 9 mesi e 12 mesi di vita), via via che i bimbi e le bimbe crescono questi scatti si fanno meno frequenti nel tempo, fino a scomparire con lo sviluppo.

I sintomi degli scatti di crescita

  • Quando i bebè dormono maggiormente durante il giorno e si svegliano più spesso la notte.
  • Quando chiedono (come scritto sopra) più latte.
  • Quando mostrano segni di irrequietezza, in particolare durante l'allattamento, piangendo anche più spesso.

Come affrontarli

Non c'è una regola precisa, ma la presenza della mamma e del papà è essenziale: i bambini e le bambine durante gli scatti di crescita hanno bisogno di rassicurazione, di presenza, di contatto... Lasciare che dormano insieme nel lettone è quindi conigliatissimo, così come l'utilizzo di marsupi e fasce per portare i bebè.

Anche assecondare la fame e i ritmi del sonno e della fatica è essenziale, per ascoltare il corpo e aiutarlo durante il cambiamento che sta affrontando.

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

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Power Nap, il riposino che ricarica (anche quando in casa c'è un neonato)

Venerdì, 29 Aprile 2022 07:49

Breve, intenso e benefico: il pisolino non è per pigroni. È per genitori, lavoratori e persone che vogliono migliorare la propria memoria e la propria giornata. Concedendosi di fatto un attimo di relax che porta con sé notevoli benefici in termini di performance.

Ma il riposino non dev'essere un riposino qualsiasi. Deve essere quel Power Nap studiato dai ricercatori della Sarlaand University, in Germania, ovvero un momento dedicato al sonno che può davvero ricaricare le batterie in maniera super efficiente. Ed essendo breve e intenso, ce lo si può concedere anche nel caso ci si stia occupando di un neonato.

Lo studio tedesco

Alla Saarland University, i ricercatori e le ricercatrici hanno provato a misurare gli effettivi benefici dei pisolini durante il giorno, per capire se questi siano davvero un boost per l'energia. Prima di tutto, i risultati hanno mostrato loro come i riposini straregici migliorino le prestazioni mnemoniche: la performance della memoria, infatti, migliorerebbero di cinque volte. "Anche un breve ciclo di sonno di circa tre quarti d'ora migliora di cinque volte la capacità di recuperare informazioni dalla memoria", dichiarano infatti gli studiosi e studiose. 

La ricerca, peraltro, non si basa solo sull'osservazione della memoria dei partecipanti, ma dall'analisi dell'attività cerebrale tramite un EEG. L'ippocampo, in particolare, è stato esaminato a fondo, in quanto protagonista del trasferimento delle informazioni nel cassetto della memoria a lungo termine. "Abbiamo osservato in particolare un tipo di attività cerebrale, la "sleep splinder", che gioca un ruolo importante nel consolidamento della memoria durante il sonno". Si tratta di rapide oscillazioni dell'elettroencefalogramma che appaiono appunto durante il sonno e i riposini. Maggiore è il numero di sleep splinder che appaiono sull'EEG, più solida è la memoria delle informazioni processate.

Alla fine, in base all'osservazione dell'EEG e alle risposte mnemoniche dei partecipanti, lo studio ha concluso che un breve sonnellino in ufficio, a scuola o a casa implementa significamente la memoria e le informazioni ricordate. 

Come sfruttare al meglio il Power Nap

Il Power Nap per essere un Power Nap che si rispetti (e che funzioni) deve essere piuttosto breve (tra i 45 e i 60 minuti al massimo, ma c'è anche chi riesce ad addormentarsi profondamente e risvegliarsi in 20 minuti).

Per essere efficace, gli studiosi consigliano di farlo - per sfruttare i benefici mnemonici e di performance - subito dopo un intenso periodo di concentrazione: un breve e rilassante sonnellino può aiutare moltissimo a cementificare quanto svolto.

Il Power Nap con il neonato

Quando ci si prende cura di un neonato, il sonno può spesso scarseggiare, perché i ritmi si sconvolgono notevolmente, seguendo quelli del lattante. Le mamme e i papà, quindi, si ritrovano in situazioni poco piacevoli di privazione del sonno, che tuttavia possono essere attenuate proprio con un power nap. Non è semplice, è vero, ma provare a dormire per almeno 30 minuti mentre il bebè sta facendo uno dei suoi pisolini diurni è un'ottima idea. Al di là della memoria, infatti, il power nap rilassa molto il corpo e la mente permettendo loro di ricaricarsi. Dormire abbassa infatti anche i livelli di stress, fisico e mentale.

 

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Burro di arachidi buonissimo fatto in casa

È vero, è molto calorico. Ma non serve mangiarne in quantità enormi! E nemmeno rinunciarvi. Il burro d'arachidi, in realtà, se non è zuccherato è energico, sì, ma anche ricco di nutrienti, come le proteine e l'acido oleico. Possiamo quindi prepararlo in casa con un solo ingrediente (esatto! Le arachidi, buonissime anche nei biscotti), proprio come il burro di mandorle, senza aggiungere né sale né zucchero, e spalmare poi il nostro burro di arachidi fatto in casa su una fetta di pane integrale abbrustolito a colazione o a merenda, senza esagerare.

Ecco dunque la ricetta del buonissimo burro d'arachidi fai da te, da preparare semplicemente frullando delle arachidi.

 

Burro di arachidi buonissimo fatto in casa: la ricetta del semplice peanut butter fai da te

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"Fare le vocine" aiuta i bebè a imparare a parlare: ecco perché

Mercoledì, 27 Aprile 2022 08:25

"Bubuuuu, sette-te", "Cuu-cuu", "Di' bene maaaammm-mmma": quando ci mettiamo a fare le vocine con i bambini sembriamo scemi? Sì, ma anche molto teneri! E la buona notizia è che questo atteggiamento è decisamente educativo.

Sapete perché ci viene istintivo parlare lentamente, con una vocina acuta e facendo quasi il verso ai bebè? Perché in questo modo imparano meglio a comunicare e pronunciare le parole.

Imparare a parlare: le vocine servono

Uno studio condotto presso l'Università della Florida e pubblicato qui dimostra come a quanto pare parlare ai propri bebè facendo le vocine sia propedeutico all'apprendimento del linguaggio. In altre parole: pronunciare le paroline storpiandole e usando un tono acuto e carino non è solo simpatico, ma anche educativo.

Spesso gli adulti parlano ai bambini istintivamente in questa maniera, rallentando la proncuncia ed esagerandola ad esempio, perché sono convinti che piaccia ai bebè. In effetti è così: li coinvolge maggiormente. Ma i benefici non si limitano all'attenzione, perché secondo i ricercatori parlare in questa maniera favorirebbe anche l'apprendimento delle parole e la formazione di discorsi propri. 

Il motivo è semplice: rallentando e massimizzando la pronuncia (come accade con "le vocine") i bambini e le bambine riescono ad afferrare meglio le sillabe e i tratti più brevi del discorso, permettendo loro di ragionare su come questi suoni possano uscire dalla loro bocca. Ascoltando parole più brevi e semplici (suoni limitati), ai bambini viene più voglia di provare da sé la pronuncia.

Le "paroline" stimolano la produzione motoria del parlato

Lo studio riporta che i bambini presi in considerazione, infanti tra i 4 e i 6 mesi di vita, tentano di pronunciare suoni (vocali) che abbiano qualcosa di infantile nelle vocali, piuttosto che imitare i suoni di una voce più adulta, suggerendo quindi la presenza di una speciale "banca mnemonica" riguardante proprio la produzione di nuovi suoni durante l'infanzia. 

Questo modo di parlare da parte degli aduli, quindi, "sembra stimolare la produzione motoria del parlato, e non solo la percezione di esso": a dirlo è il dottor Matthew Masapollo, del Department of Speech, Language and Hearing Sciences dell'Università in cui si è svolta la ricerca. "Non si tratta di meri gu-gu e ga-ga. (...) (Quando lo facciamo) stiamo tentando di coinvolgere i bambini mostrando loro qualcosa riguardo alla produzione fisica delle parole, spingendoli a provare con la loro voce".

 

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Ossitocina: tutto ciò che c'è da sapere sull'ormone della felicità

Martedì, 26 Aprile 2022 13:51

Se ne parla sempre, ma quanti sanno cosa sia davvero l'ossitocina? Si dice che sia l'ormone della felicità, della fedeltà maschile, e che sia l'elemento fondamentale per il bonding, che sia essenziale per dimenticare i dolori del parto, che addirittura favorisca la fedeltà tra partner, che amplifichi il senso di protezione nei confronti dei figli... Effettivamente, tutto questo è vero. Perché l'ossitocina è potentissima, e qui ti spieghiamo il motivo.

Ecco tutto ciò che c'è da sapere sull'ossitocina e sul suo ruolo in gravidanza e per la maternità e la paternità, partendo dalla spiegazione scientifica su cosa sia questo ormone.

Cos'è l'ossitocina

L'ossitocina è un ormone e un neurotrasmettitore che agisce da messaggero, portando messaggi e impulsi da una cellula all'altra. Chimicamente, favorisce il passaggio di segnali tra i neuroni e le cellule nervose. Viene prodotta dall'ipotalamo, una parte del nostro cervello, e viene immessa nel sangue attraverso il lobo posteriore della ghiandola pituaria.

Tra i messaggi e le funzioni specifiche che l'ossitocina favorisce ci sono esattamente quelle di legame e di fiducia nei confronti degli altri. Ecco perché il sistema recettivo dell'ossitocina gioca un ruolo fondamentale durante il travaglio e l'allattamento, e in generale sul comportamento umano e sociale.

Perché è fondamentale per il travaglio

L'ossitocina è un ormone essenziale poiché facilita il travaglio, l'allattamento e il legame che si crea sin dai primi istanti tra madre e figlio. Ma come? A livello fisico, prima di tutto questo ormone stimola la contrazione dei muscoli uterini, azione fondamentale per il parto naturale. Questo accade proprio quando il bambino è pronto: lanciando il segnale di "via libera al travaglio", fa sì che il corpo rilasci l'ossitocina che facilita le contrazioni.

Allo stesso tempo, non facilita solo il travaglio, ma lo rende meno faticoso e meno doloroso, abbassando anche i livelli di stress e ansia sia della partoriente, sia del nascituro intento a discendere il canale vaginale.

Perché è fondamentale per l'allattamento

Appena il bebè è nato, il corpo della mamma continua a produrre ossitocina, che insieme alla prolattina è necessaria per l'allattamento al seno. Insieme, ossitocina e prolattina favoriscono il flusso del colostro, il primo "latte". Si tratta peraltro di un circolo virtuoso: l'ossitocina favorisce l'allattamento, e allo stesso tempo la poppata stimola i capezzoli, che favoriscono la produzione di ossitocina, rilassando allo stesso tempo la madre.

Succhiare i capezzoli, infatti, è tra i primi stimoli per la produzione di questo ormone. Anche solo annusare, guardare e toccare il bambino può tuttavia aiutare: si tratta di gesti sensoriali molto potenti a livello fisico.

L'ossitocina, insomma, resta in circolo e continua a venire prodotta anche nei giorni successivi al parto. Ecco perchè alcune gestanti potrebbero avvertire delle contrazioni dell'utero nel periodo che segue la nascita.

Perché è fondamentale per le relazioni

In generale, l'ossitocina è un ormone che favorisce le relazioni umane e sociali, dal momento che ha conseguenze dirette sulle emozioni e sensazioni. Anche nelle relazioni amorose: il tocco della persona amata, soprattutto nelle persone di sesso femminile ha un effetto diretto sui livelli di ossitocina, ed è per questo che viene chiamato "ormone dell'amore" o "della felicità". Alcune ricerche l'hanno dimostrato: le donne che si trovano in relazioni amorose soddisfacenti (e quindi serene) presentano più alti livelli di ossitocina rispetto a chi, invece, non è in una relazione.

 

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La ricetta dei pomodorini confit, facile e versatile

Li si può usare per condire la pasta, così, senza nient'altro; sulle bruschette, per un sapore speciale e diverso dal solito; per guarnire i piatti più diversi... I pomodorini confit sono davvero molto semplici da preparare e diventano un ingrediente base perfetto per molte altre ricette. Si possono infatti conservare per qualche giorno in un contenitore ermetico, immersi nel loro sughetto, e utilizzare all'occorrenza.

La ricetta dei pomodorini confit è semplice e veloce, e ti basterà scaldare il forno e lasciare che cuociano con dolcezza. Ecco la nostra, che abbiamo sperimentato per voi e che abbiamo promosso a pieni voti!

La ricetta dei pomodorini confit, facile e versatile: come preparare i pomodorini confit agrodolci

 

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Bambini e spazzolini da denti: meglio quelli manuali o quelli elettrici?

Giovedì, 21 Aprile 2022 14:24

Tutto quello che devi sapere sulla corretta igiene orale dei più piccoli!

 

Per avere denti sani e forti bisogna iniziare a prendersi cura della propria igiene orale fin da bambini. Spesso è necessario insistere con i più piccoli per fargli capire l'importanza di lavarsi i denti, ma se questa semplice routine giornaliera venisse vissuta con divertimento? I bambini si laverebbero più volentieri i denti? 

La differenza tra uno spazzolino manuale e uno elettrico, infatti, sta proprio in questo: il bambino tiene tra le mani un piccolo dispositivo elettronico che suona e gli dice quando cambiare arcata dentaria. Uno spazzolino elettrico può invogliare i più piccoli a prendersi cura dei propri denti? Per una corretta igiene orale in giovane età si consiglia uno spazzolino manuale o uno elettrico? Cosa suggeriscono i dentisti?

Spazzolini da denti manuali ed elettrici: le differenze

Qual è lo spazzolino da denti più adatto per un bambino? Spesso quando si tratta di igiene orale i bambini devono essere convinti dai genitori, quindi è importante che uno spazzolino sia divertente da utilizzare, colorato e simpatico alla vista e, soprattutto, che sia efficace sui denti e sulle gengive del bambino. Le principali differenze tra uno spazzolino elettrico e uno manuale sono:

  • Rotazione delle setole: Le setole dello spazzolino elettrico ruotano con un meccanismo automatico e rimuovono meglio le placche dai denti rispetto allo spazzolino manuale. La rotazione permette di strofinare più volte sulla stessa superficie senza irritare le gengive come avviene, invece, con il classico movimento su-e-giù manuale.
  • Sensori di pressione: I sensori di pressione di cui sono dotati gli spazzolini elettrici servono per tutelare le gengive e per non applicare troppa foga durante l'igiene orale. A volte abbiamo l'impressione che premendo con più forza i denti si puliscano meglio, ma non è così! Se la pressione è eccessiva si rischia solamente di irritare le gengive, soprattutto se lo spazzolino ha delle setole dure.
  • Timer automatico: Gli spazzolini elettrici suonano o vibrano ogni 30 secondi per ricordare che bisogna cambiare arcata dentaria. In questo modo promuovono una corretta igiene orale anche tra i più piccoli che, spesso, tendono a lavarsi i denti in fretta impiegando poco tempo. Con gli spazzolini manuali, invece, è l'utente che deve dedicare il giusto tempo a ogni arcata dentaria.

Le differenze tra questi due spazzolini da denti sono soprattutto tecnologiche e hanno lo scopo di agevolare l'igiene orale e di renderla più immediata, anche tra i bambini.

Bambini e spazzolini da denti: cosa consigliano gli esperti

L'igiene orale dei bambini è molto importante e non deve assolutamente essere trascurata, ma cosa consigliano i dentisti? A che età dovremmo insegnare ai nostri bambini come lavarsi i denti? Meglio gli spazzolini manuali o quelli elettrici? Gli esperti non hanno dubbi al riguardo: gli spazzolini elettrici insegnano ai bambini come spazzolare in modo corretto e quanto tempo dedicare a ogni arcata dentaria. A partire dai 3 anni i bambini devono essere educati sulla propria igiene orale e, in questo, gli spazzolini elettrici vengono in nostro aiuto:

  • Esistono modelli di piccole dimensioni
  • Sono colorati e hanno un design simpatico perfetto per i più piccoli
  • Segnalano quando cambiare arcata dentaria
  • Sono dotati di sensori di pressione per proteggere le gengive
  • Attraverso il Bluetooth si collegano alle applicazioni per smartphone
  • I genitori possono monitorare l'igiene orale dei propri figli

Gli esperti non hanno dubbi: rispetto agli spazzolini manuali, quelli elettrici sono più adatti per i bambini perché sono dotati di sensori, di timer e di controllo tramite applicazione che aiutano i più piccoli a spazzolare i denti in modo corretto. In questo modo i bambini possono imparare divertendosi e i genitori possono controllare periodicamente che l'igiene orale venga eseguita in modo corretto.

Spazzolini elettrici per bambini: che modello acquistare

Naturalmente, uno spazzolino elettrico per bambini è diverso da un modello specifico per adulti, bisogna acquistare un prodotto adatto alla fascia d'età e che invogli il bambino a dedicarsi 2 volte al giorno alla pulizia dei denti. In particolare, i migliori modelli di spazzolini elettrici per bambini sono dotati di:

  • Setole delicate: Per i bambini è molto importante che lo spazzolino sia dotato di setole extra morbide per evitare che le gengive si irritino quando i denti vengono spazzolati con troppa energia.
  • Dimensioni ridotte: Il cavo orale di un bambino è più piccolo di quello di un adulto, di conseguenza anche lo spazzolino da denti deve essere di dimensioni minori per poter raggiungere con facilità ogni angolo delle arcate dentarie.
  • Design colorato e accattivante: Gli spazzolini per bambini spesso hanno colori accesi o riportano le immagini dei cartoni animati per invogliare il bambino a utilizzarli. Inoltre, hanno il manico antiscivolo che ne facilita l'impugnatura.
  • Timer: Il timer è impostato per eseguire 2 minuti di igiene orale, nello specifico bisogna dedicare 30 secondi a ogni semi-arcata dentaria. Il timer si attiva per avvisare quando è il momento di dedicarsi a un'altra semi-arcata.

Conclusione

Nell'adulto la differenza tra uno spazzolino manuale e uno elettrico è meno evidente perché si presuppone che il soggetto sappia già come lavarsi i denti in modo adeguato, quindi semplicemente il modello elettrico velocizza l'igiene orale e consente una pulizia migliore. Nel bambino, invece, lo spazzolino elettrico è da prediligere rispetto a quello manuale perché non solo spazzola i denti in modo più accurato ma insegna anche al bambino quanto tempo dedicare a ogni arcata dentaria. 

Anziché lavarsi i denti in fretta e furia prima di andare a letto, lo spazzolino elettrico ha un timer preimpostato che si attiva ogni 30 secondi, obbligando il bambino a spazzolare i denti per almeno 2 minuti, come raccomandato dagli esperti. Per questo motivo, si consiglia l'acquisto di uno spazzolino elettrico, preferibilmente di piccole dimensioni e con immagini o colori accattivanti che possano invogliare il bambino a dedicarsi alla propria igiene orale almeno due volte al giorno.

 

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Le Principesse Disney rafforzano gli stereotipi: è scientifico

Giovedì, 21 Aprile 2022 09:38

Vi è mai capitato di riguardare "Friends" dopo anni dalla messa in onda? Sia chiaro, è un nostro cult show e lo adoriamo, ma certe battute sono davvero (davvero) invecchiate male. Lo sguardo bianco totalizzante, le battute discriminatorie, le relazioni non proprio equilibrate... Detto questo, da "grandi" possiamo godere delle puntate in tutta coscienza, riconoscendone i limiti.

Lo stesso vale per i cartoni animati, e soprattutto per i classici. Non si è estremisti se si pensa che siano un filino retrogradi e diseducativi, e non si è talebani se ci si trova a riflettere se sia il caso o meno farli vedere ai nostri bambini, in quest'epoca.

Detto questo, sembra impossibile evitare di guardare Cenerentola o Biancaneve, Pocahontas o le principesse. Bene: non c'è bisogno di non guardarli; ma sarebbe meglio guardarli ragionando e spiegando perché certe immagini e certe parole siano oggi del tutto sbagliate. No, non è "cancel culture". È rispetto.

La scelta di Disney+

D'altra parte, il discorso non parte solo dai genitori, ma è lo stesso colosso Disney a ritenere che certi contenuti, oggi, non siano esattamente educativi, tanto da inserire certi titoli in una sezione "+ 7 anni". Prima dei 7 anni e senza le giuste guide, insomma, i bimbi e le bimbe è meglio che non guardino alcuni cartoni animati perché particolarmente zeppi di stereotipi o di immagini razziste o per niente rispettose.

Naturalmente si tratta di prodotti che hanno già la loro età. Gli ultimi cartoni o lungometraggi Disney e Pixar, infatti, sono decisamente più inclusivi e coscienziosi. Recentemente abbiamo letto a proposito un meme divertente eppure verissimo: sembra quasi che i millennials oggi alla guida di Pixar stiano facendo "scusare" i genitori della generazione precedente per tutti gli errori fatti. Avete visto Red? Ecco, guardatelo (e provate a farlo senza versare nemmeno una lacrima!).

E pensiamo anche alle eroine presentate ultimamente: non si tratta più di principesse vincolate alla forza maschile o al lieto fine, ma di guerriere indipendenti che rappresentano finalmente un modello più ampio di donna.

Perché certi cartoni sono diseducativi

Ma torniamo al discorso sulla diseducazione. È vero: certi cartoni contengono stereotipi (anche sottilissimi o in secondo piano) davvero pericolosi, perché inconsciamente entrano nell'immaginario, plasmando indirettamente la realtà e rischiando che questa resti ferma al secolo scorso. Non si tratta, peraltro, di stereotipi legati solo alla sfera femminile, con le classiche donzelle da salvare, ma anche alle minoranze (non solo etniche e religiose).

E a chi dice "è un'esagerazione", è possibile rispondere tranquillamente che non lo è. E che a dirlo sono anche studi scientifici, come quello pubblicato da Sarah Coyne sulla rivista Child Development (November/December 2016, Volume 87, Number 6, Pages 1909–1925), dal titolo Pretty as a Princess: Longitudinal Effects of Engagement With Disney Princesses on Gender Stereotypes, Body Esteem, and Prosocial Behavior in Children. Tradotto: Carina come una principessa: gli effetti longitudinali dell'affezione nei confronti delle principesse Disney sugli stereotipi di genere, l'autostima fisica e il comportamento sociale nei bambini. La ricerca mette in luce esattamente come le narrazioni disneyane contribuiscano a rafforzare gli stereotipi di genere nella mente dei bambini e delle bambine e ad abbassare l'autostima (dato che la bellezza è costantemente esaltata e associata al valore personale delle ragazze).

Educare al rispetto prima di guardare

Stabilito che gli stereotipi ci sono, e che non è un'esagerazione affermarlo (pensiamo a come vengono rappresentati i pellerossa in Peter Pan, i "selvaggi" in Pocahontas e compagnia bella), non è necessario evitare la visione. Dopo i cinque anni (prima è un po' presto) possiamo procedere tranquillamente con Cenerentola e Peter Pan, ma utilizzandoli come scusa per parlare di stereotipi, scardinandoli. 

Prima di procedere con la serata cinema, quindi, è bene fare notare ai bambini e alle bambine che questi cartoni hanno una certa età e che al loro interno ci saranno rappresentazioni che non rispecchiano la realtà e che non dovrebbero essere prese come verità. Dopo la visione, quindi, è possibile parlarne, provando a riflettere su ciò che si è visto, sulle azioni intraprese dai protagonisti (soprattutto le principesse), su ciò che è piaciuto e ciò che è suonato, invece, un po' forzato. Insomma: i cartoni animati classici possono restare tali e mantenere il loro posto nella libreria (virtuale), ma solo se diventano l'occasione per riflettere insieme, parlare di stereotipi e ragionare con coscienza.

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Mele ripiene di frutta secca, crude o al forno!

Una merenda diversa e divertente, o un dessert per gli ospiti più delicato e leggero: le mele ripiene sono graziosissime da vedere e sono allo stesso tempo davvero molto semplici da realizzare. E benefiche: mele, frutta secca, miele... Tutti ingredienti che piacciono un po' a tutti i palati, che puoi regolare e che hanno buone proprietà nutrizionali.

Ecco dunque la ricetta delle mele ripiene di frutta secca, che puoi mangiare così, a crudo, oppure cuocere in forno per un dolce caldo e saporito (anche a seconda della stagione!).

Mele ripiene di frutta secca, crude o al forno: la ricetta semplice e nutriente

 

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