La Riverbend School in India, nuovo modello di educazione emotiva
Martedì, 27 Febbraio 2018 09:12Una scuola focalizzata sull’insegnamento della felicità e non sulle nozioni: la definiscono così, la Riverbend School in India, una scuola progettata dallo studio Kurani che per ora è solo un progetto ma che si avvia a diventare una struttura per 300 studenti (che durante la settimana vivranno proprio nel campus) assolutamente all’avanguardia.
Kurani è uno studio d’architettura specializzato proprio nella progettazione di spazi didattici: il loro scopo è costruire luoghi nei quali l’apprendimento e l’insegnamento si inseriscano alla perfezione, ma soprattutto nei quali i ragazzi possano vivere al meglio la loro esperienza educativa.
La Riverbend School in India, nuovo modello di educazione emotiva: dallo studio Kurani il progetto per la scuola indiana fondata su felicità, meditazione e intelligenza emotiva
L’idea che sta dietro a questo progetto per una scuola a Chennai, in India, è tanto semplice quanto rivoluzionaria: un istituto nel quale i ragazzi possano concentrarsi non solo sulle materie e sull’apprendimento e sullo studio degli argomenti, ma soprattutto sulla loro persona, imparando la felicità, la compassione e l’empatia, per far sì di crescere dotati di tutte queste skill fondamentali per la vita.
Tutto questo lo si può raggiungere non solo attraverso il programma, ma anche grazie agli spazi progettati apposta per lasciare che gli studenti possano esprimersi, sperimentare e vivere l’ambiente in maniera funzionale all’apprendimento di tutte queste competenze.
Ecco perché nella scuola progettata dallo studio Kurani - guidata dal fondatore dello studio, Danish Kurani, e che dovrebbe aprire i battenti nel 2020 - si troveranno moltissimi spazi inusuali ma assolutamente innovativi, utili e affascinanti. Ad esempio? Delle cucine aperte a tutti, stanze per la meditazione piene di alberi, falegnamerie, auditorium, spazi per il rilassamento, cortili aperti per giocare e per immergersi nel verde, una piazza, degli orti, spazi per la musica, per la danza, per il teatro, per l’arte…
Il campus rispecchia, insomma, i propositi dei fondatori di questa scuola, che sorge in una zona rurale dell’India e che richiama la forma tradizionale dei villaggi. Perché la scuola sarà esattamente un villaggio vissuto in tutto e per tutto dai ragazzi, dagli insegnanti e dai genitori, che potranno fruirne in maniera molto più aperta rispetto alle scuole tradizionali.
Perché? Perché stare bene in luogo significa viverlo fino in fondo, e vivendo quel luogo fino in fondo lo si rende “casa”. All’interno di questa casa potranno sorgere migliaia di relazioni, e le relazioni sono alla base della felicità, un concetto molto caro alla Riverbend School. Grazie alla forma di villaggio lo studio Kurani vuole quindi dare agli studenti la possibilità di costruire il maggior numero di relazioni, inseguendo così la felicità.
Non è che le materie e lo studio tradizionale non trovino qui il loro spazio. Semplicemente, non sono al primo posto, dal momento che gli ideatori di questa scuola (gli incubatori dello SPI incubator) ritengono che lo studio tradizionale sarà presto obsoleto e superato in favore di competenze più universali, più umane e più utili nella vita. Ecco perché gli studenti non avranno i test standard per misurare il loro livello di apprendimento, ma soprattutto ecco perché potranno scegliere da soli le materie da studiare, abbinandole allo sport, alla meditazione e alle attività che solitamente vengono considerate “secondarie” e che qui hanno invece un’importanza imprescindibile.
Vivendo la scuola in questo modo, i ragazzi potranno godere degli insegnamenti di educatori che vogliono renderli non semplicemente “esperti” ma persone in grado di influenzare positivamente il mondo. Tra queste competenze abbiamo quindi uno sguardo positivo sulla vita, la creatività, le competenze sociali, l’attenzione all’ambiente, l’intelligenza emotiva, l’empatia, la capacità di adattarsi, la resilienza… Crescendo ragazzi felici e intelligenti dal punto di vita emotivo, pensano i fondatori della scuola, è possibile bypassare gli insegnamenti tradizionali (che ci sono ma sono, come già detto, secondari), poiché le competenze che gli studenti apprenderanno saranno sufficienti per permettergli una vita piena, gratificante e altruista.
(Photo credit: studio Kurani)
Giulia Mandrino
Gli alimenti ultratrasformati favoriscono i tumori?
Venerdì, 23 Febbraio 2018 14:00È una notizia molto recente, perché si riferisce ad uno studio pubblicato lo scorso 14 febbraio sul British Medical Journal: a quanto pare gli alimenti ultratrafromati aumenterebbero, se consumati troppo, il rischio di cancro.
Cosa sono gli alimenti ultratrasformati? Le bibite piene di zuccheri, i prodotti conservati, le zuppe liofilizzate, le barrette di cioccolato, i panini confezionati, i cibi pronti e surgelati da cuocere, le patatine confezionate… Tutto ciò che, insomma, arriva sui nostri scaffali dopo processi alimentari e chimici non indifferenti.
Gli alimenti ultratrasformati favoriscono i tumori? Uno studio pubblicato sul British Medical Journal ci mette in guardia da merendine&co
La ricerca (che potete trovare qua) ha preso avvio con lo studio di circa 105000 partecipanti adulti (di almeno 18 anni), la cui età media si aggira attorno ai 43 anni, che hanno compilato dal 2009 al 2017 i questionari Nutrinet/Santé su Internet. I questionari, che riguardavano la propria dieta, li dovevano compilare nel corso di due anni consecutivi. Sono stati quindi individuati 3300 differenti tipi di alimenti, poi categorizzati a seconda del grado di trasformazione.
Tra questi 105000 partecipanti, gli studiosi hanno individuato 2228 casi di cancro (dei quali 739 al seno). Se nella totalità dei casi il rischio di contrarre un tumore si aggirava intorno al 12%, nei casi in cui queste persone consumavano molti più alimenti trasformati rispetto alla media, la percentuale di rischio saliva al 22%.
La conclusione di questo studio d’osservazione è quindi chiara: “In questo largo studio di prospettiva, un 10% in più di consumo di alimenti ultratrasformati ha rivelato un aumento del 10% del rischio di cancro (soprattutto al seno). Serviranno studi ulteriori per capire il reale effetto delle trasformazioni alimentari (in base anche al livello di trasformazione) in questa associazione di causa ed effetto”.
Serviranno altre ricerche, dunque, ma è già possibile ipotizzare il motivo per il quale questi alimenti farebbero aumentare il rischio di tumori: gli alimenti che hanno subito processi così importanti, infatti, contengono sostanze non presenti negli alimenti freschi o cucinati a casa. Ad esempio il sale in maggiore quantità, i nitrati, i coloranti e i conservanti, gli edulcoranti, gli esaltatori di sapore, gli emulsionanti, gli zuccheri (soprattutto quelli “aggiunti”) e i lipidi saturi. E poi le calorie, molto più elevate, aumentano il rischio di obesità, così come gli zuccheri in grande quantità possono essere causa di diabete.
Il rischio di obesità, in particolare, è pericoloso, poiché è risaputo che l’aumento di peso è una tra le possibili cause di cancro, soprattutto nelle donne in menopausa e in particolare per quanto riguarda il seno.
Da sottovalutare non è nemmeno il livello molto più basso di nutrienti importanti, contenuti invece nel cibo fresco: le fibre (che sono al primo posto tra i nutrienti che proteggono lo stomaco e l’intestino da vari tipi di tumore), le vitamine e i sali minerali.
La conclusione naturale, dettata dal buonsenso, è solo una: il consumo del cibo fresco e preparato in casa è sempre preferibile. Limitiamo il consumo dei cibi preparati e trasformati. Non serve scapicollarsi: cucinare in maniera semplice e veloce ma sana e gustosa è possibile!
Giulia Mandrino
Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale
“My body did not fail me”, un bellissimo progetto sul parto cesareo
Venerdì, 23 Febbraio 2018 13:26Ogni corpo è perfetto, e ogni gravidanza ha il suo corso. Perché, quindi, condannare il parto cesareo? Sono ancora troppi i detrattori del parto cesareo, che puntano il dito contro questo parto e lo comparano con quello naturale. Certo, ogni mamma vorrebbe non dover ricorrere a questa pratica, ma l’opzione del parto cesareo salva moltissime partorienti che altrimenti soffrirebbero e metterebbero in pericolo la propria vita e quella del proprio figlio. Ed essere sottoposte ad un parto cesareo non è un fallimento.
Qualche mese fa la fotografa Natalie Mccain ha pubblicato sul suo sito il progetto “My body did not fail me”, un progetto per sensibilizzare su questa operazione chirurgica che non rende una mamma meno mamma.
“My body did not fail me”, un bellissimo progetto sul parto cesareo: le fotografie di Natalie McCain per parlare del cesareo in maniera positiva
Natalie McCain è una fotografa che concentra i suoi bellissimi lavori sul corpo delle mamme. Corpi imperfetti ma sempre perfetti, corpi dilaniati eppure bellissimi, corpi deformati dalla gravidanza ma sempre meravigliosi.
Tra i suoi ultimi progetti c’è “My body did not fail me”: “Il mio corpo non mi ha deluso”, “Il mio corpo non ha sbagliato”, si potrebbe tradurre. E nel titolo sta tutto il senso del lavoro: il corpo di chi ha subito un parto cesareo non è sbagliato. Non ha sbagliato. Non ha deluso nessuno. Non è meno perfetto di quello di chi ha partorito in maniera naturale.
Natalie ha chiesto ad una mamma di condividere la propria esperienza, attraverso alcuni suoi scatti e attraverso le sue stesse parole.
“La prima volta che ho fotografato questa mamma era il 2015”, scrive sul suo sito Natalie, “e le ho fatto visita l’altra sera fotografandola di nuovo, dopo il suo terzo cesareo con la nascita del suo terzo figlio. Le fotografie sono state scattate la sera prima della rimozione dei punti. Il suo corpo non ha fallito. Il tuo corpo non ha fallito. Spero che queste immagini tocchino il cuore di coloro che soffrono dopo aver partorito con il cesareo”.
Le immagini sono bellissime, forti, naturali e potenti, e anche davvero, davvero tenere, piene di amore, non solo per il corpo che ha ospitato quelle creature, ma anche per quelle stesse creature che dividono l’obiettivo con la mamma.
Ciò che questa madre racconta è commuovente, ma soprattutto fa riflettere. Perché anche lei, come molte, è consapevole che subire un cesareo sia sentito ancora da troppe madri come un fallimento, probabilmente per le idee che la società ci mette in testa.
“Sento moltissimo parlare le altre mamme di come desiderassero che i loro corpi non fallissero. Di come un parto “tradizionale” sarebbe stato meglio, e di come sia potuto accadere di arrivare qui. Posso dirvi che io il cesareo non l’ho programmato. Non volevo un cesareo. Ma il mio corpo non ha fallito”.
La nascita è sempre un miracolo, e un miracolo è anche la riduzione drastica di madri che muoiono durante il travaglio, grazie anche al cesareo. Lei ne è consapevole, Natalie ne è consapevole, e dobbiamo esserlo anche noi.
“Mio figlio è vivo, io sono viva, e nessuna cicatrice o procedura chirurgica me lo porterà via. La cicatrice che ha quasi determinato il mio passato e la cicatrice che mi dà futuro”.
Giulia Mandrino
Il “prima e dopo” gravidanza di Katherine Heigl, ispirazione per molte
Venerdì, 23 Febbraio 2018 09:42Katherine Heigl ha tre figli. Le sue due prime due bimbe, Nancy Leigh Mi-Eun e Adalaide Marie Hope, sono state adottate. L’ultimo figlio, Joshua Bishop Kelly, è nato lo scorso anno, e così, per la prima volta, l’attrice ha vissuto l’esperienza del corpo in cambiamento a causa di una gravidanza.
Durante quest’anno l’abbiamo vista poco, sia in tv che al cinema (ma ora sappiamo che a rimpiazzare la fidanzata del principe Harry Meghan Markle in “Suits” ci sarà proprio lei!): una scelta che l’attrice ha fatto consapevolmente e che le ha permesso anche di rallentare i tempi e di non vivere la fretta e l’ossessione del tornare in forma in pochissimo tempo, come sembrano fare molte sue colleghe. Ora ha condiviso con i suoi follower quanto vissuto in questo anno di maternità, concentrandosi sui cambiamenti del suo corpo e su come ha deciso di tornare in forma, senza vergogna e cercando di dare la forza a tutte le altre mamme.
Il “prima e dopo” gravidanza di Katherine Heigl, ispirazione per molte: l’attrice ha portato sui social la sua esperienza di mamma che vuole tornare in forma, e sta dando forza a moltissime donne
Le immagini che Katherine Heigl ha postato sul suo profilo Instagram sono molto dolci, perché si vede, in quel bianco e nero, tutta l’intimità di uno specchio e di una casa privata. Sì, è proprio il suo privato quello ha deciso di rendere pubblico, per far sì che la sua esperienza sia d’ispirazione a tutte le neomamme.
Perché? Perché avendolo vissuto in prima persona il periodo del cambiamento del corpo post-gravidanza Katherine sa quanto sia difficile concentrarsi sulla forma in un momento così delicato della propria vita e di quella dei propri figli. Ma è anche giusto farlo, ad un certo punto: senza fretta, proprio come ha fatto lei. Senza pressioni. Solo con in testa il pensiero che rimettersi in forma sia giusto non tanto a livello di bellezza, ma soprattutto di benessere.
Perché cercare di ritrovare il corpo di prima non è solo una questione estetica. È una questione di benessere (mentale e fisico) e di salute, e anche se sappiamo che adagiarsi sugli allori è decisamente allettante è giusto, ad un certo punto, concentrarsi di nuovo su se stesse. Senza l’ossessività che molte riviste e attrici passano. Senza l’ansia di dover per forza rientrare nei jeans del liceo. Ma quantomeno con la volontà di tornare a stare bene, con qualche chilo in più rispetto a prima, ma in maniera sana, benefica ed energizzante!
Katherine ha trovato la sua soluzione in un programma di esercizi concentrati sugli addominali. Ogni donna, però, può trovare il suo esercizio preferito, il suo sport prediletto. Non importa quale attività fisica si scelga, l’importante è che ci faccia stare bene. Bene davvero, senza sentirci obbligate a farlo per gli altri, ma per noi stesse. Lo yoga, ad esempio, fa benissimo, così come il camminare, la corsa, il nuoto, la danza, il pilates…
Queste le parole di Katherine Heigl sul suo rimettersi in forma dopo la gravidanza:
“Sono passati quasi 14 mesi dalla nascita di Joshua Jr e mi ci è voluto tutto questo tempo per rimettermi davvero in forma. La prima fotografia è stata scattata un mese dopo la sua nascita. La seconda quasi un anno dopo e l’ultima questo weekend. Mi sarebbe piaciuto avere più immagini scattate tra la prima e la seconda, per mostrarvi quanto sono stati realmente lenti i miei progressi, ma, ahimè… Ero impegnata a coprire tutto, durante quei mesi, non a posare in biancheria intima! Comunque, tra poco andrò in vacanza al mare e in aprile ho un nuovo film da girare, e il mio desiderio profondo di sentirmi davvero in forma, forte e sexy mi ha spinto avanti negli ultimi due mesi per perdere finalmente i chili della gravidanza e ritrovare quegli addominali che sapevo essere sepolti sotto quella pancia, da qualche parte!
Sono stata completamente e totalmente ispirata da Miss Rach Parcelle e dalle sue foto “prima e dopo” che ha postato dopo aver accettato la BBG challenge (la sfida del “Bikini Body Guide”, serie di esercizi per rimettersi in forma, ndr). Non ne avevo mai sentito parlare ma lei stava così dannatamente bene (ha avuto il suo bambino pochi mesi prima di me) che ho dovuto dare un’occhiata. Ho trovato questa app fantastica che si chiama “Sweat”, con moltissimi programmi BBG tra cui scegliere, che possono essere facilmente svolti dappertutto, che per me significa in camera da letto a casa!
Non mentirò, gli esercizi sono davvero tosti, ma i progressi che ho fatto in sole cinque settimane mi hanno motivata e ispirata ad andare avanti! Sono così grata di avere avuto un anno intero per ritrovare quegli addominali e riportare il culo su, dove deve stare, e di non essere stata forzata a tornare in forma a causa del lavoro, ma è tempo di fare della forza, del fitness e della salute del mio corpo una priorità, e sono grata che Rach Parcell abbia condiviso la sua storia, motivando anche questa mamma!”
(Credits: Instagram)
Giulia Mandrino
9 libri sulla pedagogia steineriana
Giovedì, 22 Febbraio 2018 15:48Uno dei modi più efficaci per fare nostra una certa didattica è prima di tutto documentarci, e per farlo i libri sono davvero utili. Se vi interessa la pedagogia steineriana, detta anche metodo Waldorf, ci sono davvero moltissime letture che potete scegliere, libri steineriani completi e semplici per iniziare ad immergersi in questa pedagogia oppure per approfondire determinati argomenti legati a Rudolf Steiner.
Oltre a dare un’occhiata alla nostra sezione dedicata al metodo Steiner, quindi, ecco una lista dei nostri 10 libri preferiti sulla pedagogia steineriana e Waldorf.
9 libri sulla pedagogia steineriana: le letture che introducono il metodo Waldorf e quelle che approfondiscono vari argomenti della didattica di Rudolf Steiner
Partiamo innanzitutto dai libri scritti proprio da Rudolf Steiner, l’ideatore e teorizzatore di questa pedagogia. “L’educazione dei figli” è un po’ un’introduzione al suo metodo, per capire quali sono le basi della sua pedagogia e per riflettere sul ruolo dei genitori e dell’educazione nella crescita dei figli, che devono essere accompagnati nella formazione della loro individualità.
Molto interessante è anche “Teosofia”, che chiarisce uno dei punti fondamentali di questa pedagogia, e cioè il mondo soprasensibile teorizzato da Steiner, che approfondisce ciò che esiste al di là dei sensi e che ne spiega l’importanza per la crescita di ogni uomo.
Un valido aiuto sia per i genitori che per gli educatori è “L’essenza dei colori” di Rudolf Steiner. Come sappiamo, nella pedagogia Waldrof l’arte e la creatività sono fondamentali, importantissime, e questo libro approfondisce le forze spirituali che si celano dietro ai colori e al loro utilizzo. Utile, quindi, per capire il ruolo che Steiner ha avuto nei nuovi studi sull’arte e sulla scienza in senso antroposofico.
Passiamo ora a testi non scritti da Rudolf Steiner ma altrettanto preziosi per capire la sua pedagogia. Per cominciare, i genitori potrebbero leggere “L’arrivo di un bimbo in famiglia. Esperienze pratiche di pedagogia steineriana”, che non dà solo consigli pratici su come comportarsi nei primi anni di vita nel bambino ma aiuta anche a vivere serenamente l’attesa e l’arrivo.
“Come sviluppare tutti i talenti del bambino - La pedagogia steineriana rivolta ai genitori” è un’altra lettura molto utile che va nella direzione indicata da Rudolf Steiner secondo la quale i bambini se stimolati in maniera corretta (soprattutto attraverso i cinque sensi) possono crescere secondo le proprie inclinazioni e i propri talenti in maniera naturale, liberamente e apertamente. Soprattutto i primi anni di vita, quelli che precedono la scuola primaria, sono fondamentali: per questo l’autrice ci offre vari spunti per stimolare il più naturalmente e rispettosamente possibile il bambino a fare tutte le esperienze di cui ha bisogno.
“Educare alla libertà” è stato scritto da Frans Carlgren e Arne Klingborg, ed è un valido aiuto per capire più a fondo il concetto di cui dicevamo prima, e cioè i lasciare liberi i figli dandogli gli strumenti più adatti per crescere nel migliore dei modi. Il tutto spiegando molto, molto bene il funzionamento delle scuole Waldorf e della pedagogia steineriana, della sua etica e dei suoi obiettivi e metodi.
Sempre sulla scuola Waldorf è utilissimo questo libro: “La scuola steineriana, un’introduzione”, di Christof Wiechert, che in poche pagine (è una lettura abbastanza veloce) introduce ai genitori la scuola steineriana e i suoi metodi, con i pilastri che la fondano, le modalità educative e gli aspetti psicologici e pedagogici che stanno dietro ad ogni scelta.
Nella scuola Waldorf, come forse saprete, il rapporto tra i genitori e gli insegnanti è fondamentale. È parte integrante della pedagogia e della didattica. Per capirlo meglio consigliamo questo libro, “Insieme per il futuro, genitori e insegnati nella scuola Waldorf” di Karl-Martin Dietz. Il testo spiega la connessione e la collaborazione tra i genitori dei bambini e gli educatori di una scuola steineriana. Se nelle altre scuole i genitori sono più distaccati, qui hanno un ruolo di responsabilità molto maggiore e un coinvolgimento esteso a quasi tutte le attività.
Infine, prezioso, delicato e davvero carino è “Preghiere per madri e bambini”, di nuovo di Rudolf Steiner, un libriccino che raccoglie le parole più belle del pedagogista, preghiere e pensieri, massime e aforismi che accompagnano la vita della mamma e del bambino dalla nascita fino alla fanciullezza.
Giulia Mandrino
La tavoletta delle trecce Montessori
Mercoledì, 21 Febbraio 2018 16:23Non esistono solo i telai montessoriani per le allacciature. Esistono anche le tavolette delle trecce, altrettanto utili e bellissime da vedere.
Possiamo trovarle online già pronte, ma possiamo anche decidere di realizzarle noi con pochissimo materiale, il minimo sforzo e una resa perfetta.
Ma vediamo in dettaglio di cosa si tratta, perché sono didatticamente molto utili e come realizzare le nostre tavolette delle trecce di ispirazione montessoriana.
La tavoletta delle trecce Montessori: a cosa serve la tavoletta per imparare a fare le trecce e come realizzarla a casa
La tavoletta delle trecce Montessori è semplicissima: si tratta di un rettangolo di legno (materiale prediletto quando si parla di strumenti montessoriani, che devono essere il più naturali possibili) dal cui lato corto partono tre ciuffi di fili di lana. Serve per imparare a fare le trecce, come dice il titolo, un’attività che piace moltissimo ai bambini e che è davvero molto utile.
Le trecce non si fanno solo ai capelli, e non è un’attività prettamente femminile. È bellissimo realizzarle perché con pochi passaggi i bambini vedono il risultato bellissimo, una greca concreta fatta con le loro mani, un ornamento semplice e classico che sta tra i primi ad essere imparati perché è semplice eppure molto efficace. Imparando a fare le trecce i bambini allenano prima di tutto la coordinazione occhio mano e stimolano la precisione dei movimenti più piccoli delle dita, la manualità fine. Non solo: è un lavoro molto meccanico, che prevede passaggi definiti che continuano a ripetersi, ed è quindi un esercizio anche per la mente.
La tavoletta si presenta così:
(Etsy)
Il bambino semplicemente seguirà le istruzioni per realizzare la treccia, prima con l’aiuto dei genitori o degli educatori e poi piano piano da solo. Si può partire con quella classica, per arrivare a quelle più complesse, aggiungendo anche altri fili.
In questo caso è più utile costruire in casa la tavoletta delle trecce Montessori, perché possiamo di volta in volta decidere quanti fili fare partire dalla base per trecce più o meno elaborate (pensiamo a quella a lisca di pesce, alla olandese…).
Per realizzare in casa la tavoletta delle trecce montessori possiamo utilizzare due metodi. Il primo è prendere una tavoletta di legno (come ha fatto Claudia Porta de La casa nella Prateria) alla quale incollare temporaneamente dei fili di lana grossa con del nastro adesivo.
Possiamo poi utilizzare dei semplici ritagli di cartoncino rigido, ai quali incollare i fili con del silicone…
Infine, possiamo sfruttare le cartellette da “coach”, quelle aziendali con già incorporata la molletta di metallo. Proprio alla molletta, in maniera super comoda, andranno attaccati i fili di lana per fare le nostre trecce.
Insomma: ci sono moltissimi modi economici ed ecologici per realizzare la nostra tavoletta delle trecce a casa. L'importante è sfruttarla al meglio, divertendosi e lasciando che i bambini sperimentino!
Giulia Mandrino
(Immagine di copertina: Happy Hooligans)
Avere l’ultimo figlio dopo i 33 anni allunga la vita
Mercoledì, 21 Febbraio 2018 13:36Qual è il nesso tra l’età in cui una madre concepisce i propri figli e l’aspettativa di vita? E, facendo un passo indietro, c’è un nesso? A quanto pare sì, e a dirlo è uno studio pubblicato su The Journal of the North American Menopause Society, che mostra i risultati di una ricerca che ha messo in relazione l’età di una madre all’epoca del concepimento e della nascita dell’ultimo figlio e la sua longevità.
Avere l’ultimo figlio dopo i 33 anni allunga la vita: uno studio riporta come avere l’ultimo figlio durante i propri trent’anni possa indicare una aspettativa di vita più lunga
Lo studio di cui parliamo è stato pubblicato sulla rivista della North American Menopause Society, che si occupa, appunto, di ricerca e studio su un argomento molto importante, quello della menopausa. I ricercatori provenivano da varie università americane ed erano capitanati dal dottor Thomas Perl dell’Università di Boston, e il loro obiettivo era investigare l’associazione tra l’età materna all’epoca della nascita dell’ultimo figlio e la possibilità di sopravvivere fino ad un’età più avanzata rispetto alla media.
Lo studio è particolare perché solitamente le ricerche si focalizzano sull’età della madre all’epoca della nascita del primo figlio, concentrandosi sulla fertilità e sulla possibilità di avere figli piuttosto che cercando di capire le relazioni di un’età più avanzata con le aspettative di vita. Ha preso in considerazione circa 3000 madri con una longevità superiore alla media, cercando di capire quale fosse il nesso e se il fatto di avere avuto l’ultimo figlio più in là con gli anni (rispetto a ciò che consideriamo la “media”) potesse avere un ruolo in tutto questo.
Il risultato è davvero interessante, perché mostra un’effettiva associazione tra le donne che hanno avuto l’ultimo figlio dopo i 33 anni e la longevità. In altre parole: sono molte di più le donne che hanno avuto l’ultimo figlio dopo quest’età e che hanno vissuto una vita lunga rispetto alle donne che hanno avuto un figlio prima dei trent’anni compiuti. Queste, al contrario, non hanno mostrato un’aspettativa di vita così lunga.
Le donne che hanno avuto un figlio dopo i 33 anni, quindi, hanno quasi raddoppiato le possibilità di vivere fino ad un’età inusualmente lunga (si parla di 95 anni) rispetto alle donne che hanno partorito il loro ultimo bambino prima del trentesimo compleanno.
Qual è la spiegazione? I ricercatori credono che sia dovuto ad una modificazione genetica. Questa modificazione che renderebbe le donne più fertili in età “avanzata” rispetto alla media aumenterebbe anche le loro possibilità di vivere a lungo. Se vogliamo entrare più nello specifico, questa capacità del corpo di una donna di avere un figlio in età più avanzata indicherebbe che il suo sistema riproduttivo invecchia più lentamente rispetto a quello delle altre donne, e ciò significa che anche il suo intero organismo ha probabilmente questa capacità di mantenersi giovane.
In altre parole meno scientifiche, dunque, possiamo dire che avere l’ultimo figlio dopo i 33 anni non sia propriamente una causa di questa longevità, ma semplicemente un indicatore del buono stato di salute, di un organismo che invecchia più lentamente e che quindi ha più possibilità di sopravvivere molto più a lungo rispetto alla media.
Giulia Mandrino
Aluneb Mad nasal, l’approccio giusto e delicato al nasino dei bambini
Mercoledì, 21 Febbraio 2018 10:49Qualche tempo fa era uscita una notizia che ci aveva colpito moltissimo. Si parlava del troppo aerosol dei bambini italiani, che al minimo starnuto e alla più piccola goccia al naso vengono attaccati immediatamente alla macchinetta temutissima dai nostri figli.
Spesso, infatti, ci si affida subito all’aerosol quando in realtà basterebbe molto meno per alleviare i fastidi. Ad esempio? Gli spray nasali e i lavaggi con la soluzione fisiologica. Un metodo utile anche semplicemente nel caso in cui dobbiamo soffiare il naso dei nostri bimbi quando ancora non sono in grado di farlo da soli.
Un validissimo aiuto noi l’abbiamo trovato con Aluneb Mad Nasal uno strumento utile e semplicissimo che ci permette di trattare le cavità nasali e di rimuovere il muco in eccesso in maniera delicata e sicura, meno invasiva e certamente più sana.
Il micronizzatore Aluneb Mad nasal, l’approccio giusto e delicato al nasino dei bambini: uno strumento efficace per trattare le cavità nasali dei nostri figli
Quando i bimbi ancora non sanno soffiarsi il naso, ma anche quando i malanni di stagione chiudono il loro nasino impedendo la respirazione e provocando le fastidiose occlusioni, le mamme cominciano a preoccuparsi, cercando lo strumento perfetto che le aiuti nel compito di liberare le cavità nasali dei figli.
Aluneb Mad Nasal ci piace proprio perché fuga ogni dubbio e preoccupazione, perché è semplicissimo da usare e per la sua sicurezza. Si tratta infatti di un dispositivo innovativo che produce un getto micronizzato nelle cavità nasali che aiuta ad idratare e fluidificare il muco e il catarro, favorendone così l’eliminazione (liberando il naso e riattivando subito la respirazione prima impedita dall’occlusione).
Il dispositivo, che possiamo considerare come una classica doccetta nasale evoluta e più comoda, è composto da una specie di siringa senza ago con sondino malleabile e un adattatore conico che consente un posizionamento di 180 gradi e che quindi si adatta in maniera ergonomica e stabile ad ogni naso (di adulti e piccini). Per capire meglio, qui troviamo un video esplicativo molto, molto utile.
Nella siringa viene quindi inserita la soluzione fisiologica (oppure la sostanza suggerita dal pediatra: va sempre consultato prima di somministrare qualcosa ai bimbi), le cui particelle verranno poi nebulizzate per essere spruzzate nel naso. Qui si fermeranno solo nelle alte vie respiratorie, aiutando con la pulizia del naso ma soprattutto nel caso di riniti, raffreddori, sinusiti, poliposi nasali, adenoiditi e otiti.
Tornando alla pulizia quotidiana e “normale” del naso, Aluneb Mad Nasal è davvero uno strumento utile ed efficace, perché ci permette di lavare il nasino dei nostri bambini in maniera semplice e veloce. Il corretto utilizzo? Usarlo mattina e sera, per mantenere le cavità nasali pulite e igienizzate (grazie anche all’azione antibatterica), in modo da prevenire le patologie invernali. Rispetto ai metodi tradizionali (come le classiche gocce e la soluzione fisiologica somministrata con la siringa) è molto più efficace: Aluneb, infatti, grazie alla micronizzazione riesce a pulire il naso in maniera molto più profonda.
Un’altra caratteristica che ci ha conquistate riguarda però la comodità (che non è da sottovalutare nel caso di questi strumenti, al pari dell’efficacia). Perché? Perché solitamente gli strumenti per la pulizia nasale dei bambini sono scomodi, soprattutto da pulire. Aluneb Med Nasal tuttavia non lo è. Al contrario, è facilissimo e velocissimo da igienizzare: basta infatti sciacquarlo sotto dell’acqua tiepida corrente dopo l’utilizzo e asciugarlo con un panno morbido o con dell’aria calda (quindi con il phon). E subito via, nell’armadietto.
Semplice da utilizzare, veloce da pulire, piccolo, comodo ed efficace: noi ormai non cambiamo più, ve lo possiamo assicurare. Ed è anche così che preveniamo l’eccessivo utilizzo di aerosol!
Dove acquistare Aluneb Mad nasal?
Aluneb è disponibile in tutte le farmacie, ma è anche possibile acquistarlo on-line con una buona scontistica:
Aluneb kit 15 flc. soluzione isotonica con acido ialuronico
http://farmaciarocco.com/sakura-aluneb-kit-15-flaconi-mad-nasal?search=Aluneb%2015
https://farmacialoreto.it/sakura-aluneb-kit-15-flaconi--mad-nasal
Giulia Mandrino
Giocartèlab, il Museo della Creatività di Roma
Mercoledì, 21 Febbraio 2018 09:59Genitori di Roma all’ascolto, volete qualche consiglio per passare giornate diverse all’insegna della creatività nella Capitale? Oggi vi parliamo di una delle realtà museali per bambini di Roma che preferiamo, per bambini dai 3 ai 99 anni che non hanno paura di sperimentare!
Nel Parco di Tor Fiscale c’è infatti in Giocartèlab, nato dall’idea di un gruppo di giovani educatori (i fondatori dell’Associazione Giocartè) che vogliono proporre progetti ai bambini e alle famiglie all’insegna del divertimento ludico e della didattica.
Giocartèlab, il Museo della Creatività di Roma: laboratori, attività ed esperienze per famiglie nel cuore della capitale
Giocartè si trova nel cuore di Roma, in via acquedotto Felice 120, nel Parco di Tor Fiscale. È aperto tutti i giorni dalle 10 alle 11.30 e dalle 15 alle 16.30 ed è un luogo bellissimo nel quale i bambini e le famiglie possono sperimentare la creatività. Perché ci piace? Perché tra le parole d’ordine ci sono “natura” e “riciclo”, al centro di moltissime attività tra quelle proposte dal piccolo ma dinamicissimo museo.
Installazioni, atelier creativi, laboratori, feste di compleanno su misura e improntate sulla creatività: Giocartè vuole proporre alle famiglie romane (ma non solo, ovviamente) la sperimentazione della creatività come stimolo alla crescita, con laboratori ed atelier che mettono al centro l’utilizzo dei materiali di riciclo, di scarto e di poco valore, sempre con in testa tanto l’arte quanto il rispetto dell’ambiente.
Negli spazi di Giocartè i bambini giocano, creano, realizzano con le proprie mani, e il bello è che quasi tutte le attività hanno un’accezione sensoriale molto spiccata: attraverso i cinque sensi i bambini scoprono il mondo e loro stessi, sotto lo sguardo qualificato dei moltissimi educatori, focalizzandosi sulle loro capacità, sul lavoro di gruppo, sulle potenzialità dell’espressività e sull’esplorazione come metodo per imparare.
Tra i laboratori proposti troviamo quello di teatro (TeatroLab), attraverso il quale i bambini vagano nella loro fantasia anche attraverso il corpo (in una sorta di attività di psicomotricità ludica e coinvolgente); quello di inglese (englishLAB), innovativo perché propone l’apprendimento della lingua partendo dal corpo, dal movimento e dalla musica; quello di riciclo (RiciclART), per creare partendo da materiali ecosostenibili di riciclo e per scoprire gli artisti contemporanei più interessanti; quello di motricità, per concentrarsi sul proprio corpo, sul proprio movimento, sull’equilibrio e sulla persona, divertendosi e attraverso esercizi diversi e fantasiosi.
Interessantissimo anche lo YogaLAB, un corso di yoga per bambini pensato apposta per la loro crescita. Attraverso la respirazione, il rilassamento, il saluto al sole e le asana più indicate i bambini acquisiscono consapevolezza, oltre che benefici fisici.
Infine speciali sono i laboratori EcoART (attività eco-creative per sensibilizzare i bambini al rispetto dell’ambiente), giteLAB (con giochi e attività all’interno del Parco di Tor Fiscale oppure in giro per Roma) e ortoLAB (per scoprire con mano dove nascono i prodotti della terra, come l’uomo sia responsabile della loro crescita e come sia bello curarsi del verde).
Per scoprire tutti gli eventi basta visitare la pagina dedicata sul sito dell’associazione, oppure mettere Mi Piace sulla loro pagina Facebook per restare sempre aggiornati, settimana dopo settimana.
Giulia Mandrino
Regali Montessori a seconda dell’età
Martedì, 20 Febbraio 2018 15:28E se per il prossimo compleanno del nostro nipotino gli regalassimo un giocattolo divertente ma che sia anche educativo e un po’ montessoriano? E cosa possiamo donare alla neomamma che ama la pedagogia montessoriana?
Di regali Montessori ce ne sono a bizzeffe, ma a volte non sappiamo proprio dove girarci, cercando di capire quali siano più adatti a bimbi neonati, di tre anni, in età prescolare…
Ecco quindi una lista di regali montessoriani divisi per età e per sviluppo, per non toppare e per essere certi di donare qualcosa di bello, utile, divertente e didattico che piace sia ai genitori che ai bimbi!
Regali Montessori a seconda dell’età: cosa regalare a bimbi neonati, di due e tre anni e in età prescolare, seguendo la didattica di Maria Montessori
NEONATI
Le mamme certamente apprezzeranno il topponcino Montessori, una sorta di cucino preformato utile tanto per la nanna quanto per la pappa, e perfetto per i primi figli perché dona anche una sorta di conforto ai genitori più timorosi. Qui trovate il nostro articolo dedicato, con consigli su dove acquistarlo.
I mobiles, o giostrine, i classici giocattolini da appendere sopra la culla: sono super sensoriali e quindi montessoriani, perché sin dai primi giorni stimolano la vista del bambino e pian piano gli infondono la voglia di toccare queste forme sconosciute! Potete trovare delle giostrine bellissime e montessiane (quindi con un design più semplice e meno plasticoso rispetto a quelle classiche) anche su Amazon. Noi amiamo questa con animaletti in legno, che è anche musicale; questa con le classiche apine; questa in stile nautico con stelle e rami; questa in legno ma colorata; e infine questa in morbido tessuto.
Giocattoli per neonati in legno: intendiamo quelli che useranno sin dai primi tempi in cui i bambini cominceranno a usare le mani e ad esplorare il mondo attraverso il tatto. Via libera dunque alle “piste” con formine come questa, oppure ai contenitori per forme come questo, perfetto perché è composto anche da uno xilofono che diventa un bellissimo pretesto per cominciare anche a stimolare l’udito.
I genitori staranno allestendo la cameretta. Perfetta è quindi la libreria frontale, piccola e comoda, perfetta per avvicinare i bambini alla lettura fin da piccoli, con i libri alla loro altezza e super comodi da estrarre.
BIMBI DI UN ANNO
Le Matrioske: un classicissimo giocattolo che stimola il tatto e la logica, e che piace sempre moltissimo!
I libri di Hervé Tullet sono sempre graditissimi dalle mamme che conoscono l’argomento, perché sanno che è uno degli autori più bravi, le cui storie grafiche sono uno stimolo continuo per i bambini di tutte le età. Il consiglio? Cominciare con “Un libro”.
Per stimolare la manualità, ecco la casetta dei lucchetti, per sbizzarrirsi ad aprire, chiudere, legare, slegare e sfilare.
Una stazione per i travasi: tra poco i bimbi cominceranno a sperimentare tutto con le loro manine e versare diventerà l’attività preferita (un gioco molto importante, quello dei travasi!). Ecco dunque la stazione per i travasi perfetta, con tutto l’occorrente.
BIMBI DI TRE E QUATTRO ANNI
Ottimi sono i giocattoli in legno che replicano la vita adulta: i bambini giocando provano i loro ruoli imitando i grandi, e scoprendo così con le loro risorse i segreti della vita. A noi piacciono molto i set di pentole e piatti come questo, oppure le uova giocattolo per imparare la vita adulta ma anche le forme, la cassetta degli attrezzi, la macchina del caffè o la bilancia.
Un regalo utile (il perché ve lo abbiamo spiegato qua) e divertente allo stesso tempo sono la scopa e la paletta giocattolo, montessoriane per lo stesso motivo dei giocattoli sopra, e pure molto educative a livello familiare!
Tra i giocattoli in legno che più appassionano e impegnano i bambini troviamo poi la tavoletta della pazienza (con mille buchi e nastri da inserire per creare strade, nodi, opere d’arte e allacciature strane), il memory tattile e la scatola tattile misteriosa, nella quale inserire vari oggetti e materiali da scoprire ad occhi chiusi.
Di libri, poi, ce ne sono una marea. Puntiamo su quelli tattili e interattivi. Qui qualche esempio: “Mano manina”, “Barba e baffi”, un libro animato sui treni... E poi tutti i libri educativi più belli e coinvolgenti, come quelli di Leo Lionni, a partire da “Piccolo blu e piccolo giallo” per arrivare a “Pezzettino” e “L’albero alfabeto”.
BIMBI IN ETÀ PRESCOLARE
Questa è l’età giusta per cominciare a scoprire le lettere, quindi un regalo perfetto è l’alfabeto tattile di Maria Montessori, che possiamo costruire con le nostre mani oppure acquistare qui o qui.
Sempre nell’ottica dell’imparare a scrivere, utile è il set per imparare a perforare, quello che una volta alla scuola materna chiamavamo come il gioco del punteruolo. Può sembrare pericoloso, ma come le forbici è uno strumento utile da imparare ad utilizzare, innanzitutto perché introduce i bambini al concetto di precisione per non farsi male, e in secondo luogo perché li allena alla coordinazione occhio mano necessaria per la scrittura.
Giulia Mandrino