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Quello che ho detto ai miei figli sulla strage di Parigi

Quello che ho detto ai miei figli sulla strage di Parigi

Il mio primo pensiero oggi va alle famiglie che hanno perso i loro cari nella strage di Parigi, a coloro che lottano tra la vita e la morte, e ai superstiti: auguro a loro di trovare prima o poi un perchè a tutto ciò e spero davvero che possano ritornare a vedere una luce nella vita, a sentirsi al sicuro, e ad avere fiducia nell'uomo. 

Il mio secondo pensiero va alle famiglie dei kamikaze: auguro a loro di trovare pace, pace dentro e pace per il mondo. 

Il mio terzo pensiero va a coloro che non riescono a scindere la religione islamica dal terrorismo: purtroppo non mi stupisco (anche se come tutti voi provo terrore e sgomento) che esistano kamikaze che compiano atti così orribili . L'ISIS è un fenomeno molto complesso come ogni fenomeno sociale, e non può essere liquidato con un'analisi (che poi analisi non è) pseudo morale. Ci sono molti libri ed articoli di sociologi competenti che possono aiutarci a comprendere questo fenomeno globale così delicato. Invito tutti voi a leggerli. Ho intervistato una mamma musulmana per condividere il suo pensiero in merito. 

I miei figli hanno appreso la notizia di questo evento in tv: sono assolutamente contro la visione dei telegiornali ai bambini prima dei 7 anni perchè credo non siano in grado di elaborare la velocità della violenta proposta dalle immagini. Ma a casa siamo in due quindi... 

Il mio bimbo grande di sei anni ha subito manifestato interesse e tante domande. Credo che sia fondamentale non minimizzare, non negare i fatti e rispondere alle loro domande con chiarezza e cercando di veicolare loro il messaggio che noi adulti siamo in grado di affrontare questo dolore e spavento: la negazione può far pensare loro che sia una cosa così terribile che neanche mamma e papà la possono affrontare, "e se mamma e papa non ne sono capaci figurati io!" penserà lui. Quindi abbiamo iniziato a parlare e ho risposto alle sue domande, cercando di veicolare il concetto "stai tranquillo la tua famiglia è al sicuro". In effetti tutte le sue richieste celavano la domanda: "ma può succedere anche a noi?". Ho cercato di fargli capire che al mondo esistono persone molto malate, pazze, e che il loro problema mentale li porta a fare del male alle altre persone. Fortunamente sono davvero pochissime e il mondo è molto grande quindi la possibilità che succeda proprio a noi è davvero limitata, quasi impossibile. 

Ho cercato di insistere molto sul fatto che esistono forze dell'ordine che si occupano proprio di questo e l'ho informato che tutti coloro che avevano commesso la sparatoria sono stati imprigionati (dopo di che ho spento la televisione per non creare ulteriori fraintendimenti). 

Forse la parte più difficile è stato rispondere alle domande sulle dinamiche dei fatti, lì ero davvero in diffcoltà: ma mi ha aiutato lui dicendomi che alcuni uomini avevano sparato ad altri. Io ho ribadito che era così senza argomentare ulteriormente. 

Questa è stata la mia esperienza questa mattina. Duro, durissimo raccontare il male, il dolore e la morte a tuo figlio. Ma forse farlo in modo consapevole è un piccolo mattoncino per la sua serenità futura.

Giulia Mandrino

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