Mamma pret a Porter

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Salmone al forno

Questa ricetta è davvero semplice semplice e noi la proponiamo spesso poiché ci permette di presentare in tavola circa una volta a settimana il pesce, importantissimo per fare incetta di acidi grassi Omega 3, senza dover ricorrere per forza a ricette elaborate o lunghissime. Basta comprare dei tranci di salmone già puliti e il gioco è fatto.

Salmone al forno: la ricetta ideale per la nostra scorta settimanale di acidi grassi Omega 3

 

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Passata di broccoli

Le zuppe scaldano sempre cuore e stomaco, e lo stesso fanno le passate e le vellutate, che spesso ci permettono di fare mangiare ai bambini le verdure, semplicemente utilizzando l'espediente della frullatura. Già: molti bambini non amano sentire i pezzi sotto i denti, nei minestroni. Bene: aggiriamo l'ostacolo!

Passata di broccoli: la ricetta semplicissima della vellutata verde più gustosa e veloce di tutte

 

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Finocchi gratinati leggeri

Un contorno speciale, leggero e saporitissimo, che sposa il gusto inconfondibile dei finocchi con la golosità della gratinatura al forno. È un po' un must della cucina, e un motivo c'è!

Finocchi gratinati leggeri: la classica ricetta al forno senza besciamella, per un gusto avvolgente ma un po' più light del solito

 

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Casa ecosostenibile per dare il buon esempio ai più piccoli

Lunedì, 29 Gennaio 2018 14:37

 

La casa è un ambiente importante in cui passiamo la maggior parte del nostro tempo con la famiglia. Perché, quindi, non ristrutturarla utilizzando materiali ecologici e riciclabili ottenendo maggior comfort? In questo modo darai il buon esempio ai tuoi bambini e li aiuterai a capire l’importanza di vivere rispettando la natura.

Per prima cosa, segui i principi della bioedilizia. Questo approccio alla costruzione e ristrutturazione edile si basa sul rifiuto di materiali artificiali, con componenti chimici che si sono spesso rivelati dannosi per l’uomo come, ad esempio, l’amianto.

Sappiamo bene quanto può costare ristrutturare una casa, ma per queste nuove strutture ecosostenibili, il prezzo oggi è sceso notevolmente, diventando più accessibile e quasi uguale a quello di una ristrutturazione tradizionale. Inoltre, con queste strutture, si ottiene un risparmio sul lungo termine, grazie alla combinazione di materiali utilizzati per la ristrutturazione della casa. Quelli più comuni in bioedilizia sono, come già detto, naturali.

Un esempio è il legno, che unisce uno stile elegante a un’ottima qualità. La sua versatilità lo rende il materiale più utilizzato, soprattutto in bioedilizia. Infatti, si adatta facilmente a qualsiasi tipo di interno. Il rovere, ad esempio, ha una colorazione molto varia che può andare dal grigio scuro, al marrone o tonalità molto chiare: resiste bene agli urti, ed è stabile e duraturo. É una tipologia che si adatta perfettamente a uno stile moderno. Ha ottime proprietà isolanti e non richiede molta manutenzione. Quest’ultima caratteristica è vera per tutte le tipologie di legno che lo rendono un ottimo materiale per tutti i tipi di rivestimenti, coperture e strutture, sia interne che esterne, ma anche per i mobili.

Un’altra tipologia di legno molto utilizzata in bioedilizia è quello lamellare che richiede un minore impiego di energia durante il suo ciclo di vita, dalla produzione allo smaltimento.
 Si realizza, infatti, incollando tra loro delle “lamelle”, che creano un materiale resistente, durevole e che produce pochissimo inquinamento ambientale. Inoltre, questa procedura permette di avere un prodotto senza difetti estetici o strutturali. In conclusione, rappresenta una scelta ecologica al 100%. 




Come inserire il legno nella propria casa? Ad esempio, puoi utilizzarlo per la ristrutturazione della struttura del tetto. Questa è, infatti, facile da realizzare, antisismica e isolante. Inoltre, puoi scegliere di avere le travi a vista ed ottenere, quindi, uno stile molto elegante.
Ovviamente, oltre all’uso di materiali naturali, una casa ecosostenibile deve essere dotata di tecnologie volte al risparmio, come il solare termico per produrre energia o acqua calda. Scegli, inoltre, sistemi di reimpiego dell’acqua piovana, che contribuiscono a un risparmio nei consumi si traducono in bollette meno care.



 

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I segreti di un buon matrimonio

Venerdì, 26 Gennaio 2018 14:08

Ogni matrimonio è a sé, come ogni rapporto con un’altra persona è unico al mondo. Ognuno di noi sa cosa fa bene alla propria relazione, e ogni amore è speciale. Non vogliamo quindi dettare delle regole per far sì che un rapporto funzioni: sarebbe impossibile, irrispettoso, utopico e stupido.

Ci sono però certi atteggiamenti di coppia che certamente facilitano l’andare d’accordo. E sono atteggiamenti che non dovremmo prendere in considerazione solo per quanto riguarda il nostro rapporto amoroso, ma anche e soprattutto per la vita. Perché si basano sul rispetto, sul venirsi incontro, sui compromessi di buon cuore e sulla gentilezza, skill che tornano sempre utili e che ci rendono persone migliori, non solo partner migliori.

I segreti di un buon matrimonio: gli atteggiamenti per andare d’accordo, rispettandosi e prendendosi cura dell’altro

Innanzitutto, fondamentale è il riconoscimento dell’altro come persona di cui siamo orgogliosi. Non staremmo con lui o lei, se non ci piacesse il suo modo di vivere, di vedere il mondo e di agire, no? Apprezzare questa cosa è alla base di tutto, ma a volte l’apprezzamento lo diamo per scontato. Fare invece sapere all’altro di quanto lo stimiamo (a parole ma soprattutto con le nostre azioni) è bellissimo, per noi e per lui o lei.

Allo stesso modo, l’invidia deve essere messa da parte. Il successo di uno dei due deve essere il successo di entrambi, che sia lavorativo, umano o in qualsiasi altro campo della vita. Se siamo parte di una coppia siamo parte di un tutt’uno, e provare risentimento in questo senso fa malissimo, alla persona che prova invidia prima di tutto, ma soprattutto alla coppia. Perché uno dei due si sentirà sempre inferiore, o inconsciamente penserà che l’altro non merita tanto quanto lui quel successo, e questo è deleterio. Solo pensando che i successi sono condivisi, senza “se” e senza “ma”, innalzerà il rapporto rendendolo davvero solido.

Quando saremo in questo stato mentale, allora verrà anche naturale cercare di spingere positivamente l’altro verso il successo (di nuovo, professionale, umano, emotivo…). È bellissimo notare quell’occasione che l’altro non ha colto e proporgliela, sapendo che potrebbe essere una svolta per lui/lei, che potrebbe realizzare il suo sogno. E sapete perché? Perché se lui/lei sarà felice saremo felici anche noi, ma soprattutto perché sapremo che con lui potremmo essere noi stessi ad innalzarci. Perché siamo tutt’uno, come dicevamo. E la cosa sarà reciproca.

Altro atteggiamento super positivo per la coppia è il chiedere aiuto. Spesso non lo si fa, non neghiamolo: un po’ per orgoglio, un po’ per paura che l’altro giudichi, o che si arrabbi. Ma chiedere aiuto significa dire: “Ora non ce la sto facendo, e questo ricade sul nostro rapporto. Se ci impegniamo starò bene io e starai meglio anche tu. Staremo bene insieme”. Sappiate che a volte il partner sta solo attendendo un cenno da noi in questo senso!

La sincerità: banale? No, perché spesso non c’è, nei rapporti di coppia. Perché sincerità non significa solo non dire menzogne, ma anche e soprattutto dire tutto, non nascondendo nulla, nemmeno i sentimenti negativi, i dubbi o le incertezze. Perché solo parlando si risolvono i problemi. Come potremmo cercare una soluzione a qualcosa che non è stato mai espresso?

Altra caratteristica di un matrimonio buono, sano e solido è l’avere sempre un senso comune, condividere i propositi, avere la stessa visione della vita, sapere di stare percorrendo un percorso nel quale entrambi si crede. Vale per il rapporto di coppia così come per l’educazione dei figli, per le convinzioni più profonde (religiose, politiche, sociali) e per i sentimenti. Per l’impegno, insomma. E ciò non significa avere per forza le stesse idee. Ma condividere il senso profondo della vita.

A volte poi la pazienza è salvifica. Esatto, bisogna portare pazienza con l’altro, perché arriverà anche il momento nel quale sarà lui/lei a portare pazienza con noi. E portare pazienza significa supportare l’altro nei momenti down, in quelli stressanti, nel nervosismo, nella depressione. Facendo così sapere, attraverso le nostre azioni, che crediamo comunque in lui o lei. E poi quando questo atteggiamento sarà ricambiato, vedrete che avremo fatto bene a praticare un po’ di buona, sana pazienza.

Infine, non bisogna stare sempre appiccicati. Certo che ci si ama, ma non bisogna mai dimenticarsi della dimensione personale. Non bisogna mai lasciare che questa scompaia nella dimensione di coppia. Non abbandoniamo mai noi stessi, dunque, e cerchiamo un po’ di spazio solo per noi, lasciando lo stesso spazio anche all’altro. Non solo a livello di tempo (“avere del tempo per me”), ma anche a livello psicologico, nei momenti in cui proprio non ce la si sente di condividere qualcosa. Supportiamo come sempre, ma facciamolo senza invadere lo spazio del partner! Ciò significa volere bene, aiutare. E quando si arriverà a condividere quella determinata cosa (tempo al tempo) sarà ancora più soddisfacente, bello ed emozionante.

Giulia Mandrino 

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Il breast crawl, per iniziare l’allattamento al seno

Venerdì, 26 Gennaio 2018 13:40

“To crawl” letteralmente significa, dall’inglese, “strisciare”, “avanzare carponi”. Immaginate quindi un bebè appena nato che cerca il seno della mamma affidandosi a questo movimento primordiale.

Le più importanti autorità riguardo all’infanzia e alla salute del bambino (dall’OMS all’UNICEF) raccomandano una cosa: l’allattamento al seno dovrebbe cominciare entro un’ora dalla nascita. Chiaramente si parla di parti fisiologici e senza intoppi, di bambini nati perfettamente sani e di mamme che scelgono l’allattamento al seno.

Vediamo quindi come il breast crawling aiuti l’allattamento al seno, come primo approccio del bambino al latte materno.

Il breast crawl, per iniziare l’allattamento al seno: come il bambino sa fin da subito che il seno della mamma è per lui vita

Appena nato, il bambino solitamente viene posato sull’addome della madre. È un contatto naturale, un momento perfetto di sintonia tra mamma e bebè, ed è assolutamente raccomandato. Perché? Basta guardare il piccolo: una delle prime cose che farà sarà cercare il capezzolo della mamma, decidendo così da solo quando è il momento della prima poppata.

Come? Non meravigliamoci: come il bambino scalciava in utero, nei primi istanti di vita mantiene i riflessi e li utilizza per “scalare” la pancia della mamma. Ma non solo i riflessi delle gambe: anche quelli delle braccia, ma soprattutto delle mani, sono importantissimi, perché le sue manine capiscono come stringere, e toccando il seno della madre aiutano fin da subito a capire come debba attaccarsi.

Il breast crawl è questo: semplicemente, lasciare che il bambino si arrampichi piano piano verso il seno, cercandolo con il viso e con la bocca, seguendo il suo istinto naturale.

Sembra qualcosa di banale o stupido, ma non lo è, perché questa pratica semplice e naturale (che si discosta da quella più “meccanica” del cercare di attaccare al seno il bambino quando decidiamo noi) è un modo perfetto per far sì che il bambino, ascoltando il suo corpo, segua i suoi tempi naturali.

Questa buona abitudine di appoggiare il neonato al ventre della mamma per lasciare che si faccia strada verso il capezzolo ha iniziato a prendere piede nei paesi in via di sviluppo, dopo che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha deciso di trovare una soluzione al terribile problema della morte infantile nei primi mesi di vita. Si è notato che l’allattamento al seno era una delle pratiche che riducevano la mortalità, e per far sì che questa abitudine si diffondesse e non fallisse (perché molte mamme la abbandonano trovandolo faticoso e difficile, con i bimbi che non sembrano proprio volersi attaccare) hanno osservato per qualche tempo il comportamento naturale dei bambini, cercando di individuare l’istinto, guardando cosa facessero i neonati se lasciati liberi di agire.

Si è quindi visto come i bambini abbiano questo istinto innato in loro che li spinge naturalmente ad avanzare verso il seno, per decidere poi quando è il momento giusto di iniziare a nutrirsi. L’abitudine a “spingere” i bambini ad attaccarsi al seno, dunque, sembra solo smorzare questo istinto, sballandolo e portando poi alle conosciute difficoltà.

Da lì il breast crawling ha iniziato a diffondersi, poiché si è notato un fatto molto semplice: quando i bambini, al momento della nascita, vengono lasciati liberi di cercare il seno e di poppare quando se la sentono, l’allattamento al seno rimarrà poi qualcosa di naturale e semplice, con meno difficoltà.

Anche negli ospedali occidentali si è quindi iniziato ad appoggiare subito il neonato al ventre materno. Ciò che si deve però tenere presente è la necessità di calma e tranquillità: il bambino, infatti, nelle prime ore di vita è molto cosciente e attento a ciò che lo circonda, curioso e anche intimorito dal nuovo mondo. Ecco perché è bene lasciarlo tranquillo, rilassato, lasciandogli i suoi tempi, evitando il caos ospedaliero che solitamente segue una nascita (anche fisiologica).

Questa pratica aiuta quindi lui a scoprire il mondo e a capire ciò di cui ha bisogno, così come aiuta la mamma, facendo sì che i due si aiutino reciprocamente: gli ormoni e gli odori sono importantissimi durante questo contatto. È proprio grazie a loro che il bimbo capisce dove deve andare, ed è ancora grazie a loro che il corpo della mamma inizia a conoscere il bambino, ma soprattutto a produrre prolattina per la formazione e la discesa del latte.

 Giulia Mandrino

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Lo spettacolo che parla ai bambini della Shoah

Venerdì, 26 Gennaio 2018 09:40

(Foto di Federico Riva)

L’arte sa parlare. I libri, la musica, la pittura, la scultura: parlano all’animo umano, rendendo più comprensibili le cose strane della vita e facendo sì, a volte, che siano più sopportabili.

Domani sarà il Giorno della Memoria, e parlarne ai bambini, piano piano e rispettando la loro età, è un nostro dovere. Ma non è mai facile, lo sappiamo. È terribile, ma è doveroso conoscere. E anche in questo caso l’arte ci viene in aiuto, nello specifico nella forma teatrale.

Domani sera, sabato 27 gennaio, per i genitori e i bambini di Roma c’è un’occasione speciale: lo spettacolo Brundibàr, l’opera per bambini scritta nel 1938 da Hans Krása per non dimenticare l’orrore nazista.

Lo spettacolo che parla ai bambini della Shoah: a Roma in scena “Brundabàr”, per parlare ai bambini di un capitolo orribile della nostra storia

Sabato 27 gennaio alle ore 20: questo l’orario da segnare in agenda. Al Teatro Palladio dell’Università Roma Tre andrà infatti in scena “Brundabàr”. Sul palco ci saranno le giovani promesse del Teatro dell’Opera di Roma, della Scuola di Canto Corale e della Youth Orchestra (diretta da Carlo Donadio e Roberto Di Maio). La regia è di Cesare Scarton, mentre la scenografia è curata da Michele Della Cioppa.

In scena sarà l’opera per i più piccoli scritta da Hans Krása nel 1938 su libretto di Adolf Hoffmeister. La prima volta che fu rappresentata in pubblico fu nel 1943, nella fortezza di Terezín, vicino a Praga, città allora controllata dalle SS. Le SS, meramente a scopo propagandistico, davano la possibilità di organizzare attività culturali, e a Terenzín, lager dove transitarono circa 140mila ebrei, furono molti i compositori, i cantanti e i musicisti che si diedero da fare, continuando a svolgere il proprio lavoro e creando così opere meravigliose in barba al regime.

A rappresentarla furono proprio i bambini del campo di concentramento di Theresienstadt.

La trama è molto semplice e riprende varie fiabe tra cui Hansel e Gretel e i Musicanti di Brema. Parla di Aninka e Pepicek, fratellini orfani di padre a causa della guerra con una madre malata che per guarire ha bisogno di latte. La povertà però non li ferma e decidono di cantare nella piazza del mercato per elemosinare qualche soldo.

Arriva però Brundibàr, l’antagonista malvagio suonatore di organetto (metafora di Hitler) che con l’aiuto dei venditori del mercato li caccia via. In loro aiuto però arrivano un gatto, un passero, un cane e alcuni bambini della città che riusciranno a mandare via Brundibàr e a cantare insieme a loro nella piazza, raccogliendo così i soldi per il latte destinato alla madre dei fratellini.

Lo spettacolo fu replicato circa cinquanta volte e furono 15000 i bambini coinvolti, che lasciarono la loro testimonianza con i loro disegni (ritrovati nelle valigie di Friedl Dicker-Brandeis, una pittrice di Vienna deportata proprio a Terezín nel 1942 (morta a Birkenau nel 1944). I

Se già questo spettacolo non fosse un gioiello, durante la messa in scena saranno esposti proprio alcuni di questi disegni (grazie alla collaborazione con l’Ambasciata della Repubblica Ceca presso la Santa sede e il Museo Ebraico di Praga.

Il biglietto intero costa 10 euro, mentre il ridotto (fino a 26 anni) 6 euro. Per acquistarlo o per avere informazioni si rimanda a: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., 327 2463456 (dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 29. È possibile acquistare i biglietti in prevendita anche su Live Ticket.

Giulia Mandrino 

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I migliori musei per bambini in Italia

Giovedì, 25 Gennaio 2018 15:59

(Photo credit: FB Mart Rovereto)

Portare i bambini nei musei è una di quelle abitudini che dovremmo prendere sin da quando sono piccolissimi, in modo da fargli prendere confidenza con l’ambiente e trasmettergli l’amore non solo per l’arte e la cultura, ma per la curiosità in generale. Esistono moltissimi musei per bambini, e non solo per bambini (ma con attività ed esposizioni perfette per loro), diversi dai soliti Museo Egizio di Torino, Palazzo Reale di Milano o altre realtà meravigliose ma già più conosciute nei quali possiamo portarli, approfittando sia delle mostre permanenti sia di quelle temporanee. Soprattutto, possiamo affidarci alle attività didattiche per bambini che sempre più musei organizzano, tutti i giorni o nei weekend.

Ecco quindi la nostra selezione dei migliori musei nei quali portare i bambini, da Nord a Sud passando per le isole!

I migliori musei per bambini in Italia: una lista di realtà museali perfette nelle quali portare i nostri figli per immergerli nel mondo dell’arte e della scienza

MILANO

MUDEC

Il Mudec di Milano (Museo delle culture, in via Tortona) ci piace non solo per le mostre sempre interessantissime (recentemente ci sono stati Gauguin, Basquiat, Barbie Icon, e tra poco inaugurerà quella dedicata a Frida Kahlo) ma anche per l’esposizione permanente dedicata alle culture e per i laboratori didattici per le famiglie e i bambini. Sul sito troviamo la sezione dedicata alla didattica sempre aggiornata con le date delle attività. Possiamo ad esempio scegliere i laboratori sulle storie del viaggio, quelli sugli oggetti per la festa della mamma, la Caccia al Mudec con papà organizzata ogni anno in occasione della sua festa… E poi tutti i laboratori dedicati all’esposizione temporanea in corso (qui trovate quelli su Frida), che si compongono da una vivacissima visita animata per immergere i bambini nella particolare arte dell’autore e di laboratori per passare una domenica tutti insieme in famiglia al museo.
I costi dei laboratori variano a seconda dell’attività, mentre per l’ingresso al museo (che solitamente è comunque compreso nel biglietto del laboratorio) rimandiamo alla pagina delle tariffe.

MUBA

Del Muba di Milano, il Museo dei Bambini, vi abbiamo già ampiamente parlato. Un motivo c’è: è davvero il museo perfetto per i bambini, perché a loro misura e fatto apposta per farli divertire creando e imparando. Il Muba prende molto dalla filosofia didattica ideata da Loris Malaguzzi (il Reggio Approach) e ha quindi un messaggio ecologico, etico, estetico, educativo ed economico. Leggete quindi il nostro articolo dedicato al museo, oppure visitate la sezione dedicata.

MUSEO DEL GIOCATTOLO

Il Museo del Giocattolo e del Bambino si trova a Cormano (in un ex cotonificio) e a Santo Stefano Lodigiano, in un vecchio casolare sul fiume (esatto, ha due sedi). È aperto il sabato, la domenica e i festivi a Cormano (dalle 14.30 alle 18) e la domenica e i festivi a Santo Stefano Lodigiano (dalle 14.30 alle 19, prenotando) e il biglietto costa 6 euro (4 il ridotto).
I bambini possono qui ammirare vecchie bambole, soldatini, macchinine, carretti, libri per l’infanzia, riproduzioni del “Corriere dei piccoli”… Una carrellata di giocattoli dal Settecento al secolo scorso, che affascinerà i piccoli non solo per la bellezza degli oggetti ma anche per la storia che ci sta dietro: osservando infatti i giocattoli si può iniziare a capire il cambiamento della società nella storia.
Sul sito (http://www.museodelgiocattolo.it) possiamo trovare il calendario aggiornato dei laboratori organizzati per le famiglie (sia per la sede di Cormano che per quella di Santo Stefano Lodigiano).

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TORINO

MUSEO DEL CINEMA

Si trova all'interno della Mole Antonelliana ed è fantastico non solo perché si trova proprio dentro al simbolo della città di Torino, ma perché visitandolo sembra di stare proprio dentro a tutti quei film che abbiamo di fornte! Stimolante e interattivo, il Museo del Cinema propone un percorso nella storia del cinema, con pellicole, manifesti e oggetti di scena, ma è anche una buona occasione per conoscere come avvenga la realizzazione dei film, scoprendo tutte le figure che vi lavorano. E poi c'è il magnifico ascensore panoramico per ammirare tutta la città! Visitarlo con i bambini è fantastico perché è davvero coinvolgente. Ci sono laboratori, visite animate, cacce al tesoro, lezioni, cineforum per i ragazzi e proiezioni mattutine dedicate alle famiglie con i bimbi più piccoli. Qui troviamo tutti gli appuntamenti aggiornati in questo senso! Il museo è aperto tutti i giorni tranne il martedì dalle 9 alle 20 e l'ingresso (compreso della salita con l'ascensore panoramico) costa 14 euro l'intero e 11 il ridotto (ma fino ai 5 anni è gratuito)

VENEZIA

PEGGY GUGGENHEIM COLLECTION

La Peggy Guggenheim Collection è uno tra i musei più belli e affascinanti per chi ama l’arte contemporanea. Se anche voi la apprezzate non potete non portare i bambini in questo ambiente favoloso, reso più accessibile e meno difficile da comprendere dalle attività proposte dal museo. Per i bambini, infatti, tutte le domeniche dalle 15 alle 16.30 sono in programma i Kids Days, laboratori gratuiti per bambini tra i 4 e i 10 anni per scoprire l’arte contemporanea facendone esperienza (basta prenotare obbligatoriamente per telefono, dalle 9.30, il venerdì precedente il laboratorio ai numeri 041 24.05.444/401).
Il museo è aperto tutti i giorni (tranne a Natale) dalle 10 alle 18 e il biglietto costa 15 euro (ma è gratuito per i bambini fino ai 10 anni e ridotto a 9 euro per ragazzi fino ai 26).

TRIESTE

IMMAGINARIO SCIENTIFICO

Immaginario scientifico è tra i musei dedicati alla scienza più ben fatti che abbiamo in Italia: è super interattivo, e oltre al museo è famoso per organizzare durante i weekend dei favolosi laboratori durante i quali i bambini si trasformano in veri scienziati (qui trovate tutte le attività aggiornate). Ma scienziati che lavorano anche attraverso la creatività! Le attività proposte sono ludo-didattiche, e cioè includono sempre una componente giocosa, divertente e creativa, che stimola tanto la creatività quanto le capacità logico-matematiche. È perfetto per appassionare i bambini alla scienza, facendo loro capire l’importanza dell’esperienza diretta per capire i processi fisici, chimici, creativi e naturali.
Anche il museo in sé è proprio bello: ci sono collezioni, installazioni multimediali, tecnologie, percorsi tematici, schermi coinvolgenti…
I laboratori costano 7 euro a bambino (incluso il biglietto al museo), mentre l’ingresso senza attività varia a seconda della sezione del museo che vogliamo visitare (“Kaleido” è gratuito mentre “Fenomena” costa 6/4 euro e “Cosmo” 3/2 euro). In inverno (da ottobre a maggio) è aperto la domenica dalle 10 alle 20 mentre in estate il sabato e la domenica dalle 15 alle 20.

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ROVERETO

MART

Il Mart è un altro bellissimo museo imperdibile per gli amanti dell’arte moderna e contemporanea. Si trova nel centro di Rovereto (bellissima città da visitare in famiglia) e oltre ad una bellissima collezione permanente propone sempre mostre temporanee imperdibili. Vicino, poi, c’è la Casa d’Arte Futurista Depero, fondata dallo stesso Depero per dissacrare il mondo museale (e anche per questo piacerà ai bambini!).
All’interno del museo è presente l’area Baby Mart, uno spazio permanente dove i bambini e i genitori possono giocare, disegnare o rilassarsi, nel quale ogni tanto hanno luogo i laboratori proposti dal museo. Ce ne sono per tutti, anche per le famiglie (si trovano qui): ci sono lezioni di approfondimento, itinerari, laboratori per sperimentare le tecniche artistiche, workshop, laboratori ludici e creativi…
Il Mart è aperto dal martedì alla domenica dalle 10 alle 18 (e il venerdì resta aperto fino alle 21). Il biglietto costa 11 euro l’intero e 7 il ridotto, con possibilità di acquistare quello cumulativo per la famiglia a 22 euro.

AOSTA

FORTE DI BARD

Che figata il Forte di Bard: oltre al fascino che ha di per sé questo antico luogo militare, il Forte organizza per i bambini attività davvero fantastiche. Su tutte la simulazione della scalata del Monte Bianco, che i ragazzi possono provare percorrendo le sale del museo, scoprendo così le meraviglie dell’escursionismo, dell’alpinismo e delle scalate (capendo anche l’importanza della sicurezza!). Muniti di caschetti e imbracature, i bimbi organizzano per filo e per segno l’avventura, accompagnati da guide esperte e coinvolgenti.
Possiamo visitarlo dal martedì al venerdì dalle 10 alle 18 e nel weekend dalle 10 alle 19, pagando un biglietto intero di 6 euro e ridotto (fino ai 18 anni) di 4 euro. I bambini fino a 6 anni, poi, entrano gratuitamente!

GENOVA

LA CITTÀ DEI BAMBINI

La Città dei bambini si trova a Genova ed è nata vent’anni fa in collaborazione con l’omonima Cité des Enfants parigina. Su quel modello è sorta quindi questa realtà museale dedicata ai più piccoli (per bimbi dai 2 ai 12 anni) nella quale la scienza e la tecnologia possono essere scoperte attraverso il gioco. La Città dei Bambini è possibile visitarla dal martedì alla domenica dalle 10 alle 18 e il biglietto costa 5 euro per gli adulti, 7 euro per i bambini dai 3 ai 12 anni e 5 euro per i bambini di 2 e 3 anni (gratis i neonati fino ai 24 mesi).
Il percorso espositivo è super interattivo e vi troviamo una novantina di installazioni. Ci sono riproduzioni di boschi e fiumi, ma anche cantieri, pareti digitali su cui arrampicarsi… E poi laboratori per scoprire i misteri del mondo della fisica, della fisica, della scienza e della tecnologia attraverso attività pratiche e ludiche che coinvolgono dalla A alla Z i bambini.

ROMA

EXPLORA

Explora è il Museo dei Bambini di Roma ed è bellissimo perché è costruito come se fosse una città tutta loro, che in due ore possono girare e ammirare: ci sono la stazione con i treni, il supermercato (nel quale scoprire tutto ciò che c’è da sapere sui cibi), una cucina, una zona per imparare i pesi e le misure, un orto, il camion dei pompieri, percorsi tattili, aree gioco, una zona nella quale sperimentare il vento… Insomma, tutto è ricostruito a misura di bambino per lasciare che i piccoli sperimentino la vita adulta, scoprendone i segreti, giocando, proprio come un grande gioco libero e di ruolo di quelli che ci piacciono tanto.
È perfetto per i bambini di tutte le età, che hanno zone dedicate agli 0-3, ai 3-6 e ai 6-12 anni.
Explora di Roma si può visitare dal martedì alla domenica scegliendo uno degli ingressi (dal momento che i bambini hanno due ore per girovagare: i turni servono per far sì che tutti abbiano il proprio spazio senza sovraffollamento!): alle 10, alle 12, alle 15 o alle 17.
Il biglietto intero per i genitori e i bambini dai 3 anni in su viene 7 euro mentre i più piccoli (0-3) non pagano.

VIGAMUS

A Roma c’è anche il Museo del videogioco, il VIGAMUS. Non siamo super fan della tecnologia (quando abusata!) ma non siamo nemmeno delle talebane e in questo senso non è giusto nemmeno negare del tutto l’accesso ai nuovi giochi digitali. Questo museo è davvero fantastico, perché mostra la storia di un’attività ludica che riteniamo solo erroneamente nuova: il primo “videogioco” risale al 1958, e nel museo possiamo così ripercorrere la storia a partire da quel periodo. I bambini scopriranno moltissime cose, appassionandosi anche della tecnologia che sta dietro ai device (che indagata in questo modo, cronologicamente, diventa più semplice da capire) e noi genitori ci divertiremo a vedere i nostri “dinosauri”, i videogame anni Ottanta, Novanta e Duemila che credevamo scomparsi!
Il museo è aperto dal martedì alla domenica dalle 10 alle 20; l’intero costa 8 euro e il ridotto 5.

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NAPOLI

LA CITTÀ DELLA SCIENZA

La Città della Scienza di Napoli si trova in via Coroglio 57 e vale la pena assolutamente visitarla. È tra i pochi musei scientifici interattivi e al suo interno i bambini possono dialogare e toccare con mano la scienza e la tecnologia sperimentandole direttamente.
Al suo interno troviamo Corporea (il centro del Corpo Umano, favoloso!), un planetario e, a breve, una mostra interattiva dedicata al mare e un’Officina dei Piccoli, riservata ai bambini fino ai 10 anni. Ci sono poi il Villaggio della Dieta Mediterranea e della Biodiversità, un FabLab dei piccoli, una Casa degli Insetti e lo Spazio Galilei: c’è quindi davvero moltissimo!
Ogni mese ci sono eventi diversi (che possiamo tenere controllati su http://www.cittadellascienza.it/calendario-degli-eventi/). Ma anche la visita “semplice” al museo è già molto interattiva e laboratoriale: il biglietto intero costa 10 euro mentre il ridotto 7, e possiamo visitare la Città della Scienza dal martedì al sabato dalle 9 alle 17, e la domenica dalle 10 alle 19 (prenotando la visita sul sito del museo).

PALERMO

GAM

Alla GAM, Galleria di arte moderna di Palermo, troviamo l’arte figurativa italiana dell’Otto e del Novecento. È una bellissima galleria, in un antico luogo della città (il Complesso monumentale di Sant’Anna alla Misericordia) e propone opere favolose conosciute e meno conosciute. Tra gli artisti troviamo Giuseppe Sciuti, Francesco Lojacono, Antonio Leto, Ettore De Maria Bergler, Giovanni Boldini, Massimo Campigli, Felice Casorati, Mario Sironi, Renato Guttuso… È un museo classico, che ci piace proprio per questo: visitarlo in famiglia significa portare i bambini in un museo non “per bambini”, ma davvero meraviglioso, che offre anche la possibilità di visite su misura. In famiglia possiamo scegliere varie attività e percorsi, come i laboratori “Un menu ad arte”, “Se fossi uno scultore” o “Caccia all’opera”, tra gli altri. Le attività costano dai 4 ai 5 euro a persona e basta prenotarle a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. (dopo aver dato un’occhiata a tutti i laboratori qui).
La GAM è aperta dal martedì alla domenica dalle 9.30 alle 18.30 e il biglietto intero costa 7 euro (il ridotto 5). La prima domenica del mese, inoltre, l’ingresso alla collezione permanente è gratuito!

NUORO

MUSEO DELLE MASCHERE MEDITERRANEE

A Mamoiada, in provincia di Nuoro, ecco il Museo delle maschere mediterranee, nato per mostrare al pubblico l’arte isolana delle maschere tradizionali, i Mamuthones o gli Issohadores, come quella del Carnevale. È quindi un museo particolarissimo che piace sempre molto ai bambini! Ci sono elementi multimediali come video per introdurre l’argomento, e poi sale dedicate alle diverse maschere. Anche qui troviamo varie attività per i bambini e le famiglie, come i laboratori o le domeniche al museo per le famiglie, che possiamo tenere d’occhio a questa pagina.
Il museo è aperto dal martedì alla domenica dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18, e il biglietto costa 4 euro (per i bambini 2.50).

(Foto)

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Il balletto è anche per bambini

Mercoledì, 24 Gennaio 2018 14:33

Portare i bambini al balletto? Sì, è una buonissima idea. C’è chi pensa sia noioso, o difficile, o non adatto ai più piccoli. Ma il balletto è bellissimo, e non ha genere (quindi non azzardiamoci nemmeno a pensare che sia solo per femminucce).

Ecco quindi una piccola panoramica utile a chi sta pensando di portare i suoi bambini a vedere il balletto per la prima volta!

Il balletto è anche per bambini: perché portare i bambini a teatro è sempre una buona idea

Innanzitutto, come per l’opera (qui trovate il nostro articolo dedicato all’opera e al Barbiere di Siviglia), il primo ottimo motivo per portare i bambini ad assistere ad un balletto classico è l’ambiente: che sia in teatro o in un palazzetto (ormai sono sempre più i palatenda che ospitano questi spettacoli), il fascino del sipario che si alza, delle poltroncine e del pubblico accanto a te venuto apposta per assistere a qualcosa di magico è davvero coinvolgente.

Se pensate, poi, che il balletto sia qualcosa di antico, vetusto e borioso vi sbagliate di grosso, e basterà vedere i primi passi di un’opera per capire che se il balletto è diventato una tradizione un motivo c’è: i ballerini sul palco, i costumi e le musiche sono affascinanti e meravigliosi da vedere, e anche quando un balletto è più lungo di altri è difficile annoiarsi o sentire il bisogno di alzarsi dalla poltrona.

In primo luogo perché nei balletti c’è sempre una trama. Utile, in questo senso, è leggere insieme ai bambini la storia, prima di recarci a teatro. Possiamo trovare online un sacco di informazioni, e poi ci sono dei carinissimi libri che possono aiutarci.

Ad esempio, per Lo Schiaccianoci ci sono questi due bellissimi libri: il primo è di Stefano Bordiglioni  ed è piccolo e tascabile (quindi ottimo perché poi possiamo portarlo con noi in teatro!) e il secondo è illustrato da Valeria Docampo.

      

Per quanto riguarda invece “Il lago dei cigni” bellissimo è il libro illustrato di Charlotte Gastaut. E poi a noi piace moltissimo “Il lago dei cigni e altre storie dai balletti”, un libro che raccoglie i racconti tratti dai balletti più conosciuti trasponendoli come fiabe!

    

Non è un caso se finora vi abbiamo parlato dello Schiaccianoci e del Lago dei Cigni: a nostro parere, sono i due balletti più adatti ai bambini, per cominciare ad approcciarsi a questa arte. Entrambi sono musicati da Tchaikowski e coreografa da Marius Petipa. Il primo, “Lo schiaccianoci”, è addirittura ambientato in un mondo dei sogni abitato da giocattoli e i protagonisti impersonano dei bambini: niente di meglio, no?

Il secondo, “Il lago dei cigni”, è una favola più cupa, ma adatta assolutamente ai bambini (anche perché sempre più spesso il finale “tragico” del cigno che muore insieme al principe è sostituito con quello a lieto fine introdotto dopo la rivoluzione russa per mostrare eroi positivi al pubblico). Se serve, qui trovate come spiegare ai bambini il Lago dei Cigni.

Anche la “Bella Addormentata” (sempre del duo Tchaikowski-Petipa) è degno di essere visto anche dai neofiti. Un po’ perché la fiaba la conosciamo molto bene, e un po’ perché tecnicamente è il balletto che contiene tutti i passi del metodo ideato da Agrippina Vaganova. Ottimo anche il Don Chisciotte (stavolta di Minkus), con la sua atmosfera avventuriera.

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Crescere figlie gentili è più semplice di quel crediamo

Mercoledì, 24 Gennaio 2018 10:13

Oggi parliamo di figlie femmine. Perché? Perché ci siamo rese conto che uno degli stereotipi più diffusi, anche tra i media d’intrattenimento, è quello della ragazzina stronza e bulletta. Un esempio su tutti? Il film “Mean Girls”, che ci ha fatto sorridere e per molte di noi è un cult (anche noi lo amiamo!); e che, per quanto simpatico, nasconde effettivamente qualche nota reale che non ci piace proprio.

Sono molti, insomma, i film e le serie tv che portano sullo schermo il cliché della ragazzina cattivella e insolente, preadolescente o adolescente, e anche se alla fine i messaggi nella finzione sono sempre positivi (fortunatamente sono la bontà e la gentilezza a vincere quasi sempre), qualche vena di verità c’è: il bullismo a scuola sembra dilagare, cyber o reale, e in effetti l’adolescenza è un periodo delicato, nel quale le nostre figlie, quando insicure o non abituate alla gentilezza, rischiano di scivolare prendendo una discesa difficile da risalire. Quella della cattiveria e della non empatia.

Crescere figlie gentili è più semplice di quanto crediamo: iniziamo fin da subito a insegnare empatia, gratitudine e gentilezza, per far sì che non diventino le bullette cattivelle che tutti temiamo


Durante le scuole medie e superiori le insidie in questo senso sono dietro l’angolo: molti di noi durante l’adolescenza hanno subìto episodi di violenza (più o meno forti, più o meno importanti, più o meno ripetuti). Bastava avere qualche brufolo in più, qualche chilo in più o qualche vestito alla moda in meno, no? È ancora così. Il bullismo purtroppo non sembra diminuire, ma, anzi, con i social e i mezzi di comunicazione che i ragazzi si ritrovano è ancor più semplice oggi nascondersi continuando a fare del male.

E il bullismo non è solo una prerogativa dei maschi. Per niente. Tra di noi c’è chi ricorda ancora la pressione psicologica buttata addosso da quella ragazzina alla moda che tutti seguivano, che ti metteva tutti contro se quel giorno non le andavi a genio e che dopo averti puntato il dito contro, ridendo, ti faceva vergognare davanti a tutta la scuola. Il bullismo purtroppo non ha sesso. E quest’età è pericolosa, perché se le nostre figlie non si sono fatte una corazza abbastanza forte rischiano non solo di soccombere davanti alle azioni malvagie, ma soprattutto rischiano di trovarsi dall’altra parte del dito, quello accusatore, per nascondere la propria insicurezza e diventando così loro stesse delle bullette (anche perché, lo dicono molti psicologi, il bullismo deriva dalla sofferenza: solitamente i bulli sono stati per primi bullizzati, anche a casa).

Gli strumenti per scegliere la strada giusta, quella della gentilezza e della consapevolezza di cosa sia giusto e cosa sia sbagliato, non dobbiamo però fornirglieli il primo giorno delle medie. Dobbiamo iniziare molto prima, sin dai primi anni di vita (se non giorni). Perché la gentilezza è qualcosa che si vive, e che non si insegna solo.

Attraverso l’esempio e l’esperienza, dunque, dobbiamo prima di tutto insegnare l’inclusione. L’inclusione sociale, certo, ma anche quella emotiva. L’inclusione emotiva la si pratica abbracciando tutte le nostre emozioni, anche quelle negative, vivendole e non reprimendole. L’inclusione sociale, invece, la si vive cercando di entrare in empatia con tutti. Prima di tutto, quindi, con i nostri figli.

Se noi ascoltiamo i nostri figli, davvero e fino in fondo, allora loro per primi sapranno esprimersi. Ma soprattutto sapranno ascoltare gli altri, perché vedranno noi che prima di tutto siamo ascoltatori.

Cerchiamo di esprimere sempre ciò che proviamo, sia quando siamo felici sia quando siamo tristi o arrabbiati. In questo modo lo faranno anche i nostri bambini, con il tempo, e impareranno a riconoscere le emozioni e le situazioni.

Soprattutto, poi, pratichiamo sempre la gentilezza e la gratitudine. La gentilezza non significa solo essere educati (il “grazie” e il “per favore” sono solo la base), ma significa esserci davvero per l’altro, supportando e aiutando. E la gratitudine vuol dire cercare sempre di trovare il positivo della vita, esprimendo a parole e a gesti ciò che ci rende felici.

Quando le emozioni sono lì, davanti agli occhi di tutti, noi e i nostri figli diventiamo più consapevoli. Consapevoli delle cose belle, ma soprattutto consapevoli delle cose brutte, di ciò che ci fa soffrire e di ciò che fa soffrire gli altri. Crescendo, quindi, i nostri bambini sapranno riconoscere ciò che ferisce gli altri, e in qualche modo sentiranno il bisogno di arginare tutto ciò, di aiutare, o almeno di non infierire. Perché sanno riconoscere quando qualcosa fa male, perché sanno cosa ferisce loro stessi.

Quando le nostre bambine ci diranno cosa non va, o quando ci faranno sapere che qualche bambino le sta trattando male, non andiamo in panico. Non arrabbiamoci. Non facciamo sentire la paura. Cerchiamo solo di fare esprimere loro ciò che sentono, cercando una soluzione insieme. È così che regaliamo loro la forza che servirà loro nella vita. Non risolvendo per loro le cose, ma facendo sì che usino la loro voce per parlare forte e chiaro.

Insegnando anche il girl power, quando necessario. Perché non possiamo nasconderci, il maschilismo esiste ancora e il bullismo lo riceveranno anche in quel senso, a scuola e sul lavoro da adulte. Ma la consapevolezza aiuta anche in questo senso!

Questa è la forza. Questa è l’empatia. Ed è questa che aiuterà a rendere gentili, inclusive e non cattive le nostre bambine.

Giulia Mandrino

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