Cos’è l’indice di Apgar e perché è importante
Martedì, 07 Gennaio 2020 08:52Lo conosceranno sicuramente tutti i genitori, ma per molte persone questa parola è sconosciuta e strana: parliamo di “Apgar”, o “indice di Apgar”, e si tratta di un valore che viene assegnato ad un bambino negli istanti immediatamente successivi al parto, per valutarne la vitalità e le funzioni primarie. Insomma: per capire quanto stia bene e se ci sia bisogno di eseguire esami aggiuntivi
Ma di cosa si tratta, come funziona e perché è importante? Ecco tutto ciò che c’è da sapere sull’indice di Apgar.
Cos’è l’indice di Apgar e perché è importante: come funziona la valutazione fatta immediatamente dopo il parto per valutare la vitalità dei neonati
A dare il nome a questo indice di Apgar è Virginia Apgar, una anestesista americana che nel 1952 ideò questa scala di valutazione per capire, subito dopo il parto, come sta un bambino a livello di adattamento alla vita extrauterina, di vitalità e di funzioni vitali primarie.
Attraverso cinque parametri ai quali i medici assegnano un voto da 0 a 2, possiamo dunque capire se il bambino appena nato sia in buone o cattive condizioni, intervenendo in tal senso.
I parametri e i punteggi
A uno, cinque e dieci minuti di vita del bambino, quindi, viene effettuato il test, che si basa su cinque parametri: la frequenza cardiaca, il tono muscolare, l'attività respiratoria, i riflessi ed il colorito della pelle.
Ad ognuno di questi parametri viene assegnato un punteggio tra 0 e 2 punti, in base all’osservazione del neonato, in questa maniera:
Per quanto riguarda la frequenza cardiaca, se è assente il bimbo riceve 0 punti, se è sotto i 100 battiti al minuto riceve 1 punto, se è sopra i 100 battiti sono 2 punti.
Per quanto riguarda la respirazione, se è assente sono 0 punti, se è debole o irregolare il bimbo riceve 1 punto, se è vigorosa e con pianto sono 2 punti.
Il tono muscolare riceve 0 punti se è assente (si parla di atonia); 1 punto se la flessione è solo accennata; 2 punti se i movimenti sono attivi.
I riflessi vengono controllati attraverso la risposta al catetere nasofaringeo e i punti vengono così assegnati: 0 se i riflessi sono assenti; 1 punto se i riflessi sono scarsi; 2 punti se il bambino starnutisce, piange vivacemente o tossisce.
Infine, se il colorito della pelle è pallido o cianotico il bambino riceve 0 punti; se le estremità sono cianotiche riceve 1 punto; se il colorito è normale riceve 2 punti.
La somma totale di questi punti può arrivare ad un massimo di dieci, ed è su questo punteggio che si calcola l’indice di Apgar. In base al punteggio, quindi, il personale sanitario divide i bambini in tre gruppi.
Come interpretarli
Un neonato è vitale, sano e normale quando riceve un punteggio tra i 7 punti e i 10 punti. Se il punteggio risulta tra i 4 e i 6 punti, il neonato è moderatamente a rischio e ha bisogno di assistenza, vigilanza e ripetizione del test ogni cinque minuti fino a che ce ne sia bisogno. Se, invece, il valore è inferiore ai 4 punti, allora il bambino richiede intervento medico immediato perché gravemente depresso e non vitale.
Perché questo indice è importante? Innanzitutto, per la velocità con la quale lo si effettua. Essendo così immediato e intuitivo, permette di capire subito la vitalità di un neonato, intervenendo nel caso in cui ce ne sia bisogno.
Come passare il tempo nel letto quando la gravidanza è a rischio
Giovedì, 02 Gennaio 2020 14:20Lo sanno bene le mamme che ci sono passate e quelle che lo stanno provando in questo momento: quando una gravidanza è a rischio, oltre al pensiero ricorrente alla salute del bambino, il fastidio è altissimo. Perché gravidanza a rischio spesso significa dover passare mesi e mesi a letto o sul divano, in riposo forzato. E stare ferme a casa porta a pensare continuamente alla salute del proprio bimbo nella pancia. Insomma: un circolo vizioso che è difficile spezzare.
Ecco dunque qualche attività sicura, semplice e rilassante per impegnare le giornate, senza perdere la testa ma sfruttando le ore libere per qualcosa di costruttivo, coinvolgente e piacevole.
Come passare il tempo nel letto quando la gravidanza è a rischio: come riempire le giornate di riposo forzato durante la gravidanza
Riorganizzare le fotografie
Che siano quelle sul cellulare o quelle che abbiamo stampato (o che vogliamo stampare), l’organizzazione delle fotografie prende sempre moltissimo tempo e non si trovano mai i momenti adatti, così che le foto si accumulano e rimangono in disordine. In queste settimane di risposo possiamo dunque approfittarne, per metterle a posto e per re-immergerci nei ricordi.
Tenere un diario
Tenere un diario è sempre terapeutico, in ogni momento della vita, ma in particolare modo durante la gravidanza. E non sarà solo terapeutico, ma potrà diventare qualcosa da lasciare poi al nascituro, come un libro sulla sua vita nel grembo.
Giocare con i figli
Se non siamo alla prima gravidanza, in casa con noi probabilmente per molte ore al giorno ci saranno i nostri bambini. Se solitamente il tempo per stare con loro scarseggia, ora ce n’è molto di più. Approfittiamone per disegnare con loro, per giocare a dei giochi in scatola adatti alla loro età, a giocare con le bambole, con le costruzioni (magari costruendo giocattoli per il nascituro)…
Leggere
Eh sì, la semplicità: leggiamo, leggiamo, leggiamo. Ma non solo i saggi sulla gravidanza o sulla maternità. Lasciamoci coinvolgere da romanzi lunghi e appassionanti, da storie thriller che lasciano con il fiato sospeso, da storie di amicizia che fanno riflettere… Scegliamo, quindi, il nostro genere preferito e divoriamo libri su libri. E scegliamo anche la modalità preferita, la lettura tradizionale o quella attraverso gli audiolibri, magari durante un bel bagno caldo.
Rimettersi in pari con le serie tv
Le serie tv sono la nuova letteratura, perciò, proprio come per i libri, possiamo lasciarci coinvolgere dalle serie più belle e coinvolgenti.
Invitare gli amici
Non possiamo uscire? Beh, non è che la nostra vita sociale deve per forza rimetterci. Basta cambiare il luogo di incontro, ospitando gli amici da noi. Lasciando, ovviamente, che ci aiutino con la cena e le faccende di riordino, dal momento che noi siamo in riposo forzato!
Riposare davvero
Non c’è niente di male, e, anzi, dobbiamo approfittarne, dal momento che dopo pochissimo tempo la nostra vita si stravolgerà e il tempo per il relax scomparirà immediatamente. Il riposo forzato spesso viene vissuto solo come un peso, e stare sul divano o nel letto fa stancare più di prima. Ma a volte basta solo pensarci più a fondo, intendendo quei momenti come vero riposo, e allora il nostro corpo e la nostra mente staranno davvero meglio. Facciamo un bel bagno caldo, organizziamo una SPA a casa con maschere e massaggi (i partner in questo possono aiutare!), lasciamoci coccolare una volta a settimana da del confort food…
“Non è amore se”, la guida gratuita per capire l’amore dedicata agli adolescenti
Giovedì, 02 Gennaio 2020 14:14Sicuramente, la prima educazione alle relazioni avviene in casa, con i bambini che osservano la relazione tra i genitori, o tra i genitori e i rispettivi partner, tra i nonni, tra gli zii… Detto questo, c’è bisogno anche di parlare, di indicare, di educare all’amore. Perché nessuno nasce imparato, come si suol dire, soprattutto quando si parla di un argomento come quello dell’amore, che spaventa sempre, soprattutto in età adolescenziale.
L’educazione alle relazioni, dunque, è fondamentale per gli adolescenti, perché permette di riconoscere il vero amore, quello fatto di rispetto e non di abusi e prevaricazioni. Perché gli abusi e le prevaricazioni non sono sempre riconoscibili alla prima occhiata.
Come fare, dunque, per educare all’amore i nostri figli adolescenti? Innanzitutto con il nostro esempio e con le nostre parole. E poi con questo utilissimo strumento, una guida in PDF scaricabile gratuitamente che si intitola “Non è amore se”.
“Non è amore se”, la guida gratuita per capire l’amore dedicata agli adolescenti: un libro gratuito per educare gli adolescenti alle relazioni d’amore
Educare alle relazioni è importantissimo ed è uno dei tanti passi che dobbiamo compiere tutti noi, educando o lasciandoci educare, per costruire un futuro fatto di uguaglianza e rispetto, e soprattutto per costruire un futuro nel quale i femminicidi siano solo un lontano ricordo.
Perché il vero amore non picchia, non abusa, non prevarica, non fa sentire inferiori, non fa sentire in colpa. L’amore vero rispetta, appoggia, sostiene, non aggredisce, non umilia. E, appunto perché gli abusi non sono visibili subito, ad una prima occhiata, è bene insegnare ai nostri adolescenti come riconoscere i segnali di un amore malsano, perché può capitare a tutte le età.
Alessia Giovannini, terapeuta e scrittrice, ha scritto una utilissima guida intitolata “(Non) è amore se… - piccola guida per adolescenti su come dare vita a una relazione d’amore senza abusi e prevaricazioni”. Questa guida è indicata a tutti, potenziali abusati e potenziali abusatori, per capire fin dai primi giorni se una relazione è malsana, e può essere scaricata qui.
Alessia Giovannini parla dei segnali per controllare la violenza, anche involontaria, nel momento in cui siamo noi gli abusanti; parla di come ci si sente, da una parte e dall’altra, all’interno di una relazione non sana; parla di come sia un litigio sano e di come sia un litigio troppo aggressivo; parla di insulti, di gelosie…
Parla, soprattutto, di come riconoscere gli episodi violenti come vera violenza, perché spesso chi li subisce non li riconosce, non li inquadra, li sminuisce…
Tutto questo perché la violenza di genere non ha età, e riconoscere i segnali fin da giovani è importantissimo per costruire, poi, relazioni sane, serie e rispettose nel corso della vita adulta, educandoci ed educando chi ci sta accanto. Quella di Alessia Giovannini è una guida davvero preziosa, che tutti i genitori di adolescenti dovrebbero regalare ai propri ragazzi, e che tutte le scuole superiori dovrebbero distribuire.
I broccoli o piacciono o non piacciono. Ma se non piacciono, probabilmente è perché li conosciamo solo preparati attraverso le classiche ricette che, ok, sono salutari e leggere, ma non ne esaltano di certo il sapore. Tuttavia, possiamo anche non rinunciare alla leggerezza e preparare con i broccoli (che sono super salutari) dei contorni super saporiti, deliziosi e irresistibili.
Come questi broccoli al forno speziati: se vi piacciono le spezie e i sapori mediorientali sono perfetti per voi! E quando li proponiamo ai bambini basta utilizzare il curry di Madras, miscela molto diffusa che comprende le spezie “base” (curcuma, coriandolo, paprica, pepe, senape, fieno greco, zenzero, semi di finocchio, cardamomo, aglio e peperoncino).
Broccoli speziati al forno: la ricetta dei broccoli super saporiti cucinati al forno
I muffin al gusto di cioccolato e mele riempiono la casa di un buonissimo profumo e fanno svegliare tutti con il sorriso. Soprattutto perché senza burro, e quindi più leggeri dei soliti! E il gusto è fenomenale, con il cacao associato alla dolcezza e alla morbidezza della mela.
Come sempre, si tratta di una ricetta semplice e veloce, che possiamo preparare con i bambini, trasformandola in un'attività per legare e per allenare la manualità e l'indipendenza.
Muffin al cacao e mele senza burro: la ricetta delle tortine al cioccolato e mele ricche di gusto, perfette per colazione e merenda
Non sta a noi risolvere i problemi dei nostri figli
Giovedì, 02 Gennaio 2020 09:05Un titolo forte, che provoca giustamente reazioni contrastanti, ma che cela un argomento che va affrontato. Perché uno dei problemi della nostra società è certamente l’atteggiamento iperprotettivo dei genitori nei confronti dei figli. E non solo riguardo ai pericoli fisici, ma anche e soprattutto riguardo le delusioni della vita.
In altre parole: i genitori d’oggi tentano sempre di risolvere i problemi e di migliorare le situazioni, edulcorandole o prendendosele sulle spalle, al posto dei propri figli. Ma le conseguenze di questa tendenza non sono affatto positive, né per la crescita dei figli, né per la società.
Non sta a noi risolvere i problemi dei nostri figli: perché i “genitori elicottero” non permettono ai bambini di crescere in maniera sana e come fare per guidare meglio i propri figli
Da qualche tempo si parla di "genitori elicottero", ovvero di quei genitori che corrono immediatamente in aiuto dei figli con la celerità di un mezzo di emergenza. Arrivano subito all’asilo se il bambino perde il giocattolo preferito o se si piglia un morso da un altro bambino; non cucinano più quel cibo che al proprio figlio non fa impazzire; portano gli zaini al posto dei bambini; ascoltano le maestre, ma prendono poi sempre le difese del bambino a prescindere dalla colpa; accompagnano dappertutto i bambini con fare protettivo; chiedono agli insegnanti tempo in più se i bambini non sono riusciti a fare i compiti o a studiare… Insomma, fanno tutto (e chiedono tutto) al posto dei loro figli, sobbarcandosi le loro responsabilità e i loro problemi.
Naturalmente, è giusto e doveroso che i genitori si prendano cura dei propri figli, anche coccolandoli e viziandoli quando ce n’è bisogno e intervenendo quando incorrono in qualche difficoltà. Ma è giusto e doveroso, allo stesso tempo, capire quando questo aiuto è eccessivo.
Il problema non è però solo pratico, ma anche educativo. Questi genitori elicottero sono elicotteri in buona fede, e il loro intento non è quello di evitare la fatica ai bambini, ma, piuttosto, quello di non fare conoscere loro tristezza e dolore. Ma la tristezza e il dolore fanno parte della vita, del cammino di ognuno, e anche grazie ad essi i bambini imparano a vivere le proprie emozioni e a responsabilizzarsi.
Importante, quindi, è capire quando l’aiuto dei genitori non è più semplice aiuto, ma sostituzione, ovvero quando mamma e papà tendono a fare al posto dei bambini ciò in cui i bambini non riescono (che siano i compiti, il portare la sacca di calcio, la protezione nelle situazioni sociali…), coccolandoli troppo, tenendoli al calduccio e risolvendo i problemi al posto loro.
Le conseguenze di questo atteggiamento sono infatti tre, entrambe negative: prima di tutto, i bambini imparano che ogni cosa si risolve da sola, o grazie all’intervento di qualcun altro; in secondo luogo, questi interventi da parte dei genitori instillano nei bambini la convinzione che non sono in grado si risolvere da soli le situazioni, che non sono capaci a fare ciò che gli si presenta di fronte, che non hanno la forza di affrontare da soli gli ostacoli.
Comportandoci da genitori elicottero, insomma, precludiamo ai bambini la possibilità di provare, sperimentare, sbagliare, fallire, sentire le proprie emozioni, affrontarle. Terzo: i bambini non affrontano il pericolo, quindi non lo conoscono, e non imparano a prendere le misure, cosa fondamentale per affrontare i rischi in sicurezza, anche in futuro. E tutto questo è fondamentale per la crescita.
Cosa fare, dunque? Come comportarsi, da genitori, nelle situazioni di difficoltà? Meglio sempre lasciare fare i bambini, ascoltare e dialogare, offrendo consigli ma lasciando che siano i bambini ad affrontare la situazione, evitando di intervenire quando è possibile stare in disparte.
Possiamo poi cominciare a utilizzare uno sguardo obiettivo, cercando di ascoltare sempre i nostri figli, ma anche quelli delle controparti coinvolte, evitando di difendere i bambini a spada tratta a prescindere. Ma non per crudeltà o freddezza. Anzi. In questo modo i bambini non solo dovranno affrontare le proprie responsabilità, ma impareranno a loro volta ad ascoltare gli altri, cercando dialogo, compromessi ed empatia.
Le migliori lucine antibuio per la cameretta
Martedì, 31 Dicembre 2019 10:13C’è chi la usa per la paura del buio (una paura normalissima nei bambini), oppure chi semplicemente la tiene accesa per far sì che il bambino la notte abbia un punto di riferimento nel momento in cui si sveglia. E, ancora, è utile durante l’allattamento, per non accendere luci troppo forti durante la notte. In ogni caso, tra gli oggetti più utilizzati in cameretta ci sono certamente le lampadine notturne, dette lucine antibuio o luci per bambini.
Ce ne sono di moltissimi tipi, a seconda dell’esigenza. E qui trovate la nostra selezione.
Le migliori lucine antibuio per la cameretta: quale lampadina notturna per bambini scegliere in base alle proprie esigenze
La classica lampadina anti buio è quella che possiamo inserire nella presa della corrente, come questa della BTicino. La si inserisce e, una volta buio, grazie ad un sensore il led si accende, generando una luce non fastidiosa e non invasiva, calda e lieve. Con un dito si può regolare l’intensità della luce, e può essere utilizzata anche in modalità manuale, accendendola e spegnendola a seconda dell’esigenza.
Simile a quella precedente ma più grande e visibile è la luce notturna di Omeril, con luce bianca calda o fredda, a cui è possibile impostare anche un timer, nel caso in cui il bambino ami la luce solo al momento dell’addormentamento.
Super simpatica e super sicura è la luce anti buio di Vava, che non deve essere inserita nella presa della corrente, ma che si ricavica su una comoda base. La luce è calda e a Led, e può essere appoggiata sul comodino, anche qui impostando un eventuale timer.
Anche Chicco ha sviluppato una lucetta anti buio: si chiama BabyMoon ed è una luce notturna per la cameretta automatica, a forma di luna, che si adatta a tutte le prese e si accende in base al buio della stanza. Anche questa a LED, è a basso consumo energetico.
Per i bimbi che amano i colori, possiamo scegliere questa lampadina antibuio a LED, a cui possiamo impostare l’intensità e anche il colore, scegliendo la modalità RGB.
Questa, invece, è la semplicità fatta luce notturna: si tratta di un semplicissimo punto luce da attaccare alla presa della corrente, da accendere e spegnere quando vogliamo, senza il pensiero dello spegnimento automatico.
Infine, una luce antibuio molto comoda con sensore di movimento, che si accende nel momento in cui il bambino si muove dal letto raggiungendo la porta della cameretta. Utile, in questo caso, per i bambini che non hanno paura del buio ma che vogliono avere punti di riferimento quando si muovono la notte per raggiungere il lettone.
I bambini italiani credono ancora negli stereotipi
Martedì, 31 Dicembre 2019 09:35Vorremmo non fosse vero, che fosse una supposizione. Ma in realtà è proprio così, ed è il risultato di una ricerca da Comunicazione 2000 nell'ambito del progetto “Oggi per Domani”: per i bambini italiani gli stereotipi sono normali.
I nostri figli, tendenzialmente, sono ancora convinti che una donna non possa fare il meccanico, che le ballerine siano solo donne, che il blu sia da maschio e il rosa da femmina, che le faccende domestiche siano da mamma e che il lavoro sia prerogativa del papà.
I bambini italiani credono ancora negli stereotipi: una ricerca mette in luce l’incidenza degli stereotipi di genere nei bambini italiani
Lo studio, realizzato con il contributo del Dipartimento delle Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, è stato condotto su un campione di 300 classi di 70 scuole dell'infanzia e primarie del Comune di Roma. Le scuole hanno aderito ad una campagna di sensibilizzazione contro la violenza di genere, e grazie a questa iniziativa lo studio ha potuto raggiungere oltre 8.000 bambini.
L’intento della ricerca e dell’intervento di Comunicazione 2000 (che mostra ai bambini delle scuole aderenti anche un video animato che, in chiave giocosa, vuole promuovere una cultura di genere basata sull’integrazione e sul rispetto) è “scommettere sull’importanza di sensibilizzare i bambini fin dai primi anni di età sul fenomeno della violenza di genere al fine di formare, domani, adulti consapevoli”, come si legge sul sito del progetto. Perché “intervenire sui più piccoli significa, infatti, favorire un cambiamento culturale e combattere gli stereotipi e i pregiudizi legati al genere, prima che questi vengano trasmessi – anche inconsapevolmente – dalla società”.
Detto questo, il risultato della ricerca ha mostrato chiaramente che nei bambini, anche nei più piccoli, purtroppo esistano ancora concezioni radicate come i lavori “da uomo” e “da donna”.
La ricerca mette in luce che per il 53% degli insegnanti interpellati sostiene che tra i bambini tra i 3 e 10 anni esistano e siano radicati gli stereotipi di genere, molte volte sfocianti in pregiudizi. E non solo riguardo alle professioni, come detto sopra, ma anche riguardo a giochi e giocattoli.
Le bambole, quindi, sono solo da femmine; gli attrezzi da falegname solo per maschi; la cucina è per femmine; le macchinine per maschi; e così via.
L’unico dato confortante è che, nel campione preso in considerazione, solo per il 2% dei bambini la donna è il “sesso debole”.
La ricerca ha anche preso in considerazione i programmi delle scuole, per capire se sono all’altezza della richiesta e se sono presenti in maniera efficace. Il risultato è che il 70% delle scuole programma lezioni per sensibilizzare gli alunni contro la violenza, ma soprattutto quella riguardante bullismo e cyberbullismo. La violenza di genere viene affrontata solo dal 40% di queste iniziative. Tutti gli insegnanti, tuttavia, hanno dichiarato di parlare spesso ai bambini di questi temi, delle pari opportunità, del rispetto e dell’uguaglianza di genere.
Il risultato parla chiaro: pur essendoci ancora moltissimi (troppi) stereotipi di genere tra i bambini, nelle scuole, volenti o nolenti, non ci sono ancora abbastanza programmi e interventi per arginare ed eliminare questa tendenza. Perché gli stereotipi portano ai pregiudizi, ai giudizi, all’esclusione, alla violenza di genere, e si costruiscono piano piano, con piccole frasi accettate, con immagini culturali troppo radicate e con abitudini sbagliate di cui non ci accorgiamo.
Neonato che non dorme? Ecco qualche consiglio
Lunedì, 30 Dicembre 2019 10:54“Dormono, mangiano e piangono”. Ecco cosa pensa la gente dei neonati, riducendo all’osso la meraviglia della vita. E, soprattutto, facendo sentire “sbagliati” i genitori dei bambini un po’ più irrequieti. Perché se non dorme, significa “che non è bravo”.
Ma non è così. Soprattutto nel caso dei neogenitori, la nanna dei neonati può essere stressante e difficile da gestire, diventando un compito che prende praticamente tutta la giornata. Soprattutto in un momento come quello del post-parto (per le mamme), nel quale gli ormoni sono imbizzarriti.
E, no, non tutti i bambini dormono, mangiano e piangono. Alcuni faticano a dormire, proprio come i bimbi più grandi. Ma non disperate: ci sono piccoli trucchi che possono aiutarci a ottimizzare il sonno dei bambini, ad abituarli alle routine e a rendere la nanna più piacevole e duratura.
Neonato che non dorme? Ecco qualche consiglio
Innanzitutto, il consiglio è quello di rivolgersi ad un consultorio della propria zona. Solitamente, queste strutture pubbliche dispongono di esperti del sonno, dell’allattamento e dell’educazione, professionisti che sapranno insegnarci le tecniche migliori, valutando la situazione nella sua specificità.
Un neonato passa più o meno tra le 16 e le 18 ore al giorno dormendo. Le altre ore sono adibite alla nutrizione, al cambio pannolino, alle piccole interazioni con il mondo… Queste ore, tuttavia, non sono filate, ma spezzettate. Ogni ciclo di sonno dura più o meno tra l’una e le tre ore, perché il loro orologio biologico si sta formando. Di conseguenza, il primo mese sarà caratterizzato da questi brevi cicli di sonno durante la giornata e durante la notte.
Attorno alle sei settimane, tuttavia, per molti bambini il sonno comincia a prendere una forma diversa, con cicli di sonno più lunghi (5-6 ore) durante la notte. A 12 settimane, invece, i bambini cominciano a dormire anche fino a 12 ore. Ma ogni bambino è diverso, e sarà anche il pediatra a capire quale sia la situazione in cui ci troviamo, nel caso il nostro bimbo non dorma affatto.
Detto questo, quando i bambini non dormono la situazione si fa certamente pesante, perché insieme a loro non dormiamo nemmeno noi, forzando il nostro corpo ad alzarsi ogni poche ore e dormendo sempre praticamente in maniera leggera.
Forzare il sonno non è possibile, questo è chiaro. Ma detto questo, possiamo con delicatezza cercare di fare tutto ciò che possiamo per far sì di trovarsi nella situazione migliore per favorirlo.
Nelle prime due settimane di vita, è fondamentale costruire un legame nutritivo profondo, stabilendo un buon contatto mentre allattiamo il nostro bimbo. Dopodiché, nelle settimane successive è necessario osservare i nostri bimbi, capendo quando sono davvero stanchi, per non metterli a dormire quando sono troppo esausti. A volte i bimbi tollerano pochissime ore svegli, sta a noi capirlo dai loro segnali.
Una buona abitudine può essere anche quella, nelle prime settimane di vita, di lasciare al bambino la possibilità di addormentarsi da solo. Ciò non significa lasciarlo da solo al buio a piangere quando ha bisogno di noi (anzi!), ma lasciare, nel momento in cui mostra i primi segni di stanchezza, che il bimbo si addormenti da solo nella sua culla, nel lettino o nell’ovetto, adagiandolo prima che abbia gli occhi già chiusi. In questo modo, assocerà la comodità della posizione al sonno, come un “allenamento” al dormire. Se, invece, questo metodo non funzionerà, con il bimbo che piangerà perché non vorrà addormentarsi da solo, meglio non lasciarlo nella culla: piuttosto, assecondiamo il suo bisogno, coccoliamolo, stringiamolo, e lasciamo che dorma dove preferisce, anche nel passeggino, tra le nostre braccia o sul divano accanto a noi. L’importante è che riposi.
Altra regola è rendere l’ambiente della nanna super rilassante e consono. Il lettino e il materasso devono essere scelti con cura, deve esserci il giusto buio (perché la luce sballa il ciclo circadiano), deve esserci silenzio, non deve fare troppo freddo o troppo caldo… Tutto questo sia nel caso della cameretta, sia nel caso della camera matrimoniale se il nostro bimbo dorme con noi.
Importantissimo nelle prime settimane è poi fare capire al bambino la differenza tra giorno e notte. Dopo aver stabilito le ore notturne e quelle diurne (di solito la “notte” dei bambini comincia tra le 19 e le 21, mentre la mattina verso le 7), cerchiamo di mantenere delle abitudini costanti. La prima è la pappa della mattina, ovvero la “colazione”: diamogliela appena svegli, in una zona soleggiata della casa. Man mano che allattiamo durante la giornata, mentre si fa sera cerchiamo zone sempre meno luminose dove allattare, in modo che la melatonina scenda gradualmente e in modo che il corpo cominci a capire quando è giorno e quando è notte.
Per i bambini che fanno fatica a dormire, poi, una buona abitudine sembra essere la fasciatura: a volte i riflessi della fase REM svegliano anche noi adulti. Pensate quindi ai bambini. La fasciatura (che va usata solo fino alle 10-12 settimane, ovvero prima che i bambini imparino a rotolare) diviene quindi fondamentale per evitare che questi riflessi della fase REM (che nei neonati incorre immediatamente, addormentandosi) spaventino e sveglino, assicurando un sonno più profondo ed efficace.
In ogni caso, ricordiamo sempre che il sonno è una conquista graduale, che c’è bisogno di pazienza, di aiuto da parte di professionisti e di riposo anche da parte nostra. Accettiamo quindi gli aiuti che ci arrivano dall’esterno: la mancanza di sonno è molto pericolosa, oltre che stressante per tutta la famiglia!
I nomi più diffusi in Italia negli ultimi anni
Lunedì, 30 Dicembre 2019 09:31Che nome scegliere per il nostro bambino? Quali sono i nomi più belli da bambina? E quali sono i più rari? A volte la scelta del nome per i propri bimbi è davvero difficile e faticosa, perché non si hanno idee, perché uno dei genitori è fermo sulla propria posizione, perché si cercano nomi particolari, perché non si vuole decidere un nome fino al momento dell’effettiva conoscenza del proprio bambino…
A volte però le classifiche dei nomi più diffusi aiutano. Un po’ perché solitamente si tratta di bellissimi nomi, intramontabili ed eterni, che non passano mai di moda. Un po’ perché ci si vuole discostare dai più usati per cercarne di più particolari. E un po’, semplicemente, per curiosità e per prendere ispirazione.
Come riportano su Ansa, i nomi per i maschi sono quasi 29 mila, e quelli per le femmine 27 mila (tra nomi semplici e nomi composti), ma nonostante questo i primi 30 nomi in classifica sono sempre i più utilizzati e coprono quasi il 45% di tutti i nomi attribuiti ai bambini e oltre il 38% di quelli attribuiti alle bambine.
Ecco dunque i nomi più diffusi in Italia negli ultimi anni, quelli più usati nel decennio 2010-2019, da cui prendere spunto per trovare il nome giusto al proprio bambino.
I nomi più diffusi in Italia negli ultimi anni: quali sono i nomi più utilizzati in Italia nel decennio 2010-2019
Francesco
Rimasto per moltissimi anni in testa alle classifiche (dal 2001!), Francesco è un nome intramontabile, semplice e molto bello, spesso dato ai bambini in onore di San Francesco o del nostro papa. Nel 2018, però, è stato superato da "Leonardo".
Leonardo
Dallo scorso anno (il 2018), Leonardo ha superato Francesco, ed è ora primo nome in classifica (ed è molto diffuso anche tra i bambini nati in Italia da genitori stranieri residenti nel nostro paese). Nome longobardo, rappresenta la forza, dal momento che letteralmente significa “forte come un leone”.
Alessandro
Deriva dal greco antico e significa “protettore dei propri uomini”. Un nome lungo e molto bello, semplice e lineare.
Lorenzo
Nome dall’origine latina, Lorenzo significa “abitante di Laurento, la città dell’alloro”, e l’onomastico cade nella notte delle stelle cadenti, il 10 agosto.
Andrea
Nome ormai diffuso sia tra i maschi che tra le femmine, Andrea indica letteralmente la mascolinità, la virilità.
Mattia
Bellissimo nome di origine ebraica, Mattia significa “dono del Signore”.
Sofia
Sofia è ormai da parecchi anni il nome più diffuso tra le bambine in Italia, anche tra quelle nate da genitori stranieri residenti nel nostro paese. Classico e molto bello, questo nome significa sapienza, scienza.
Giulia
Semplice e chiaro, tradizionale e molto bello, “Giulia” è un nome che deriva dalla tradizione romana e che indica i discendenti della Gens Iulia, che aveva tra gli antenati Iulus, figlio di Enea.
Aurora
In questo caso non serve una traduzione: le bimbe chiamate Aurora ricordano la luce del mattino, quella purpurea e azzurrina che compare prima del sorgere del sole.
Alice
Il nome “Alice”, molto diffuso in tutto il mondo anche grazie a Alice nel Paese delle Meraviglie, si riferisce ad una “creatura marina”.
Ginevra
“Elfo luminoso”: ecco il significato di Ginevra, nome celtico conosciuto soprattutto per essere il nome della bellissima moglie di Re Artù, amante di Lancillotto.