Meno giocattoli, più benefici

Gli ultimi anni sono stati caratterizzati, fortunatamente, da una presa di consapevolezza riguardo all’eccesso. Viviamo in un’epoca consumistica, è così e non possiamo farci niente. Ma nel nostro piccolo ci piace rinunciare all’eccesso, andando incontro alla salute del nostro pianeta e anche alla nostra. Perché rinunciare alle cose superflue e allo spreco fa benissimo.

Così, non lo neghiamo, anche con i nostri figli tendiamo a comportarci in questo modo. E ciò non significa privarli di ciò di cui hanno bisogno, ma semplicemente evitare che vengano sommersi di giocattoli, cose inutili o materiali da sprecare.

È giusto? È sbagliato? Proviamo ad analizzare la cosa.

Meno giocattoli, più benefici: perché rinunciare all’eccesso fa bene ai nostri bambini tanto quanto al nostro pianeta

Quando diciamo che tendiamo a privare i bambini dell’eccesso, intendiamo che per scelta non li sommergiamo di giocattoli. Non gli regaliamo subito l’ultimo device tecnologico. Non li accontentiamo con la scarpa di moda in quel momento solo perché devono averla tutti altrimenti sei uno sfigato.

Certo è che quando vedi i tuoi figli andare a casa dell’amichetto con la cameretta zeppa di giocattoli, videogame, tivù e pupazzi ti chiedi se la tua scelta sia appropriata. Se non stai privando tuo figlio di qualcosa che davvero gli serve.

Basta però tornare a ridimensionare la cosa e a pensare con uno sguardo critico positivo: siamo sicuri che avere tutto sia sinonimo di felicità, educazione o completezza? Noi non lo pensiamo. E partiamo sempre dal presupposto che anche noi non siamo cresciuti con questo “tutto” e siamo stati benissimo. Il secondo presupposto incoraggiante? Sono moltissimi gli studi che hanno provato che avere troppi strumenti (leggere: “troppi giocattoli”) sia controproducente, poiché il bambino tende a distrarsi e a non concentrarsi più su una sola attività, svilendo e annullando la capacità educativa dei singoli oggetti (perché ogni oggetto è educativo, che sia esso un giocattolo o uno strumento di utilizzo quotidiano).

Non pensate quindi che quando cresceranno i vostri figli penseranno di avere avuto un’infanzia di privazioni. Se ci si concentra sulla qualità, i risultati sono molto migliori di quando ci si fissa sulla quantità!

Volete un esempio? Prendete questo articolo dell’Indipendent. È del 1999, ma è attualissimo. Parla di quando un asilo di Monaco decise di togliere per tre mesi i giocattoli ai bambini durante le ore di scuola. Inizialmente si pensò, chiaramente, ad una pazzia. Ma anche loro sentivano che i bambini erano sommersi dai troppi oggetti, quindi provarono questo drastico esperimento. I primi giorni fu una tragedia: i bambini erano spaesati, non sapevano che fare, piangevano. Ma alla fine dei tre mesi i benefici si sono fatti sentire, eccome: i bambini impararono finalmente a giocare liberamente, attraverso giochi di ruolo e invenzioni; si concentravano molto meglio sulle attività; e infine comunicavano molto meglio, tra loro e con gli insegnanti.

Parliamo di bambini piccoli, in età da scuola materna. Non diciamo che sia necessario e obbligatorio eliminare i giocattoli, sia chiaro. Come dicevamo sono educativi, al di là di tutto. Ma se su bambini così piccoli l’effetto del non avere giocattoli è stato così positivo un motivo c’è, e il passo successivo, una volta imparata questa lezione, non può essere che quello dell’eliminare gli eccessi (o continuare su questa strada senza rimorsi e sensi di colpa, se già la stiamo percorrendo).

Non è difficile. Basta non cadere nella trappola del nostro tempo, e cioè quella che ci spinge a comprare subito, alla vista delle due lineette, il passeggino più figo, il giocattolo per i denti più costoso, il peluche più prezioso e il gioco tecnologico di ultima generazione solo perché “bisogna averlo”. Ormai non battiamo più ciglio nemmeno sui prezzi folli perché diamo per scontato che siano oggetti necessari.

La regola è quindi quella di fermarsi a ragionare. Non eliminate tutto. Non siate integralisti. Eliminate però il superfluo. Quello che in fondo non serve. Fermandovi a ragionare un secondo in più rispetto a prima (non è un compito difficile, ve lo assicuriamo!) riuscirete finalmente a distinguere ciò che è necessario da ciò che ci è imposto. E sarete più tranquilli, crescerete figli più consapevoli e darete loro una vera opportunità di educazione vera e naturale.

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Sara

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Cecilia

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