Il difficile bambino "tanto motorio"

Tendenzialmente ho difficoltà a interfacciarmi con una categoria di persone: quella prive di passione per la vita e per ciò che può offrire. Sono davvero in difficoltà perchè non so cosa dire e cosa chiedere, di cosa parlare. Credo che questa categoria si declini in due categorie: le persone che hanno come obiettivo arrivare a fine giornata, e quelle che vorrebbero guadagnare di più per comprare cose, tendenzialmente oggetti o esperienze che abbelliscano l'apparenza. Il mio non è un giudizio ma una constatazione: il mio essere si pervade di tristezza, quasi di angoscia. Il vuoto che emerge da queste conversazioni è alienante.
Allo stesso tempo ammiro in queste persone la loro serenità, la pace che probabilmente in se stessi hanno mentre io non posso che definirmi tendenzialmente irrequieta (e non poco).
Vorrei che i miei figli prendessero da me la voglia di fare, di scoprire e di amare la vita, coniugando però una buona dose di razionalità e più di ogni altra cosa serenità e sicurezza in se stessi. Questo è ciò che auguro ai miei figli dopo la salute, non l'amore, non tanti soldi, ma serenità e passione per la vita che forze in una parola potrebbero essere racchiusi in "lungimiranza".
Ci stiamo per affacciare alla scuola elementare e il mio timore che sia una scuola che mini tutto ciò è tanta.
Ieri la mia grande che frequenta il terzo anno di asilo mi dice: "mamma non voglio più andare a scuola". "E perchè amore mio?" le domando. "Perchè mi fanno stare tanto seduta e io non ci riesco, mi viene persino male alle gambe". L'ho accompagnata a scuola e arrivata lì è subito entrata a giocare con le sue amiche, così ne ho approfittato per parlare con la maestra che come immaginavo mi ha confermato la sua difficoltà a stare ferma. Mi ha però ricordato che il prossimo anno dovrà stare seduta per almeno 6 ore al giorno: "La scuola italiana è così, si apprende da seduti, da fermi." mi dice la maestra mentre io avverto una forte nausea all'ascolto di queste parole.
IL lunedì la mia bimba fa inglese a scuola con una maestra che insegna 4 parole e li fa colorare nei contorni per il resto dell'ora; da qui è derivato il suo: "mamma io odio fare inglese". Ho dovuto fare un lavoro di mesi per spiegarle che lei non è che odi l'inglese, ma solo l'ora di inglese a scuola: a casa infatti è una bambina che deve essere quasi frenata nell'apprendimento, sa contare, fare addizioni e sottrazioni fino a 20, legge parole semplici e sopratutto chiede continuamente come si dice questo o quello in inglese. Noi cerchiamo di frenare questa sua curiosità affinchè non arrivi a scuola e si annoi, ma indubbiamente mi sembra una bambina interessata e curiosa. Ma lei era convinta di odiare l'inglese perchè "non sono brava a fare inglese", perchè non riusciva a stare seduta e giustamente si rompeva le balle a colorare dentro i contorni per un'ora. Pensate che dopo aver iniziato l'ora di inglese alla scuola materna non mi chiedeva più nulla in inglese. Non credo sia il caso di aggiungere altro.
Mi affaccio alla scuola primaria con fiducia: ho avuto la fortuna di avere una maestra che ci faceva leggere libri sdraiati su cuscinoni e tappeti, per cui non posso che sperare che il mondo sia pieno di maestre così.
Ma se dovessi vedere che la sua passione e la sua voglia di fare siano non veicolati in maniera sana ma soffocati, che lui perda la voglia di fare e la fiducia in sè stesso, a costo di fare 30 minuti in macchina tutti i giorni non potrò che scegliere una scuola steineriana dove i bambini non siano classificati in "bambini motorio" e "bambino bravo", ma in bambino, semplicemente e splendidamente bambino con la passione per imparare e scoprire il mondo. E tendenzialmente non inchiodati alla sedia.

Papavero 3

Sara

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Cecilia

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