La tavoletta delle trecce Montessori

Mercoledì, 21 Febbraio 2018 16:23

Non esistono solo i telai montessoriani per le allacciature. Esistono anche le tavolette delle trecce, altrettanto utili e bellissime da vedere.

Possiamo trovarle online già pronte, ma possiamo anche decidere di realizzarle noi con pochissimo materiale, il minimo sforzo e una resa perfetta.

Ma vediamo in dettaglio di cosa si tratta, perché sono didatticamente molto utili e come realizzare le nostre tavolette delle trecce di ispirazione montessoriana.

La tavoletta delle trecce Montessori: a cosa serve la tavoletta per imparare a fare le trecce e come realizzarla a casa

La tavoletta delle trecce Montessori è semplicissima: si tratta di un rettangolo di legno (materiale prediletto quando si parla di strumenti montessoriani, che devono essere il più naturali possibili) dal cui lato corto partono tre ciuffi di fili di lana. Serve per imparare a fare le trecce, come dice il titolo, un’attività che piace moltissimo ai bambini e che è davvero molto utile.

Le trecce non si fanno solo ai capelli, e non è un’attività prettamente femminile. È bellissimo realizzarle perché con pochi passaggi i bambini vedono il risultato bellissimo, una greca concreta fatta con le loro mani, un ornamento semplice e classico che sta tra i primi ad essere imparati perché è semplice eppure molto efficace. Imparando a fare le trecce i bambini allenano prima di tutto la coordinazione occhio mano e stimolano la precisione dei movimenti più piccoli delle dita, la manualità fine. Non solo: è un lavoro molto meccanico, che prevede passaggi definiti che continuano a ripetersi, ed è quindi un esercizio anche per la mente.

La tavoletta si presenta così:

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(Etsy)

Il bambino semplicemente seguirà le istruzioni per realizzare la treccia, prima con l’aiuto dei genitori o degli educatori e poi piano piano da solo. Si può partire con quella classica, per arrivare a quelle più complesse, aggiungendo anche altri fili.

In questo caso è più utile costruire in casa la tavoletta delle trecce Montessori, perché possiamo di volta in volta decidere quanti fili fare partire dalla base per trecce più o meno elaborate (pensiamo a quella a lisca di pesce, alla olandese…).

Per realizzare in casa la tavoletta delle trecce montessori possiamo utilizzare due metodi. Il primo è prendere una tavoletta di legno (come ha fatto Claudia Porta de La casa nella Prateria) alla quale incollare temporaneamente dei fili di lana grossa con del nastro adesivo.

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(La casa nella prateria)

Possiamo poi utilizzare dei semplici ritagli di cartoncino rigido, ai quali incollare i fili con del silicone…

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(Happy Hooligans)

Infine, possiamo sfruttare le cartellette da “coach”, quelle aziendali con già incorporata la molletta di metallo. Proprio alla molletta, in maniera super comoda, andranno attaccati i fili di lana per fare le nostre trecce.

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(Dirigo Montessori)

Insomma: ci sono moltissimi modi economici ed ecologici per realizzare la nostra tavoletta delle trecce a casa. L'importante è sfruttarla al meglio, divertendosi e lasciando che i bambini sperimentino!

Giulia Mandrino 

(Immagine di copertina: Happy Hooligans)

Qual è il nesso tra l’età in cui una madre concepisce i propri figli e l’aspettativa di vita? E, facendo un passo indietro, c’è un nesso? A quanto pare sì, e a dirlo è uno studio pubblicato su The Journal of the North American Menopause Society, che mostra i risultati di una ricerca che ha messo in relazione l’età di una madre all’epoca del concepimento e della nascita dell’ultimo figlio e la sua longevità.

Avere l’ultimo figlio dopo i 33 anni allunga la vita: uno studio riporta come avere l’ultimo figlio durante i propri trent’anni possa indicare una aspettativa di vita più lunga

Lo studio di cui parliamo è stato pubblicato sulla rivista della North American Menopause Society, che si occupa, appunto, di ricerca e studio su un argomento molto importante, quello della menopausa. I ricercatori provenivano da varie università americane ed erano capitanati dal dottor Thomas Perl dell’Università di Boston, e il loro obiettivo era investigare l’associazione tra l’età materna all’epoca della nascita dell’ultimo figlio e la possibilità di sopravvivere fino ad un’età più avanzata rispetto alla media.

Lo studio è particolare perché solitamente le ricerche si focalizzano sull’età della madre all’epoca della nascita del primo figlio, concentrandosi sulla fertilità e sulla possibilità di avere figli piuttosto che cercando di capire le relazioni di un’età più avanzata con le aspettative di vita. Ha preso in considerazione circa 3000 madri con una longevità superiore alla media, cercando di capire quale fosse il nesso e se il fatto di avere avuto l’ultimo figlio più in là con gli anni (rispetto a ciò che consideriamo la “media”) potesse avere un ruolo in tutto questo.

Il risultato è davvero interessante, perché mostra un’effettiva associazione tra le donne che hanno avuto l’ultimo figlio dopo i 33 anni e la longevità. In altre parole: sono molte di più le donne che hanno avuto l’ultimo figlio dopo quest’età e che hanno vissuto una vita lunga rispetto alle donne che hanno avuto un figlio prima dei trent’anni compiuti. Queste, al contrario, non hanno mostrato un’aspettativa di vita così lunga.

Le donne che hanno avuto un figlio dopo i 33 anni, quindi, hanno quasi raddoppiato le possibilità di vivere fino ad un’età inusualmente lunga (si parla di 95 anni) rispetto alle donne che hanno partorito il loro ultimo bambino prima del trentesimo compleanno.

Qual è la spiegazione? I ricercatori credono che sia dovuto ad una modificazione genetica. Questa modificazione che renderebbe le donne più fertili in età “avanzata” rispetto alla media aumenterebbe anche le loro possibilità di vivere a lungo. Se vogliamo entrare più nello specifico, questa capacità del corpo di una donna di avere un figlio in età più avanzata indicherebbe che il suo sistema riproduttivo invecchia più lentamente rispetto a quello delle altre donne, e ciò significa che anche il suo intero organismo ha probabilmente questa capacità di mantenersi giovane.

In altre parole meno scientifiche, dunque, possiamo dire che avere l’ultimo figlio dopo i 33 anni non sia propriamente una causa di questa longevità, ma semplicemente un indicatore del buono stato di salute, di un organismo che invecchia più lentamente e che quindi ha più possibilità di sopravvivere molto più a lungo rispetto alla media.

Giulia Mandrino 

Qualche tempo fa era uscita una notizia che ci aveva colpito moltissimo. Si parlava del troppo aerosol dei bambini italiani, che al minimo starnuto e alla più piccola goccia al naso vengono attaccati immediatamente alla macchinetta temutissima dai nostri figli.

Spesso, infatti, ci si affida subito all’aerosol quando in realtà basterebbe molto meno per alleviare i fastidi. Ad esempio? Gli spray nasali e i lavaggi con la soluzione fisiologica. Un metodo utile anche semplicemente nel caso in cui dobbiamo soffiare il naso dei nostri bimbi quando ancora non sono in grado di farlo da soli.

Un validissimo aiuto noi l’abbiamo trovato con Aluneb Mad Nasal uno strumento utile e semplicissimo che ci permette di trattare le cavità nasali e di rimuovere il muco in eccesso in maniera delicata e sicura, meno invasiva e certamente più sana.

Il micronizzatore Aluneb Mad nasal, l’approccio giusto e delicato al nasino dei bambini: uno strumento efficace per trattare le cavità nasali dei nostri figli

Quando i bimbi ancora non sanno soffiarsi il naso, ma anche quando i malanni di stagione chiudono il loro nasino impedendo la respirazione e provocando le fastidiose occlusioni, le mamme cominciano a preoccuparsi, cercando lo strumento perfetto che le aiuti nel compito di liberare le cavità nasali dei figli.

Aluneb Mad Nasal ci piace proprio perché fuga ogni dubbio e preoccupazione, perché è semplicissimo da usare e per la sua sicurezza. Si tratta infatti di un dispositivo innovativo che produce un getto micronizzato nelle cavità nasali che aiuta ad idratare e fluidificare il muco e il catarro, favorendone così l’eliminazione (liberando il naso e riattivando subito la respirazione prima impedita dall’occlusione).

Il dispositivo, che possiamo considerare come una classica doccetta nasale evoluta e più comoda, è composto da una specie di siringa senza ago con sondino malleabile e un adattatore conico che consente un posizionamento di 180 gradi e che quindi si adatta in maniera ergonomica e stabile ad ogni naso (di adulti e piccini). Per capire meglio, qui troviamo un video esplicativo molto, molto utile.

Nella siringa viene quindi inserita la soluzione fisiologica (oppure la sostanza suggerita dal pediatra: va sempre consultato prima di somministrare qualcosa ai bimbi), le cui particelle verranno poi nebulizzate per essere spruzzate nel naso. Qui si fermeranno solo nelle alte vie respiratorie, aiutando con la pulizia del naso ma soprattutto nel caso di riniti, raffreddori, sinusiti, poliposi nasali, adenoiditi e otiti.

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Tornando alla pulizia quotidiana e “normale” del naso, Aluneb Mad Nasal è davvero uno strumento utile ed efficace, perché ci permette di lavare il nasino dei nostri bambini in maniera semplice e veloce. Il corretto utilizzo? Usarlo mattina e sera, per mantenere le cavità nasali pulite e igienizzate (grazie anche all’azione antibatterica), in modo da prevenire le patologie invernali. Rispetto ai metodi tradizionali (come le classiche gocce e la soluzione fisiologica somministrata con la siringa) è molto più efficace: Aluneb, infatti, grazie alla micronizzazione riesce a pulire il naso in maniera molto più profonda.

Un’altra caratteristica che ci ha conquistate riguarda però la comodità (che non è da sottovalutare nel caso di questi strumenti, al pari dell’efficacia). Perché? Perché solitamente gli strumenti per la pulizia nasale dei bambini sono scomodi, soprattutto da pulire. Aluneb Med Nasal tuttavia non lo è. Al contrario, è facilissimo e velocissimo da igienizzare: basta infatti sciacquarlo sotto dell’acqua tiepida corrente dopo l’utilizzo e asciugarlo con un panno morbido o con dell’aria calda (quindi con il phon). E subito via, nell’armadietto.

Semplice da utilizzare, veloce da pulire, piccolo, comodo ed efficace: noi ormai non cambiamo più, ve lo possiamo assicurare. Ed è anche così che preveniamo l’eccessivo utilizzo di aerosol!

Dove acquistare Aluneb Mad nasal?
Aluneb è disponibile in tutte le farmacie, ma è anche possibile acquistarlo on-line con una buona scontistica: 

Aluneb kit 15 flc. soluzione isotonica con acido ialuronico

http://farmaciarocco.com/sakura-aluneb-kit-15-flaconi-mad-nasal?search=Aluneb%2015

https://farmacialoreto.it/sakura-aluneb-kit-15-flaconi--mad-nasal

Giulia Mandrino 

Giocartèlab, il Museo della Creatività di Roma

Mercoledì, 21 Febbraio 2018 09:59

Genitori di Roma all’ascolto, volete qualche consiglio per passare giornate diverse all’insegna della creatività nella Capitale? Oggi vi parliamo di una delle realtà museali per bambini di Roma che preferiamo, per bambini dai 3 ai 99 anni che non hanno paura di sperimentare!

Nel Parco di Tor Fiscale c’è infatti in Giocartèlab, nato dall’idea di un gruppo di giovani educatori (i fondatori dell’Associazione Giocartè) che vogliono proporre progetti ai bambini e alle famiglie all’insegna del divertimento ludico e della didattica.

Giocartèlab, il Museo della Creatività di Roma: laboratori, attività ed esperienze per famiglie nel cuore della capitale

Giocartè si trova nel cuore di Roma, in via acquedotto Felice 120, nel Parco di Tor Fiscale. È aperto tutti i giorni dalle 10 alle 11.30 e dalle 15 alle 16.30 ed è un luogo bellissimo nel quale i bambini e le famiglie possono sperimentare la creatività. Perché ci piace? Perché tra le parole d’ordine ci sono “natura” e “riciclo”, al centro di moltissime attività tra quelle proposte dal piccolo ma dinamicissimo museo.

Installazioni, atelier creativi, laboratori, feste di compleanno su misura e improntate sulla creatività: Giocartè vuole proporre alle famiglie romane (ma non solo, ovviamente) la sperimentazione della creatività come stimolo alla crescita, con laboratori ed atelier che mettono al centro l’utilizzo dei materiali di riciclo, di scarto e di poco valore, sempre con in testa tanto l’arte quanto il rispetto dell’ambiente.

Negli spazi di Giocartè i bambini giocano, creano, realizzano con le proprie mani, e il bello è che quasi tutte le attività hanno un’accezione sensoriale molto spiccata: attraverso i cinque sensi i bambini scoprono il mondo e loro stessi, sotto lo sguardo qualificato dei moltissimi educatori, focalizzandosi sulle loro capacità, sul lavoro di gruppo, sulle potenzialità dell’espressività e sull’esplorazione come metodo per imparare.

Tra i laboratori proposti troviamo quello di teatro (TeatroLab), attraverso il quale i bambini vagano nella loro fantasia anche attraverso il corpo (in una sorta di attività di psicomotricità ludica e coinvolgente); quello di inglese (englishLAB), innovativo perché propone l’apprendimento della lingua partendo dal corpo, dal movimento e dalla musica; quello di riciclo (RiciclART), per creare partendo da materiali ecosostenibili di riciclo e per scoprire gli artisti contemporanei più interessanti; quello di motricità, per concentrarsi sul proprio corpo, sul proprio movimento, sull’equilibrio e sulla persona, divertendosi e attraverso esercizi diversi e fantasiosi.

Interessantissimo anche lo YogaLAB, un corso di yoga per bambini pensato apposta per la loro crescita. Attraverso la respirazione, il rilassamento, il saluto al sole e le asana più indicate i bambini acquisiscono consapevolezza, oltre che benefici fisici.

Infine speciali sono i laboratori EcoART (attività eco-creative per sensibilizzare i bambini al rispetto dell’ambiente), giteLAB (con giochi e attività all’interno del Parco di Tor Fiscale oppure in giro per Roma) e ortoLAB (per scoprire con mano dove nascono i prodotti della terra, come l’uomo sia responsabile della loro crescita e come sia bello curarsi del verde).

Per scoprire tutti gli eventi basta visitare la pagina dedicata sul sito dell’associazione, oppure mettere Mi Piace sulla loro pagina Facebook per restare sempre aggiornati, settimana dopo settimana.

Giulia Mandrino 

Regali Montessori a seconda dell’età

Martedì, 20 Febbraio 2018 15:28

E se per il prossimo compleanno del nostro nipotino gli regalassimo un giocattolo divertente ma che sia anche educativo e un po’ montessoriano? E cosa possiamo donare alla neomamma che ama la pedagogia montessoriana?

Di regali Montessori ce ne sono a bizzeffe, ma a volte non sappiamo proprio dove girarci, cercando di capire quali siano più adatti a bimbi neonati, di tre anni, in età prescolare…

Ecco quindi una lista di regali montessoriani divisi per età e per sviluppo, per non toppare e per essere certi di donare qualcosa di bello, utile, divertente e didattico che piace sia ai genitori che ai bimbi!

Regali Montessori a seconda dell’età: cosa regalare a bimbi neonati, di due e tre anni e in età prescolare, seguendo la didattica di Maria Montessori

NEONATI

Le mamme certamente apprezzeranno il topponcino Montessori, una sorta di cucino preformato utile tanto per la nanna quanto per la pappa, e perfetto per i primi figli perché dona anche una sorta di conforto ai genitori più timorosi. Qui trovate il nostro articolo dedicato, con consigli su dove acquistarlo.

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I mobiles, o giostrine, i classici giocattolini da appendere sopra la culla: sono super sensoriali e quindi montessoriani, perché sin dai primi giorni stimolano la vista del bambino e pian piano gli infondono la voglia di toccare queste forme sconosciute! Potete trovare delle giostrine bellissime e montessiane (quindi con un design più semplice e meno plasticoso rispetto a quelle classiche) anche su Amazon. Noi amiamo questa con animaletti in legno, che è anche musicale; questa con le classiche apine; questa in stile nautico con stelle e rami; questa in legno ma colorata; e infine questa in morbido tessuto.

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Giocattoli per neonati in legno: intendiamo quelli che useranno sin dai primi tempi in cui i bambini cominceranno a usare le mani e ad esplorare il mondo attraverso il tatto. Via libera dunque alle “piste” con formine come questa, oppure ai contenitori per forme come questo, perfetto perché è composto anche da uno xilofono che diventa un bellissimo pretesto per cominciare anche a stimolare l’udito.

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I genitori staranno allestendo la cameretta. Perfetta è quindi la libreria frontale, piccola e comoda, perfetta per avvicinare i bambini alla lettura fin da piccoli, con i libri alla loro altezza e super comodi da estrarre.

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BIMBI DI UN ANNO

Le Matrioske: un classicissimo giocattolo che stimola il tatto e la logica, e che piace sempre moltissimo!

I libri di Hervé Tullet sono sempre graditissimi dalle mamme che conoscono l’argomento, perché sanno che è uno degli autori più bravi, le cui storie grafiche sono uno stimolo continuo per i bambini di tutte le età. Il consiglio? Cominciare con “Un libro”.

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Per stimolare la manualità, ecco la casetta dei lucchetti, per sbizzarrirsi ad aprire, chiudere, legare, slegare e sfilare.

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Una stazione per i travasi: tra poco i bimbi cominceranno a sperimentare tutto con le loro manine e versare diventerà l’attività preferita (un gioco molto importante, quello dei travasi!). Ecco dunque la stazione per i travasi perfetta, con tutto l’occorrente.

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BIMBI DI TRE E QUATTRO ANNI

Ottimi sono i giocattoli in legno che replicano la vita adulta: i bambini giocando provano i loro ruoli imitando i grandi, e scoprendo così con le loro risorse i segreti della vita. A noi piacciono molto i set di pentole e piatti come questo, oppure le uova giocattolo per imparare la vita adulta ma anche le forme, la cassetta degli attrezzi, la macchina del caffè o la bilancia.

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Un regalo utile (il perché ve lo abbiamo spiegato qua) e divertente allo stesso tempo sono la scopa e la paletta giocattolo, montessoriane per lo stesso motivo dei giocattoli sopra, e pure molto educative a livello familiare!

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Tra i giocattoli in legno che più appassionano e impegnano i bambini troviamo poi la tavoletta della pazienza (con mille buchi e nastri da inserire per creare strade, nodi, opere d’arte e allacciature strane), il memory tattile e la scatola tattile misteriosa, nella quale inserire vari oggetti e materiali da scoprire ad occhi chiusi.

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Di libri, poi, ce ne sono una marea. Puntiamo su quelli tattili e interattivi. Qui qualche esempio: “Mano manina”, “Barba e baffi”, un libro animato sui treni... E poi tutti i libri educativi più belli e coinvolgenti, come quelli di Leo Lionni, a partire da “Piccolo blu e piccolo giallo” per arrivare a “Pezzettino” e “L’albero alfabeto”.

BIMBI IN ETÀ PRESCOLARE

Questa è l’età giusta per cominciare a scoprire le lettere, quindi un regalo perfetto è l’alfabeto tattile di Maria Montessori, che possiamo costruire con le nostre mani oppure acquistare qui o qui.

Sempre nell’ottica dell’imparare a scrivere, utile è il set per imparare a perforare, quello che una volta alla scuola materna chiamavamo come il gioco del punteruolo. Può sembrare pericoloso, ma come le forbici è uno strumento utile da imparare ad utilizzare, innanzitutto perché introduce i bambini al concetto di precisione per non farsi male, e in secondo luogo perché li allena alla coordinazione occhio mano necessaria per la scrittura.

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Giulia Mandrino

I benefici della farina di Teff

Martedì, 20 Febbraio 2018 09:18

Tra le farine che preferiamo ce n’è una meno nota, derivata dal più piccolo cereale del mondo. Si tratta della farina di Teff, che appartiene alla famiglia delle graminacee e che è diffusa soprattutto in Etiopia ed Eritrea (ma è molto utilizzata anche in India e in Australia).

La ricetta più conosciuta? Certamente quella del pane Injera o Enjera (di cui potete trovare la nostra ricetta qui).

I benefici della farina di Teff: dall’Etiopia una farina integrale e senza glutine ricca di nutrienti e davvero buonissima

Nel titolo parliamo di “farina integrale” e non è un caso o una svista: la farina di Teff, infatti, si ricava attraverso un procedimento di macinazione che non prevede la separazione delle varie parti e di conseguenza è sempre integrale.

Possiamo tranquillamente parlare di grano antico, poiché la sua coltivazione è cominciata proprio nella regione etiope tra il 4000 e il 1000 avanti Cristo. Le popolazioni locali la coltivavano con piacere poiché il Teff (il cui nome originale è Eragrostis Tef) è un cereale molto redditizio, che con pochi semi (piccolissimi, come dicevamo: meno di un seme di papavero) riesce a seminare un campo intero. Con circa mezzo chilo di chicchi, quindi, se ne producono quasi mille chili. Non solo: la farina di Teff cuoce in molto meno tempo rispetto a quella di grano più tradizionale, ed è quindi molto più preziosa quando si parla di popolazioni povere che preferiscono utilizzare meno energia durante la cottura.

Esistono vari tipi di Teff, a partire dai colori differenti dei semi, che possono essere bianchi, rossi o marrone scuro. Se ne ricavano due tipi di farine. Quella più chiara è la più pregiata e costosa, mentre quella scura è considerata più “grezza”.

A livello nutrizionale la farina di Teff è molto speciale, e non solo perché è naturalmente priva di glutine e quindi adatta anche a chi soffre di celiachia e perché è molto più digeribile rispetto ad altre farine. Essendo sempre integrale, contiene una percentuale di germe e crusca nettamente superiore rispetto ad altre farine, ed è anche molto ricca di amminoacidi essenziali.

È tuttavia conosciuta soprattutto per le vitamine contenute, oltre al notevole apporto di calcio che dona all’organismo. Tra gli elementi di cui la farina di Teff è ricca, poi, c’è l’acido fitico, un elemento che ostacola l’assorbimento di alcuni minerali ma che dall’altra parte è un ottimo antiossidante che contrasta i radicali liberi. Cucinando la farina questo acido fisico diminuisce, quindi non c’è da preoccuparsi troppo per l’azione ostacolante nei confronti dei sali.

Questa farina è ricca anche di fibre insolubili, che regolano l’assorbimento degli zuccheri (ottima notizia per i diabetici) e che aiutano il benessere dell’intestino. Sono presenti inoltre molti carboidrati complessi e ha un alto contenuto di proteine vegetali. Tra le proprietà anche l’azione di controllo dello stimolo della fame, e quella di prevenzione delle infiammazioni del colon.

La farina di Teff è anche molto profumata: ricorda un po’ l’odore del malto, ma anche delle spezie e del tè. Il suo gusto è dolce e tostato. Ha un elevato apporto nutrizionale (è un ottimo integratore alimentare).

Oltre che in forma di farina, il Teff si trova in granelli, e come tutti i semi è possibile gustarlo al naturale. La farina di Teff, tuttavia, non è indicata solo per impastare il pane (soprattutto quello tipicamente africano, piatto e soffice), ma anche come base per torte, biscotti, pancake e per tutte le ricette a base di farina “normale”. È ottima anche come addensante nelle zuppe e nelle minestre!

Qui alcune ricette per utilizzare la farina di Teff.

Oltre al pane injera etiope, ottimi sono i cracker alla farina di Teff. In una terrina mescoliamo 50 grammi di farina di Teff con 20 grammi di farina di mais, una manciata di semi di papavero, una di semi di canapa e una di semi di sesamo (con un pizzico di sale), quindi uniamo un pentolino di acqua calda e un filo d’olio e impastiamo. Dopo aver ottenuto un impasto morbido, stendiamolo (con uno spessore di max due millimetri) su una teglia coperta da carta forno e facciamo cuocere a 150 gradi per 20-25 minuti. Togliamo la teglia dal forno e tagliamo l’impasto in rettangoli (i nostri cracker) e inforniamo nuovamente per mezz’oretta.

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Buonissimi anche i pancake alla farina di Teff: basta sostituire nella nostra ricetta la farina di canapa con quella di Teff, per un sapore tutto nuovo.

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Infine, le crepes con farina di Teff, da farcire come vogliamo: in una terrina rompiamo 3 uova e sbattiamole. Versiamo poi 350 ml di latte di soia piano piano, e uniamo anche 150 grammi di farina di Teff, con un pizzico di sale (zucchero di canna integrale, se le vogliamo dolci). Sbattiamo molto bene e intanto scaldiamo una padella antiaderente sul fuoco. Una volta calda, lasciamo la fiamma del fuoco alta e versiamo in padella un mestolo di pastella al centro, lasciando che si espanda. Dopo uno o due minuti (i bordi devono essere arricciati), capovolgiamo la nostra crepe. Lasciamo cuocere per un altro minuto al massimo e mettiamo nel piatto. Procediamo così fino ad aver terminato la pastella.

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Giulia Mandrino

Le lanterne di palle di neve svedesi

Lunedì, 19 Febbraio 2018 09:27

Un lavoretto che è un’attività stupenda da svolgere all’aperto in inverno, quando i fiocchi di neve cadono soffici e troviamo un bel prato (magari davanti a casa, ma anche nel bosco è bellissimo!) tutto imbiancato e morbidissimo.

“Non esiste cattivo tempo, ma solo cattivo abbigliamento”: giocare all’aperto è importante tutto l’anno, anche con l’aria fredda, per stimolare le difese immunitarie e beneficiare sempre del benessere dato dal tempo passato nella natura. Vestiamoci bene, con giacca, cappello e guanti, e usciamo nella neve!

E portiamoci dietro le piccole candeline per diffusori: saranno l’elemento ideale per trasformare la neve in qualcosa di estremamente affascinante!

Le lanterne di palle di neve svedesi: dalla Svezia un lavoretto da svolgere in inverno sulla neve insieme ai bambini

Questa tradizione è tipicamente svedese e finlandese e il momento ideale per provarla è nelle giornate di neve, verso il crepuscolo, quando il buio comincia a farsi largo e i prati emanano quell’aura perfetta e rilassante che solo i fiocchi bianchi sanno donare al paesaggio.

Usciamo, quindi, ben vestiti e muniti semplicemente di guanti antineve (non in lana, quindi, ma in tessuto tecnico), alcune candeline (come queste) e un accendino o alcuni fiammiferi.

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Insieme ai bambini componiamo quindi almeno una trentina di palle di neve, belle regolari e super compatte: non dovranno infatti sbriciolarsi!

Dopodiché, disponiamo le nostre palline a formare una piramide cava. Si parte dalla base circolare, e appoggiando le palle l’una sull’altra in forma di cono si arriverà fino in cima.

Assicuriamoci però di lasciare un pertugio alla base, tra due palle sistemate semplicemente un po’ più distanti delle altre. Da qui, una volta terminata la nostra piramide cava (che dovrà essere parecchio solida e stabile), potremo inserire la nostra candelina accesa (ovviamente sotto la supervisione di un adulto).

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(Photo credit: Artful Parent)

Il risultato? Questo!

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(Photo credit: inredamedmera)

Possiamo anche crearne diverse, e realizzare così una bellissima decorazione sul vialetto!

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(Photo credit: For creative juice)

Ovviamente piano piano le palle di neve si scioglieranno, ma è anche questo il bello di questa attività fuggevole: un po’ come la land art, è sempre temporanea, e sta a noi godere della sua bellezza nel momento in cui ce l’abbiamo davanti!


Se vi interessano le attività invernali e con la neve, qui trovate altri articoli che fanno al caso vostro:

I giochi e le attività invernali

I giardini delle fate in inverno

10 idee per giocare con la neve

Giulia Mandrino

Facciamo una pausa: i momenti che passiamo insieme a nostro marito, a nostra moglie, ai nostri compagni, sono pieni, vissuti fino in fondo, sfruttati e valorizzati oppure tendiamo a darli ormai per scontati e a lasciarci prendere dalla routine?

Naturalmente non parliamo della quotidianità, ma delle uscite che ci ritagliamo insieme quelle due volte al mese in cui riusciamo a lasciare i bimbi dai nonni o con la baby sitter, o di quel momento settimanale in cui alla sera ci si trova finalmente da soli con una tazza di te davanti al fuoco o a cena da soli.

Fermiamoci un attimo a pensare quanto diamo valore a queste serate e a ciò di cui parliamo mentre stiamo insieme. E se la risposta è: “Beh, spesso si parla della giornata o di ciò che dobbiamo fare per la casa, per i bambini o per la famiglia”, possiamo dare una svolta alle nostre serate rendendole la chiave per un matrimonio felice.

Le domande da fare al nostro partner per essere felici: di cosa parlare durante le poche serate da soli per renderle più piene, uniche e di valore

Non abbiamo nulla contro l’abitudinarietà o la quotidianità: anche noi siamo coccolone e ci piacciono i nostri rituali, per quanto dall’esterno possano essere etichettati come noiosi. Stare in famiglia è bello, è confortevole, è unico. Ma spesso rischiamo di cadere in una routine non così speciale, perché dopo anni di abitudine diamo per scontate molte cose.

Capita così ti trovarsi da soli con il proprio partner, per una serata a cena fuori da soli o per una coccola sul divano in un momento ritagliato apposta per quello, e di ritrovarsi a parlare dei compiti dei bambini, del nuovo insegnate di nuoto e di quella scadenza sul lavoro… E spesso si parte con un semplice: “Com’è andata la tua giornata?”.

È semplice, partire così. Semplicissimo. Ed è anche giusto parlare delle proprie giornate confrontandosi, ascoltandosi davvero. Ma questo è qualcosa che facciamo o che possiamo fare ogni giorno, a pranzo o a cena. È una domanda abitudinaria, insomma, che porta per forza a risposte sulla quotidianità.

Lo sforzo che dobbiamo fare è cambiare questa domanda iniziale, portando così il discorso su qualcosa di speciale, di unico, di intimo e di profondo, trasformando così la serata in qualcosa di davvero valorizzato e apprezzato, sfruttato fino in fondo, per riscoprire la gioia di stare con la persona che amiamo non solo per quanto stiamo bene durante il giorno, nella nostra quotidianità, ma perché nel profondo ci piace, la amiamo, ci fa stare bene, amiamo il suo pensiero e sentiamo di incastrarci perfettamente.

Una domanda con cui potremmo cominciare la serata da soli (chiedendola reciprocamente), quindi, è: “Cosa avresti voluto cambiare, oggi?”. In questo modo si può riflettere e capire se stiamo sbagliando qualcosa, o se al contrario tutto sta andando per il meglio, come vogliamo, personalmente, sul lavoro o in famiglia.

Altra domanda preziosa è: “Per cosa vorresti essere conosciuto?”. Sembra bizzarra, strana, o addirittura banale come tutte le domande che abbracciano la vita, ma non lo è. Perché non è una domanda che ci facciamo o che rivolgiamo a qualcuno tutti i giorni, e la risposta che daremo ci permetterà di riflettere su tutta la nostra vita. Stiamo andando dove vogliamo andare o forse è meglio raddrizzare la rotta? Non solo: ci verrà in mente d’istinto qualcosa di bello che abbiamo fatto ultimamente, a cui magari non abbiamo dato peso ma che in realtà ci ha reso persone migliori.

Anche “C’è qualcosa della tua vita che vorresti io conoscessi?” è una domanda speciale. Perché possiamo conoscere una persona come le nostre tasche, ma non sapremo mai cosa si nasconde in fondo in fondo, nei meandri della sua anima e della sua vita. E anche se pensiamo di conoscere tutto magari c’è un dettaglio che ancora era a noi nascosto e che invece l’altra persona ci tiene a condividere. Parlare e farci conoscere dall’altro fa benissimo a noi e fa benissimo alla coppia. Non diamo quindi per scontato di conoscere già tutto, ma godiamo delle piccole cose che ancora non sappiamo e che piano piano il nostro compagno ci regalerà (come noi regaleremo a lui qualcosa di noi che ancora non sa).

Questa domanda porta anche a un altro effetto molto positivo. Porta ad esternare le preoccupazioni. Ed è giusto parlare apertamente di tutto nei momenti insieme, da soli. “Vorrei che tu sapessi che in questo momento sono un po’ teso per quella cosa, preoccupata per quella situazione, amareggiato per quel comportamento di mia sorella”. Possono essere tante piccole cose che rendono nervosa una persona, e fargli capire che siamo disponibili ad ascoltare, a parlare, a consigliare e a confrontarci dà moltissima forza. E il dialogo è sempre una delle chiavi della felicità, dell’armonia dei rapporti e della stabilità emotiva.

Rivolgendoci reciprocamente queste domande ogni volta che ci ritagliamo del tempo, si rafforzerà il rapporto, verrà reso più profondo, perché da queste semplici parole scaturiscono riflessioni e pensieri speciali, che legano la coppia, che mostrano i punti di forza e i punti deboli. Ascoltiamo, parliamo e confrontiamoci, e facciamo tesoro di tutte queste risposte, vedendo poi mese dopo mese, anno dopo anno come cambiano le prospettive, i problemi, le gioie, le preoccupazioni e la quotidianità.

Giulia Mandrino

Le più belle frasi di Maria Montessori

Venerdì, 16 Febbraio 2018 14:57

Da attaccare al frigo, da scrivere artisticamente con una bella calligrafia (magari ad acquerello) e incorniciare, da segnare su un post-it da tenere nel portafoglio… Maria Montessori è stata una pedagogista italiana del secolo scorso ma le sue frasi sembrano essere quanto mai attuali.

Ecco quindi una selezione delle più belle parole che Maria Montessori ci ha donato, da tenere in mente non solo quando pensiamo all’educazione dei nostri bambini ma ogni giorno della nostra vita come un remainder bellissimo, come un’ispirazione utile a tutti noi.

Le più belle frasi di Maria Montessori: gli aforismi e le parole montessoriane che possono ispirarci ogni giorno della nostra vita

“L’educazione comincia dalla nascita”

I bambini assorbono tutto, e non solo quando li riteniamo “capaci” o “grandi”, e cioè quando iniziano ad interagire con noi. Sin dai primi momenti della nascita il bambino sta diventando grande, sta costruendo la sua vita, la sua personalità. Ed è per questo che dobbiamo sempre tenere a mente l’importanza di ciò che facciamo: il nostro comportamento nei primi anni della loro vita è tanto importante quanto l’esempio che gli daremo quando saranno grandi.

“I genitori non sono i costruttori del bambino, ma i suoi custodi”

Cosa significa? Che non possiamo pretendere di scolpire il bambino e la sua personalità, la sua individualità e il suo essere come vorremmo noi, per filo e per segno. Noi dobbiamo essere una guida, e non dei despoti che impongono il loro volere.

“La prova della bontà del metodo educativo è la felicità del bambino”

Ogni metodo che noi sosteniamo ha sempre al centro questo concetto, che è la felicità del bambino, la sua centralità, il suo essere un individuo di tutto rispetto già durante l’infanzia.

“Se v’è per l’umanità una speranza di salvezza e di aiuto, questo aiuto non potrà venire che dal bambino, perché in lui si costruisce l’uomo”

Ricordiamocelo sempre: i bambini che cresciamo saranno gli adulti di domani. Ed è per questo che ciò che gli passiamo è importantissimo: perché saranno loro a costituire l’umanità del futuro, e sta a noi dargli gli strumenti per diventare le migliori persone che potranno essere.

“Molto si è parlato in questi ultimi tempi dei diritti dell’uomo, e specialmente dei diritti del lavoratore, ma è giunto il momento di parlare dei diritti sociali del bambino”

Maria Montessori scriveva in un momento storico particolare, quello nel quale viveva, e queste parole si riferiscono all’Italia del Novecento. Ma possono benissimo essere appiccicate alla nostra epoca: mai, mai dimenticare i diritti del bambino. Perché come guide dobbiamo difenderli, è nostro compito, insieme a quello di accompagnarli.

“Il gioco è il lavoro del bambino”

È attraverso il gioco che il bambino impara, cresce, si forma, prende gli strumenti che gli serviranno poi durante la vita adulta. Non limitiamo dunque questa forma di educazione, anche se la riteniamo “infantile”, appunto, o inutile, o sciocca. Non lo è, per niente: negare il gioco al bambino, soprattutto quello libero (http://www.mammapretaporter.it/educazione/educazione-naturale/senza-paura-crescere-in-una-societa-avversa-al-rischio-il-libro-di-tim-gill), è quanto di più deleterio possiamo scegliere di fare.

“L’adulto deve farsi umile e imparare dal bambino a essere grande”

L’innocenza dei bambini: molti ne parlano, ma quanti prendono spunto da essa? Molti dei problemi che ci facciamo noi adulti per i bambini non esistono nemmeno, non sono contemplati. Perché allora non fare come loro e dare il giusto peso alle cose?

“Io prego i cari bambini, che possono tutto, di unirsi a me per la costruzione della pace negli uomini e nel mondo”

S’inserisce nel solco della frase precedente, questo aforisma di Maria Montessori. Perché tra le cose futili che preoccupano gli adulti e che prendono troppa parte del loro tempo c’è l’odio. Lasciamo che i bambini ci insegnino la pace, l’amore, l’armonia, l’amicizia senza colori o cultura, senza barriere. Solo facendo come loro capiremo la bellezza della vera pace e lasceremo finalmente da parte l’odio, le intolleranze e le stupidità del mondo.

“Aiutiamoli a fare da soli”

Per ultima, la frase di Maria Montessori che più si conosce, quella che più di tutte riassume il suo metodo educativo e che dovremmo prendere come filosofia. Dentro c’è racchiuso tutto: il rispetto del bambino, l’indipendenza che deve raggiungere, il ruolo di guida del genitore, l’amore e la pazienza.

Giulia Mandrino

Molti genitori quando decidono di cambiare città, paese o addirittura continente si chiedono che effetto avrà sui loro bambini e come reagiranno. Si sentiranno destabilizzati oppure, al contrario, avranno una marcia in più in futuro?

Spesso nei genitori si sviluppa anche un leggero senso di colpa, dovuto alla sensazione di stare imponendo una propria decisione a qualcun altro.

Non c’è una risposta universale. Dipende in primo luogo dal carattere del singolo bambino (se è più estroverso o introverso). Soprattutto, è fondamentale l’approccio dei genitori, che devono riuscire a trovare il modo giusto per supportarli e guidarli in questo cambiamento.

Esistono ricerche che hanno studiato l’argomento, come quella pubblicata sul Journal of Social and Personality Psychology: secondo i ricercatori, traslochi frequenti avrebbero conseguenze negative nella crescita dei bambini. Ma non per questo dobbiamo scoraggiarci.

Online troviamo parecchi blog e racconti di persone che spiegano come, a loro parere, traslocare ripetutamente durante l’infanzia si sia rivelato per loro una chiave verso il successo.

Tra i molti esempi troviamo quello di Tia Gao, che su Medium ha condiviso la sua esperienza. Ex studentessa di Stanford, ora lavora nel mondo delle startup. Da bambina, si spostò 6 volte prima dei 14 anni, passando dalla Cina a Singapore, fino a San Francisco. Basandosi sulla sua esperienza, la donna porta al pubblico la sua critica nei confronti dell’articolo pubblicato sull’American Journal of Preventive Medicine, secondo cui cambiare casa ripetutamente prima dei 14 anni causerebbe problemi e disagi in età adulta.

A Tia Gao, al contrario, cambiare più volte residenza avrebbe insegnato ad adattarsi e a sopravvivere, oltre che ad accettare tutti gli eventi della vita che sfuggono al nostro controllo.

Non è detto, dunque, che traslocare, significhi per forza destabilizzare i bambini, lasciando in loro incertezze e dubbi.

In un altro articolo, Emma Lord, giornalista, ha elencato i 12 aspetti della sua vita che hanno beneficiato dei molti traslochi durante la sua infanzia, rendendola così un’adulta migliore. Tra questi, lo sviluppo di una maggiore autoconsapevolezza. In particolare, grazie a questa esperienza Emma si dice molto più consapevole del suo carattere e di quegli aspetti della sua personalità che restano sempre costanti e fermi, nonostante il cambiamento di luogo e contesto. Altra abilità acquisita nel corso dei vari spostamenti, è la capacità di rompere il ghiaccio. Non ultimo, secondo la giornalista questa sua vita durante l’infanzia le avrebbe lasciato una positiva predisposizione a viaggiare.

In conclusione, più che concentrarsi su quanto ci sia di universalmente positivo o negativo nel traslocare con i bambini, sarebbe più utile elaborare una sorta di guida personale per aiutare i propri figli ad affrontare questo cambiamento secondo i bisogni della propria famiglia. In caso di incertezza o difficoltà, è sempre utile rivolgersi ad una persona qualificata, come uno psicologo o un educatore, per definire insieme un percorso e capire quali accorgimenti siano più adatti al proprio bambino.

Giulia Mandrino

Sara

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Cecilia

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