Il metodo Munari

Artista, designer, figura poliedrica: Bruno Munari è difficilmente inquadrabile. La sua produzione fu prolifica e variegata, si dedicò a pittura, grafica, design, scrittura, laboratori, e la sua attenzione si rivolse anche ai bambini.

Una costante del suo lavoro, tuttavia, è il suo metodo, il suo approccio alla conoscenza e al fare. “Lui non l’ha studiato”, ci spiegano dall’Associazione Bruno Munari, “era così. Noi invece dobbiamo ricostruire gli elementi fondanti dell’approccio, al cui centro c’è la curiosità”. Quest' opera di meta osservazione dei processi creativi ed artistici è stata curata dall'Associazione Bruno Munari (ABM), - costituita 20 anni fa dal figlio dell'artista Professor Alberto Munari, dalla professoressa Donata Fabbri entrambi psicologi ed epistemologi allievi e collaboratori di Jean Piaget con alcuni dei principali collaboratori dell'artista. E questo lavoro ha portato a meglio definire questa Metodica anche all'interno di opportuni percorsi formativi certificati .

Ma cos’è, quindi, il Metodo Bruno Munari? Ve lo spieghiamo subito.

Il Metodo Munari: si sviluppa oggi anche nei Laboratori Bruno Munari per l'educazione artistica e lo sviluppo del pensiero progettuale creativo

L’Associazione Bruno Munari è l’organo ufficiale che si occupa della diffusione del lavoro di Bruno Munari e della sua metodologia didattica ideata negli anni Settanta, diffusa attraverso i suoi Laboratori di educazione al pensiero progettuale creativo . Il metodo fu diffuso da Bruno Munari e da alcune sue collaboratrici dirette, le quali hanno contribuito attivamente alla costituzione dell’Associazione Bruno Munari, consolidando i fondamenti pedagogici attraverso, anche, un’analisi critica.

“Giocare con l’arte” è il titolo dei primi Laboratori di Bruno Munari ed in particolare di quelli legati all'esperienza presso la Pinacoteca di Brera a Milano nel 1977 , che, come ci spiega Silvana Sperati dell’Associazione Bruno Munari, può essere compreso a partire da una delle sue frasi più famose: “la necessità di conservare dentro di sé lo spirito dell’infanzia per tutta la vita” in una dimensione nella quale il gioco è ritenuta un'attività molto seria .

“Bruno Munari”, ci racconta Silvana, “parlava spesso dei giochi che faceva da bambino, delle sue passeggiate in natura, del mulino sull’Adige che osservava, dei giochi con i semi d’acero… Questa dimensione di bambino che sperimentava in modo piacevole e ludico, curioso, diventa una base. Munari non ha mai dato nulla di scontato e si approcciava al consueto cercando di scoprendo sempre cose nuove.

Questa curiosità e osservazione supportate dalla dimensione del gioco come esperienza totale portano l’artista ad essere colui che completamente, con sensorialità e piacere, sperimenta ogni elemento che incontra. Restituendo all’uomo il piacere di sperimentare e non dando nulla di scontato. Il Metodo porta la sua attenzione soprattutto sul processo: i laboratori non sono dettati alla realizzazione di un manufatto, ma all’attenzione a ciò che il bambino apprende già durante la realizzazione. E c’è sempre condivisione del sapere. Ma come hai fatto? Cosa hai scoperto? Si condivide tutto nel gruppo. E oggi, dove la performance supera l’individuo, serve. Si parte dal nido fino all’università e si cerca di ridare il piacere di scoprire”.

Nei suoi laboratori, che oggi vengono diffusi nelle scuole e negli ambienti che lo richiedono all’Associazione Bruno Munari (che ha anche istituito un percorso per abilitare ufficialmente gli insegnanti, gli educatori e i formatori all’utilizzo della Metodologia Bruno Munari, vengono quindi proposti ai bambini percorsi per spronarli a guardare le opere d’arte piuttosto che a leggerne il contenuto, vivendo l’arte e non raccontandola, sperimentandola attraverso l’esperienza diretta.

Come si legge sul sito ABM, “Nel Laboratorio "si gioca all'arte visiva", si sperimentano tecniche e regole ricavate dalle opere d'arte di ogni epoca e di ogni luogo, trasformate in giochi: è facendo che si scoprono le qualità diverse dei materiali e le caratteristiche degli strumenti. I bambini imparano giocando. Nei laboratori Munari pertanto si intende promuovere la conoscenza e la comprensione delle tecniche dell'espressione e della comunicazione artistica, affinché si possa fruirne con maggiore consapevolezza e spirito critico”.

Tutto questo per un motivo ben preciso, ovvero la visione di Bruno Munari riguardo alla creatività, che come ci rivela Silvana Sperati, “oggi viene spesso limitata al manufatto, al famoso lavoretto. Certo che è simpatico creare qualcosa (come i biscotti per la festa della mamma), ma a volte si tratta di una produzione semplice e uguale per tutti che viene spacciata per creativa, e la parola viene impoverita. Bruno Munari parla di questa parola che diamo per scontata, e ne parla come di una facoltà, una caratteristica dell’uomo, una facoltà che usa la stessa tecnica dell’invenzione. Lo scopo della creatività è un processo, e Bruno Munari sottolinea la necessità che la capacità del bambino o dell’adulto di accedere al maggior numero di informazioni, che si acquisiscono attraverso il fare e il gioco, in modo piacevole. E queste informazioni poi vanno messe in relazione tra loro. Ai bambini vanno quindi offerti giochi che non siano a senso unico ma che offrano esperienze differenti”.

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