L'amore infinito delle mamme argentine

In questa rubrica, tra un articolo e l'altro si parla sempre della forza delle mamme, delle lotte delle mamme per i propri figli, e sopratutto del fatto che le mamme non cessino mai di lottare per salvaguardare i propri piccoli uomini.

Oggi vi voglio parlare delle mamme Argentine del movimento "Madres da Plaza de Mayo" (Mamme di Piazza di Maggio). Nel 1977 queste madri argentine si sono incontrate per la prima volta nella piazza di fronte alla sede del governo argentino, la "Plaza de Mayo", alla ricerca di informazioni sui loro figli scomparsi durante la dittatura militare (che durò dal 1976-1983). Bloccate dalle guardie, hanno trascorso giornate a passeggiare intorno alla piazza, utilizzando un panno bianco legato attorno alla testa per identificarsi. Al culmine della repressione, quando, disperate, hanno chiesto la conferma della sopravvivenza dei loro figli, hanno dovuto affrontare le forze di polizia, rischiando la vita e subendo il sequestro e in alcuni casi la tortura.

Dopo 37 anni dalla prima manifestazione, il movimento è cresciuto e si è organizzato, ampliando il campo di applicazione originale della loro lotta. Nonostante il divieto di riunioni pubbliche e di ogni evento, che potrebbe essere considerato "sovversivo", hanno superato la paura e si sono posizionate settimanalmente (fino ad oggi), di fronte alla Casa Rosada, alla ricerca della verità e della giustizia. Le Madri di "Plaza de Mayo" hanno vinto diversi premi internazionali e sono passate a far parte della piazza stessa - i panni bianchi che portavano sulle loro teste per richiamare l'attenzione ora segnano il terreno intorno alla piramide, una forma di omaggio dopo tanti decenni di lotta.

Con la fine degli anni di piombo, il gruppo ha cominciato a chiedere giustizia per i responsabili delle morti e delle sparizioni durante la dittatura e ha divulgato le crudeltà perpetrate dagli agenti della repressione. Nonostante le battute d'arresto e le differenze, l'obiettivo comune delle madri arhentine è rimasto. Se prima la richiesta era "il ritorno dei prigionieri spariti" con la fine della dittatura le proteste hanno guadagnato carattere più politico. Alcuni degli striscioni messi in vista nelle marce negli ultimi anni portava messaggi come: "Combattiamo contro l'oligarchia della ricchezza della terra", "Lavorare per la riforma agraria", "Vivere combattendo l'ingiustizia" e "Distribuzione della ricchezza". Una chiara dimostrazione di uno degli slogan del movimento: "L'unica lotta che si perde è quella che si abbandona." La dimostrazione é continuata anche quando le tre fondatrici sono state rapite, torturate e uccise da un gruppo di soldati nel dicembre del 1977. Non si sono fermati neanche durante i Mondiali del 1978, quando gli occhi del mondo erano sull'Argentina e la tensione politica è aumentata. E nemmeno dopo la fine della dittatura nel 1983.

Se siete a Buenos Aires di Giovedí (alle 15.30), le troverete in "Plaza de Mayo" - ora con i capelli bianchi, bastoni in mano ed età compresa tra 75 e 92 anni. Le "Madres de Plaza d Mayo" continuano la loro protesta e fanno vedere ciò che i dittatori hanno cercato di nascondere: il governo militare ha ucciso 30.000 giovani argentini. Il governo ha ucciso i loro figli. E loro non si sono dimenticate di tutto ciò, e insistono sul fatto che il mondo conosca, al fine di evitare che una cosa del genere si ripeta.

Quando il gruppo ha dato il 1700ª giro in torno alla piazza nel 2010, Hebe de Bonafini (pioniera del movimento), ha ammesso che l'età è già pesante per lei e le sue compagne: "Ci svegliamo alla mattina piene di dolore tra il male alle gambe, agli occhi, alle ginocchia, ai reni, al cuore... a tutto ", ha detto, aggiungendo: "Ma anche così, quando arrivano le 15:00, ci guardiamo allo specchio per mettere il foulard in testa e quando arriviamo in piazza non sentiamo più alcun dolore ", ha detto Bonafini.

Fu così che queste tenaci donne, mosse dall'indignazione, hanno insegnato nel corso degli anni che, nonostante il dolore che le accompagna, una resistenza permanente e pacifica può portare a risultati concreti: dal ritorno della democrazia nel 1983, centinaia di repressori sono stati e sono ancora condannati. Nonostante ciò non hanno rinunciato alla lotta. Continuano! Anche se probabilmente non rivedranno mai i resti dei loro figli, e non sapranno mai cosa è realmente accaduto a loro, non si fermarono!

"Una storia che, per molti versi, sembra ripetere. C'era una volta un paese, una città, una piazza, alcune madri ... Las Madres de Plaza de Mayo! Nel cuore della capitale Buenos Aires, sotto la violenta dittatura che ha segnato l'Argentina, tenevano dei cartelli con le foto dei loro figli scomparsi. Silenziose, con dei veli bianchi in testa, giraravano la Plaza de Mayo. Instancabili, hanno camminato per giorni, mesi, anni. Come nella canzone del poeta, hanno chiesto l'impossibile: volevano solo rivedere i loro figli. E sono state chiamate pazze. "(Renata Gonçalves)

Tathi Saraiva

Sara

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Cecilia

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