Cosa serve davvero ai nostri figli per crescere equilibrati: Peter Gray

Non smetteremo mai di ribadirlo: il gioco libero è quanto di più utile si possa dare ad un bambino per la sua crescita. Ma dobbiamo guardare in faccia la realtà: si sta invertendo la rotta, si sta andando verso un mondo (almeno quello occidentale) nel quale il tempo dedicato a questa attività si riduce drasticamente. Ma è pericolosissimo.

In particolare, c’è un libro capace di aprire gli occhi in maniera decisiva, semplice ma efficace: parliamo di “Lasciateli giocare” di Peter Gray (biologo e psicologo al Boston College), uno studio che a nostro parere dovrebbe diventare bestseller e che tutti i genitori dovrebbero avere in casa e leggere all’occorrenza.

“Lasciateli giocare” di Peter Gray: cosa serve davvero ai nostri figli per crescere equilibrati

 

Peter Gray, il cui libro “Lasciateli giocare” è edito da Einaudi, parte da un presupposto semplicissimo: tra tempo libero riempito con sport e attività (e soprattutto controllato dai genitori) e una scuola fatta di pre seduti al banco e competitività stressante, i bambini d’oggi non hanno più autonomia né spazio per il gioco. Tutto questo ha conseguenze irreversibili sui bambini, che diventano ansiosi e disinteressati.

Con un’analisi dettagliata e lunga ma semplicissima, Peter Gray ci guida così nel modello alternativo da lui proposto, quello che guarda un po’ ai tempi passati nei quali i bambini erano liberi di giocare e di sperimentare il mondo, quello che permette loro di socializzare liberamente, giocare liberamente, curiosare liberamente e, quindi, crescere liberamente. Senza per questo significare anarchia: significa semplicemente tornare a considerare i bambini come esseri pensanti che, quando lasciati liberi di esplorare, si educano (da soli) in maniera naturale.

Il discorso a noi pare naturale. Perché basta davvero guardare al secolo scorso (senza andare troppo lontano, ai nostri nonni. Anche noi eravamo meno pressati!) per capire che i bambini d’oggi non hanno più tempi e spazi liberi. La mentalità è questa: le attività extrascolastiche sono quasi un obbligo (anche se il bambino ci va malvolentieri), i compiti lunghi sono normali e le sere passate sui libri una abitudine, gli incontri con gli altri bambini sono sempre supervisionati dai genitori, i litigi tra i figli sono risolti dalle mamme… Soprattutto, nella mentalità odierna il gioco non può non essere controllato perché sia mai che il bambino si sbucci un ginocchio.

Tuttavia non sempre è stato così: gradualmente si è passati ad una visione educativa scuola-centrica, ma soprattutto adulto-centrica. Poiché è vero che gli sport e le attività extra-scolastiche sono una buona cosa, ma è anche vero che, come la scuola, sono diretti dagli adulti. E, soprattutto, non dimentichiamo che anche se li consideriamo gioco in realtà gioco non sono: il gioco è quello improvvisato, inventato dal bambino che si mette nelle situazioni più strambe o realistiche, e non quello con le regole dettate dagli adulti e soprattutto non quello controllato costantemente da loro.

Non viene da chiedersi quanto questo sia devastante? E non viene da fare 2+2 quando si pensa all’impennata dei disturbi psichici e mentali nei bambini negli ultimi anni? Quanti sono i bambini a cui sono stati diagnosticati disturbo dell’apprendimento, iperattività, depressione infantile e compagnia bella? Purtroppo tanti. E anche se le cause sono molteplici, sappiate che anche il non lasciarli liberi nel gioco, che è l’attività principale responsabile della loro crescita ed educazione, ha le sue responsabilità.

Peter Gray nei suoi lunghi anni di studi ha analizzato questo aumentare dei disturbi, e al contempo ha misurato i livelli di creatività dei bambini. Gradualmente, questi stanno sempre più diminuendo, cadendo nella banalità. Insomma: i bambini non sono più creativi, non usano più la fantasia. Dal 1985 al 2008 i test che ha condotto tra i ragazzi delle scuole americane hanno mostrato un calo dell’85% (sì, dell’85%!) della media: i ragazzi non sono più in grado di dare molte risposte alle domande, ma non sono nemmeno più capaci di inventare risposte non scontate o di prendere spunto da elementi differenti.

Non giocare liberamente è la causa di tutto questo, poiché solo giocando come vogliono loro, quando vogliono loro e con chi vogliono loro (e non supervisionati, come dicevamo, dai genitori) i bambini sviluppano la loro elaborazione creativa. Non pensate che questo avrà conseguenze sulla loro vita adulta? Sul loro lavoro? Sulle loro relazioni? Sì. Le avrà.

Il suggerimento di Peter Gray? Semplice. Iniziate a pensare fuori dai vostri schemi genitoriali imposti dalla società e iniziate a lasciare liberi i bambini a casa, in giardino, in spiaggia… E sì allo sport, ma non sempre: le regole vanno spinte da parte, nel gioco vero.

Solo così i bambini di oggi si costruiranno la solida base che gli servirà da adulti per stare in piedi a livello sociale, intellettivo, fisico ed emotivo.

 

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Sara

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Cecilia

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