Come parlare ai bambini del voto in classe

Genitori, tenetevi forti: tutte le vostre convinzioni sulle scuole accademicamente al top potrebbero subire un duro colpo. O forse no?

Ci ha pensato uno studio della London School of Economics, secondo il quale mandare i bambini in scuole "peggiori" potrebbe incredibilmente rivelarsi una scelta migliore.

Ma, nonostante questo studio, è bene ricordare che non è importante affannarsi a diventare i primi della classe: come parlare ai bambini del voto in classe 

 

La recente ricerca ha portato alla luce un fatto: secondo gli studiosi, la ferocia della competizione nelle scuole d'alto livello spesso ha effetti controproducenti, e le botte negative all'autostima possono rivelarsi devastanti. Al contrario, risultare tra gli studenti migliori in una scuola magari meno prestigiosa può dare super slancio all'autostima e quindi alle performance scolastiche.

Lo studio si è concentrato su circa due milioni di ragazzi e sui loro risultati in lettere, matematica e scienze. Il dottor Felix Weinhardt, che ha steso il rapporto, ha dichiarato di essere consapevole del fatto di andare molto controcorrente rispetto alla convinzione che circondare i bambini di alunni migliori possa infondere in loro la voglia di dare sempre il meglio, ma che in certe situazioni è davvero meglio abbassare gli standard.

Leggendo la ricerca, viene da chiedersi se la ricerca di scuole perfette, di standard elevatissimi e di ambienti stimolanti non sia stata solo una perdita di tempo, ma anche controproducente: se scegliere una scuola alta significa nei risultati vedere il proprio bambino tra i peggiori della classe forse non è stata la decisione migliore.

Certo, la cura dei genitori nello scegliere una scuola e i suoi insegnanti (che devono sempre intessere una relazione positiva con i bambini!) è importante, ma, secondo i ricercatori, per i ragazzi ha un'influenza enorme anche il loro rapporto (anche competitivo) con i compagni. E, quando questo rapporto li fa sentire inferiori, questi prendono una brutta botta a livello di autostima. E in questo caso è bene cercare un altro modo per spronarli a dare il meglio.
È bene, ed è normale, essere ambiziosi quando si tratta dei propri figli. Ma è anche giusto non cercare solo una gratificazione genitoriale, quanto piuttosto ciò che è meglio per loro.

Ok. Fin qui non fa una piega. Non bisogna però cadere nella trappola: sarebbe semplice mandare un bambino brillante in una scuola meno impegnativa per vederlo senza sforzo tra i primi della classe. Non è giusto, è un imbroglio, e in questo modo si ritarderebbe solo la scoperta della vita vera, quella fatta di problemi, insicurezze e ostacoli.

Si è sempre tra l'incudine e il martello: per quanto un bambino possa essere intelligente, o meno brillante (capita!), non si riesce mai a capire e a decidere quando sia giusto lodarlo per sapere scrivere il suo nome o fargli capire che non sempre si risulta i migliori anche provando a fare il proprio meglio.
Ecco, nessuno mette in dubbio l'importanza del saper perdere. Anzi. Pensandoci, la ricerca della LSE è abbastanza strana...

Il saper perdere va insegnato. Ed è giusto che i bambini ne facciano esperienza. Nella vita capiterà loro spessissimo di fare colloqui e non venir selezionati per quel lavoro, dare esami all'università e non arrivare al 18, e chi più ne ha più ne metta. Ecco, anche a scuola è giusto imparare ad arrivare secondi, o terzi. O ultimi.
Certo, quando circondati da menti molto più brillanti delle loro, i bambini avvertono la pressione, e non sempre è positivo. D'altro canto è bene mettere sul piatto che non ci sono al mondo così tanti supergeni. Tutti noi, persone normali, per raggiungere gli obiettivi lavoriamo. E sodo! Se quindi non permettiamo all'autostima del bambino di irrobustirsi attraverso le sfide quotidiane (quindi, ad esempio, mandando il genietto alla scuola "normale" dove potrà eccellere) alla prima difficoltà e alla prima defiance l'opinione di loro stessi così artificialmente gonfiata scoppierà come un palloncino.
Molto meglio, quindi, instillare in loro una genuina conoscenza di loro stessi e dei propri talenti e dei propri limiti, no?

La ricerca sostiene, in parole povere, che l'immagine che una persona ha di se stessa esiste praticamente solo in relazione a chi abbiamo attorno e a chi ci paragoniamo. Sei quindi brillante quando ti circondano persone meno intelligenti? No, è solo illusorio. Nel mondo esterno esistono persone più brave di te.
Quindi, ok, non significa che il meglio per il vostro bambino sia la scuola ritenuta migliore nell'ambiente. Non è necessario. Significa solo che, con il giusto buonsenso, la decisione migliore è scegliere la scuola dove il voto non significhi "quanto si è BRAVI", ma semplicemente quanto si è compreso di quel determinato argomento. Così lodare troppo il bambino quando prende un voto alto non è mai una buona idea, meglio lodare il suo lavoro e il suo impegno, a prescindere dal voto preso a scuola. 

E' importante che le sue insegnanti la pensino e agiscano facendo sì che il bambino non relazioni il voto alla sua autostima, quindi "io sono un bambino da 10", oppure "io sia un bambino da 6", questo davvero non deve succedere: così come l'ingegnere nucleare vale quanto l'operatore ecologico, così il bambino che va bene a scuola vale quanto quello che manifesta difficoltà e lui deve percepire chiaramente questo concetto. Se la teoria sembra chiara a tutti, poi nella pratica ci si perde in vecchi (e dannosi) retaggi culturali! Mai quindi spendere tempo a parlare dei voti, così chiaramente mai paragonare o chiedere "cosa ha preso il tuo amico a scuola?". 

Quindi per riassumere, stimoliamo il lavoro e l'impegno, non il voto: il piccolo deve essere portato a dare il meglio di sè, il voto è solo uno strumento dell'insegnante per comprendere secondo uno specifico obiettivo concretizzato in una precisa modalità, cosa il bambino abbia realmente interiorizzato e in quali aree sia importante investire nuovamente. Il resto sono problemi nostri, ansie e proiezioni che non devono neanche tangere il nostro bambino. 

Se adottiamo questa strategia il bambino comprenderà il valore dell'impegno, ma anche la possibilità di mancare un obiettivo: insomma, con una buona autostima, saranno facilitati nel comprendere i propri talenti, i propri limiti e i propri errori, saranno più stimolati a dare il massimo e ad accettare fallimenti senza veder minata la propria persona. 

Sara Polotti

 

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